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Autore: fleurdeliser    24/01/2013    3 recensioni
[Traduzione] Gerard è innamorato del suo migliore amico e compagno di band da ormai diversi anni. È una situazione di merda, soprattutto perché è convinto che Frank non ricambi i suoi sentimenti. Ma una serie di eventi che includono una lunga pausa dal tour (in ritardo), specialisti in gastroenterologia, un nuovo cucciolo e la visita di un fratello so-tutto-io, lo aiuteranno a mettere in dubbio le sue convinzioni.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana dopo Gerard stava navigando nel labirinto che è l'areoporto di Los Angeles e si stava dirigendo verso lo Starbucks più vicino al terminale di Frank. Trovò un tavolo da dove poteva controllare se il suo amico stesse arrivando o no, e ordinò due caffè: uno per sé, e uno come piaceva al più piccolo. Il tabellone degli arrivi diceva che il volo di Frank era in ritardo di qualche minuto, quindi Gerard tirò fuori il fumetto che stava leggendo. Lasciandosi trasportare dalle parole e dai disegni perse la cognizione del tempo,  e proprio per questo rimase sorpreso quando qualcuno si schiarì la gola di fronte a lui. Alzò lo sguardo ed ecco che Frank gli sorrideva a trentadue denti. Si rese conto che, tralasciando il matrimonio di Ray, non era mai stato così tanto tempo senza vederlo come dalla fine del tour a quel momento. Era una gioia per i suoi occhi.

"Frankie!" lasciò cadere il fumetto sul tavolo e si alzò in piedi, stringendo il più piccolo in un abbraccio caloroso. Frank allacciò le mani dietro alla sua schiena e lo strinse più forte. "Stronzo, mi sei mancato."

Riuscirono ad infilare tutte le borse di Frank e la sua chitarra nel bagagliaio della Mini di Gerard, e guidarono fino a casa sua. Rimasero bloccati nel traffico ridicolo di Los Angeles dell'ora di pranzo, il ché fu fastidioso perché Gerard non poteva parlare con l'amico e mandare affanculo i conducenti delle altre auto allo stesso tempo. Tirò un sospiro di sollievo quando riuscirono ad uscire dall'autostrada e tornare sulle strade regolari, che erano comunque piene di teste di cazzo (ma almeno guidavano più piano, quindi era meno probabile che causassero un incidente mortale facendo qualche movimento azzardato).

Mentre Gerard stava parcheggiando la macchina in garage si rese conto che l'ultima volta che Frank era stato lì tutto era ancora in disordine. In realtà non aveva avuto l'occasione di riordinare nulla a parte le cose essenziali, e doveva ancora sistemare dei pezzi d'arredamento.

"Wow, si riesce a parcheggiare nel tuo garage," Frank sembrava stupito. Un po' troppo stupito. Gerard lo fulminò con lo sguardo.

"Pensavi che avrei vissuto nello squallore per mesi?"

"Beh, sì," cercò di provocarlo il più piccolo. Gerard roteò gli occhi.

"Invece ti sbagli. Sto anche buttando via alcune cose che non mi servono più. E organizzando tutta la mia roba."

"Siamo adulti adesso, non è vero?" chiese Frank. Gerard buttò la testa all'indietro e scoppiò a ridere.

"A quanto pare. Dai, andiamo dentro."

Sistemarono i bagagli di Frank nella stanza per gli ospiti, poi Gerard gli fece fare un tour della casa.

"Sembra diversa senza tutti gli scatoloni ovunque. E con i mobili," osservò il più piccolo.

"Ma dai?" sbuffò Gerard.

Tornarono in cucina e il più grande iniziò a preparare il caffè, mentre Frank prendeva posto su uno sgabello.

"È stupenda, Gee. Davvero." esclamò sorridendo. Gerard non si era nemmeno reso conto di essere nervoso riguardo al giudizio di Frank fino a quel momento.

Ricambiò il sorriso senza nemmeno pensarci. "Grazie, Frankie."

Il silenzio si fece avanti tra di loro, e per la prima volta da quando si erano conosciuti risultava imbarazzante. Il più grande offrì a Frank una tazza di caffè e si appoggiò al mobile della cucina.

"Allora, com'è il New Jersey?" domandò Gerard, e che cazzo, da quand'è che scambiava questi inutili convenevoli con il suo migliore amico?

"È okay. Lo sai com'è, no? Mia madre ha detto di salutarti e che devi assolutamente andarla a trovare la prossima volta che torni nel Jersey."

"Lo farò sicuramente." E da lì ebbe inizio una conversazione impacciata che durò pressapoco un'ora, finchè Frank non iniziò a sbadigliare. Gerard si sentì sollevato, visto che non aveva idea del perché la sua presenza lo stesse scombussolando.

"Credo che andrò a farmi un pisolino," esclamò Frank dopo il quinto sbadiglio. "Sono in piedi dalle cinque."

"Okay. Buonanotte."

Il più piccolo sorrise assonnato e scomparve in fondo al corridoio. Gerard osservò la sua tazza con un'espressione accigliata. Finì il caffè e se ne preparò un'altro, prima di andare in soggiorno e affondare nel divano. Afferrò il suo blocco da disegno dal tavolino e iniziò a disegnare paesaggi desolati.  Rise di sé stesso e del fatto che fosse così trasparente. Girovagò per il corridoio che portava al suo studio, fermandosi un attimo davanti alla porta della camera degli ospiti. Frank non l'aveva chiusa completamente, quindi riusciva a sentirlo mentre respirava profondamente. Lo tranquillizzò un pochino, ma dopo essersi seduto alla scrivania, lavorando su dei disegni per The Umbrella Academy, non riuscì a smettere di pensare a come tutto sembrasse così strano. Dopo qualche minuto, non avendo concluso nulla, tornò al soggiorno e al suo blocco da disegno, rimproverandosi di essere troppo melodrammatico.

Frank si svegliò verso le quattro, entrando in soggiorno sbadigliando e stiracchiandosi. Gerard non poté fare a meno di sorridergli, "Buongiorno bella addormentata. Ti senti meglio?"

"Non è giorno," borbottò Frank. "È rimasto un po' di caffè?"

"Ovviamente," rispose il più grande. L'amico sparì per un attimo in cucina e poi tornò con in mano una tazza. Si sedette dall'altra parte del divano a bere, mentre Gerard continuava a disegnare. Il silenzio sembrava un po' meno forzato, ma non era comunque normale.

"Ti va di andare fuori per cena? Conosco un ristorante thailandese non troppo lontano da qui. Fanno dei noodles strepitosi."

"Certo," rispose Frank. "Però prima vado a farmi una doccia. Mi sento disgustoso."

Gerard alzò gli occhi al cielo. "Okay." E il più piccolo sparì dietro la porta del bagno.

 Il matrimonio di Ray era stato solo un mese prima, ma era rumoroso, pieno di gente e amici. Questa era la prima volta dopo mesi che passava del tempo da solo insieme a Frank. Era a casa sua da cinque ore e mezza e Gerard lo aveva a malapena visto. Non riusciva a capire che cosa stesse succedendo, ma qualunque cosa fosse era stupida e sbagliata. Non sapeva come rimediare, però. Non avevano mai avuto un problema del genere.

Gerard cercò di tornare ai suoi disegni, ma finì col vagare inutilmente per il soggiorno prima di cedere ed andar fuori a fumarsi una sigaretta. Una volta tornato dentro, Frank non era ancora uscito dalla doccia, quindi riprese in mano il blocco da disegno riuscendo ad essere un minimo produttivo.

"Okay, sono pronto," esclamò Frank dopo essere tornato.

"Andiamo!" il più grande si alzò lasciando cadere il blocco sul tavolino e afferrando la giacca da dove era appoggiata sulla spalliera del divano. Stava per uscire dalla porta del garage quando si rese conto di non reggere più quella situazione, e quindi si fermò di colpo.

Frank sbattè contro la sua schiena. "Cavolo, Gerard. Avvisami se ti devi fermare così," brontolò.

"Frankie." Gerard si girò e lo afferrò, circondandolo con le sue braccia e stringendolo forte. "Ma che cazzo sta succedendo? Sono io. Sembra che tu non mi conosca più."

Frank prese un respiro profondo e il più grande sentì il calore attraverso la sua maglietta sottile quando si rilassò addosso a lui. "Non lo so, cazzo," mugugnò sulla sua spalla.

Gerard lo strinse ancora più forte. "Frank, dai, lo sai che puoi dirmi tutto. Che cosa c'è?"

Frank strofinò la testa contro la spalla del più grande. Gerard non se la prese, e anche se voleva vederlo in faccia non disse nulla, aspettando che Frank parlasse ancora. "È che, eravamo tutti insieme al matrimonio di Ray e Christa e mi sono reso conto che non sono pronto per la fine della band e non voglio vedervi mentre vi rifate delle vite e vi dimenticate di me."

Gerard sbattè le palpebre rapidamente e aumentò la stretta sul suo migliore amico, "Frankie, come se potessimo. Non importa cosa succede alla band, lo sai che non ci scorderemo di te."

"E come puoi esserne certo? Non sarebbe la prima volta."

Il più grande si sentì mancare l'aria, sapendo che Frank si riferiva a Matt. E probabilmente anche a Neil e Tim. Ex compagni di band e amici da molto dimenticati. Ma quello che avevano loro in quel momento era diverso. Loro erano una famiglia.

"Frank, lo sai che questo non succederà con noi. Noi.. Tu sei parte della famiglia. Dovresti saperlo."

La voce di Frank si stava acquietando. "Lo so. È solo che.. volevo che voi vi ricordaste che è speciale."

"Ce lo ricordiamo, Frank, te lo prometto."

Sentì il più piccolo annuire contro la sua spalla.

"Come sta Bob?" chiese Frank.

Gerard rimase sorpreso dalla domanda random. "Bob sta bene, ci ho parlato ieri. Il suo corso da personal trainer sta andando alla grande, è insieme a un sacco di calciatori e vecchie signore. Ha detto che quando queste hanno saputo che era single si è ritrovato con quindici piatti di casseruola nel frigorifero."

Frank scoppiò a ridere e strofinò la fronte sulla spalla di Gerard ancora un po'. "Allora sta più che bene."

"Ti senti meglio adesso?" chiese Gerard. "Possiamo tornare a comportarci in modo normale?"

"Direi di sì," disse Frank, e strinse Gerard un'ultima volta prima di lasciarlo andare. "Okay, adesso si mangia però. Sto morendo di fame."

Andarono fuori a cena, e tutto filò per il meglio. Gerard stava quasi per mettersi a ballare dalla gioia, ma alla fine decise di sorridere semplicemente al suo migliore amico e di mangiare i suoi spaghetti di soia parlando con lui di tutto e di niente. 
  
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