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Autore: FairLady    24/01/2013    4 recensioni
Roxie e la sua vita. Tanto soddisfacente nel lato professionale, quanto incasinata e sconnessa in quello privato. Chissà se certi muri, eretti con tanta volontà e determinazione, riusciranno un giorno ad essere abbattuti?!
Revisione in corso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ian pov.
 
La giornata sul set era passata senza troppi intoppi. Anzi, ci eravamo portati avanti rispetto alla tabella di marcia e mi sentivo davvero soddisfatto. 
Dopo aver fatto la doccia presi il cellulare, per l’ennesima volta quel giorno, e lo trovai esattamente come quella mattina. Muto. Incolore. 
Composi il numero di Roxie, come avevo fatto almeno altre cento volte nell’arco di poche ore, ma risultava ancora spento.
“Dannazione!” 
Mi decisi a chiamare l’ospedale. Probabilmente aveva avuto delle urgenze per cui non era riuscita a mettersi in contatto, pensai. Certamente era un comportamento piuttosto strano per i suoi standard!
“Riverside Hospital, buonasera.”
“Buonasera signorina. Stavo cercando la dottoressa Findle.”
“Lei chi è?”
“Sono il suo ragazzo…”
“Ah – rispose con malcelata sorpresa – guardi, la dottoressa non è venuta in ospedale oggi.” Disse, un po’ incerta. “Se vuole, lascio detto che l’ha cercata.”
Non era andata a lavoro. La cosa mi lasciò perplesso. Molto perplesso.
Non si faceva viva. Teneva il cellulare staccato. Non andava a lavoro; la signorina dell’ospedale con quella incertezza nel rispondere.
Cercai un collegamento tra le varie cose; poi un pensiero fece breccia nei miei dubbi e iniziai a sorridere come un deficiente. 
Mi stava sicuramente preparando una sorpresa! 
Infilai il giubbotto ed uscii di corsa dagli studi. 
C’era sicuramente anche lo zampino di Candice in tutto questo! Ma non avevo tempo d’indagare. Probabilmente la mia Roxie mi stava già aspettando!
 
“Hey, Smolder! Dove vai così di fretta?”
Nina mi bloccò appena fuori dal cancello.
“Non ora, Nina. Ho un impegno.” Farfugliai tutto emozionato. 
Avevo il cuore che batteva a mille e in quel momento tutto era scavalcato in importanza da quella nuova consapevolezza. E dalla voglia incredibile che avevo di abbracciare la mia Roxanne.
“Ti sei dimenticato che stasera c’è la cena d’addio per Andrew?”
Aprii la portiera della macchina e mi voltai per guardarla. 
“Merda!” imprecai, odiandomi per averlo scordato. Ma poi il pensiero della mia ragazza, in casa mia, mi deviò di nuovo.
“Senti, chiedigli scusa ma ho un appuntamento che non posso proprio rimandare! Mi farò perdonare, giuro!”
E senza voltarmi indietro, accesi il motore e sgommai, diretto dalla mia donna.
 
Roxie pov.
 
Me ne stavo accoccolata nella sala d’attesa dell’aeroporto di Atlanta. 
Avevo cercato apposta un angolo abbastanza isolato per poter dar sfogo alla mia delusione ma in un luogo come quello era davvero difficile estraniarsi. 
Il pianto, lacrima dopo lacrima, perdeva d’intensità ma, a poco a poco, aumentava il rumore assordante del mio cuore – quello che ne rimaneva – che andava in pezzi. 
Una signora, che avrà avuto poco meno di settant’anni, ogni tanto appoggiava il suo sguardo su di me. Era triste, compassionevole. 
Non avevo certo bisogno di qualcuno che provasse pietà per me! 
Me l’ero cercata, dopotutto. Come potevo anche solo sperare che per un uomo come Ian, di successo e circondando continuamente da giovani ed avvenenti donne pronte a tutto per un po’ di attenzione, io fossi abbastanza? 
Tra un singhiozzo e l’altro mi maledicevo, come altre volte negli anni indietro, per la mia ingenuità. 
Da quel giorno in avanti avrei messo un bel cartello “Chiusura Permanente dell’Attività”, sopra ai resti carbonizzati del mio cuore.
Volevo andarmene da quel posto orribile ma, purtroppo, il successivo volo per Franklinton sarebbe partito soltanto l’indomani mattina, per cui non mi restava che attendere e sperare che, almeno in parte, quel soffocamento all’altezza dello sterno sparisse prima del decollo. O sarei morta. 
Già lo ero un po’. Morta. Vuota dentro. 
Il suono di un cellulare mi riportò brevemente a galla. Non era il mio ma mi ricordò che da quella mattina non lo avevo più riacceso. Così mi feci violenza fisica e lo presi dalla borsa, pigiando il tasto “ON”. On, quando avrei solo voluto premere il tasto OFF.
Di colpo l’apparecchio prese a trillare e un fiume di messaggi invase il piccolo schermo.
Ian. Ian. Ian. Ogni volta che quel nome compariva sul display, una lama affilata mi affondava nelle viscere e immediatamente le lacrime aumentarono la loro discesa. 
Candice. 
Si aspettava certamente di vedermi. Sapeva che sarei dovuta arrivare da ore. 
Avevo parecchie chiamate sue e degli sms. 
Presi un respiro per cercare di calmarmi e intanto fissavo il telefonino, incerta sul da farsi.
Di sicuro non avrei potuto sparire, punto e basta. Nessuno sapeva ciò che era successo e, prima o poi, avrei dovuto affrontare anche Ian. 
Presi il coraggio a due mani e composi il suo numero. La migliore amica di quella… 
“Dove diavolo sei finita???”
Respirai a fondo un paio di volte per cercare di non perdere il controllo delle mie emozioni, almeno con lei. Con un filo di voce le dissi:
“Sono all’aeroporto di Atlanta, Can. Sto tornando a casa…”
“Scusa? E perché mai staresti tornando a casa? Mi aspettavo di vederti alla cena con Ian stasera!”
“Lo so ma – sentivo altre maledette lacrime combattere per uscire ma chiusi gli occhi cercando contegno – mi sono resa conto che tutto questo non è fatto per me. Che io non sono forte abbastanza, io…”
“Che diavolo stai blaterando?? Ian ti ama alla follia e…”
“Ian non mi ama così tanto come crediamo, Candice.” Berciai, forse un po’ troppo seccamente. 
“Cosa…?” era incredula e sicuramente stava brancolando nel buio. Quel traditore l’aveva data a bere anche a me, in effetti.
“Candice, credimi. E’ meglio così. Lo chiamerò ma adesso non ce la faccio ad affrontare tutto questo. Devo tornare a Franklinton.”
“Roxie, almeno dimmi cosa è successo!”
“Chiedilo a lui. E a Nina. Ora ti saluto. Ci sentiamo.”
Agganciai senza darle il tempo di dire altro e buttai il telefono in borsa, riprendendo a piangere come un idiota. 
Non so dopo quanto, mi addormentai su una scomoda sedia della sala d’attesa. 
Due dita che picchiettavano flebilmente sul braccio mi svegliarono. 
 
Ian pov.
 
“Dio mio, Roxie! Mi hai fatto prendere un colpo! Che cazzo succede, me lo vuoi spiegare?”
Era appallottolata su se stessa, su quella poltroncina dura. Non riuscivo a capire nemmeno come diavolo fosse riuscita ad addormentarcisi.
Oddio. In realtà non capivo tante cose.
Aveva il viso assonnato e l’espressione di chi confonde il sogno con realtà. E non parlava. Si limitava a guardarmi con quei suoi occhi nocciola, che tanto mi erano mancati, gonfi dal pianto.
“Cosa succede, Roxanne? Ti prego, dimmelo!”
Mi avvicinai e feci per prenderle le spalle. Sentivo un bisogno incontrollato di stringerla a me. Ma lei si ritrasse e spalancò finalmente gli occhi, segno che si era svegliata.
“Non dovresti essere qui.”
“Scusa? Non dovrei essere qui??” senza volerlo alzai la voce. Ero sconcertato. Incredulo. E totalmente inconsapevole di cosa fosse successo.
“Sparisci per ore. Sei introvabile. Poi come un imbecille scimmietta innamorata, penso che mi hai fatto una sorpresa, che sei a casa mia. Corro via dal lavoro per raggiungerti ma resto deluso perché non ci sei – parlo come un pazzo, a ruota libera – e poi mi chiama Candice e mi dice che sei in aeroporto pronta a tornare in Louisiana senza neanche averti vista e…”
Mi fermai quando mi accorsi che non aveva alcuna reazione. Mi guardava ma forse non mi vedeva veramente. Sentii il panico pervadermi mentre scrutavo il suo sguardo. Sembrava così piccola. 
Così… 
“Mi hai ferita, Ian.” 
Ferita.
“Sono venuta sul set.” – mi disse senza guardarmi in faccia. “Ho… io ho… - grosse lacrime scesero sulle guance e, senza sapere perché, mi sentii mancare le forze. – ho sentito te e lei… Lei…”
“Lei?” vederla così mi distrusse e non riuscivo a capire cos’avevo fatto di tanto sbagliato.
“Nina.” mi disse d’un fiato. “Vai via, per favore…”
“Nina???” In quel momento il mio shock toccò livelli mai visti. 
“Io e Nina??? Cosa avresti sentito, di preciso, scusa?” Cercai di moderare la voce. Era tardi e nonostante l’ora un numero considerevole di gente si era avvicinata a vedere lo spettacolino. La cosa mi stava facendo innervosire.
“Vieni…” la presi per mano e, incurante della sua reticenza, la trascinai in un luogo accettabilmente appartato. 
“Ian, non ho voglia. Sono stanca…”
“No. Tu ora mi spieghi cosa diavolo hai sentito per reagire così!”
“Vi ho sentiti ridere al di là della porta del tuo camerino. Tu le dicevi di smetterla altrimenti vi avrebbero sentito… E… E poi lei che ha scritto quel nomignolo stupido…”
“Seriamente?” Dio! Non sapevo se essere arrabbiato o sollevato.
“Ma come diam…” presi fiato nel tentativo di calmarmi. “Come è potuto solo passarti nella mente che io ti potessi tradire con Nina?”
“Lo dici come se fosse una cosa così improbabile…” mi disse, secca.
“Roxie, certo che lo è! Avevamo già chiarito il punto se non mi sbaglio!”
“E allora cosa stavate facendo li dentro, di nascosto?”
“Stavamo preparando uno scherzo a Paul e Michael, accidenti! Uno scherzo! Un dannato scherzo! Ne facciamo a valanghe di scherzi e ogni volta Nina ci fa scoprire! Ecco cosa stavamo facendo!”
Sentivo il cuore vicino allo scoppiarmi nel petto.
“E quel nomignolo stupido è un modo per prendermi in giro per tutte le ragazzine che mi trovano sexy! Sul set mi chiamano tutti così!” 
D’un tratto la vidi accasciarsi sulla sedia. Poggiò i gomiti sulle ginocchia e si coprì il volto con le mani. Mi chinai alla sua altezza accarezzandole le gambe.
Mi faceva una tenerezza indicibile vederla così.
“Perché non hai sfondato la porta per prenderci a calci se pensavi davvero che stessimo facendo gli sporcaccioni?” le chiesi, cercando di calmare un po’ i toni e ridimensionare tutta la faccenda. Il pensiero di essere stato vicino a perderla rischiava davvero di farmi saltare le coronarie.
Sembrò muovere appena le labbra in un sorriso ma non ne fui del tutto certo.
“Non sarei stata in grado di affrontare la verità.”
“Era meglio scappare nel dubbio?”
“Ian… io…”
E per la prima volta da quando ero arrivato alzò il viso e mi guardò negli occhi. 
“Roxie…amore…” le accarezzai la guancia e le sorrisi, cercando di rassicurarla. 
Avrei tanto voluto cancellare ogni segno di tristezza da quella pelle, con un solo gesto. Ma lei continuò a piangere.
“Ian… io… non posso così. Io non credo di farcela…Non sono forte abbastanza.”
“Come? Cosa?” di nuovo quella sensazione di panico deflagrò dentro di me. Il cuore riprese a correre come un forsennato e gli occhi mi si fecero umidi.
“Ian… ti credo. Credo alle tue parole… - stava piangendo in modo incontrollato anche lei – ma non posso vivere così. E’ troppo… io…”
“Roxie…no…non è vero! Trasferisciti da me… ti prego… io non…”
“Non c’entri tu. Il problema sono io. Non posso, davvero. So che me ne pentirò. – disse poi con l’aria angosciata – ma non appartengo a tutto questo. Spero che potrai capire e perdonarmi.
E il mondo crollò.
 
**********

Note

Lo so che adesso mi state odiando tutte, o quasi. 
Ma non me ne vogliate, per favore! Dovreste invece apprezzare il fatto che ho lasciato passare pochissimo tempo dall'ultimo capitolo che ho pubblicato e rendere grazie a Grazia. Ecco brave! XD
Avevo scritto questo capitolo in un batter d'occhio qualche giorno fa e quando ieri l'ho ripreso mi faceva schifo così l'ho cancellato e l'ho riscritto tutto. Si, lo so. Non sono normale! Era così diverso l'altro da questo ma mi piace di più! 
Non disperate, però. Roxie lascia Ian e se ne torna a Franklinton ma sapete che io odio i drammi e amo da morire i lieto fine, per cui, abbiate fede in me. XD
(fu così che Roxie decise di sposarsi con Nicholas e Ian finì per capire di essere innamorato di Nina) xD Crudelia Demon ...Crudelia Demon! 
Ok, la smetto! 
Spero che tutto sommanto, tragedia a parte, vi sia piaciuto. Ringrazio la mia amica Chara (così, perché ormai sono persa senza di lei) e, as usual, chi recensisce-segue-preferisce-ricorda e, bon...direi che ho finito! :)
A bientot!!!!
P.s. Ci tenevo a precisare che il titolo del capitolo l'ho preso da una canzone tratta dalla colonna sonora di High School Musical 2 "Gotta go my own way". Mia figlia mi ha tartassato tanto da incidermela sulla pelle! :)


 
   
 
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