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Autore: TangerGin    23/01/2013    8 recensioni
Non potremmo essere più distanti l'uno dall'altra, lo dicono persino i nostri nomi.
{in revisione}
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~ Capitolo 10 ~


Mancavano tre giorni a Natale e, di conseguenza, ne mancavano due al compleanno di Louis.
Se già il fermento per i regali natalizi mi aveva fatto impazzire, ora c’era pure da pensare al regalo e alla festa per Tommo. Jess, chiaramente, voleva fare le cose in grande.
“Pensavo che potremmo chiedere ai Payne se possiamo farla da loro…” disse tutta eccitata la mia amica, durante la nostra classica videochiamata serale su Skype.
“Sì certo. Vuoi far sloggiare una famiglia intera la sera della Vigilia perché il tuo boo-bear compie gli anni. Jess, ragiona, la mia è l’unica soluzione contemplabile” le risposi, mentre finivo di impacchettare i regali.
La vidi sbuffare, mentre si limava le unghie “Ma casa tua è piccola”.
“Dovrei quasi offendermi, ma eviterò. Casa mia va più che bene, ha un tetto, un pavimento, delle pareti...”
“Ma no, non è quello… è che già mi immaginavo led lampeggianti, la console da dj, palloncini rossi e blu… ma credo che potremo fare tutto questo anche in versione mini a casa tua, d’accordo”.
“In realtà, cara mia, io pensavo più ad una festa tra pochi intimi. Sarebbe stato carino unire utile al dilettevole, e festeggiare anche il Natale tra di noi, scambiarci i regali…”
La realtà era che una festa come quella che aveva in mente Jess era impraticabile nelle quattro mura del mio piccolo appartamento. Aggiungiamo pure il fatto che Louis aveva chiaramente detto che non voleva un festone a sorpresa, ma questo a Jess era entrato da un orecchio, ed uscito dall’altro. E poi sarei dovuta tornare in Scozia il 25 mattina, quindi volevo sfruttare l’occasione per stare un po’ assieme ai miei amici.
Se ve lo steste chiedendo sì, tra i miei amici ormai contemplavo anche Zayn.
Dopo la “giornata Hobbit”, il suo atteggiamento nei miei confronti cambiò radicalmente. Non più un commento acido, niente battutine, neanche un’occhiataccia arrogante. Il che non aveva fatto piacere solo a me, ma un po’ a tutti: avevamo riniziato ad uscire assieme, e si era davvero venuto a creare un bel legame nella nostra compagnia. Harry era più sereno perché poteva tranquillamente passare del tempo con i suoi amici, ed io avevo iniziato ad accettare anche i lati fastidiosi dei caratteri di quei cinque ragazzi. Ormai le battute di Louis divertivano anche me, le risate da pazzo maniaco di Niall le trovavo carine, e la bontà di Liam, che prima trovavo irritante, adesso mi pareva il suo pregio maggiore. E poi c’era Zayn. Zayn era gentile, era divertente, era semplicemente una persona normale.
Oltretutto, questa nuova amicizia con lui mi rendeva… soddisfatta? Appagata? Il punto era che avevo finalmente qualcuno con cui parlare delle uscite di fumetti e manga settimanali, qualcuno con cui giocare ad Assassin’s Creed o a PES se una sera non ci andava di uscire, qualcuno che capiva la mia eccitazione nel leggere il nuovo libro di JK Rowling. Inoltre non si rischiava di cadere in situazioni imbarazzanti, perché anche lui aveva iniziato a vedersi con una ragazza, tale Fiona, una moretta molto alta, molto magra ma anche molto timida, così tranquilla e pacata che spesso mi dimenticavo della sua presenza. Era comunque simpatica, sia chiaro.
Quindi, la situazione era davvero rilassante. Avevo un ragazzo che mi viziava (fin troppo), degli amici con cui mi divertivo ad andare persino in discoteca, e un nuovo buon nerd-amico.
“Vabbene, d’accordo, vada per la festicciola a casa tua. Per lo meno, fa che ci siano ettolitri di eggnog e vino” sospirò sconsolata Jess.
“Quello è poco ma sicuro, si è mai vista una festa natalizia in casa Vogel senza un apporto di alcol dignitoso?” le risposi, ridendo.
“Piuttosto, che regali stai incartando, eh? Cosa hai comprato? Soprattutto che regalo mi hai comprato?”
“Pfft, secondo te vengo a dirti che regalo ti ho fatto? - la vidi sbuffare, mentre preparava il necessario per la manicure – però sappi che a Louis ho fatto un regalo con i contro cazzi, e secondo me piacerà pure a te…”
“COSA!? Dai Pippi, dimmi cos’èèè!” mi implorò lei.
“Se mi chiami Pippi, niente regalo. Né per te, né per Lou” le risposi, mentre ero alle prese con lo scotch.
 “Scommetto che quel cuscino a forma di nacho gigante è per Horan” sogghignò lei.
“Affermativo. Come vedi, agli altri ho pensato di fare regali personalizzati, non troppo impegnativi, ma spiritosi. Spero non si offenderanno”.
“Ad Harry invece…? Un completino intimo in pizzo rosso, da indossare la notte di Capodanno su a Greenock?”
Avevo invitato Harry e gli altri a passare l’ultimo dell’anno nella mia casa in Scozia, a Greenock, un paesino sull’oceano a qualche chilometro da Glasgow, dove i miei nonni avevano una casa da tempo immemorabile. Avevo praticamente passato ogni estate della mia infanzia lassù, avevo solo bei ricordi legati a quel luogo e l’idea di ritornarci con i miei amici mi rendeva davvero felice. E poi speravo che quell’invito dimostrasse ad Harry che gli ero grata per tutto quello che aveva fatto e stava facendo per me.
“No, idiota. Ho trovato questo quaderno pentagrammato dell’inizio del Novecento, rilegato in pelle, è davvero bello. Credo che possa piacergli, volevo comunque regalargli qualcosa di originale e che lo spronasse a continuare a scrivere musica”.
“Beh, è davvero un regalo stupendo, secondo me lo apprezzerà tantissimo. Io ancora sono disperata per quello a Louis e…” Il suono del campanello interruppe la mia amica. La salutai frettolosamente, per precipitarmi all’ingresso. Pensando fosse quella demente di Hanna che aveva dimenticato le chiavi per l’ennesima volta, andai ad aprire in mutande e felpa extra large del Celtic, ereditata da mio fratello. Spalancai la porta sbadigliando, trovandomi davanti uno Zayn in tuta, felpa di Superman, capelli alla cazzo di cane e sorriso a trentadue denti.
“E’ ARRIVATO. IN ANTEPRIMA. BIOSHOCK” urlò saltellando come un bambino iperattivo in botta da zuccheri.
Aspettava (e aspettavo) quel videogioco da giorni, ormai lo avevamo dato per disperso. Aveva vinto la possibilità di giocarci in anteprima e cristo, adesso nemmeno io vedevo l’ora.
Corsi in camera a prendere il pc e ci piantammo in salotto ad installarlo.
Vederlo in quelle “condizioni”, non tirato a lucido come era a suo solito, mi aveva divertito.
Gli scompigliai il ciuffo, già disordinato di suo “Sai che i capelli ti stanno meglio senza quel ciuffo ridicolo da Picchiarello, vero?”
“Sei tu che non capisci nulla di moda, ma questo è risaputo” rispose sbuffando, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del pc. Gli tirai quindi una pacca fintamente offesa sulla testa. A dire il vero, non curato e rileccato, lo trovavo anche più… carino. I capelli gli cadevano arruffati sulla fronte crucciata; il volto, illuminato dalla luce azzurrina del computer, sembrava più chiaro ed era velato da un sottile strato di barba un po’ sciatta, mentre le sue lunghe ciglia nere risaltavano più del solito, incorniciando deliziosamente i suoi occhi profondi.
Distolsi lo sguardo.
“Devo. Piantarla. Di. Pensare. A. Zayn. In. Quel. Modo.”
Io avevo un ragazzo. Lui aveva una ragazza. Noi eravamo amici. Punto e basta.
Iniziammo a giocare chiacchierando, io spaparanzata sul divano, lui disteso per terra, appoggiato alla poltrona. Era una sensazione piacevole, quella di poter passare una serata di cazzeggio nerd con un amico, fregandosene della vita sociale o del proprio aspetto (io ero in uno stato pietoso, da far paura a Voldemort).
Dopo un tempo indefinito, che potevano essere stati venti minuti come due ore, lui si alzò, improvvisando un balletto ridicolo “Ho finito la missione YEEEAH!” esclamò, per poi sedersi di nuovo, appoggiato al divano, per spiare la mia giocata.
“No, stai scazzando. Adesso devi girare. ADESSO. NO CHE COSA STAI FACENDO, PERCHE’ USI QUEL-“
“MI FAI GIOCARE IN SANTA PACE!” sbottai, dopo l’ennesimo commento, tirandogli una cuscinata in faccia.
Non contento del fastidio che mi stava dando, iniziò a lanciarmi pop corn addosso, che avevamo preparato poco prima.
Chiusi di scatto il pc, lanciandolo nel lato opposto del divano.
“DAI PIANTALA! – mi lagnai – sei uno stronzo, lo sai che sono una schiappa a Bioshock, non c’è bisogno di infierire così tanto” risposi, sconsolata, sistemandomi a sedere a gambe incrociate, dimenticando di essere ancora in mutande. Notai il suo sguardo indagatore e malizioso infiltrarsi sotto la mia felpa, e gli lanciai un altro cuscino.
“Non solo stronzo, pure PERVERTITO!” gli gridai alzandomi, mentre lui continuava a ridere a crepapelle, ed iniziai a tirargli calci, senza scalfirlo minimamente.
Zayn mi agguantò lesto una caviglia, facendomi cadere a peso morto addosso a lui. Iniziai a lamentarmi, mentre lui non mollava la presa, sghignazzando ancora, con gli occhi socchiusi, ed il fiatone per le risate. Eravamo molto, forse troppo, vicini.
Potevo sentire distintamente il suo profumo e il battito del suo cuore che accelerava. Il suo sorriso tramutò in un’espressione più seria, mentre il suo volto si avvicinava pericolosamente al mio. Sentivo il suo caldo respiro irregolare sulla pelle.
 
“Sono a casa!” esclamò Hanna, seguita da un rovinoso rumore di buste buttate per terra.
Schizzai in piedi.
Beccati in pieno. Colti in flagrante.
“Oh scusate, ho interrotto qualcosa?” disse lei, con quella sua voce fastidiosamente fastidiosa.
Borbottai qualcosa che somigliava ad un “no, stavamo solo giocando al pc”, ma lei aveva già girato i tacchi, sculettando verso camera sua per andare a rimirare i suoi acquisti.
“Beh, considerato che ho finito la prima missione e si è fatta una certa ora, levo le tende” disse Zayn, rompendo quel silenzio imbarazzato che si era venuto a creare. Annuii con la testa, mentre lui iniziava a raccogliere il computer e tutta la roba che aveva sparso per il salotto, infilandola frettolosamente nello zaino. Quindi lo accompagnai alla porta, sempre muta come un pesce.
“Ci ve…sì insomma, ci sentiamo, okay? Buonanotte” balbettò lui, sull’uscio di casa, per poi sorridermi impacciato, allontanandosi.
Chiusi la porta, mi appoggiai contro di essa e scivolai lentamente fino a sedermi per terra. Sprofondai il viso tra le mani.
Porco cazzo. Lo so, dovrei pulirmi la bocca prima di parlare, e sì, lo so, sembro una scaricatrice di porto più che una ragazza. Ma quella era proprio una situazione da porco cazzo.
Nulla di quello che era successo (o dovrei dire sarebbe successo, se Hanna non fosse rientrata) aveva senso. Io e Zayn eravamo amici. Eravamo amici quasi per forze di causa maggiore: voglio dire, se avessi avuto qualcun altro con cui giocare quella sera, state certi che lo avrei preferito ad un montato con un ciuffo da idiota. Eravamo costretti a stare assieme, perché non avevamo nessun’altro con cui condividere i nostri passatempi.
Giusto?
Cercavo di convincermi che fosse così, che questa mia filosofia fosse quella esatta. Quindi quel quasi-bacio non aveva avuto minimamente senso.
Ma sì, forse me l’ero immaginato. Forse non sarebbe nemmeno mai successo, stavamo solo ridendo e scherzando.
Giusto?
Sì, dev’essere così. Ero solo… distratta. Ecco, sì. Ero distratta e basta.
Mi issai in piedi, persuadendomi che quello che era successo – anzi quello che non era successo – era solo frutto della mia fantasia. Confortata in questa prospettiva , raccolsi il pc dal divano, per incamminarmi verso camera.
“Allora, cos’è questa storia? Tradisci Mister Occhioni Verdi con Mister Culo Da Favola?”
La voce di quella viscida, ingrata, stupida e… non so che altri aggettivi offensivi trovare, mi costrinse a girarmi nella sua direzione.
“Nessuno tradisce nessuno. Ora, se vuoi scusarmi, ho della roba da studiare IO. A differenza di qualcuno che cazzeggia dalla mattina alla sera e che invece dovrebbe iniziare a sgombrare camera”.
Mi fissava con un ghigno saccente “Ho finito di impacchettare tutta la mia roba, non ti preoccupare viperetta. E comunque, mi parevi molto presa dal moretto, non per infilare il col-“
Sbattei la porta di camera, per dare un taglio a quel blaterare inutile.
Mi buttai sul letto, con la faccia affondata nel cuscino, andando in apnea. Forse stavo cercando di morire soffocandomi, lo ammetto.
Non-è-successo-nulla. Magari se continuo a ripetermelo tipo mantra diventa realtà”.
Ovviamente la mia testa non voleva saperne di smettere di pensare a quei dieci secondi di orologio, nei quali quello che stava per succedere non era successo. Mi rifiutavo di pensare alla parola “bacio”. Non esisteva più nel mio vocabolario. Eliminata.
Allora perché continuavano a balenarmi nella mente la sua bocca carnosa, i suoi occhi scuri, la sua mascella perfetta ombreggiata da quella corta barba?
Iniziai a tirarmi botte in testa da sola. Se qualcuno fosse entrato nella mia stanza in quel momento mi avrebbe portata diretta in un centro di igiene mentale, perché era palese che stavo decisamente male.

 


OHOHOHOH
Insomma, qua la situazione si fa complicata. Moooolto complicata, per la "povera" April c: Ma non pensiate che sia tutto così semplice, o così ovvio... ma non voglio dire di più u.u
Insomma, fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto, i vostri commenti sono sempre il regalo più bello e che mi motiva a continuare a scrivere ♥
E ora... back to study :'( a preeeestissimo (spero lol) <3

xx Gin~

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