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Autore: Frappa_1D    23/01/2013    3 recensioni
Amanda è un'adolescente di sedici anni. La sua vita è più incasinata di un paio di cuffie per iPod, ma presto tutto avrà un profondo cambiamento. Segreti, mondi paralleli e un amore passionale la renderanno ciò che lei non avrebbe mai pensato di poter essere.
D'altronde 'Questo è solo l'inizio. Il gioco deve ancora iniziare.'
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte mi svegliai più volte, il sonno era più agitato del solito, così verso le prime ore del mattino mi alzai seppure stanca. Mi diedi una sistemata e indossai l'uniforme scolastica, gonna a quadri rossa e maglioncino verde, Scesi di sotto per fare colazione quando, sentii dei singhiozzi provenire dalla cucina. Mi affacciai alla porta e vidi mia madre accasciata sulla sedia affranta e triste. Non l'avevo mai vista piangere prima d'ora, e per me fu come una coltellata al cuore. 
Lei la donna più forte che io abbia mai visto, ora sedeva, il viso stanco e pieno di rughe, gli occhi rossi dal pianto e le guance rigate da lacrime. Mi feci coraggio ed entrai fingendomi sorpresa di vederla per la prima volta. -Mamma- dissi avvicinandomi lentamente, -No Amy, sta tranquilla non è niente...- la osservavo mentre cercava di asciugare al più presto le lacrime per evitare di mostrarsi debole ai miei occhi. -Mi è andato un pò di sale negli occhi, non è niente!- continuava. - Non preoccuparti ci penso io, se qualcosa non va- più la osservavo piangere, più i miei occhi iniziavano a commuoversi.
-Ciao mammina, ciao Amy- Dennis sbucò dal nulla in cucina saltellando.
La mamma nel frattempo aveva asciugato tutte le lacrime in eccesso e sorrideva come se non fosse successo nulla. -Ehi tesoro, dormito bene?- si alzò di scatto e mise in tavola un piatto di bacon e uovo appena cucinati. -Si mamma! Che buono!- Dennis corse a sedersi. -Amy che fai lì impiedi? Vieni a sederti anche tu!-. Era davvero stupefacente il modo in cui avesse cambiato umore da un minuto all'altro. 
-Amy!- Mii voltai di scatto e fuori dalla finestra c'era Ebby che mi attendeva per andare a scuola. -Mi dispiace mamma ma ora devo andare, ci vediamo oggi- dissi lanciandole un sorriso che ricambiò. Com'era solita fare, Ebby non indossava l'uniforme scolastica, oggi portava dei jeans attillati e un toppino abbastanza scollato da lasciare intravedere il colore della sua canottiera azzurra; i capelli biondo oro le ricadevano sulle spalle vaporosamente.
-Finalmente ti sei mossa! E' circa mezz'ora che ti aspetto!- Ebby mi scrutava dall'alto verso il basso. -Scusa me ne ero accorta solo ora! Ma che fine ha fatto la tua uniforme?- , Ebby fece una risatina -Lo sai che odio gli stereotipi! Le gonne a quadretti e le cravattine in tinta non fanno per me! - ; - Già, ma lo sai che oggi ci farà visita il direttore?- Ebby mi guardò con aria sconcertata -Come? E perchè??- ; -Semplice, viene a presentarci il nuovo arrivato.- e sorridendo ci avviammo verso la scuola. Il vento mattutino ci sferzava il viso mentre l'odore dei fiori di campo si mischiava a quello tipico della Primavera.
Arrivammo a scuola con cinque minuti di ritardo e ci posizionammo ai nostri banchi.-Bene ragazzi oggi avremmo un nuovo alunno che seguirà i nostri corsi- disse la professoressa di Storia indicando la porta all'ingresso dell'aula. Poco dopo comparve un ragazzo alto e snello sulla soglia. I capelli castani che gli ricadevano ondulati sul viso. - Poichè sei nuovo scegli il tuo compagno di banco, ma fa in fretta perchè devo interrogare- La professoressa indicò ciascuno di noi. Il ragazzo scrutò attentamente l'aula e posò il suo sguardo su di me. 'Me?' pensai.
-Diavolo! Con venticinque ragazzi proprio te Amy? E io dove mi siederò!- Ebby era totalmente infuriata. -Ottimo, Signorina Holt può farmi il piacere di accomodarsi qui al primo banco?-Ebby era ufficialmente offesa, si alzò di scatto sbattendo i libri sul suo  nuovo banco.
Il nuovo arrivato ci mise un attimo per giungere al banco vicino al mio. - Bene iniziamo con le interrogazioni- La professoressa scorreva velocemente il dito sul registro lungo la fila dei nomi presenti. -Holt.. tu non sei interrogata da un bel pò!- Ebby fece un salto e si portò le mani al petto.Credo avesse appena subito un attacco di panico. -Ma professoressa... ieri mia madre è dovuta andare in ospedale.. perchè si è tagliata un dito in cucina- La classe venne sommessa da risate, -Silenzio! -.
 -Signorina Holt se oggi non viene all'interrogazione sarà peggio per lei, i voti scenderanno più di quanto non lo siano già!- Ebby era davvero nei guai. Dovevo aiutarla, ma come?
-Professoressa, potrei essere interrogato io?- tutta la classe si volò verso il mio nuovo compagno di banco esterrefatta. Anch'io mi voltai di scatto e per la prima volta, in quella mattinata, notai il suo volto.. ma era Richard!
-No mi dispiace Richard ma come legge dell'accoglienza, tu sei esonerato dalle interrogazioni per i primi tre giorni-. 
-Scusami,ma tu sei Richard?- Che coincidenza, lo stesso ragazzo che avevo incontrato la scorsa sera. - Si.- il suo volto mi scrutò attentamente come se mi avesse visto per la prima volta in tutta la sua vita. -Ti ricordi di me? La ragazza del parco.. ieri sera, Dennis!- .  -Si mi ricordo di te.- ma nonostante ciò rimase con una espressione indecifrabile, anzi direi, quasi infastidita. Così lasciai perdere, un pò imbarazzata e delusa. Che strano,ieri sera sembrava così solare e amichevole.. adesso era tutto il contrario, freddo e distaccato. Le ore della giornata volarono in men che non si dica e mi ritrovai ad abbandonare i miei pensieri con il suono stridulo della campana che segna la fine dell'ora. Mi alzai di scatto, raccolsi i miei libri e a passo fermo mi diressi verso l'entrata dell'aula. 
-Signorina Barlow.. dove crede di andare?- Mi voltaì di scatto e spalancai gli occhi. La classe era ancora seduta, sui volti di ciascuno di loro notavo lo sguardo divertito, alcune risatine sommesse si levarono dagli ultimi banchi. -Ma.. l-la campanella è suonata!- dissi acquistando sempre più sicurezza ad ogni sillaba pronunciata. Miss Tyson inarcò le sue sopracciglia bianche, spostandosi leggermente in avanti gli occhiali che poggiavano come tappi di bottiglia sulle sue gote scarne. Grandi risate miste a schiamazzi rivestirono l'aula, e bastò un “Ehm ehm” da parte di Miss Tyson affinchè si ricomponesse. -Credo che lei, signorina Barlow meriterebbe una bell'oretta in detenzione-  e con il suo indice, simile ad un ramo ossuto di un albero indicò la porta. -Ma Miss... io- ,-Ho detto ciò che ho detto!-.
Qualche commento sottovoce giunse sino alle orecchie della Miss che alzandosi bruscamente dalla sedia della cattedra disse:- Chi ha altro da dire,segui pure la signorina Barlow!- poi lanciandomi una occhiataccia mi ricordò di andare in detenzione.“Ottimo”, pensai e con ciò la giornata era letteralmente da gettare nel cestino.
La detenzione era un posto squallido, pieno di banchi vuoti e ormai talmente sporchi che potevi ritrovarci un'intero pacchetto di chewingum attaccato nella parte posteriore. Una grande finestra dava sull'esteso prato verde della Berrytown High School, dove puntualmente c'era chi,come Garret Kaight che non facevo altro che giocare a football con I suoi amici, o chi come Angie Barnett, trascorreva l'intera mattinata seduta sulla  “Panchina IN “con le sue inseparabili amiche a confabulare per party strepitosi o a scegliere nuovi capi firmati. Insomma la finestra dell'aula detenzione era come un grande pozzo dove non c'è uscita se non dalla somma estremità alla quale ce ne vorrà di tempo prima di raggiungerla.
E così mentre gli altri si godono quella bella giornata primaverile tu sei costretta a rimanere in aula seduta e senza fiatare con la rabbia che ti divora dentro. Oggi come sorvegliante c'era il Signor Sanders, professore di chimica del quarto anno, che tutti affermavano di avere qualche rotella fuori posto. La larga camicia a quadri verdi e bianchi intonata ai jeans chiari, lo rendevano molto più di giovane di quanto non lo fosse. Capelli arruffati e un sottile strato di barba gli affidavano quell'aria da cattivo ragazzo, non curante dell'aspetto fisico e quasi sempre disordinato.
-Si accomodi pure, Amy Barlow – il tono la diceva lunga, su chi ormai annoiato,era costretto a svolgere ore di lavoro oltre quelle previste. Scelsi uno degli ultimi banchi sul lato destro vicino un'enorme statua fatta di ossa finte. Con tono di rassegnazione emisi un lungo sospiro e tirai fuori i libri di matematica, pronta a poggiarli sul banco, quando qualcosa mi si appoggiò sulla spalla. Mi voltai di scatto e vicino a me, con un grande sorriso,sedeva Ebby. -Che ci fai qui? Non dovresti essere in classe?- , le mi guardò portando indietro la testa e I suoi biondi capelli vaporosi -Sveglia Amy! Sono o non sono la tua migliore amica? Non potevo mica abbandonarti in questa squallida aula!- E si guardò intorno come per sottolineare il suo disgusto. - Già me ne ero dimenticata- Risposi cercando di sorridere, -Si è da te!.. Comunque hai già organizzato qualcosa per stasera?? Chi inviterai?? e.. ci sarà anche  Carter?? - I suoi occhi brillavano dalla curiosità.
La festa! Come potevo essermene dimenticata? 
-Bhè..- non ero affatto brava a mentire, ero come un libro aperto tutti potevano leggere il contenuto e capire se ciò che dicevo fosse vero. Ebby iniziò ad insospettirsi e quando ormai ero sul punto di confessare,la campanella suonò cogliendoci di sorpresa. Ebby ricacciò il fiato pronta per sgridarmi come non mai e io sorridendo le feci spallucce.
Mi diressi in corridoio invaso da mille ragazzi, ognuno con un traguardo preciso da raggiungere, ognuno con problemi da superare e tutti persi nei loro pensieri adolescenziali. Raggiunsi a stento il mio armadietto tra la calca soffocante e sempre più intensa, lo aprii di scatto e ci gettai dentro I libri, lo richiusi e vidi Ebby appoggiata di schiena all'armadietto vicino con un sorriso da detective che ha risolto il caso. Poi dandosi una leggera spinta si posizionò davanti a me, alzò lo sguardo e – Non hai organizzato nessuna festa per stasera,vero?-. Cavolo ero nei guai, avevo promesso e ripromesso ma stavolta me ne ero COMPLETAMENTE dimenticata.. che razza di smemorata sono? Una di quelle croniche di certo! -Esattamente..- e lanciai un lungo respiro appoggiandomi all'anta di ferro. -Ne ero certa! Non sbaglio mai! Comunque.. c'è tempo.. fino a stasera puoi anche cambiare casa!- E mi fece l'occhiolino prima di sparire tra la folla. Già, Ebby aveva ragione avevo ancora tempo. Ripresi coraggio e incominciai a rincorrere per I grandi corridoi della scuola tutti coloro che avrei deciso di invitare, prima fra tutti Ebby. La raggiunsi in sala pranzo pronta a divorarsi un humburger con tanto di salse e altre sostanze che preferirei non menzionare. Poi fu la volta di Amber la mia ex vicina di casa delle elementari, poi Nelly, Lucy, Danielle e Sam. Naturalmente era tutte in posti diversi della scuola, distanti gli uni agli altri almeno da farmi perdere due ore di giornata. Ero sfinita. Mi fermai nel parco della scuola con il fiato ancora accelerato dalla corsa. Angie,mia nemica dall'asilo, mi si avvicinò ancheggiando con la sua minigonna. -Amy Barlow.. è da un pò che non ci si vede- e iniziò a scrutarmi dalla testa ai piedi, osservando con ribrezzo la mia divisa (identica alla sua solo leggermente più lunga). -Ciao Angie – ero sfinita il respiro ancora irregolare. -Hai corso per caso? Bhè ti ci vuole un pò di palestra per quelle gambe molli!- . Abbassai lo sguardo per vedere se davvero fossero così molli come diceva.. e in effetti erano più magre delle sue, muscolose e toniche. - Bhè almeno io non sembro una lottatrice di Sumo con quelle gambe che ti ritrovi- lei arricciò il naso, infastidita ma subito si ricompose – Ma non farmi ridere, pidocchio.. le mie sono gambe da cheerleader, da caposquadra.Ho sentito in giro che hai organizzato una festa a casa tua.. stasera- mi parlava come se sapesse già tutto... di tutti! - Bhè in effetti.. si! Ho organizzato una festa e a quanto ne sappia.. tu non sei tra gli invitati- ci avevo preso gusto.. d'altronde non la biasimavo, essere arrogante ed offensiva è un qualcosa che si acquisisce col tempo.
-bhè io non ci tengo proprio a venire ad una festa fatta da te, pidocchio che non sei altro!-  Angie incomiNciava sempre più ad avvicinarsi – E poi scommetto che ci sarà il tuo paparino che da quanto ricordo non è mai a casa.. semplicemente perchè non sopporta pidocchi come te, Amy- mi sorrise maliziosamente e poi sbattè le sue folte ciglia. Come osava? Non sapeva nulla su di me e tanto meno sulla mia famiglia. Di scatto le sferzai un pugno sulla sua guancia nivea abbastanza vicino da farle slogare la mascella. Angie ricadde a terra come un semplice pezzo di carta, nonostante I suoi muscoli ben pronunciati. - Ne vuoi ancora eh?- non era da me picchiare.. soprattutto ragazze. Angie si rialzò barcollando tenendosi la mano sulla mascella come per volerla sostenere. Intanto intorno a noi si era radunata una folla di ragazzi che urlava, come per incitare,i nostri nomi. 
Sembrava di stare su un ring, la folla accalcata ai concorrenti pronti ad urlare il nome del vincitore, pronti a vedere violenza; difronte a me  il concorrente, attento e agile ai singoli movimenti spostava il peso da un piede all'altro. Il torace ben scolpito i muscoli delle braccia tesi a tal punto da far emergere due grosse vene verde chiaro. Il viso totalmente oscurato riesco a vedere solo un paradenti bianco nella sua bocca. Poi un 'Dong' e scatta nella mia direzione pronto a sferrare il colpo decisivo. Rapidamente avanza e con un fugace movimento colpisce il mio stomaco. Sento il guantone penetrare sempre più intensamente e poi un “Crack”. Lo sguardo fisso sul guantone rosso ancora nel mio stomaco, spalanco la bocca come a voler pronunciare una semplice parola ma la voce muore prima ancora di raggiungere le corde vocali. E poi come in un attimo le gambe mi si piegano tremanti e incapaci di sostenere il mio peso e mi accascio al suolo con un atroce dolore che mi invade tutto il corpo. Poco dopo realizzo l'idea dell'essere stato tutto reale, non ero sul ring ma nel parco della mia scuola, la folla desiderosa del combattimento erano I miei compagni e il mio concorrente era Angie. 
Cercai di rialzarmi ma la testa mi pulsava e la vista era totalmente annebbiata stesi un braccio per cercare un appiglio su cui appoggiarmi ma ero circondata soltanto da erba, erba fine e sottile. 
-Gliel'ho fatta vedere, a questo pidocchio, qui quella che comanda sono io!- la voce di Angie cominciava a farsi più nitida, ero derisa da quasi mezza scuola e Angie non curante del mio stato continuava ad esaltarsi alla vista degli altri raccontando l'intera vicenda e modificandone i fatti, naturalmente.
Poi la mia mano toccò finalmente qualcosa di solido lo afferrai senza pensarci due volte e mi sedetti sulle ginocchia. Davanti a me c'era una figura. Non riuscivo a capire chi fosse era troppo sfuocata. -Ehi stai bene?- poi la mia vista si abituò. Era Richard che con aria preoccupata aspettava una mia risposta. -Ehm.. si credo di.. - feci per rialzarmi quando una fitta allucinante mi penetrò lo sterno, avevo qualche costola rotta. Richard fu pronto a sorreggermi. Ormai sopraffatta dal dolore mi aggrappai a lui, il viso rigato dalle lacrime e la pelle terrea.
-No che non stai bene- E sentii i muscoli del suo collo tirarsi in un grande sorriso.
Ora mi sentivo al sicuro.
  
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