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Autore: virgily    24/01/2013    1 recensioni
-Che cosa ci fai in un posto come questo?- le domandò il bassista smontando automaticamente dal suo corpo. Era lei. Era davvero lei. E non riusciva a crederci. Non voleva.
-Non riesci ad immaginarlo da solo?- rispose spavalda, spietata. Dal fondo dei suoi occhi cristallini, uno sguardo famelico valse più di mille parole. Effettivamente Ashley si era reso conto della stupidità che trasudava dalla sua domanda, ma era ancora frastornato, confuso dalla quella situazione a dir poco surreale. Abbassò lo sguardo, giusto il tempo di riprendere fiato. Poi, tornò a fissarla:
-Si ma… Perché?- era dolce, doveva ammetterlo. Un ghigno bonario si disegnò sulle labbra della giovane.
-Col tempo le persone cambiano. Chi in meglio e chi in peggio. Io, evidentemente, sono cambiata in peggio.-
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soaked in sin. Baptised by your kiss

 
 
Era il giorno del suo compleanno, Ash lo sapeva non solo perché il calendario sul suo cellulare segnava il 28 Gennaio, ma anche perché sapeva che i suoi amici stavano tramando alle sue spalle chissà quale assurda sorpresa. Da quando si era sollevato dal suo giaciglio infatti, il bassista dei Black Veil Brides non aveva né visto né sentito i suoi compagni, e questo non preannunciava nulla di buono. L’anno precedente, sotto consiglio di Andy e CC; si era ritrovato a nuotare in una vasca idromassaggio con una bambolona bionda dalla pelle color ambra e la schiuma come suo unico indumento; e conoscendoli anche quest’anno non sarebbero stati da meno. Si era fatto sera, e dopo essersi crogiolato nel nulla più totale della sua giornata vuota e priva di impegni “interessanti” –e per “interessanti” intendeva la compagnia di qualche sua amica disponibile- i suoi ragazzi si presentarono alla sua porta sventolando niente poco di meno che una benda.
-Si può sapere dove mi state portando?-Faceva freddo per strada, il vento soffiava forte, e per colpa di quella bandana scura calata sul viso, non riusciva a vedere nulla e neanche a coordinare i movimenti. Infatti, era costretto a tenersi ben saldo al braccio di Andy, il quale sogghignando, gli ripeté per l’ennesima volta che era un segreto. Ma dopo anni e anni che stava al suo fianco, il bassista conosceva il suo pollo, per tanto se la sua sorpresa era una bella donna –perché con Purdy come festeggiato di una bella donna certo si trattava- preferiva almeno che gliela mostrasse subito, dandogli magari anche la chiave della camera di un albergo, e fosse sparito per… diciamo un paio di orette. Ma a giudicare del caotico chiasso che riusciva a percepire, probabilmente si rese conto che quell’anno non ci sarebbe stata la solita “sveltina e fuga” gentilmente offerta dai membri del gruppo. Tra le trame della spessa stoffa scura riusciva ad intravedere delle luci, ma non a capire cosa vi fosse scritto. Si arrestarono di colpo, e mentre i suoi amici cominciarono a ridere, Andy, al contrario affermò serioso:
-Sei pronto?-
-ti ho mai dato l’impressione di non essere pronto?- domandò di rimando, aspettando con ansia di guardare con i suoi occhi quale fosse questa fantomatica sorpresa. Contò fino a tre, giusto il tempo per il giovane vocalist di sciogliere il nodo saldamente legato dietro la nuca del bassista:
1…
2…
3… BURLESQUE!
A caratteri cubitali una scritta in neon sormontava l’ingresso di un ristretto locale poco al di fuori del centro città. L’angolo sinistro delle sue labbra si sollevò divertito. Era un’idea originale, dopo tutto.
Una volta dentro; dove ballerine scostumate, lampade colorate e profumi intriganti componevano un sensuale ménage à trois; i suoi compagni avevano riservato un tavolo a suo nome proprio sotto il palco, così da potersi gustare lo spettacolo in santa pace, soprattutto godendo di una ottima visuale. Affondando la schiena in una comoda poltrona imbottita di velluto porpora, Ash sollevò lo sguardo, dando un’occhiata alla splendida donna che muoveva le sue belle membra nascoste al di là di un ventaglio di piume di struzzo.
-Allora?- ghignò il primo chitarrista dandogli una leggera gomitata al fianco, attirando la sua attenzione
-Mi da tanto un’aria retrò però… Mi piace…- le ultime due parole fuoruscirono dalle labbra di Purdy con un tono abbassato di circa due tonalità, roco e sensuale come solo il loro bassista riusciva a produrre dal fondo della sua gola
-Peccato che non è questa la tua sorpresa, bello mio…- sadico e malevolo, la voce di Jinxx giunse a torturarlo. Era spiazzato, doveva ammetterlo.
-E quale sarebbe? Dai sentiamo!- incrociando le braccia al petto, il bassista osservò guardingo i suoi compagni. Questi ultimi parevano intenti a fissare qualcosa alle sue spalle con aria divertita, prima di esporre quattro bei sorrisini “del cazzo” tirati fin sulle orecchie. Ashley fece per dire qualcosa, ma proprio quando spalancò le labbra,  una carezza leggera e suadente sfiorò la sua spalla destra. Immediatamente si voltò, osservando il suo regalo di compleanno da testa a piedi: morbide curve, carnagione nordica, un costumino striminzito da poliziotta, una parrucca lilla. Per quanto gli risultasse difficile, l’uomo si concentrò anche sul suo ovale pallido, dai lineamenti affilati. Le labbra erano marcate da una tinta rosso acceso, e i suoi occhi erano coperti da un grande paio di occhiali a lenti scure che gli impedirono di notare il colore delle sue iridi.
-Sei tu il festeggiato?- Ashley annuì
-Allora temo che dovrò prenderti in consegna…- passandogli una mano sul petto, la ragazza lo afferrò per il colletto della camicia, invitandolo a sollevarsi dalla seggiola. Stando al gioco, il bassista si lasciò manovrare dalle sue manine piccole affusolate, che con estrema maestria gli chiuse i polsi dietro la schiena con un paio di manette.
-Ti dichiaro in arresto. Hai il diritto di rimanere in silenzio, se decidi di rinunciare a questo diritto tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te…- affabile e ammaliante, la sua voce soffusa carezzò il suo udito proprio come le labbra della donna, le quali avevano baciato il suo orecchio. E lui sorrise, stimolato da quel tocco leggero e ardente al tempo stesso. Si lasciò trascinare via, verso una camera lontana dalla platea, lasciandosi alle spalle gli schiamazzi dei suoi amici. Rideva sotto i baffi, non era mai stato a letto con una “poliziotta-sexy”. I due imboccarono per uno stretto corridoio, illuminato da piccoli neon violacei per poi giungere innanzi una porticina tinta di nero. Al suo interno, l’atmosfera si faceva più calda, e non si limitava alla sola temperatura. Una moquette color panna rivestiva il pavimento, sormontato da una mobilia piuttosto appariscente e stravagante come un mobile da toletta dal sapore vittoriano; un letto a baldacchino con colonne tortili intarsiate; e un armadio piccolo, socchiuso per l’enorme quantità di costumi da scena e non.
-Cos’è? Il tuo camerino?- domandò ascoltando il suono della porta che si chiuse alle spalle della donna con l’ausilio di una piccola chiave, e i suoi passi tornare lentamente verso di lui
-Diciamo di si…- rispose lei armeggiando con le manette per restituirgli la libertà. Poi, lasciandole cadere per terra senza provocare il benché minimo rumore, la giovane lo fece voltare, cominciando a sbottonargli lentamente la camicia scura. Bottone dopo bottone, le sue mani scendevano piano, scoprendo la sua pelle chiara e il suo torso pressoché statuario. Un ghigno malizioso si disegnò sulle sue labbra rosse, e sollevando appena lo sguardo, osservò al di là dei suoi spessi occhiali il viso del bassista, perdendosi nei suoi grandi pozzi scuri. Diede particolare attenzione in ogni suoi dettaglio, come il taglio degli occhi, la forma delle labbra, e con sua sorpresa si rese conto di aver già visto quel ragazzo, ma non ricordava né il come né il quando.
-Tutto bene?- domandò lui sollevando le mani grandi e callose sui suoi fianchi, agguantandoli seducentemente
-Possibile che ci siamo già incontrati?- domandò lei facendolo sogghignare
-Onestamente non ricordo di aver avuto a che fare con agenti del suo calibro, signorina…- rispose con tono bonario passando all’attacco, scendendo con il capo sul suo collo, baciandolo voracemente. Per un istante, la mente di Ashley venne pervasa dalla fantasia di portarsi a letto una spogliarellista sua fan. Un brivido caldo si aggrappò lungo la schiena della ragazza. Dischiuse le labbra, facendone uscire un breve e languido sussulto di piacere, mentre lasciava arrampicare le sue dita sui pettorali scoperti del suo cliente. Giunta sino all’altezza del cuore, la “poliziotta” fece una leggera pressione, scostandolo dispettosamente dal suo corpo. Con le mani posate sul suo petto, la donna cominciò ad avanzare contro di lui, ancheggiando seducentemente per spingerlo sul ciglio del materasso. Inevitabilmente, Ash si ritrovò seduto all’angolo del grande letto a due piazze. Carezzò appena la stoffa vellutata del copriletto, poi sollevò lo sguardo contro di lei, inarcando la schiena, lasciando che la sua folta chioma bruna fluisse al di là delle sue ampie spalle. Era penetrante lo sguardo del bassista, enigmatico… Eppure loquace. Trasudava desiderio, brama. La ragazza si morse il labbro inferiore, convincendosi del fatto che occhi languidi e tentatori come quelli lei li aveva già visti, già percepiti almeno una volta sulla sua pelle, studiandole il corpo. Ma tornando al suo lavoro, si mise seduta tra le sue gambe, e sfilandosi il berretto con visiera scuro, lo posò sul capo del giovane esponendo un sorrisetto divertito
-Non sei per niente male…- gli disse, percorrendogli invisibili circonferenze con la punta delle dita sul torace. L’angolo sinistro delle labbra di Ashley si sollevò appena. Non le rispose, ma facendo sgusciare le sue grandi mani sul corpetto, satinato blu scuro, che rivestiva le curve intriganti della giovane, il bassista l’attirò spavaldamente a se. Tornò frettoloso a lavorarle quel magnifico collo slanciato e candido che quasi gli implorava di lasciargli il marchio della sua passione rovente. Stringendosi a sua volta, la giovane cominciò a patire quegli spietati bollori che solo le labbra di Purdy erano in grado di suscitare. I suoi respiri accelerati giunsero all’ orecchio di Ashley come un invitante richiamo a dare fuori il meglio di se. Affondò ulteriormente il viso nella curvatura della clavicola, mordendola, stuzzicandola. Quasi per migliorare la presa, Ash aveva afferrato la parrucca violacea che incorniciava il pallido ovale della donna, ma trovandolo scomodo se ne disfò in men che non si dica. Come d’incanto, soffici onde color caramello colarono a picco come ambrosia sul suo corpo. In quel momento, il ragazzo si discostò, osservandola con i capelli lunghi e selvaggi, e per la prima volta le sue labbra rosse gli provocarono un certo desiderio. Accorciò le loro distanze, e giusto pochi istanti prima che potesse baciarla, la lingua sottile e ruvida della giovane giunse puntuale a leccargli il contorno labbra. Il giovane inarcò il sopracciglio verso l’alto, afferrandole con ardore il mento, portandosi ad una distanza ancora più ravvicinata
-Sei una bimba birichina…- soffiò sulla sua bocca, mordendole affannosamente il labbro inferiore. Si fusero così in una danza e violenta le loro lingue irrequiete, sottomettendosi ad un gioco fatale. E nel frattempo che consumavano quel bacio corrosivo, la donna a cavalcioni su di lui cominciò a muoversi, agitando le sue belle membra per “stimolare” una sua reazione. Le mani di Purdy gli strinsero i fianchi, quasi trapassandole le sottili vesti, e prendendola di peso la stese sul materasso, ribaltando l’eccentrica situazione. A causa del brusco movimento con cui  l’aveva atterrata, i grandi occhiali scuri, che come una maschera avevano celato il suo viso, si erano sfilati dalle sue tempie cadendo pesantemente al suolo, svelando due grandi occhi chiari. Limpidi, innocenti. Affannato, torreggiando sopra il suo esile corpo, Ashley ebbe un fremito, un sussulto. Si domandò se fosse diventato improvvisamente pazzo. Poi diede un ultimo sguardo a quel viso: pallido, delicato, con gli occhi dolci seppur selvaggi e i capelli frastagliati sul letto. Ci fu un breve attimo di silenzio durante il quale i due giovani, come statue di marmo, rimasero perfettamente immobili a fissarsi. Erano ingenui, stupiti.
-Isabel…- sussurrò il suo nome piano, quasi assaporando il suono che veniva provocato dalla sua voce quando pronunciava quel nome che pensava di aver dimenticato. Sollevandosi sui gomiti, la giovane lo scrutò minuziosamente. Non si sbagliava, non si era mai sbagliata. D'altronde, c’era solo una persona in tutta la sua vita che pronunciava il suo nome in quel modo. Sorrise, e questa volta senza alcuna malizia. Genuina, felice.
-Ciao, Ash- 

*Angolino di Virgy*
Ho trovato questa "cosa"  infilata tra i miei file. L'ho scritta tempo fa, come una sorta di "esperimento". 
L'idea per questa fic è nata un pomeriggio di cazzeggio sfrenato su Twitter, quando quasi automaticamente l'occhio mi è caduto sull'immagine del profilo di Ash.
Quel berretto da poliziotto... hem... come dire... *cerca le parole giuste*... Gli dona.
Non so, spero che vi piaccia.
Un bacio
-V-

 
  
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