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Autore: weasleywalrus93    24/01/2013    2 recensioni
Cosa può succedere se la Liverpool del 1958 e la Liverpool a noi contemporanea venissero a contatto tramite due ragazzi? Di uno il mondo conosce il suo nome, la sua vita e i suoi ideali. Dell'altra invece il mondo non fa nemmeno caso, mettendola in disparte e oscurando ciò che potrebbe offrire al mondo. Ma dall'esterno non si può sapere quanto una persona, anche la più famosa, può venire influenzata da qualcuno che il mondo nemmeno vede.
(mia primissima FF... mi sono letteralmente buttata a scrivere)
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Julia, Julia, oceanchild, calls me
So I sing a song of love, Julia
Julia, seashell eyes, windy smile, calls me
So I sing a song of love, Julia
{Julia}

 
Blackpool, 15 Novembre 1958.
 
"Julia Stanley Lennon.
1914-1958.
Madre e moglie amata da tutti"

 
Ecco cosa recitava la lapide bianca nel cimitero di Blackpool. Una piccola foto in bianco e nero mostrava una donna sorridente, molto somigliante al ragazzo in ginocchio sulla tomba. Restavo in disparte, con le mani in tasca, poggiata a un enorme angelo in pietra, incapace di dire qualcosa. Non riuscivo nemmeno a immaginare cosa volesse dire provare un simile dolore, in quanto io ho sempre avuto una madre fisica ma che nemmeno conoscevo. Faceva male. Faceva male tutto.
Solo in quel momento capivo cosa voleva dire avere una madre che ti amava davvero, ritrovarla, perderla, il dolore che si provava. Dolore che io non avrei provato mai e viceversa. Per mia madre ero solo una bambolina da picchiare quando un uomo la rifiutava, quando perdeva al gioco, o semplicemente per far andare in bestia mio padre quei pochi momenti in cui era lucido. Ubriacone. Non si rendeva conto che bevendo si era rovinato con le sue mani. Aveva perso il lavoro, aveva perso la famiglia, gli amici e si ritrovava con una moglie pazza e una bambina da crescere. Ma già. Lui voleva un maschio. Ecco perché invece delle bambole mi comprava le pistole o i camion. E se gli dicevo che non erano adatti a me, mi picchiava pure lui. Gli ultimi mesi si era rassegnato, ma si leggeva negli occhi un velo di tristezza. Ogni tanto si non era male, mi portava in giro e mi ha fatto scoprire la musica, la vera musica, ma non aveva il coraggio di affrontare mia madre quando mi picchiava, così spariva di casa per mesi. E io dovevo vedere gente che veniva da ogni parte della contea per scoparsi mia madre. Nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.
Tranne una persona. Forse era emarginato come me, ma fu la prima persona ad accettarmi per com'ero, senza tentare di cambiarmi, strappandomi un sorriso dicendo che "il sole è su, il cielo è blu, è bellissimo e lo sei anche tu". Jim fu l'unico vero amico che abbia mai avuto. Era lui che mi metteva i cerotti dopo che gli artigli di mia madre mi graffiavano prepotentemente, lui che mi ha insegnato a distinguere i vari strumenti in una canzone, lui a farmi scoprire davvero i Beatles. Era un patito di musica, come lo ero io. Mi sentii male al solo pensiero di lasciarlo solo al mondo. Lui aveva fatto così tanto per me, mi aveva anche ospitato diverse volte a casa sua, minacciando i miei di portarmi via da casa se avessero continuato a comportarsi in quel modo (forse fu in quel momento che mio padre cominciò a capire). E io invece non avevo fatto niente.
John era ancora li, a fissare la foto della madre. Le mani strette sulle ginocchia. Non era mai stato un amico per me. Era sempre stato il mio rifugio, il mio riparo, il mio confidente, la voce dei miei pensieri. Se ormai non potevo più far nulla per Jim, potevo ancora fare qualcosa per lui. Mi presi di coraggio e mi avvicinai a lui.
 
-Tutto bene?-
 
Non risposi. Non ci riuscivo. Non c'erano parole che tenevano. Era vicino a me, ma la sentivo lontana. L'unica persona che riuscivo a vedere in quel momento era lei. Julia. Mille domande si affollavano in testa. Perché mi aveva abbandonato, perché era ritornata nella mia vita, perché se n'era andata. Qualcosa si era appena poggiato sulla mia spalla. Mi riportò alla realtà. Era la sua mano. Piccola, timida e fredda, mi stava stringendo la spalla. Era lì. Nonostante non le parlassi era li per me e non se ne sarebbe andata.  Poggiai la testa sul suo fianco. Gli occhi pizzicavano. Nascosi la faccia sul suo addome, mentre la sua mano mi accarezzava i capelli. Mi aggrappai a lei con tutte le forze. Le afferrai i fianchi con le mani e mi lasciai andare. Poco mi importava di cosa diceva la gente. Sapevo solo di averne bisogno.
 
Era uno straccio. Lasciai che si sfogasse. Le sue mani stringevano sempre di più, tanto da far male. Ci misi un bel po per riuscire ad allentare la sua presa. Intrecciai le mie mani con le sue e mi inginocchiai davanti a lui. Sentii una terribile fitta alla bocca dello stomaco.
 
-John...-
 
La sua voce era come un sussurro. Lasciò la mia mano. Lentamente mi accarezzò il viso. Piano alzai lo sguardo.
 
-Lei non vuole vederti così. Ne sono sicura.-
 
Era una cazzata enorme. Una frase di circostanza trita e ritrita in occasioni del genere. Ma fu l'unica cosa che riuscii a dire in quel momento.
 
-E se davvero non vuole perché se n'è andata?-
 
-John non siamo noi a decidere quando andarcene. Non l'ho deciso nemmeno io, eppure sono qui con te.-
 
Alzai del tutto lo sguardo. Avevo dimenticato che lei non apparteneva a quell'anno ed era li per un scherzo del destino.
 
-Lei ti voleva bene-
 
-Ormai non fa differenza-
 
-E invece la fa! Una persona non è mai morta veramente se c'è anche solo un individuo che la ricorda. Julia non morirà mai dentro di te. Sarà sempre con te, ti aiuterà a decidere, a fare delle scelte, sarà con te nei momenti felici e in quelli bui. Non ti lascerà mai.-
 
Guardava altrove. La mia mano aveva continuato ad accarezzai suoi lineamenti perfetti.
 
-E io come faccio a sapere che non mi lascerà mai?-
 
-Questo non lo so... Qualcosa te lo dirà... Un'onda dell'oceano, un uccello, un soffio di vento, una piuma bianca1... Qualsiasi cosa.-
 
Più stavo con lei, più ne avevo bisogno, più non riuscivo a capire come nessuno l'avesse accettata così com'era. Riuscì con poche parole a dirmi tutto ciò che gli altri non erano riusciti mai a dirmi dopo la morte di Julia. La presi per i fianchi e l'avvicinai a me. Poggiai la mia fronte contro la sua. La sua mano continuava a sfiorarmi.
 
-Grazie-
 
-Di cosa?-
 
-Di non avermi lasciato-
 
-Te l'avevo promesso. Ricordi?-
 
Per la prima volta da quando eravamo li, accennò un sorrisetto. Le nostre voci erano come sussurri, come a non voler disturbare la quiete di quel posto. Mi venne in mente Stuart. Da lì a pochi anni sarebbe morto anche lui. E quello sarebbe stato un altro colpo. Cercai di restare impassibile. Non si può consolare una persona di una perdita preannunciandogli che nel giro di pochi anni sarebbe morto qualcun altro.
 
-Dai andiamo. Per oggi hai sofferto anche troppo.-
 
Mi prese le mani e mi mise all'in piedi. Non sapevo dove stavo andando, mi lasciavo guidare da lei. Camminavamo vicini, entrambi con le mani in tasca. Ogni tanto lei poggiava la testa sulla mia spalla. Forse era per farmi capire che era ancora li. Anche se non ce n'era bisogno. Camminammo per un tempo interminabile. Non seppi mai quanto in realtà. Sapevo solo che quando mi decisi ad alzare lo sguardo, avevo di fronte il mare.
 
-Perché qui?-
 
-Perché aspettiamo un segno da Julia-
 
Il mare era la mia risposta a tutto. Alla gioia, alla felicità, alla tristezza, alla malinconia, alla rabbia, alla depressione, all'euforia... A tutto. Indicò un tizio alle nostre spalle che vendeva cappelli di tutti i tipi.
 
-Venni qui la prima volta con Julia quando la rividi dopo anni. Mi mise un capello in testa con la scritta 'Baciami'. Mi riempì la faccia di rossetto2-
 
-Forse questo è il primo segno-
 
-Cioè?-
 
-Forse lei ci ha guidati da questo tizio per farti ricordare la prima volta che avete passato del tempo assieme quando vi siete riavvicinati.-
 
Mi voltai a guardarla. Non sapevo da dove tirava fuori queste sue uscite. Sapevo solo che le apprezzavo e che mi piacevano da matti. Mi prese per mano e mi trascinò verso quello strano tizio.
 
-Forse questo ti sta bene...-
 
Riconobbi quel suo inconfondibile cappello da viaggio che amavo tanto. Non fece nulla quando gli appiattii i capelli sulla fronte prima di mettergli il capello sulla testa.
 
-Secondo me ti sta bene...-
 
-La sua ragazza ha ragione-
 
Credevo che quel tizio fosse muto. Mi voltai verso di lui. Mi stava indicando uno specchio. Mi avvicinai. In fondo era vero, ma non avrei mai rinunciato al mio ciuffo alla Elvis per un cappello.
 
-Embè. Cosa non mi sta bene?-
 
-Egocentrico-
 
Scocciata gli tolsi il berretto dalla testa. Io cercavo di tirargli su il morale e lui cosa faceva? Si pavoneggiava tronfio con un galletto. Sorrise e riprese a camminare. Avevo ancora il cappello in mano. Cercai nella tasca dei jeans, presi i pochi soldi che avevo ancora in tasca, li lasciai nella mano aperta del signore, che sorrise benevolo, e lo raggiunsi correndo.
 
-Che c'è?-
 
-Un regalo-
 
-Cosa?-
 
-Si. Ti stava bene e ho deciso di regalartelo-
 
Presi in mano il cappello e lo rigirai tra le mani. Forse era proprio questo suo entusiasmo che mi piaceva di lei. Sapevo perché lo aveva fatto.
 
-Grazie-
 
-Figurati. Io ti sto occupando la casa. E' il minimo-
 
-Vabbé te l'ho chiesto io-
 
-Ma sto sempre a casa tua. Andiamo a prendere qualcosa da mangiare?-
 
-Pensi solo al cibo tu?-
 
-Hey! Ho fame!-
 
-Va bene va bene.. .Però prima...-
 
Mi infilò a forza il cappello in testa, coprendomi anche gli occhi. Si era incastrato. Ci misi un po’ a toglierlo. Quando riuscii nuovamente a vedere, stava già correndo tra la folla di Blackpool.
 
-Non credere di fuggire così facilmente John Lennon!-
 
 
1Riferimento a ciò che successe veramente a Julian Lennon dopo la morte del padre. (Per chi non lo sapesse John una volta disse al figlio che se avesse avuto bisogno di lui avrebbe trovato una piuma bianca. Diversi anni dopo Julian si trovava in Africa o Australia non ricordo e il capo della tribù di cui era ospite gli regalò una piuma bianca. A me piace pensare che quella piuma gliel’abbia data suo padre)
2Riferimento al film “Nowhere Boy”

 
Spazio autrice.
Buonasera :) si ce l’ho fatta ad aggiornare a metà settimana *O* *e ora vuoi un applauso?* lennon zittisciti una buona volta! Sisi so che questo capitolo fa abbastanza schifo… sono una persona particolarmente ottimista e razionale e scrivere il dolore mi viene malissimo. Però mi piace Julia (non come Mimì ma mi piace) può sembrare una cattiva madre a prima vista ma mettendosi nei suoi panni e con la mentalità degli anni 40… beh molte madri in quel periodo hanno fatto di peggio! Come ben sapete, siamo molto vicini alla conclusione. Vi do un piccolo consiglio: tenete d’occhio la data nel prossimo capitolo. Ps. Non so come ringraziarvi per aver fatto arrivare la mia storia terza tra le più popolari. No davvero quando l’ho visto e dopo 5 minuti l’ho realizzato (si vado molto a rilento) mi sono commossa :’) non pensavo che una mia storia potesse piacere così tanto (specie dopo i trascorsi del 4 e 5 liceo dove inspiegabilmente prendevo a stento 5 ½ /6 nei compiti di italiano ._.’) e anche le recensioni: troppe belle parole sul serio <3 grazie mille e al prossimo aggiornamento :)
  
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