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Lampi del Drago della
scuola Hiten
Kenshin colpiva e scartava
con precisione millimetrica, si muoveva con grazia e agilità e i suoi occhi
attenti seguivano i movimenti delle due lame avversarie bloccandole e
contrastandole.
Eppure, nonostante visto
dall’esterno apparissero come movimenti perfetti e fluidi, l’ex samurai
ambizioso aveva il fiato corto, e ogni sua parata e affondo erano sempre meno
precisi.
“Ah ah ah ah ah ah!!!”
La risata fragorosa del guerriero che lo
fronteggiava echeggiò per le vie di Tokio “Nemmeno una leggenda come Battosai
può fare nulla contro il tempo che passa eh? Ormai sei vecchio! E’ tempo che ti
ritiri!”
Esclamò con un tono sempre
più aspro mentre rincarava la dose di colpi ed aumentava la
velocità.
Kenshin indietreggiò di qualche passo, e non poche volte vide il luccichio del metallo a
poca distanza dal suo volto o dalla sua carne.
“I-io…non sono
più…Battosai!” Esclamò tra una parata e l’altra, ormai utilizzava tutte le sue
energie per difendersi, non riusciva a portare a segno nemmeno un
colpo.
Strinse i denti e puntò i piedi cercando di smettere di
indietreggiare.
Eppure non ce la
faceva più…le sue vesti erano tagliate in diversi punti e le spade dello
Sushin andarono a segno diverse volte. Riuscì quasi sempre ad evitare ferite
troppo profonde, ma non ci volle molto affinché il suo sangue cominciasse a
colorare il terreno.
Dannazione…avevo promesso…lo avevo promesso a Kaoru, e
anche a Megumi…e a me stesso…che non lo avrei più
fatto…
Prese fiato e fissò
l’avversario negli occhi afferrò Shinuchi con entrambe le mani e piegò le
ginocchia, pronto a saltare. Per un attimo il suo sguardo si posò di lato. Vide
Kenji. Fermo immobile lo guardava con apprensione e timore. Una morsa fredda gli
afferrò il fiato.
Mi dispiace…avrei tanto voluto che tu non mi vedessi
così…figlio della pace.
Figlio Mio.
“Porca la miseria più
nera!” Mormorò Yahiko a denti stretti mentre fronteggiava i due
colossi…
Si era buttato a capofitto
contro Seiryu e la sua lunghissima alabarda, nei primi secondi era stato abile e
veloce e si era portato ad un certo vantaggio su di lui. Schivava i colpi della
sua ingombrante arma con relativa facilità, ma la lunga gittata della lama gli
rendeva difficile portarsi a distanza sufficiente per tentare un attacco.
Mentre era atterrato
indietro dopo l’ennesima schivata aveva sentito chiaro un sibilo alle sue
spalle. Istintivamente si era lanciato avanti rotolando su sé stesso. E pochi
istanti dopo un colpo tremendo aveva fatto vibrare la terra alle sue
spalle.
Byakko (l’ultimo degli
Sushin) aveva fatto scricchiolare le dita tozze e potenti mentre le crepe nel
terreno si allargavano.
“Dannati bastardi! Non era
una faccenda tra me e Gembu?” Domando Yahiko sputando un grumo di
sangue.
“Siete stati i voi i primi
ad attaccarci a sorpresa. Non pensavo che avessi perduto il tuo onore di Samurai
Yahiko Myojin!” Rispose Byakko caricando un altro
colpo.
“Tsk bestioni!”
Mormorò Yahiko mentre saltava di alto per schivare il
colpo.
Ancora non aveva toccato
terra che l’alabarda di Seiryu falciava l’aria in cerca della sua
testa.
Si appallottolò su sé
stesso e con una mano sfiorò il terreno prima di toccarlo. Facendo perno
sull’arto scivolò di lato e tornò in piedi con la shinai stretta in
mano.
Contro due avversari così
ben affiatati e dalla potenza non indifferente non ce l’avrebbe fatta ancora a
lungo…specialmente utilizzando solo la Shinai. Doveva chiudere i conti e doveva
farlo subito.
Kenji alternava lo sguardo tra Kenshin e Yahiko. Trasparivano dai loro movimenti e dalle loro mosse una grande esperienza, sangue freddo e precisione. Fu rapito dalle loro danze mortali contro gli Sushin.
Ed ora? Un altro gorilla si era messo contro il suo
maestro! Pochi centimetri, schivate al pelo…
E suo padre? Sempre più
sangue, sempre più ferite…
Le mani del ragazzino
tremarono appena…un profondo terrore riempì i suoi
occhi.
Se continua così…non torneranno a casa…ed è tutta colpa
mia. Solo mia!
Prima che se ne rendesse
conto la vista gli si era annebbiata e gli occhi luccicavano di lacrime amare
mentre lui non poteva fare altro che osservare suo padre e il suo maestro
lottare fino all’ultimo respiro.
Quando…
Kenshin saltò indietro,
abbastanza da portarsi fuori portata…alzò lo sguardo e gli occhi sottili
sull’avversario, Shinuchi prese una posizione che la vecchia spada conosceva
bene.
Per pochi secondi lo
sguardo di Yahiko andò su Kenshin. Gli bastò un battito di ciglia per
riconoscere quella posizione.
“Kenshin!! Non farlo!”
Senza pensare a nulla
abbassò la Shinai e fletté le gambe, dinnanzi a lui c’era Byakko che già si
metteva in posizione di guardia per parare il suo
colpo.
Ma non poteva…non poteva contrastarlo.
Yahiko era deciso:
doveva usare anche lui…
“Ryu Shoshen Modoki!!”
Un colpo fulmineo e fatale
portato in salto dal basso verso l’alto colpì Byakko al mento e lo scaraventò
diversi metri più indietro.
Proseguendo il salto si
voltò in volo, caricò dietro alla testa la shinai e con la rapidità di un
fulmine si abbatté su Seiryu.
“Myomi Mane Ryu Tsui
Sen!”
Fu un colpo spaventosamente
potente e talmente veloce che lo Sushin non ebbe nemmeno il tempo di alzare
l’arma per proteggersi. Lo accusò totalmente e cadde a terra a sua volta.
Yahiko atterrò malamente
accanto a Seiryu, ma prima ancora di riprendere fiato urlò: “Kenji! Fermalo!
Fermalo!”
Ma Kenji non ebbe nemmeno
il tempo di respirare...
“Hiten Mitsurugi Ryu!
Kuzuryuzen!”
Suo padre rifoderava la
spada alle spalle del nemico che cadeva a terra in un lago di sangue. Cosa era
accaduto? Come? Era davvero suo padre?
Kenshin tremò, si volse
verso Kenji e sorrise…sorrise come sorrideva sempre…con quello sguardo infantile
e dolce.
Il ragazzo ricambiò lo
sguardo con le lacrime agli occhi.
“Padre…” mormorò con la
voce rotta.
Kenshin vedeva tutto nero e
rosso, le forze lo abbandonavano, il terreno mancò sotto i suoi piedi…l’ultima
cosa che sentì furono i passi affrettati che correvano verso di lui e una
voce.
“PADRE!!!!”