Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Gozaru    23/01/2013    1 recensioni
[Sequel di "Dalla Centrale Elettrica, con una scossa"]
Capitolo Finale della Serie.
~
Chiaki e Shinichi tornano con l'ultima avventura che li vedrà come protagonisti.
Questa volta è richiesto il loro aiuto a Cinnabar Island dove Masaru avrà bisogno di loro.
Sullo sfondo della bellissima isola a sud di Kanto verrà rivelato il passato del giovane allenatore e tutta la strada che ha dovuto percorrere. Tutte le domande avranno finalmente risposta. Ciò che è sempre stato nascosto tornerà a galla con conseguenze disastrose.
Potrebbe essere la fine...
~
[Nella storia c'è un 'Bug Temporale' -se così posso definirlo. Rispetto al Videogioco ho invertito due avvenimenti]
[Storia Sospesa]
Attualmente sto lavorando ad una riscrittura dell'intera serie. Stay Tuned!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap 2 Un passato alla Cannella ~

Capitolo 2
IL CAPOPALESTRA


Corro a perdifiato. Il mio respiro affannoso mi rimbomba nelle orecchie tappate. Il sudore mi si ghiaccia sulla pelle, i capelli si appiccicano sulla fronte. Ero stanca, sono stanca ma la notizia che Masaru possa essere più vicino di quanto abbia mai potuto immaginare viene prima di ogni cosa, anche di Shinichi che sta arrivando. Con lo zaino non più così pesante in spalla, corro. Cerco di ricordare le strade fatte per arrivare alla Palestra anche se mi basta guardare ogni tanto verso l'alto, verso il grande e imponente tetto che sovrasta le altre case.
I miei passi, le voci sulla strada... Sento tutto ovattato. Sento solo il mio respiro e i miei pensieri che si fanno strada. Quasi non mi accorgo di due mani che mi toccano dentro. Tiro dritto senza farci caso finché non vengo fermata a forza.
«Ehi! Ehi! Fermati!» è la voce di Shinichi che mi riporta al presente. Giro il volto verso il suo, sconvolta. Ansimo più di quanto immaginassi. Le sue mani, le sue dita mi stringono forte le braccia, come se volessero arpionarle. I suoi occhi blu scuro sembrano preoccupati e confusi, cercano una risposta che non riesco ancora ad articolare. «Che è successo?» chiede. Deglutisco tutto ciò che tenta di soffocarmi. Respiro un attimo per trovare le parole ma dalla bocca asciutta mi escono solo frammenti sconnessi. «Masaru... Alla palestra... Allenatore...visto». Sembro posseduta. Gli occhi cominciano a riempirsi di lacrime che non riesco a contenere. Il suo volto si fa sfocato finchè finalmente non sbotto. Lascio che tutto esca, mi butto tra le sue braccia. Appoggio la fronte sulla sua spalla e piango come se non lo avessi mai fatto. Piango così forte che, probabilmente, tutti i passanti si girano a guardarmi; ma non mi importa. «Ehi...» dice ancora lui. Mi stringe forte tra le sue braccia e mi accarezza la schiena con delicatezza.Ogni suo movimento sembra perfettamente calibrato a me e alla situazione in cui mi trovo. A volte penso che Shinichi sia stato creato apposta per me.
Mi calmo, finalmente. Tutta la pressione per quella storia mi aveva sommersa. Decidiamo di recarci alla palestra prima di dirigerci verso l'alloggio che il ragazzo dice di aver trovato. Mi prende lo zaino liberandomi da un peso che non sarei riuscita nemmeno a portare.
«Ce la fai?» mi chiede poco convinto. Che domande... Annuisco. Per Masaru questo e altro! penso ma non oso dirlo di fronte a lui nonostante consideri il moro come un fratello.

Il grande edificio è spento e vuoto. Le grandi finestre sono tutte chiuse e non sembra esserci vita all'interno. Strano, pensai. Bussiamo più volte ma non arriva risposta. Silenzio. Silenzio totale.
Abbasso lo sguardo verso i miei piedi. Mi sembrano tremare per lo sforzo prolungato di tutta la giornata e l'ansia mista a rabbia che dal mio cuore pervade tutto il corpo. Chiudo gli occhi cercando di calmarmi quando il rumore di un campanello si fa largo tra i miei ricordi.

«Chi è? Insomma, chi è che disturba le persone a quest'ora della notte?!»
Mi strofino gli occhi, assonnata e irritata per l'irruzione alla palestra verso le 3 del mattino. Apro la porta ritrovandomi davanti un ragazzetto dall'aria strafottente. Lo guardo leggermente confusa. Ho la bocca impastata, i capelli arruffati e la vista leggermente annebbiata; per non parlare del formicolio che stava invadendo le braccia, pronte a stendere qualcuno a pugni.
«Vorrei sfidare la palestra» mi dice, tranquillo, come se fuori non ci fosse una grande luna piena e le case del vicinato non fossero completamente immerse nel sacrosanto sonno che tutti dovrebbero aver l'opportunità di godersi. Il mio sguardo si fa decisamente più arrabbiato ma il mio interlocutore non sembra capire le mie intenzioni.
Allora?, continua nella speranza che lo faccia entrare. «Mi spiace, siamo chiusi» sono le ultime parole che mi sente pronunciare poco prima di ritrovarsi la porta della palestra sbattuta violentemente in faccia.

E ora, come potrei mai stare calma dopo tutto ciò?
Mi rimetto a battere violentemente i pugni chiusi contro il portone della palestra. Aprite!, grido. Aprite!
Nella mia mente continuo a ripetermi di non essere una stupida allenatrice dalle stupide idee e manie né qualcuno che vuole attaccar briga. Ma ogni mia speranza resta inchiodata insieme a me davanti al grosso portone che non mi permette di andare avanti. Cominciano a farmi male le mani ma non posso smettere; non riesco pensando che la soluzione potrebbe essere oltre quei due battenti. Le lacrime ricominciano ad invadermi gli occhi. La vista si offusca e la disperazione esce allo scoperto, venendo a galla come delle goccioline d'olio che speravo di sommergere. Shinichi appoggia una mano sulla mia spalla ma è inutile. A malapena la sento. La sua voce mi arriva, ancora una volta, ovattata, come se fosse distante. Mi afferra un polso, conscio che la forza sarebbe stata l'unica soluzione ma non riesco a non aggrapparmi a quella piccola speranza che dentro all'edificio ci sia qualcuno che ora si sta dirigendo verso l'entrata anche solo per scacciare i molestatori.
«Fermati» mi dice, ma non voglio ascoltarlo. Mi rifiuto di farlo. «Aki, è inutile. Non c'è nessuno.» Le sue parole mi trafiggono come lame di ghiaccio, da parte a parte attraverso la mia anima. Mi appoggio al portone e mi lascio scivolare a terra. Non importa se le gambe si sporcano né se i vestiti si rovinano. L'unica mia consolazione è che Shinichi stringe forte la mia mano, anche se il braccio che non sono riuscita a trascinarmi dietro comincia a fare male.
«Signorina, che succede? Va tutto bene?»
Mi ricompongo in fretta. Mi asciugo le lacrime e mi rialzo da terra girandomi verso la provenienza di una voce roca ma piuttosto arzilla. Un signore dall'aspetto anziano ma gioviale ci guarda accennando un sorriso. Il sole del tramonto si riflette poeticamente sulla sua testa pelata e lucida e negli occhiali da sole dalle lenti nere. Indossa un camice bianco e tiene le mani nelle tasche. Gli darei circa cinquant'anni ma sul viso non ci sono segni di rughe, anche se i baffi ormai quasi tutti bianchi potrebbero nasconderle. Inclina leggermente il capo aspettandosi una risposta. Tiro su col naso e abbozzo un sorriso. Va tutto bene, cerco di sembrare forte. L'espressione di Shinichi, leggermente sconcertata, non è certo d'aiuto ma continuando ad annuire sembra che mi sostenga.
«Cercate il capopalestra?» chiede ancora. Guardo il portone in un attimo di sconforto e poi riporto lo sguardo sull'uomo. «Veramente» dico in un sussurro abbassando leggermente lo sguardo «sto cercando un amico. E mi han detto di averlo visto presso la palestra». Capisco, annuisce tirando fuori una mano dalla tasca e portandola sotto al mento glabro. Posso aiutarvi?
«Se potesse portarci da Katsura, il capopalestra...» cerco speranzosa un ultimo appiglio di speranza quando Shinichi appoggia, ancora una volta, la sua mano sulla mia spalla. Sussurra il mio nome, la sua voce trema, imbarazzata. Mi giro cercando di fargli capire che ogni aiuto sarebbe stato accettato con gratitudine. Ma..., cerca di dire prima che io lo fermi. Quand'ecco che l'uomo davanti a noi comincia a ridacchiare. «Ci tenete così tanto ad incontrarlo?». Annuisco con vigore mentre la risata del mio interlocutore non fa che crescere. Non capendo, comincio anche a sentirmi presa in giro.
Shinichi fa un passo avanti, portandosi di fianco a me. Si inchina leggermente, chiudendo gli occhi.
«La prego ci aiuti». Lo guardo esterrefatta.Non avevo mai visto Shinichi così... sottomesso.
Mh, fa l'altro tornando leggermente serio. «Devo anche dedurne che non vi interessa la mia medaglia?». Shinichi fa di No con la testa, anticipandomi. «Non siamo interessati alle med- Aspetti!» collego in ritardo tutti i fili. Davanti ai miei occhi comincia a delinearsi un quadro leggermente diverso. «Quindi lei sarebbe...»
«Katsura. Capopalestra di Cinnabar Island» dicono in coro Shinichi e l'uomo davanti a noi.
La mia espressione stupita rispecchia assolutamente le mie emozioni. L'ennesima figuraccia.

Contrariamente a tutte le mie aspettative, Katsura scuote la testa. Non sembra riconoscere il volto del ragazzo nella foto che tiene tra le dita. Ci chiede i dettagli personali: il fisico, la camminata, la sua squadra di pokèmon e tutto ciò che potrebbe aiutarlo a ricordare. Niente, nemmeno un frammento risale tra le torbide acque del suo inconscio e dei suoi ricordi.
«Posso tenerla?» chiede l'uomo pelato agitando la foto in aria con una particolare attenzione a non stropicciarla. «Magari qualcuno qui vicino l'ha visto».
E così decidiamo di dirigerci al fantomatico alloggio che Shinichi dovrebbe aver trovato lasciando nelle mani del capopalestra un senso di inadeguatezza che le mie spalle non riuscivano più a reggere da sole.
«Dove andiamo?» il passo sicuro per le vie mi fa presupporre che conosca perfettamente la strada, come se l'avesse fatta per anni. Sulle spalle il mio zaino. Gira il volto che pian piano si sta imperlando di sudore e mi sorride. Non preoccuparti, sono le sue uniche parole. Ma, intuendo la sua fatica, non solo mi preoccupo ma mi blocco in mezzo alla strada, cominciando a frugare sotto la mia maglietta. Vista da fuori sembro sicuramente una maniaca che si prepara per un qualche spettacolino imbarazzante quando invece non sto che cercando una cosa. Oh, eccola!, esulto facendo ingrandire nella mia mano una pokèball. Con un bagliore rosso faccio uscire Arcanine dalla sfera. Il grosso cane di fuoco, euforico di trovarsi ai piedi di un vulcano, immerso nell'energia pura del fuoco, comincia a scodinzolare animatamente. Lascia ch'io immerga il volto nel suo folto pelo accarezzandolo dolcemente. «Oggi è stata una giornata spossante» gli dico grattandogli dietro le orecchie «Non è che potresti portarci in groppa?». La mia richiesta viene accolta con una leccata sulla guancia. Il pokèmon si volta verso il mio compagno per abbaiargli di salire. Shinichi si avvicina e dopo averlo accarezzato con amore gli salta sul dorso; mi tende la mano così che possa salire pure io, di fronte a lui. Le braccia di Shinichi si stringono alla mia vita e il suo corpo si avvicina. Sento il suo respiro sulle orecchie e sulle spalle nude. La sua voce rimbomba tra i battiti del mio cuore accelerati. E mentre il grosso pokèmon comincia la sua corsa mi godo la vecchia sensazione di avere il vento contro la faccia; solo che questa volta sono io a stare davanti. Il viso di Shinichi, ora appoggiato sopra la mia spalla, da indicazioni ad ogni incrocio mentre le vie passano veloci sotto le zampe pelose del pokèmon. Senza nemmeno rendermene conto ci fermiamo davanti alla piccola casetta diroccata di poche ore prima. Una sorta di delusione comincia a prender piede attraverso la mia mente. Cerco di girarmi per guardare Shinichi negli occhi. Mi ritrovo il suo viso a pochi centimetri dal mio. Il suo sguardo si scusa prima che lo facciano le parole. Non c'era altro posto, cerca di giustificarsi. Come se il problema fossi io. «Pensavo non volessi tornarci...». Un posto vale l'altro ma per lui? Quindi, ragiono, per le ultime ore è stato qui? Mi sento stupida ad avvertire una certa minaccia dalla biondina che abita lì dentro. Guardo preoccupata verso la porta al pensiero di dover dividere Shinichi, l'unica persona al mio fianco in questo momento. Il giovane preme il pollice sulla guancia che non gli mostro forzandomi a riportare il volto verso di lui. Mi sorride ancora dispiaciuto. Sposta le dita facendo scivolare i polpastrelli sulla mia pelle e sulle labbra. «Sta tranquilla» mi dice, prendendomi dolcemente per il mento e avvicinandomi ancora di più. Wow, penso, quand'è stata l'ultima volta che l'ha fatto? In effetti è passato un bel po' di tempo dal suo arrivo a Kanto alla partenza di stamattina e solo pochissime volte ci siamo ritrovati da soli; ancora meno sono state le occasioni come questa.
Il mio cuore batte all'impazzata. Sento il profumo di Shinichi e le sue labbra che sfiorano appena le mie. Ogni volta è un'emozione unica. Ho sempre pensato che due persone che si amano si bacino spesso e invece... A volte mi chiedo che cosa realmente provi lui per me.
La sua mano si sposta sulla mia guancia e poi tra i capelli mentre mi bacia. 
È bello. Fantastico. Sono così felice che potrei-
«Ommioddio, un Arcanine!». Il dolce squittio di una ragazza dispettosa si fa largo dall'abitazione. Imbarazzata mi stacco di scatto da Shinichi mentre la sua mano cade pesante alle mie spalle. Lo sento sbuffare mentre mi rigiro a guardare il capo del mio pokèmon. «Shin, non mi avevi detto di averne uno!» continua lei. Nonostante la temperatura si stia abbassando velocemente, continua a vestirsi come se fosse in spiaggia. Mi urta vedere così tanta pelle. Gelosia. «Che vuoi, Yukino?» le chiede scocciato il ragazzo mentre smonta dal cane di fuoco. Io lo imito ma evitando accuratamente il lato 'ragazza oca'. Mentre la loro conversazione sembra dover continuare, io faccio finta di farmi gli affari miei, accarezzando il pelo del mio grosso cagnone. Mi sposto strategicamente in modo da riuscire a vedere la coppia senza che lei possa accorgersi delle mie occhiatacce. La sua voce si espande in tutte le direzioni con il suo irritante squittio. Faccio fatica a concentrarmi sulle sue parole, dette così a raffica. A tratti capto parole sconnesse tra cui Arcanine, a cui rivolge complimenti a fiumi pensando che sia un pokèmon di Shinichi, Sei tornato e felicissima cerca di abbracciarlo senza riuscirci più di tanto, fermata dalle mani dell'altro, sulla difensiva e altri commenti sconnessi su di me. «Senti, devi capire che-». «Dev'essere morbido!» grida lei baipassando il ragazzo e dirigendosi verso il mio pokèmon. Vuole accarezzarlo? Tende le mani verso il suo pelo caldo ma, prima che possa toccarlo, Arcanine si gira di scatto verso di lei ringhiandole contro. Le mostra i denti, minaccioso. Con tutta calma mi avvicino al muso del mio cagnone e, accarezzandoglielo piano riesco a farlo calmare.
La bionda, spaventata, comincia ad inveire contro di me e il mio pokèmon. Ci addita, gridando e attirando l'attenzione della donna magra che fa la sua silenziosa comparsa sullo stipite della porta d'ingresso. 
«Un mostro! Non è altro che un mostro!». Non sposto la mano dal muso del cane di fuoco per impedirgli di scagliarlesi contro e sbranarla in meno di dieci secondi, nonostante la tentazione sia tanta. «E lei» sposta l'indice verso di me. «Lei è-» ma non riesce a finire la frase. Shinichi le afferra la spalla e con veemenza la tira verso di sè, cercando di girarla. Infuriato, la sua voce risuona al di sopra di quella della ragazza, al pari solo di quella della donna. In coro, esplodono. «Sta' zitta!».
Palesemente sorpresa mi giro verso la donna. I capelli ancora nella loro crocchia nera. Lo sguardo, però,è leggermente più irritato ma non per causa mia. Guarda la bionda come se stesse per minacciarla.
«Falla entrare e smettila di fare la bambina». Questa, sommessamente, abbassa il capo senza fiatare, lasciando ch'io ritorni al fianco del suo amato.

«Così anche tu sei un'allenatrice...»
Mi guarda accennando un sorriso. La prima impressione avuta sulla donna sta via via cambiando in qualcosa di più amorevole e materno. Per la prima volta mi passa per la mente l'idea che possa essere la madre di Shinichi; immediatamente cresce l'imbarazzo. Annuisco.
«Una specie...». Una risata alle mie spalle, proveniente da uno Shinichi intento a cucinare qualcosa di non ben definito, precede un È molto più brava di quanto immagina.
Accanto ad Arcanine che da tempo già si era appisolato in un angolo della cucina, compare il resto della mia squadra: Gengar, ormai tornato tra le mie grinfie, e Pichu che saltella allegramente e va a cacciarsi tra il pelo dell'amico canino. Subito dopo, ecco che arrivano anche i compagni di Shinichi. Charizard è l'unico a non essere chiamato per non distruggere la cucina, mentre Eevee si accoccola vicino agli altri due pigroni e Butterfree svolazza allegramente per la stanza, andando a posarsi sulla testa corvina del suo allenatore che, soddisfatto, gli allunga un pezzo di cibo. La versione femminile di Shinichi, col grosso fiocco alato tra i capelli, è molto più graziosa di quanto avessi potuto immaginare.


Nello stesso momento, sul mare che divide l'isola dal resto del continente, un forte e fiero Pidgeot sorvolale onde scure ad una debita distanza affinché qualche pokèmon ostile possa accorgersi in ritardo del suo passaggio. Ma non si vedono creature sotto la linea del mare e nella notte che lentamente sta calando ogni essere vivente cerca il suo rifugio lasciando che la vita sia animata da dei suoi simili notturni.
Le ali del grande uccello terrestre sono per lo più immobili durante il grande volo. Sulla sua possente schiena è legato un pacco, una borsa ricoperta da un telo di plastica così che non rischi di bagnare il contenuto e, come di consueto, sulla sua zampa è legata una lettera contenente le volontà del mittente.
All'orizzonte il grande vulcano è ormai visibile da chilometri e mentre il pokèmon si avvicina cominciano a delinearsi i contorni delle case e le luci ancora accese. Ma la sua meta è l'edificio più imponente a Nord dell'isola: la palestra. Scende in picchiata emettendo il suo verso per segnalare il suo arrivo.
Da una finestra solitaria ancora accesa, uno scienziato dall'aria assonnata si affaccia, conscio che il suo lavoro, per quella notte, dovrà essere leggermente posticipato.
Un altro assistente corre attraverso le stanze spente del laboratorio della palestra andando a cercare Katsura nel suo studio. Affannato, apre la porta. Appoggia i palmi delle mani sulle ginocchia per riprendere fiato mentre annuncia l'arrivo di una missiva da un suo collega di Kanto. Il capopalestra, che tranquillo stava leggendosi un libro in santa pace, chiude di botto il volume e, tirati giù i piedi dalla scrivania, si alza chiedendo più informazioni.
Non passano che un paio di minuti da che l'assistente, accompagnato dal capopalestra, torni al laboratorio. Il grosso pokèmon uccello è appollaiato sul davanzale della finestra aperta. Il grande pacco che prima portava sulla schiena è ora appoggiato contro il muro portante, sotto le zampe del suo portatore; la lettera, invece, è subito consegnata all'uomo pelato. Leggermente sgualcita e estratta da una busta più grande che annunciava una certa formalità verso l'attuale reggente del titolo di capo della palestra di Cinnabar, la missiva viene finalmente aperta. Dietro agli occhialini scuri, l'uomo divora le righe come un affamato farebbe con un panino.
Sospira, alla fine. 
«Non è niente di grave, per fortuna» annuncia sciogliendo così tutta la tensione creatasi nel laboratorio. Quindi piega i fogli e la busta, mettendoseli nella tasca del camice bianco. Fa un grande sorriso a tutti e si dirige verso i suoi alloggi.
«Domani sarà una giornata dura. Andate a riposarvi».
Gli assistenti, increduli, ci mettono poco a chiudere l'edificio. Uno di essi, il più giovane, porta il Pidgeot al Centro Pokèmon prima di seguire l'ordine del suo capo. La città cade nel sonno profondo, cullata dal familiare borbottio del vulcano e dal rumore delle onde, che, nel silenzio totale della vitalità giornaliera, si espandono all'infinito oltre i muri e le case.


Cerco l'immensa distesa blu ma, nonostante la camera sia al primo piano, non scorgo che piccoli stracci del mare che a Vermilion City mi ha sempre accompagnata. Quel senso d'inquietudine e stranezza provato al mio arrivo ancora non se ne va via; anzi, la notte lo accresce. Reggo una tenda con la mano, senza stringerla per paura di strapparla o anche solo sgualcirla. Tremo al solo pensiero che casa mia possa essere così lontana ma anche così vicina.
La porta si apre piano alle mie spalle. Cigola e le assi del pavimento scricchiolano se calpestate; per questo resto immobile vicino alla finestra. Mi giro piano e Shinichi si avvicina a me. Dev'essersi abituato a tutto il frastuono della casa, per questo cammina come se niente fosse. Mi abbraccia dolcemente da dietro, accarezzandomi le braccia che ora tengo conserte.
«Che succede?» mi sussurra all'orecchio per poi darmi un bacio sulla guancia. Faccio un respiro profondo; non so, non riesco ad esprimermi. Mi piazzo in faccia un falso sorriso e gli rispondo Niente. Sa che mento, lo capisce sempre, ma non indaga di più.
Mi stringe più forte all'altezza dello stomaco e, indietreggiando,cerca di portarmi con lui. All'inizio provo a resistergli ma invano. 
«Ma che fai?» gli chiedo ridendo imbarazzata. Lui mi sorride e, dopo avermi fatta girare, mi spinge sul letto. «Lotta pokèmon!» annuncia. Nella mia più totale stupidità mi chiedo che stia dicendo, dal momento che le nostre squadre sono appisolate da ore giù nella cucina o nel salottino. Ma non ho bisogno di spiegazioni. Shinichi si mette a cavalcioni su di me per poi chinarsi e baciarmi. Oh. Mentre mi bacia, delle ciocche di capelli mi solleticano la fronte. Dopo mesi e mesi è la prima volta che vedo Shinichi così... spigliato. E mentre comincia a baciarmi sul collo, le sue labbra sfiorano il lobo di un mio orecchio. Sento la sua voce sussurrarmi:
«Il nostro rapporto si sta evolvendo».



Wow, dopo mesi ho finito il secondo capitolo! Ma quanto ci ho messo?
In realtà da programma, volevo pubblicarlo dopo aver scritto almeno il terzo ma impegni di altri mi ci hanno fatta ripensare. Diciamo che un'amica -Len- deve partire e vorrei lasciarle una bella sorpresa prima della sua partenza. Così, quando ritornerà, si renderà conto che non ho pubblicato il terzo!
Beh, eccoci alla fine del secondo che vede implicato anche Blaine - Katsura (per chi non l'avesse capito).
Che succederà nel prossimo capitolo? Boh!
So solo che ritornerà un vecchio amico. Spero.
A presto! E scusate l'attesa!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Gozaru