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Autore: Lisbeth17    24/01/2013    2 recensioni
Una preparazione fuori dall’ordinario, e un cognome scomodo, una ragazza entra nella squadra.
“Zio, vorrei davvero provare ad entrare al FBI, sai quanto mi interessi e quanto fin da piccola volessi farlo..”
“E’ pericoloso però, e poi hai una brillante carriera accademica davanti, perché privartene, per fare un lavoro sottopagato e raramente apprezzato?"
“Dici così solo perché sei preoccupato, comunque io non sono venuta qui per chiederti il permesso.”
"La metti su questo piano, signorina? Sai, se volessi potrei farti entrare oppure non farti entrare mai, neanche in accademia.”
“Io vorrei che tu non interferissi in alcun modo.”
“Sei testarda. Allora che cosa dovrei fare io?”
“Dimmi in bocca al lupo e non interferire in alcun modo con me, facciamo finta che io non sia tua nipote.”
“Potrei aprirti un sacco di porte però.. Un lavoro al FBI, magari amministrativo di livello..”
“Ed io mi sarei laureata in Neurochirurgia, con una specializzazione in Neuropsichiatria e con un master in Neuroscienze per una vita da ufficio dietro una scrivania?”
Scandì il suo nome per intero con pronuncia italiana: “Caterina Elettra Rossi Parker dove vorresti arrivare?”
“Se ci riesco da sola, all’Unità di Analisi Comportamentale.” Disse tutto di un fiato.
“Ed io che cosa dovrei fare?”
“Fare finta che io non esista, fai come se non mi conoscessi.
Voglio riuscirci da sola, non perché sono la nipote di David Rossi.”
Alla fine acconsentì e disse “Va bene.” E l’abbracciò forte, fiero di lei.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Copertina



Katherine era a casa da appena un’ora e si era già stufata, Dave era tornato a casa sua, come Spencer; il giorno dopo tutti loro sarebbero tornati a lavoro, e lei si sarebbe morta di noia dentro casa, Spencer le aveva detto che sarebbe ripassato, ma non aveva specificato quando e lei sdraiata sul suo divano era già stufa di fare il paziente.

Quando suonarono al citofono, con la speranza che fosse Spencer, si alzò di scatto, maledicendosi profondamente, poiché la ferita non le dava tregua da quando aveva interrotto gli antidolorifici, quando chiese chi è, più che una voce sentì un urlo di gruppo “Noiiiiiiiiiiiiiii!! Ben tornata!” su tutte riconobbe la voce di Penelope, quella donna era fantastica, un vero fenomeno della natura, Kat le era molto affezionata disse solo “Shhhhh salite!!”

Aprì la porta e andò in camera, si mise una felpa e andò ad accoglierli alla porta, prima fra tutti c’era Penelope che la abbracciò forte, forse un po’ troppo, ma Kat non disse nulla, il suo entusiasmo era contagioso, ci pensò Derek, che fece tornare Penelope alla sua triste realtà di paziente in via di guarigione, Penelope le prese la mano, senza darle modo di salutare nessun altro e la portò sul divano dicendo “Tu stai seduta qui, che ci pensiamo noi a venire da te.”

Entrò in casa una folla di gente, c’erano Gina, Beth, Mick, Profeta e Sam, la squadra al completo, e poi si affacciò anche Emily, Derek l’aveva già visto, Aaron con un piccolo frugoletto biondo che lei sapeva essere Jack, e poi infine Spencer, che la guardò dolcemente, mentre si godeva quell’inaspettata sorpresa, mancava solo JJ ma Emily le disse subito che Henry, aveva la febbre e non era potuta venire, Kat pensò solo ‘forse è la verità, ma io e quella ragazza dovremmo parlare a quattr’occhi’.
Uno per uno si avvicinarono per salutarla.

Per prime si avvicinarono Beth e Gina, che con tutta la delicatezza che avevano la abbracciarono forte:
“Ci hai fatto prendere un colpo Doc...” disse Gina sospirando.
“La prossima conferenza stampa passo.” disse lei sorridendole.
“Basta conferenze stampa per il momento.” Disse Beth seria.
Le tre si misero a ridere, si avvicinò Profeta, che la baciò delicatamente sulle guance e disse piano: “Mi devi un sacco di sangue, vampira.”
“Non so come ringraziarti per quello che hai fatto.” Disse Kat tornando seria.
“Ma smettila dai, tu avresti fatto lo stesso, ora in te c’è un po’ di un ex-galeotto .”
“...e di un agente inglese.” Disse Mick avvicinandosi e sorridendole, le posò un bacio sulla guancia e le prese la mano sedendosi accanto a lei.
“Grazie.” Disse solo lei con le lacrime agli occhi.
“Smettila!” Le disse lui serio.
“Quando torni con noi?” le chiese Gina, con una nota d’impazienza nella voce.
A rispondere fu Sam che si avvicinò alla sua squadra “Quando starà meglio... Non cominciate a fare i ragazzini e poi non monopolizzate la regina della serata, ci sono altre persone che sono venute a trovarla.”
 
Spencer aveva osservato quella scena dalla cucina, Kat aveva ragione, con la squadra di Sam si era creata un’armonia invidiabile, quella che con loro non aveva mai potuto assaporare per via dell’ostruzione di  JJ, si rattristì ulteriormente pensando all’amica che quella sera non era lì.

Kat si stava godendo dei momenti sereni con la sua squadra, quando uno gnomo, in mezzo a quei giganti si piazzo davanti a lei e le porse la mano, in attesa che lei gliela stringesse, lei gliela strinse e disse “Piacere, Katherine Parker.”
“Jack Hotchner” Rispose fiero il ragazzino la guardò ancora e disse “Sei una dottoressa?”
Lei annuì seria e disse “Hai bisogno di un medico?”
Jack agitò la testa e le tese la mano, portandola verso la camera, una volta entrati, chiuse la porta, tutti i presenti cominciarono a ridere mentre Hotch scuoteva la testa perché non sapeva cosa passasse per la testa del figlio.
Una volta entrati, Jack si sedette sul letto e Kat si chinò di fronte a lui.
“Allora Jack che succede?” chiese dolcemente.
“Ho fatto a botte a scuola, ma non voglio dirlo a papà, mi fa male la pancia.” Disse il bimbo abbassando la testa.
“Togliti la maglietta e sdraiati, io non dirò niente al tuo papà, se tu mi prometti di dirmi che cosa è successo, va bene?” chiese seria.
Jack fece si con la testa.
“Vuoi che chiami qualcuno che è di là?” poi chiese.
“Sì se può Emily.” Disse lui abbassando la testa.
Kat si alzò e andò di là e chiamo Emily, che la seguì nella stanza, prima di entrare strizzò l’occhio a Hotch che cominciava a preoccuparsi, prese la borsa e cominciò a scaldarsi le mani.
Jack disse: “Grazie Em!!!”
“Ma figurati piccolo, non dirlo nemmeno! Ci spieghi cosa è successo?” Disse Emily cercando di tranquillizzarlo.
Gli occhi si gonfiarono di lacrime, lui le ricacciò giù e disse solo “Un bambino ha detto che mio papà è matto perché lavora con i matti, che non è un eroe…”
“Oh piccolo.” Disse Emily accarezzandogli la testa.
“Ci siamo picchiati, ma mi ha dato un calcio qui.” disse toccandosi l’addome.
 
Kat per tranquillizzarlo disse “Anch’io ho fatto a botte un po’ di tempo fa, guarda...” E alzò la maglia mostrando lui un livido.
Jack sembrò rassicurarsi, Kat chiese: “Mi dici come ti ha dato il calcio?”
Jack le mostrò come, lei si scaldò le mani e cominciò a visitarlo.
Si alzò poco dopo seguita da Emily
“Allora il fatto che gli fa male la pancia mi mette un po’ in agitazione... Vorrei fare un’ecografia ma come faccio senza dire niente a Hotch?”
Emily disse solo: ”Non puoi non dirgli niente.”
“Ecco come faccio! Jack torna di là e fra un po’ facciamo un altro esame... Emily mi mandi Mick per favore.” Disse poi decisa, si sedette sul letto, cominciava a sentirsi stanca.
Spencer vide Jack ed Emily uscire, di Kat ancora non c’era traccia, vede poi entrare Mick nella stanza, senza farsi notare bussò Kat disse “Avanti!” ed entrò anche lui.
“Che succede qui?” chiese semplicemente
“Geloso dottore?” disse Mick con aria di sfida, Kat gli diede un pugno e cominciò  a spiegare: “Allora Jack ha fatto a botte con un amichetto, ha mal di pancia, non vuole dirlo a Hotch, se potessi fargli un’ecografia sarei più tranquilla” voltandosi verso Mick “Vai al Washington Hospital fuori troverai Jimmy un grosso omone dai capelli rossi che ti darà un ecografo e un po’ di medicine per me, questa è la scusa per cui tu esci e l’ecografo puoi farlo entrare dal retro.”
“Sissignora vado.” disse lui posandole un bacio sulla guancia e uscì di corsa.

Spencer si avvicinò accarezzandole la spalla dolcemente disse: “Non dovresti cercare di riposare? E non pensi che dovresti parlare con Hotch di Jack.”
“Non vorrei farlo preoccupare se davvero non è necessario... Io mi sento meglio credimi, sono solo un po’ stanca...Rimani con me stanotte?”
“Sei sicura?” chiese lui gentilmente.
“Dopo più di una settimana sarebbe difficile addormentarmi senza di te.” disse lei cercando di nascondere il rossore.
Spencer si mise a ridere e trascinandola disse: “Torniamo di là va, prima che ci scoprono.”
“Non mi hai risposto.” Disse lei contrariata e tornò a sedersi sul divano accanto ai suoi amici.

Derek si piazzò accanto “Allora ragazzina, hai la pelle dura, eh?”
“A quanto pare.” disse lei sorridendo.
Tornando serio disse poi “Credi di tornare a lavorare anche nella nostra unità?”
Kat tossicchiò e cominciò a balbettare “Io... veramente... sai non è ... ”
“Morgan che cosa le stai chiedendo?” Disse Aaron mentre si avvicinava insieme con Spencer, mentre Jack giocava con Emily e Gina.
“Niente di che, volevo solo sapere se l’avrei rivista nella squadra…” Disse Morgan sereno.
“Secondo me è presto per parlarne. ” Disse Hotch serafico.

Kat annuì solamente, una fitta più forte delle altre la fece piegare su stessa, in quel momento entrò Mick che vedendola così la prese in braccio e la portò in camera.
Spencer sapeva che se volevano tenere la loro relazione privata doveva restare calmo, ma era geloso di tutto quello che Mick faceva con lei in pubblico, prese Emily e si diresse nella camera di Kat.
Quando entrò, la vide sdraiata sul letto, una smorfia di dolore sul volto, Mick la stava spogliando.
“Che succede?” chiese Spencer preoccupato.
“La ferita perde... ” mostrò alzandole leggermente la maglietta “devo cambiarle la fasciatura, ma si è impuntata.”
“Emily, fai venire Jack per favore, Mick prendimi l’ecografo, Spencer aiutami ad alzarmi, vi prometto che dopo mi sdraio.” Disse cercando di trattenere il dolore il più possibile.
Emily uscì per cercare Jack, mentre Mick portò dentro l’ecografo, Spencer si avvicinò mettendole una mano sotto la spalla: “Sei sicura di farcela? Devi anche leggerla l’ecografia.”
“Stringimi Spencer e stammi vicino, così posso fare tutto.” gli sussurrò dolcemente lei all’orecchio.
Lui la abbracciò, temendo di farle male, la sentì tremare e la sentì calmarsi tra le sue braccia, la fece alzare in piedi mentre Mick, Emily e Jack rientrarono,  le prese una sedia e le sistemò l’ecografo accanto.
Kat guardò Jack e disse: “Allora ometto sei pronto? Sentirai solo un po’ freddo, ti dispiace se loro rimangono? Sono i miei assistenti.”
Jack disse solo ”Va bene.”
Kat mise il gel su quel piccolo pancino, cercando di distrarsi dal dolore,  e cominciò l’esame, si soffermò per parecchio tempo su un particolare punto, alla fine disse:  “Vedi Jack” attirando l’attenzione del piccolo uomo, indicando un punto sullo schermo “questo è il tuo pancino dal di dentro, questa palletta scura, non dovrebbe esserci, probabilmente è una conseguenza del calcio, però credo che dovremmo andare all’ospedale per esserne più sicuri, il che vuol dire che ne dobbiamo parlare con tuo papà. Posso mandarlo a chiamare?”
Jack ci pensò un po’ su e Kat aggiunse “Non credo che si arrabbierà.” allora Jack annuì.

Emily uscì dalla stanza per andare a chiamare Hotch, si avvicinò a lui che parlava con Sam, picchiettò sulla sua spalla e disse “Puoi venire un momento di là? E dovresti promettermi che non ti arrabbierai per favore.”
Hotch la guardò preoccupato, camminando diretto verso la stanza di Kat, lei lo prese per il braccio e disse “Aaron calmati.”
Lui fece un profondo respiro ed entrò nella stanza, vide suo figlio sdraiato, Kat con l’ecografo sul suo piccolo addome e si sentì mancare, si avvicinò piano a loro.
 “Allora Aaron, il tuo piccolo eroe ha avuto una piccola discussione con un compagno con relativa azzuffata, ha ricevuto un calcio qui, lamentava un dolore, e ho preferito approfondire facendo un’ecografia sentendo un rigonfiamento.” Disse tranquilla.
Aaron annuì solamente il suo viso era una maschera scura, e Kat riprese a parlare indicando l’ecografo “Questa massa non mi convince, potrebbe essere un piccolo versamento interno e sarebbe meglio andare al Pronto Soccorso, visto il dolore che Jack sente e che questa rissa c’è stata più di tre giorni fa.”
Aaron respirò profondamente e disse solo: “Grazie Katherine, ora ci andremo subito. Forza ometto andiamo.” Allargò le braccia pronte ad accogliere il suo tesoro.
“Se vai al Washington Hospital, posso avvisare alcuni colleghi.” Aggiunse Kat.
Aaron tenendo stretto il suo tesoro disse solo: “Ci vado subito, grazie ancora Kat.”
“Figurati. Ciao ometto” disse salutando Jack con la mano.
“Ciao Kat, grazie... Em vieni con noi?” disse Jack salutando la sua dottoressa e invitando l’amica.
“Certo campione.” Disse Emily cercando un qualche cenno di approvazione sul viso preoccupato di Hotch “Andiamo.”

Appena i tre uscirono dalla stanza, Kat si sentì mancare, Spencer che era rimasto sempre dietro di lei la afferrò al volo appoggiandola delicatamente sul letto “Ora basta, devi medicarti e riposarti, ora mandiamo via tutti.”

Kat annuì debolmente.

Spencer si rivolse a Mick “Ci pensi tu a …”
“...medicarla? Si certo, tu saluta tutti cordialmente anche da parte mia.” Disse Mick senza farlo finire di parlare.
Spencer che voleva spaccargli la faccia, guardò Kat e la vide sofferente, decise di rimandare quell’impulso a più tardi, usci dalla stanza dicendo solamente “Torno subito!”
 
Spencer si scusò con tutti e disse che Kat era stanca e doveva assolutamente riposare, ringraziò tutti e li accompagnò fuori, fu abbastanza sbrigativo, ma ci mise comunque troppo se pensava a lei sola con quel tizio.
Appena furono usciti tutti, si fiondò nella stanza e trovò Kat con le braccia attorno al collo di Mick, mentre lui le avvolgeva una garza pulita attorno all’addome, per terra c’erano un sacco di garze sporche, piene di sangue, si avvicinò piano a loro..
“Katty se butta ancora così te ne torni di corsa all’ospedale, non mi sembra normale.” Diceva Mick preoccupato.
“E’ che oggi ho fatto un sacco di cose, il viaggio, la sorpresa, mi sono mossa molto, domani farò la brava…” Disse lei con un filo di voce poi chiese “Dov’è Spencer? Cosa gli hai detto? Quando starò meglio vedi...”
Lei non poteva vederlo era così stanca che non riusciva d alzare la testa, Spencer si avvicinò e accarezzandola disse solo “Sono qui.”
La sentì rilassarsi.
“Finito!” Disse Mick abbassandola piano, Spencer notò che era solo con la biancheria intima, il fastidio aumentò notevolmente.
“Dovresti fare l’iniezione ora.” Disse Mick assolutamente indifferente a  Spencer e al fastidio che gli stava causando.

Kat tirandosi un po’ su disse: ”Grazie Mick, davvero, all’iniezione ci pensiamo noi. Credo che ora tu debba andare.”
Spencer seppe in quel momento quanto, senza vederlo neanche, quella donna lo conoscesse profondamente.
“Vedi di riprenderti.” Disse Mick impeccabile, posandole un bacio sulla fronte, fece un vago cenno della mano verso Spencer e se ne andò.
Kat si voltò verso Spencer “Mi dispiace, io non capisco perché si diverte a stuzzicarti, mi dispiace tanto..”
Spencer si sdraiò accanto a lei e disse “Non ti preoccupare.. Dovremmo fare l’iniezione adesso.”
“Ed io che volevo starmene con te stasera, tranquilla e in pace.” Disse lei con voce triste.
“Ma io mica vado via, ma fammi un favore, facciamo quell’iniezione per favore, non posso vederti così..” disse lui accarezzandole il viso dolcemente.
“Va bene, va bene.. dovrebbero essere in quel cassetto” disse lei indicando un comò.

Spencer si alzò e aprì il comò, quello che vide gli fece fare un doloroso salto nel passato, aghi e oppiacei, il suo fardello dopo la storia di Raphael. Kat che si era tirata su, lo vide indugiare, si alzò piano, ogni passo era l’inferno, si avvicinò piano a lui e posò la mano sulla sua, che era rimasta ferma sopra quelle boccette. Spencer a quel tocco tornò alla realtà, non l’aveva neanche sentita alzarsi, la guardò cercando di dire qualcosa, ma lei lo precedette “Faccio io.”
Non sapeva nulla di lui, ma l’aveva visto cambiare di fronte a quella visione, aveva sentito di doverlo aiutare, si era alzata per questo.
Prese una siringa, un ago, un batuffolo e una bocetta, preparò l’iniezione e se la fece sulla pancia, in pochi minuti, Spencer non riusciva a muoversi, era rimasto bloccato in un passato solitario e doloroso.

Quando ebbe finito Katherine lo prese per mano e lo condusse al letto.

Si sdraiò accanto a lui appoggiando la testa sul suo petto.
Quel contatto lo riportò alla realtà, al suo presente che non era fatto più di solitudine droga e dolore, una lacrima gli rigò il viso e le raccontò quel triste episodio del suo passato.
Si addormentarono poco dopo, Kat era stata ad ascoltarlo senza chiedere niente, dandogli solamente tutto il suo calore.

Kat aprì gli occhi e vide che era ancora notte Spencer dormiva profondamente, quella giornata l’aveva stancato, lei aveva sete, si alzò e si diresse verso la cucina, il fianco non le dava fastidio fortunatamente, guardò la ferita se per caso buttava ancora, ma le garze erano pulite, tornò in camera, si cambiò per dormire più comoda e tirò su la coperta, sembrava che Spencer tremasse, infine si sdraiò accanto a lui e rimase a fissare il soffitto.

O meglio prima fissava il soffitto, poi Spencer, poi soffitto poi Spencer,  andò avanti per molto fu interrotta da una mano che le bloccò il viso, i suoi occhi si persero in quei stupendi occhi nocciola che la fissavano intensamente, lui la attirò a se e cominciò a baciarla, con dolcezza e tenerezza si perdeva tra le sue labbra, non era mai paga di quel contatto, quando lui si scostò non era molto contenta, Spencer fissandola con estrema dolcezza le chiese:
“Che succede? Non riesci a dormire..”
“No, avevo sete e poi volevo cambiarmi e poi...”
Accarezzandole dolcemente il viso “Poi cosa?”
“Mi sono persa nel contemplare la fortuna di averti incontrato.” disse semplicemente arrossendo.
“Il fortunato sono io.” disse semplicemente Spencer attirandola di nuovo a se, e cercando le sue labbra, come un assettato nel deserto aveva bisogno di quel contatto per percepire quanto reale fosse quel momento.

La sua mano scese dolcemente sul suo corpo, incontrò un fresco inaspettato, morbido raso, e si staccò da lei per guardarla di nuovo.
Sconvolta da quel contatto e persa nel desiderio di lui Kat chiese solo “Che c’è?”
Spencer scostò il lenzuolo per ammirarla nella sua bellezza, avvolta in una corta sottoveste di raso nero, era un incanto.
“Ma..” disse ancora confuso da quella visione.
“Cosa? La sottoveste?” Chiese Kat arrossendo leggermente Spencer riuscì solo ad annuire e lei riprese a parlare “Io dormo sempre così, è comodo, e adoro il raso sulla pelle, pure quando sono fuori con la squadra figurati...”
“Che problema c’è hai la tua stanza in albergo...” Disse Spencer sereno.
Kat cominciò a ridere: “Quando mai... Se riusciamo a dormire, dormiamo tutti nella stessa stanza, sacchi a pelo e via, se non ci sono i letti..”
“Allora non va bene!” Disse Spencer deciso.
Kat proruppe in una fragorosa risata: “Geloso dottor Reid?”

Spencer annuì, si era fatto improvvisamente serio, Kat scivolò piano sopra di lui, e cominciò a baciargli il collo sussurrando semplicemente “Non devi..” cominciò a sbottonargli la camicia, mentre copriva di baci ogni superficie di quel petto che lei adorava “..non ne hai bisogno..” lo sentì gemere di piacere, non aspettava altro, lo desiderava come mai aveva desiderato qualcuno, arrivata all’altezza dei pantaloni, stava sbottonando la sua cintura, quando lui la prese per le spalle e disse solo “Tu dovresti riposare.”

La sdraiò sul letto e si mise dolcemente sopra di lei, avido cercava le sue labbra, la sua pelle, desiderava quella donna come non aveva mai desiderato nessun’altra. Le sfilò delicatamente la sottoveste per scoprire con immenso piacere che non indossava nulla, aveva solo la fasciatura sul fianco, era nuda e tremendamente perfetta; si perse a guardarla, mentre lei con il desiderio negli occhi e in ogni angolo del corpo, sfilava la camicia e cercava di eliminare quegli scomodi pantaloni, si trovarono nudi uno di fronte all’altro, Spencer perso nella sua bellezza si sedette sul letto, mai pago di posare lo sguardo sul suo corpo, che si alzò e in un attimo era seduta sopra di lui, cavalcioni, cercava la sua bocca e quando la trovò, Spencer tornò alla realtà e si persero nel loro desiderio.

Si amarono con passione, alla ricerca del piacere dell’altro, perdendosi nel piacere che si stavano donando, non era ancora l’alba quando si sdraiarono nudi e sudati uno accanto all’altra.

L’orgasmo era stato ritardato, troppo il desiderio di rimanere uniti corpo e anima in quell’amplesso.

Kat si strinse a lui. Alzò il viso cercando il suo sguardo, quando trovò quegli occhi che l’avevano fatta impazzire, disse solo “Ti amo Spencer.”
Lui le accarezzò dolcemente i capelli, le baciò la fronte sussurrandole “Anch’io Katherine.”.
   
 
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