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Autore: Berenice88    23/01/2013    4 recensioni
Oscar e Andrè ricevono l'ordine di partire per Parigi, sanno che dovranno sparare sulla folla o combattere con essa,ma soprattutto sanno che rimane loro poco tempo da passare insieme e per decidere del loro futuro... riusciranno i loro ingarbugliati sentimenti, sogni e ideali a venire alla luce e a prendere forma in mezzo alla polveriera della rivoluzione francese?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il municipio era stato il palazzo scelto per il processo e la prima seduta. Il giudice avrebbe dovuto esaminare le prove della sua discolpa davanti ad un rappresentante dell'accusa e davanti ad uno della difesa. In una seconda seduta avrebbe dovuto emettere la sentenza. Ovviamente, secondo le volonta' di Saint-Just e Robespierre, la pena di morte era stata contemplata tra le possibilità.
“Molto illuminato, direi.” mormorò l'uomo con voce bassa e roca, esaminando le carte recapitategli da Bernard.
Calvo e basso, quello seduto alla scrivania davanti ad Oscar era il suo avvocato. Martin Alfonse Detierre. Era un uomo sulla quarantina con gli occhi grigi e lo sguardo fosco, la postura abbarbicata quasi ad affondare tutto il peso sulle braccia poggiate alla scrivania; nato figlio di un panettiere, era riuscito ad accedere a giurisprudenza, ed era stato compagno di studi di Robespierre, e un paio di volte lo aveva anche battuto in tribunale prima della rivoluzione, anche se senza troppa lode: i loro casi erano sempre stati di poveri contadini contro altri poveracci per salvare il poco che i nobili lasciavano loro possedere.
Quell'incontro lo aveva combinato Bernard, Detierre era il meglio sulla piazza, anche in virtù della sua rivalità con Robespierre. Era famoso per essere davvero insopportabile, e chiunque superasse il “primo colloquio”, aveva buone possibilità che Detierre accettasse il caso, per quanto scottante fosse. Oscar aveva bisogno di ottenere la sua fiducia per far sì che lui accettasse di difenderla in tribunale, ma già dai primi istanti non era stato facile...
“Madamigella, dai regolamenti mandatimi dal signor Chatelet, ne deduco che voi partite già svantaggiata, ne siete consapevole?” disse egli, non nascondendo affatto il disappunto didover proteggere una nobile, per quanto eroina della rivoluzione.
“Si signor Detierre, so che questi regolamenti sono stati fatti apposta per svantaggiare i nobili che tentino di difendersi in tribunale.” rispose Oscar, affilando la voce, e allungando volutamente sulle parole “tentino” e “difendersi”.
“Bene, già è qualcosa.” disse l'uomo “Che prove avete che il signor De Montilian si sbagli a dire che voi avete cominciato la sparatoria?”
“Il fatto che io non sia più una nobile ad esempio, tanto per cominciare.”
“Ahhahaahahahah” rise lui, “madamigella, posso credervi davvero, ma come lo dimostriamo in tribunale? Non avete firmato né ricevuto documenti che vi diseredino o che facciano cessare i vostri privilegi.”
“Ho fatto una dichiarazione solenne di fronte a ventiquattro soldati della guardia, e da allora loro, tutti o parte di loro, hanno condiviso con me tutto il mio tempo fino ad oggi, e possono benissimo testimoniare che non ho più usufruito di nessun privilegio nobiliare.” disse Oscar con voce decisa, non intendeva lasciare niente allo scoperto. Lei era innocente, e i fatti le avrebbero dato ragione.
“Bene, allora troveremo questi testimoni? Sapete se testimonieranno?”
“Bernard ha provveduto al loro alloggio dopo la sparatoria, saprà rintracciarli.”
“Chiederò al signor Chatelet. Ditemi, cosa vi ha fatto desistere dal continuare ad usufruire dei vostri privilegi e perché avete combattuto alla Bastiglia col popolo invece che con l'esercito che vi ha accolto per circa venti anni?”
“Per due ragioni principali, signore.” la metteva alle strette, lei avrebbe dovuto mettere a nudo tutta la sua sofferenza, ma non avrebbe perduto, “La prima è che da anni tutti coloro che hanno fatto parte della corte della regina come me possono ben testimoniarvi il mio disagio a partecipare di quel tipo di vita di società. Non accettavo la prepotenza nobiliare che si riversava contro i più deboli, e ciò è culminato nella mia richiesta ufficiale di non far più parte della guardia reale, ma di entrare in un corpo di guardia in cui potessi essere più utile vicino al popolo. Fui così assegnata alla guardia metropolitana di Parigi, agli ordini del generale Bouille, che però si dimostrò poco propenso ad accettare le mie obiezioni di coscienza soprattutto durante gli stati generali. Mi ha persino condannato a morte per insubordinazione quando mi sono rifiutata di escludere dall'entrata dell'assemblea i rappresentanti del popolo. Sono stata salvata in quell'occasione prima dal mio sottoposto Andrè Grandier che mi ha salvato dalla spada di mio padre, offeso di avere una figlia che tradiva la corona, e poi dalla regina che mi ha comminato la grazia ufficiale.”
“Bene bene, questi dovrebbero essere documenti ufficiali che tenterò di reperire, almeno il vostro passaggio alla guardia metropolitana e l'ordine di punizione. E la vostra seconda ragione?”incalzò Detierre, battendo impaziente la punta del piede contro il tappetino sotto la scrivania.
“Il fatto che il gesto che vi ho sopra narrato, ovvero il salvataggio di Andrè Grandier mi ha aperto un mondo. Andrè mi era stato accanto per anni come attendente e poi come soldato semplice mio sottoposto alla guardia metropolitana, ma da quando mi ha salvato ho capito che mi amava. E non mi amava perché era impossibile avermi, perché fossi il suo superiore o per altri motivi, ma perché lui riusciva a vedermi come una semplice persona, come una donna prima che come una nobile o come un soldato. Allora ho cominciato a riflettere davvero su quello che dicevano i grandi scrittori dei lumi, non solo tutte le cose moralmente giuste che avevo condiviso fino ad allora, ma anche sul fatto che l'umanità è quello che si vede di noi ancor prima del nostro nome o titolo, che siamo esseri umani prima di essere qualsiasi altra cosa, e la semplicità di questo pensiero mi ha sorpreso nella sua grandezza. Da allora è stato come un pensiero fisso, e quando Bouille mi ha ordinato di combattere alla Bastiglia contro il popolo, ho deciso di passare definitivamente dalla parte della causa popolare e di condividere il più possibile della mia vita con Andrè Grandier. Lui ha reso possibile un miracolo, è riuscito a farmi capire che la cosa più importante non è essere giusti o disonesti, ma essere umani di fronte ad ogni situazione. Io credo a questa rivoluzione signor Detierre, credo che tutti gli uomini e le donne sono uguali di fronte al mondo e a Dio proprio perché sono esseri umani prima di ogni altra cosa. Amo questa causa come amo Andrè Grandier, vorrei sposarlo un giorno, e ci riuscirò se questa rivoluzione continuerà, se davanti ad un tribunale conterà più il fatto che sono un essere umano e una donna libera che vuole sposare un essere umano e un uomo libero piuttosto che una nobile che vuole sposare il suo servo.”
Il fischio di assenso di Detierre spaccò l'aria. Oscar sapeva che Andrè era dietro la porta. Sperava che non l'avesse sentito.
“Vi prego di rifare questo discorso quando ve lo chiederò in tribunale,” disse sghignazzando, sudato, “avremo un mucchio di applausi! Ma andiamo avanti, descrivetemi la dinamica della sparatoria.”
Oscar soffocò a stento uno scatto di rabbia a quella risata sguaiata, se voleva innervosirla ci stava riuscendo benissimo.
“Io e i miei uomini abbiamo visto la proclamazione di Bailly dalla destra del municipio. Poi Saint-Just ha gettato il cappello in aria, e guarda caso proprio in quel momento il suo attendente Lucien De Montilian era sotto il palco, vestito di verde, riconoscibilissimo anche a metri di distanza e con un bastone dal pomello dorato in mano. Un bastone che ha fatto tre larghi cerchi in aria appena Saint-Just ha lanciato il cappello, e da quel momento sono cominciati gli spari che per altro erano diretti a me. Sono amareggiata che i suoi aguzzini non abbiamo avuto nemmeno la buona mira di colpire solo me ma anche alcuni dei miei uomini.” disse Oscar, la rabbia e la seccatura rendevano cattive le sue parole.
“E' un'accusa molto forte...” disse serio l'uomo alzando una mano grassoccia alla fronte, ponderando il peso della propria testa e delle parole di Oscar, “avete qualche prova?”
“Se voi preparaste un attentato ne lascereste in giro?!”scattò nervosa Oscar.
L'avvocato la fissò scocciato un istante, e lei abbassò lo sguardo. Doveva restare calma, la rabbia non aiutava a provare la sua innocenza, le prove sì.
“Ho solo quello che io e i miei abbiamo visto, e Lucien de Montilian che non confesserà mai.”
“Beh, niente non è...” disse l'uomo grattandosi il naso, “dovremo lavorare su questa ipotesi e cercare qualcosa di più... Bene, credo che quello che devo sapere ora lo so... tra 5 giorni c'è la vostra prima udienza. Farò delle indagini privatamente per vedere che cosa posso reperire di documenti e di testimoni. Ci aggiorniamo al giorno prima per vedere che cosa abbiamo in mano.”
“Quindi mi difenderete?” Oscar non ci poteva credere.
“Non sia mai detto che ne lasci passare una a Robespierre... e parola mia, credo davvero che con questo processo l'abbia fatta grossa.” borbottò Detierre.

Uscita la donna bionda dalla porta Detierre rimase un minuto buono a fissare la serratura appena chiusa per riordinarsi le idee. Il grande amico di Robespierre se l'era presa con la ragazza più travagliata di Francia se possibile, davvero difficile da difendere, tre quarti delle prove che lei adduceva a sua discolpa erano pienamente confutabili per un avvocato esperto. Ma una cosa lo convinceva... quella biondina alta, magra e pallida era un soldato, intelligente e coi riflessi di un leone a caccia, aveva capito in meno di un secondo la dinamica dell'incidente e gli aveva fatto venire in mente un'idea... Lucien de Montilian era famoso in tutta Parigi non solo per la grande animosità e fedeltà a Saint-Just, ma anche per una memoria bucata come un colino... Detierre lo aveva visto in più occasioni e incontri di società, e ricordava che lui prendeva sempre un qualche appunto nei suoi taccuini, li prendeva anche per il libri, per le persone, anche per le parole straniere, quel giovanotto non ricordava un nome o un solo titolo...
“Marinelle! Marinelle!” gridò un istante alle sue spalle.
Dopo un minuto da una porticina nascosta nel muro del piccolo studiolo foderato di carta da parati color cuoio uscì una donnina vestita di nero, sui venticinque anni o poco più, con gli occhi grigi e i capelli rosso rame raccolti ordinatamente in una crocchia, e lo sguardo basso. La donnina gli camminò fino a raggiungere silenziosa il suo fianco.
“Dimmi pure Alfonse.”
“Tu conoscevi il servitore di Lucien De Montilian?... il cuoco, vero?”
“Si Alfonse, ho insegnato io ad Armand a pelare le patate e a fare il pane quando era un ragazzino.”
“Ti andrebbe di fargli visita?” disse Detierre sorridendo alla donna con lo sguardo furbo e affilato così simile al suo.
“Oh...” disse la donna, sorridendo a sua volta. Conosceva bene lo sguardo del fratello, voleva un favore che lei non avrebbe visto l'ora di fargli “credo di si, dipende da cosa devo cercare da De Montilian...”
“Un taccuino, a occhio e croce dei giorni in cui Bailly è stato proclamato sindaco, una pagina in cui lui si appunta gli ordini di Saint-Just a mo' di ricetta per preparare un attentato...”
“Mando un messaggio ad Armand stasera, domani passo da lui.”
“Ti adoro Marinelle...”
“Sei un furfante Alfonse, e lo sono anche io che ti aiuto sempre...”
“Non per niente sei la mia sorella preferita.”
La donnina gli posò un bacio sulla guancia ridendo come in un gioco, prima di uscire in fretta dalla porticina da cui era entrata.
“Se la bionda Madamigella Oscar avesse saputo la sua storia...” pensò Detierre.
Il padre di Detierre, rimasto vedovo della madre di Alfonse, aveva avuto una relazione clandestina con una nobile contessa, che non avrebbe mai potuto sposare sebbene non volesse altro che gridare tutto al mondo la sua felicità. Ne era nata Marinelle. Cresciuta in casa dei panettieri Detierre come trovatella adottata dalla loro cuoca, aveva sofferto fino allo spasmo l'indifferenza che la madre doveva ostentare quando veniva a trovarla, di nascosto, se un servitore o altri entravano in casa e le trovavano insieme a parlare; aveva malsopportato anche la tristezza del padre nel vivere quell'amore e quella famiglia a metà, in segreto come un ladro sebbene non avesse mai fatto niente di male a nessuno.
Anche Detierre e Marinelle avevano fatto parte di quella rivoluzione, proprio per non dover più vivere così, per poter gridare al mondo che erano fratello e sorella, esseri umani legati da vincoli di sangue e di affetto, e che erano fieri di esserlo.
Detierre si rimise a scrivere con la penna d'oca impugnata nella sinistra vicinissimo alla punta sulle scartoffie di madamigella Oscar le domande che le avrebbe fatto e i punti su cui avrebbe insistito... l'indomani lo aspettava una lunga giornata di inutili ricerche negli archivi per i documenti della sua bionda assistita nell'attesa che Marinelle tornasse con una molto buona notizia.

“Mi difenderà.” dopo quelle due parole appena uscita dall'ufficio di Detierre, Oscar non aveva fiatato e non aveva risposto anche solo ad una domanda di Andrè sul colloquio. Non avevano parlato per tutto il tragitto fino a casa di Bernard.
Chiusa la porta alle loro spalle avevano trovato Alain addormentato davanti al caminetto in cucina, e così se ne erano andati silenziosamente in camera di Bernard.
A letto Oscar dava le spalle ad Andrè, poi lui la sentì singhiozzare, le mise una mano sulla spalla e la costrinse a voltarsi verso di lui...
“Ti prego, dimmi cosa c'è.”
“Sono stata una sciocca...”
“Non lo puoi esser stata, altrimenti non avrebbe accettato di difenderti.”
“Andrè ho capito che a loro non importa niente di questo, quando racconterò perché ho combattuto col popolo e perché mi sono innamorata di te, rideranno, come ha fatto lui... vogliono solo una testa da far rotolare... io...”
“Ehi,” disse dolcemente Andrè prendendole il viso tra le mani, “tu ci credi in questa rivoluzione, io so che puoi farcela, so che possiamo farcela, so che... che avremo ragione di tutto questo alla fine. E' un modo di pensare che è durato millenni Oscar, non passerà solo perché la Bastiglia è caduta, ma io e te, e tante altre persone a Parigi, e in Francia e in tutta Europa hanno diritto di essere felici e realizzate anche se non sono nate contesse, re, o servi... e noi riusciremo a dimostrare che può essere possibile. Qui, ora, in questo mondo e in questo tempo.”
Andrè le sorrise, sperando di vederla rispondere al suo sorriso come accadeva spesso ultimamente.
Le asciugò le lacrime con i pollici, e le diede un bacio sulle palpebre pesanti e arrossate.
“Andrè, lo vorrei tanto.” disse Oscar, e finalmente sorrise.
Non poteva arrendersi ora, ora proprio no.

  
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