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Autore: Aiyana    23/01/2013    0 recensioni
L'attenzione del conte fu subito attirata dalla nuova domestica che stava pulendo le scale in quel momento. I suoi capelli rossi uscivano dalla cuffia che le era stata data per lavorare.
Non appena la vide alzarsi e prendere il secchio dell'acqua e scendere le scale capì che quella ragazza nascondeva qualcosa. Poteva dire a tutti di essere una semplice domestica. Ma il portamento perfetto e le mani curate dicevano l'esatto opposto.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Non è vero, come dicono molti,
che si può seppellire il passato.
Il passato si aggrappa con
i suoi artigli al presente.
Sono ventisei anni che sbircio
in quel vicolo deserto.
Oggi me ne rendo conto.

 
-La sera del ballo

 

La sera del ballo a Zoya fu dato il pomeriggio libero, in modo che potesse andare dalla sarta per prendere le misure per eventuali modifiche al vestito.
Il conte aveva imposto che le si prendessero solo le misure non che provasse direttamente il vestito, voleva che fosse una sorpresa.

Zoya era decisamente troppo nervosa, aveva partecipato a centinaia di balli, la maggior parte in suo onore ma mai era stata così nervosa.

La giornata trascorse tranquilla, Zoya si trovava nelle stalle con Tempest da un tempo che le parve relativamente poco, il realtà aveva saltato persino il pranzo.

Mark aveva sentito dire da James che Zoya non si era presentata a pranzo, e lui dalla natura ansiosa, si era precipitato a cercarla in giardino. Ma qualcuno era stato più veloce di lui.

Benjamin stava tranquillamente passeggiando nei dintorni delle scuderie quando sentì una voce provenire dall’interno dell’edificio, non conoscendo la voce, e dalla natura curiosa Ben decise di curiosare.
Aprì la porta scorrevole che era restata socchiusa e guardando all’interno notò che c’era una ragazza che accarezzava il muso di un cavallo dal manto candido come la neve.

La prima cosa che notò Zoya furono le orecchie di Tempest che si drizzavano, segno che aveva sentito un rumore, così si voltò anche lei e vide con la coda dell’occhio una figura che si avvicinava, credendo fosse Mark si rivoltò a fissare Tempest.

“Ti piace proprio quel cavallo, vero?”
“Mh?” girò lievemente il viso, prima di trovarsi di fronte l’amico di Mark, intravisto durante le pulizie nelle camere.

“Posso fare qualcosa per lei?” chiese cordialmente, dopo tutto lei era la domestica, invitata al ballo dal conte, ma pur sempre la domestica e la cortesia prima di tutto.

Mark aveva uno strano presentimento come se Zoya fosse in pericolo, non che potesse farsi male in quel giardino, ma il suo istinto gli diceva di correre a cercarla, e l’unico luogo dove poteva essere era la scuderia.

Ben si stava avvicinando pericolosamente e Zoya non poté che indietreggiare, si sentiva in trappola, non si fidava quasi di nessuno, Mark era uno dei pochi.

Mark arrivò pochi minuti dopo e vide che Ben si stava avvicinando a Zoya, mentre lei lo guardava con evidente terrore dipinto in volto.

“Ben che ci fai qui, credevo fossi nella tua camera!”
“Si ci stavo giusto andando.. scusa il disturbo, dolcezza”


Non appena Ben uscì dalla porta e Mark controllò che non ci fosse nessuno si precipitò verso Zoya che annullò le distanze tra di loro e appoggiò la testa contro il suo petto.


(…)

Un paio d’ore dopo di fronte a Buckingham palace.

“Zoya sei bellissima, smettila di torturare l’orlo del tuo abito”.
“Ma..”
“Shh” Mark le posò un dito sulle labbra e le porse il braccio che lei strinse prima di incamminarsi verso l’entrata del palazzo.
L’abito non era troppo ricercato, almeno per una domestica, ma lei era abituata a altri lussi, ma l’abito era magnifico anche nella sua “semplicità”.
Era stato disegnato, da una sarta di Londra, molto famosa tra la nobiltà.
Aveva un piccolo scollo a cuore, con dei ricami in pizzo, era di un bianco panna mentre la gonna aveva uno strato di un rosa pallido coperto con delle tulle bianche.

Mark si guardava attorno e tutto quello che riusciva a vedere erano gli sguardi d’ammirazione per la sua dama, era sua come si permettevano di fissarla in quel modo.

Zoya era tornata a sentirsi la Contessa Romanova, era così felice in quel momento nulla avrebbe potuto rovinare la sua felicità, tutto tranne in continuo mormorare della folla.

“Ma quella non è..”
“Si è lei, riconosco la foto”
“Dicono che abbia perso tutto”
“Si lavora come domestica in una villa, qui a Londra”
“Povera ragazza”
“Ragazza? Ma quella è una contessa!”

Mark si fermò di scatto guardando Zoya che lo fissava dispiaciuta, evidentemente aveva sentito quello che tutti mormoravano.

“Mi devi dire qualcosa Zoya?”
“Io.. ehm.. veramente..” disse imbarazzata, quando un urlo fece voltare tutti.
“Duska”
“Nene” disse Zoya non riuscendo a contenere le lacrime e si precipitò verso quel ragazzo.

Mark era rimasto in disparte, finalmente sapeva la verità, ma lei aveva un altro. E decise di lasciare loro spazio, mentre si allontanava lanciava occhiate a Zoya che piangeva mentre tastava il ragazzo quasi non riuscisse a credere che fosse veramente li.


“Petja, credevo fossi morto”
“Mi avevano preso, ma io sono riuscito a fuggire”

Avevano parlato per ore seduti in disparte nella grande sala da ballo. Quando Petja però era stato reclamato per un ballo dalla principessa Zoya si era fatta da parte ed era andata a cercare il suo cavaliere.

“Finito si sbaciucchiare il tuo fidanzato?”
“Io e Petja.. non siamo.. fidanzati” disse in un sussurro, come aveva fatto anche solo a crederlo.
“Si e io saluto le mie amiche così calorosamente”
Petja è mio cugino. Credevo fosse morto, loro l’avevano preso, come mio padre eh..” Zoya non riuscì a contenere le lacrime, pensare a suo padre le faceva male e pensare alle sue ultime parole ancora di più.
Mark non capiva lui era solo un borioso, egoista, pieno di se.
Lo odiava, lo odiava proprio.

“Voi sotto specie di inglesotto, con chi credete di parlare, io non sono una poco di buono, nel mio paese il mio nome veniva sussurrato con riverenza, siete solo un egoista pieno di voi.
Vi auguro di passare la vostra vita da solo” disse prima di correre via piangendo.

Forse aveva esagerato, non avrebbe dovuto avere quella reazione, dopo tutto lei e Petja erano molto intimi, ma non per questo era per forza il suo fidanzato.

Mark dal canto suo aveva gli stessi pensieri, ma era troppo, come diceva lei “pieno di se” per potersi scusare, oh si avrebbe preteso delle scuse, ma non quella sera, domani sarebbe stato perfetto.
Non è vero, come dicono molti,
che si può seppellire il passato.
Il passato si aggrappa con
i suoi artigli al presente.
Sono ventisei anni che sbircio
in quel vicolo deserto.
Oggi me ne rendo conto.
 
-La sera del ballo
La sera del ballo a Zoya fu dato il pomeriggio libero, in modo che potesse andare dalla sarta per prendere le misure per eventuali modifiche al vestito.
Il conte aveva imposto che le si prendessero solo le misure non che provasse direttamente il vestito, voleva che fosse una sorpresa.

Zoya era decisamente troppo nervosa, aveva partecipato a centinaia di balli, la maggior parte in suo onore ma mai era stata così nervosa.

La giornata trascorse tranquilla, Zoya si trovava nelle stalle con Tempest da un tempo che le parve relativamente poco, il realtà aveva saltato persino il pranzo.

Mark aveva sentito dire da James che Zoya non si era presentata a pranzo, e lui dalla natura ansiosa, si era precipitato a cercarla in giardino. Ma qualcuno era stato più veloce di lui.

Benjamin stava tranquillamente passeggiando nei dintorni delle scuderie quando sentì una voce provenire dall’interno dell’edificio, non conoscendo la voce, e dalla natura curiosa Ben decise di curiosare.
Aprì la porta scorrevole che era restata socchiusa e guardando all’interno notò che c’era una ragazza che accarezzava il muso di un cavallo dal manto candido come la neve.

La prima cosa che notò Zoya furono le orecchie di Tempest che si drizzavano, segno che aveva sentito un rumore, così si voltò anche lei e vide con la coda dell’occhio una figura che si avvicinava, credendo fosse Mark si rivoltò a fissare Tempest.

“Ti piace proprio quel cavallo, vero?”
“Mh?” girò lievemente il viso, prima di trovarsi di fronte l’amico di Mark, intravisto durante le pulizie nelle camere.

“Posso fare qualcosa per lei?” chiese cordialmente, dopo tutto lei era la domestica, invitata al ballo dal conte, ma pur sempre la domestica e la cortesia prima di tutto.

Mark aveva uno strano presentimento come se Zoya fosse in pericolo, non che potesse farsi male in quel giardino, ma il suo istinto gli diceva di correre a cercarla, e l’unico luogo dove poteva essere era la scuderia.

Ben si stava avvicinando pericolosamente e Zoya non poté che indietreggiare, si sentiva in trappola, non si fidava quasi di nessuno, Mark era uno dei pochi.

Mark arrivò pochi minuti dopo e vide che Ben si stava avvicinando a Zoya, mentre lei lo guardava con evidente terrore dipinto in volto.

“Ben che ci fai qui, credevo fossi nella tua camera!”
“Si ci stavo giusto andando.. scusa il disturbo, dolcezza”


Non appena Ben uscì dalla porta e Mark controllò che non ci fosse nessuno si precipitò verso Zoya che annullò le distanze tra di loro e appoggiò la testa contro il suo petto.


(…)


Un paio d’ore dopo di fronte a Buckingham palace.

“Zoya sei bellissima, smettila di torturare l’orlo del tuo abito”.
“Ma..”
“Shh” Mark le posò un dito sulle labbra e le porse il braccio che lei strinse prima di incamminarsi verso l’entrata del palazzo.
L’abito non era troppo ricercato, almeno per una domestica, ma lei era abituata a altri lussi, ma l’abito era magnifico anche nella sua “semplicità”.
Era stato disegnato, da una sarta di Londra, molto famosa tra la nobiltà.
Aveva un piccolo scollo a cuore, con dei ricami in pizzo, era di un bianco panna mentre la gonna aveva uno strato di un rosa pallido coperto con delle tulle bianche.

Mark si guardava attorno e tutto quello che riusciva a vedere erano gli sguardi d’ammirazione per la sua dama, era sua come si permettevano di fissarla in quel modo.

Zoya era tornata a sentirsi la Contessa Romanova, era così felice in quel momento nulla avrebbe potuto rovinare la sua felicità, tutto tranne in continuo mormorare della folla.

“Ma quella non è..”
“Si è lei, riconosco la foto”
“Dicono che abbia perso tutto”
“Si lavora come domestica in una villa, qui a Londra”
“Povera ragazza”
“Ragazza? Ma quella è una contessa!”

Mark si fermò di scatto guardando Zoya che lo fissava dispiaciuta, evidentemente aveva sentito quello che tutti mormoravano.

“Mi devi dire qualcosa Zoya?”
“Io.. ehm.. veramente..” disse imbarazzata, quando un urlo fece voltare tutti.
“Duska”
“Nene” disse Zoya non riuscendo a contenere le lacrime e si precipitò verso quel ragazzo.

Mark era rimasto in disparte, finalmente sapeva la verità, ma lei aveva un altro. E decise di lasciare loro spazio, mentre si allontanava lanciava occhiate a Zoya che piangeva mentre tastava il ragazzo quasi non riuscisse a credere che fosse veramente li.


“Petja, credevo fossi morto”
“Mi avevano preso, ma io sono riuscito a fuggire”

Avevano parlato per ore seduti in disparte nella grande sala da ballo. Quando Petja però era stato reclamato per un ballo dalla principessa Zoya si era fatta da parte ed era andata a cercare il suo cavaliere.

“Finito si sbaciucchiare il tuo fidanzato?”
“Io e Petja.. non siamo.. fidanzati” disse in un sussurro, come aveva fatto anche solo a crederlo.
“Si e io saluto le mie amiche così calorosamente”
Petja è mio cugino. Credevo fosse morto, loro l’avevano preso, come mio padre eh..” Zoya non riuscì a contenere le lacrime, pensare a suo padre le faceva male e pensare alle sue ultime parole ancora di più.
Mark non capiva lui era solo un borioso, egoista, pieno di se.
Lo odiava, lo odiava proprio.

“Voi sotto specie di inglesotto, con chi credete di parlare, io non sono una poco di buono, nel mio paese il mio nome veniva sussurrato con riverenza, siete solo un egoista pieno di voi.
Vi auguro di passare la vostra vita da solo” disse prima di correre via piangendo.

Forse aveva esagerato, non avrebbe dovuto avere quella reazione, dopo tutto lei e Petja erano molto intimi, ma non per questo era per forza il suo fidanzato.

Mark dal canto suo aveva gli stessi pensieri, ma era troppo, come diceva lei “pieno di se” per potersi scusare, oh si avrebbe preteso delle scuse, ma non quella sera, domani sarebbe stato perfetto
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