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Autore: MariShalna    14/08/2007    1 recensioni
Riassunto: Xena ha un acceso litigio con la compagna Gabrielle (Olimpia) e le due si separano per qualche giorno. Secondo le notizie che circolano per la Grecia, il Dio della Guerra ha deciso di prendere moglie, ma non è come sembra: Afrodite ne ha combinata una delle sue. Xena, per cercare di aggiustare la situazione, si troverà ancora una volta pericolosamente troppo vicina ad Ares. Quest'ultimo nella prima parte della vicenda appare quello di sempre, sbruffone ed arrogante, ma è soltanto una finzione; l’esperienza umana lo ha cambiato profondamente, e dopo essere tornato ad essere il Dio della Guerra, non riesce più a comportarsi come faceva prima.
Xena pian piano scoprirà questa verità su di lui, pur all’inizio essendo molto scettica al riguardo. Il momento dell'ultimo scontro tra Ares e la Principessa Guerriera è arrivato.
Per tutti coloro che hanno sempre voluto vedere Ares(Marte) e Xena assieme, consumare finalmente la loro passione fatta di Amore ed Odio, verrà qui accontentato. (L'epilogo è tornato al suo posto!) [Mi dispiace dover fare questa comunicazione, ma vorrei ricordare che non gradisco che le mie fanfictions vengano copiate, plagiate, o ricalcate da persone inesperte e giovani che ancora non sanno scrivere qualcosa automamente.]
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aphrodite, Ares, Xena
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II
Il confronto

 

La versione con le immagini e gifs di questa fanfiction la potete trovare sul mio sito: http://marishalna.altervista.org/

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Ares e Xena sono stati risucchiati all’interno di un varco spazio-temporale; un demone, inviato da Lucifer, ha il compito di rapire Xena.
I protagonisti chiariranno, finalmente, molte delle incomprensioni nate in passato.
I due capitoli successivi e l’epilogo saranno molto romantici ed erotici, ma non mancheranno gli scontri.
 
Per rinfrescarvi la memoria su come è stato conflittuale, ambiguo, e pieno di passione il rapporto tra Xena ed Ares, potete vedere questo video fatto da me qui: http://www.youtube.com/watch?v=PxJZ8MO26uI

Episodi di riferimento:
"Seeds of Faith" e "Succession" per gli accenni a Gabrielle.
"The Haunting of Amphipolis" (Xena contro il maligno), con dei dovuti cambiamenti, per la parte sul demone.
"Coming Home"," Old Ares had a Farm", "Path of Vancance", "Anphipolis under Siege", "Livia", e molti altri per  le scene romantiche tra Xena ed Ares.

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Ares teneva ancora Xena strettamente a sé, quando ella aprì gli occhi. La  forza, che li aveva risucchiati nel buco spazio-temporale, li aveva scaraventati da qualche altra parte.
“Dove siamo?” Lei si toccò il taglio posto sopra il sopracciglio sinistro, dal quale perdeva vistosamente sangue. Si guardò intorno; era un ambiente roccioso e brullo, crescevano rade le piante e la luce del sole filtrava appena attraverso le nubi fitte.
“Per ora, non ne ho idea…”
“Emh, Ares, potresti lasciarmi, adesso!”
“Oh, scusa, va bene.” Il dio si sollevò agilmente, porse una mano alla guerriera per aiutarla ad alzarsi, ed ella l’afferrò.
La donna strinse i denti: non riusciva a stare un piedi, poiché il vecchio trauma alla schiena era stato aggravato da una nuova e profonda ferita.
“Umh, credo che resterò ancora un po’seduta.” Sentenziò con un sorriso bieco.
L’altro si piegò sulle gambe, chinandosi, e le prese il mento con due dita per invitarla a guardarlo.
“Cosa c’è? Fa male?”
“Sì.” Ammise con un grugnito. Non avrebbe voluto trovarsi in quella situazione, che non era certamente tra le più semplici e piacevoli: non poteva camminare, né combattere, ed era costretta ad affidarsi proprio a lui.
Che guaio patetico…
Ma perché non era rimasta in quelle meravigliose terme a godersi il suo bagno, anziché preoccuparsi dell’ennesimo impiccio legato al Dio della Guerra?
Ares le sorrise ironico ma rassicurante, capendo perfettamente quale peso rappresentasse per Xena quella circostanza. Era palese che per lei tutto ciò era un grosso fastidio; il doversi mostrare debole e in difficoltà, per una con un orgoglio smisurato come il suo, abituata ad essere l’elemento risolutivo in ogni avversità, doveva essere piuttosto penoso.
“Non preoccuparti: non dovrai sopportarmi a lungo, infatti, userò i miei poteri di guarigione su di te.”
L’altra annuì, anche se avrebbe voluto protestare sprezzante, ma non era nella posizione per farlo.
Lui scostò i pesanti capelli d’ebano che le scendevano sulle spalle, raccogliendoli nel pugno, in modo da slacciarle più agevolmente la corazza di cuoio marrone.
Xena si fece scappare un lieve gemito di dolore, schiudendo le labbra, dopo che il dio aveva posato le dita intorno alla ferita.
L’altro notò, con una certa ammirazione, che lo sguardo della donna rimaneva fisso e fiero, nonostante il dolore dovesse essere notevole.
Il dio cercò di irradiare dalle mani l’energia taumaturgica, ma, stranamente, non accadeva nulla.
Allarmandosi, sollevò i palmi, e aggrottò la fronte: i suoi poteri… non li aveva!
“Maledizione!” Imprecò infuriato, scattando in piedi.
“Che succede?”
Egli cercò di mettere in ordine i propri pensieri per cercare di capire che cosa gli stesse accadendo di preciso. Xena vide lo smarrimento nei suoi occhi scuri, perché essi vagarono, per qualche istante, in tutte le direzioni. Dopodiché, lui li chiuse e li riaprì ritrovando sicurezza.
“In passato ho affrontato altre creature del genere… Che esseri ripugnanti! Ebbene, credo che questo mi accada perché è riuscito a ferirmi.”
“Ma come? Gli dèi non sono invulnerabili?”
“Certo, gli uomini non possono farci nulla, ma gli esseri che appartengono alla sfera sovrannaturale sì. E, tu, che hai avuto il potere di uccidere le divinità, concessoti dagli arcangeli, dovresti saperlo. Ma non c’è da mettersi in agitazione: era solo un demone di infimo livello, mi ha fatto solo un graffietto. L’unico inconveniente è che ho perso temporaneamente i miei poteri, perché le energie si sono concentrate nel richiudere la ferita. Sapevo di questo, ma ti confesso che contavo di averne a sufficienza per guarirti.”
“E se mi stai mentendo? E se fosse tutta una finzione per restare più tempo con me? O peggio, perché hai qualche piano malefico da portare a termine?”
Lui mise una mano sull’elsa della spada.
“In passato avrei anche potuto, ma ora… non avrei nessun motivo.”
Lo squadrò arcigna:
“Bene, allora… spogliati!”
“Cosa?”
La fissò alzando un sopracciglio e corrugando al fronte.
“Voglio vedere la tua ferita, avanti!”
L’altro modulò la voce galantemente:
“Xena, non devi inventarti delle scuse del genere per vedermi senza vesti…”
E le fece l’occhiolino.
L’altra ringhiò, digrignando i denti:
“Ma ti pare il momento? O mi stai prendendo in giro?”
Lui, allora, con un’aria di sfida, come se si apprestasse ad uno scontro funesto, si slacciò il cinturone e lo fece scivolare a terra; aprì la fibbia della cintura, alla quale erano assicurate la spada ed il pugnale e, si liberò anche di quella, disarmandosi; e infine, si tolse la casacca borchiata gettandola a terra.
Allargò le braccia spavaldamente.
“Eccola qui, contenta?”

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Sul suo addome, si apriva uno squarcio superficiale di circa dieci centimetri, dal quale era fuoriuscita una piccola quantità di sangue, che si era già coagulato.
“Visto? Questa volta ho detto la verità.”
“Vieni più vicino, perché voglio esaminarla bene.”
Lui ubbidì e lei la osservò con uno sguardo critico.
“Umh, non è grave…”
“Che ti avevo detto?”
“Questo vuol dire solo che, oltre al fatto di non potermi muovere, sono bloccata in questo orribile non-so-dove con te! Aaah!”
Venne colta da una fitta.
“Non agitarti,  -cercò di calmarla, non ancora rivestitosi e con il perfetto torso bruno che faceva bella mostra di sé- o la tua ferita si aggraverà. Vedrai che quell’odioso di Ares riprenderà le sue capacità nel giro di due ore. Solo un po’ di pazienza…”
“Va bene. Avrei una richiesta da farti… "
“E che sarebbe?”
“Nel frattempo, ti siederesti dietro di me, facendo appoggiare la mia schiena alla tua in modo che io possa rimanere dritta e, trovare così un po’ di sollievo dal dolore?”
L’altro senza rispondere si abbassò, le sfibbiò il fodero della spada, le sciolse definitivamente la pesante e stretta corazza e, gliela sfilò via con molta cautela. La donna, restando vestita soltanto di una tunica leggera, tirò un sospiro di sollievo. Terminato ciò, il dio fece quello che gli aveva chiesto.
L’altra si appoggiò e si rilassò.
“Meglio?”
“Sì…” La guerriera chiuse gli occhi: la pelle di Ares era piacevolmente calda e la sua schiena salda ed ampia.
No, dopotutto non era tanto male quella situazione.
Se lui avesse potuto vedere il sorriso soddisfatto che passò in quel momento sulla bocca della donna…
“Sai, quando non hai i tuoi poteri sei, quasi, simpatico.”
“Divertente! Ah, ah! -Rise sarcastico il dio- E tu sei una donna piacevole, quando la smetti per un po’ di fare la guerriera tutta d’un pezzo. Non che non mi piaccia questo lato del tuo carattere, intendiamoci, anzi, lo adoro, -e tutti i lineamenti del suo viso furono in moto- Ma quando abbassi un po’ la guardia, sei molto più stuzzicante. Comunque, non mi interessa dove siamo, potrei rimanere anche all’Inferno con te, ma non me ne importerebbe niente.”
“Ma vuoi smetterla di fare il cascamorto con me!”
“Oh, è una delle mie priorità, non posso farci nulla.”
E lui avrebbe pagato per potersi girare e vedere gli occhi della donna; avrebbe voluto accertarsi se quelle parole avevano suscitato in lei una totale indifferenza o una qualche emozione.
“Quando lo capirai che per te non c’è speranza?”
“E, tu, fin quando continuerai ad essere così cocciuta da non ammettere quello che provi per me?”
“E, tu, fin quando ti illuderai?”
“Finché avrò vita e, visto che sono tornato ad essere immortale…”
“Sei un caso perso.”
“Aaah, fin quando negherai a te stessa che mi vuoi? Arriverà quel giorno in cui non ce la farai più…"
“Uh, smettila! Desideri che io sia sincera?”
“Certo…”
“Ti dirò solo questo, poi sei pregato di lasciarmi riposare: non  potrò mai fidarmi di te per tutto ciò che mi hai fatto in passato. Non credo proprio che tu possa essere cambiato, in fondo rimarrai sempre lo stesso.”
Ma mentre Xena affermava questo, le parole di Afrodite le risuonavano nella mente: “Ha salvato una neonata; l’ha presa tra le sue braccia e le ha sussurrato:’Non aver paura, un giorno potrai difenderti da sola perché sarai una guerriera.’ E poi quel: “è bravo a dissimulare quello che prova davvero.”
“Per quanto mi riguarda, potrai ripetermi infinitamente queste cose, ma… -Gli occhi del dio vagarono in molte direzioni- … c’è qualcuno che sta arrivando, lo sento. Dovremmo spostarci in un posto più riparato, per esempio là, in quel gruppo di rocce più alte.”
Lui si alzò, raccolse le armi e si rivestì.
Guardingo osservò la zona e ascoltò qualcosa che Xena non udì.
“Siamo in netto svantaggio, finché non recuperò le mie capacità. Ce la fai a camminare?”
“Ci provo…”
La guerriera si sollevò, ma vacillò e si appoggiò d’istinto al braccio di Ares.
“Che ne dici, se ti porto in spalla?”
“Non sono un  relitto.”
“Lascia stare i convenevoli, sono vicini: dobbiamo nasconderci.”
Il dio si abbassò sulle ginocchia.
“Avanti, salta su!”
Xena dovette ubbidire e mise le braccia attorno al suo collo per non scivolare, mentre lui le afferrava le gambe. Egli si mosse veloce e, senza sforzo, la trasportò al sicuro.
Mentre stavano acquattati, videro passare un numeroso drappello di guerrieri che trasportava dei prigionieri legati per il collo in fila su di un unico asse di legno.
“Chissà, dove li stanno portando…”
Bofonchiò la guerriera.
“Non ci riguarda, ce ne andremo tra breve.”
“Eppure, questo posto mi sembra familiare, mi pare un territorio appartenente alla Mongolia…”
Ma si distrasse da quel ragionamento, perché Ares le appoggiò le labbra sulla fronte.
“Che stai facendo?”
“Sto sentendo se hai la febbre…”
La sua bocca, contornata dalla barba scura, era gradevolmente fresca e morbida
“E questa dove l’hai imparata?”
“Quando sono stato umano, naturalmente. Umh, sì, è calda. Sarebbe meglio che, tu, te ne stia ferma: o potresti peggiorare!”
Effettivamente la donna cominciava a stare peggio: la ferita doveva essere più grave di quanto avesse creduto.
“Vuoi appoggiarti?”
Lo fissò;  il suo sguardo era così diverso dal solito, intenso… umano.
“Tu, ti stai approfittando un po’ troppo di questa mia temporanea immobilità!”
Le sorrise con inusuale dolcezza.
“Sempre caparbia? Eh, sì…”
La fronte della donna era imperlata di gocce di sudore e, gli occhi le si erano fatti gonfi e rossi: era scossa da brividi di freddo.
Il dio le mise un braccio intorno alle spalle e la trasse al petto.
“Ares?”
Protestò debolmente.
“Permettimi di scaldarti…”
Lei si lasciò andare, non aveva più molte forze.
“Senti, Xena, ma perché Lucifer ti manda i suoi scagnozzi? Che gli hai combinato?”
“Oh, puoi immaginarlo… A proposito, pensi che quel demone potrebbe essere in giro da queste parti?”
“Forse…”
“Siamo proprio messi bene!... Cambiando argomento, sai, ho notato una cosa strana.”
“Che?”
“Che hai combattuto con particolare perizia contro quell’essere. Non è che ti batti bene solo quando sai di non essere scorto?”
“Ma, tu, non eri svenuta?”
“Semicosciente… Non è che spesso fingi, e ti fai sconfiggere facilmente di proposito, specialmente da me?”
“Schh…Riposati.”

L’odore della pelle del dio era così aspro ma inebriante, le sue braccia robuste, il suo petto saldo. Era un’emozione che credeva non avrebbe mai provato con Ares; si sentiva confortata, come se, all’improvviso dopo tanto combattere, dopo essere stata lei a difendere e a salvare tutti, fosse, invece, all'improvviso, colei che doveva essere protetta e tenuta al sicuro.
Da quando non si faceva toccare più da uomo?
Da quando aveva smesso di non porre più fiducia nel genere maschile?
Non le importava di questo. In quella stretta non c’era sensualità ma tenerezza, la stessa che aveva provato, soltanto, da bambina quando suo padre la teneva sulle ginocchia. Dopo non c’era stato più tempo per queste cose, dopo c’erano solo le battaglie e la morte. In quei tempi gli uomini erano stati  nemici da abbattere o amanti da blandire per i suoi scopi. Sì, così era stato con Borias (Aristarco) e il luogo, dove si trovavano in quel momento, le ricordava proprio quel periodo passato con lui.


Il dio sentì un formicolio consueto percorrergli il corpo: i suoi poteri stavano tornando a pulsargli dentro a pieno regime.
Tenere tra le braccia Xena a quel modo, senza il solito desiderio impellente, era un’esperienza nuova e veramente gradevole. Non osava muoversi per non spezzare l’incanto e benedì cento volte quella ferita che gli aveva dato quella possibilità.
Le appoggiò il mento e la guancia alla testa corvina, aumentando la  presa.
E avrebbe voluto rimanere così con lei ancora per un po’, ma ella peggiorava sempre di più e le sue capacità divine erano tornate.
In quell’occasione gli costò veramente molto essere onesto, anche se ritardò la cosa ancora per qualche minuto.
Senza dirle nulla, irradiò una luminescenza azzurra e la guarì.
La donna sentendosi d’un tratto rinvigorita, si sciolse immediatamente dall’abbraccio e, scattò in piedi come se nulla fosse, rivestendosi in fretta.
Sguainò la spada, che aveva risistemato dietro alla schiena, e si incamminò nella direzione in cui si erano allontanati i guerrieri che trasportavano tutti quei prigionieri.
“Dove vai? Non vuoi tornare?”
Le urlò lui, ammirandola per la forza d’animo e la vitalità.
“No, prima devo liberare quella povera gente.”
E cominciò a correre nel turbinio delle frange di cuoio della sua gonna .
Oltrepassata la collina, Xena vide che, in fondo alla valle, all’esterno di un villaggio di catapecchie, vi erano molti corpi a terra e tracce del passaggio del fuoco, ovunque.
Giunta lì, la guerriera si abbassò e prese un po’ di terra bruciata tra due dita: non era passato molto tempo da quando i guerrieri avevano assaltato quella gente; probabilmente, avevano fatto altri prigionieri, uccidendo quelli che ritenevano inutili come donne, vecchi e bambini. Forse, c’era ancora qualche superstite da salvare.
Senza farsi remore, cominciò a frugare tra i corpi ed urlare a gran voce:
“C’è qualcuno vivo? Sono qui per aiutarvi.”
Sentì un rumore e si mise in guardia.
Da un nascondiglio sbucarono tre ragazzi, che, tremanti e piangenti, si avvicinarono appoggiandosi a lei.
“Hanno portato via i nostri genitori…”
Accarezzò la testa del fanciullo; parlava la lingua dei Mongoli, che lei ben conosceva.
“Ma chi è stato? E dove li hanno condotti?”
“Sono stati i mercenari che servono la Conquistatrice, Xena…”
“Chi?”
“Xena… Li hanno portati verso nord-ovest al suo accampamento.”
Spalancò la bocca e gli occhi.
“Andate a vedere se ci sono altri rimasti in vita: vi prometto che via aiuterò!”
Li rassicurò sorridendo.
E i tre sgattaiolarono via in un baleno.

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Assunse un’espressione contrita ed amareggiata: aveva capito dove era. Si trattava, infatti, del suo orribile passato.
Ares le si materializzò alle spalle, in un lampo di luce azzurra, appoggiato alla pertica sulla quale era stato impalato un  povero vecchio. Teneva la mano sull’elsa e il suo sguardo era cinico: era di nuovo il Dio della Guerra.
“Sono stata io…”
“Non puoi cambiare il tuo passato, né aiutare questa gente. Andiamocene!”
Fece un passo verso di lei, sprezzante, guardandosi intorno.
“Perché siamo finiti qui?”
“Non ne ho idea. Io ho aperto un varco per mandare quel demone in una zona di limbo ed è lì che dovremmo essere anche noi. Si tratta, con probabilità, di una delle tante anomalie di quando si viaggia nello spazio-tempo; in realtà, non sono molto ben controllabili queste cose.
Ehi, non c’è da preoccuparsi, vienimi accanto, torniamo indietro.”
“No, se sono qui, forse, ci sarà un motivo. So quello che la mia armata sta per fare, posso…”
“No, se interferisci con il passato, queste azioni potrebbero riversarsi incontrollabilmente sul tuo presente attuale.”
“Potrei almeno convincere la mia altra me stessa a non dare ai centauri il figlio che tra poco partorirà, almeno questo…”
“Non puoi. Vieni via con me…”
“Quante volte dovrò ricordare che le mie mani si sono sporcate del sangue di tanti innocenti? Chi mi vuole punire ancora?”
E alzò la testa verso il cielo fosco.
“Sei cambiata, ormai. Questo è ciò che è accaduto. La Xena del presente, quella che conosco io, mette le sue eccezionali capacità combattive al servizio degli altri. E, mio malgrado, lo sa fare anche bene. Pareva anche a me impossibile, ma si può mutare, può accadere anche ai peggiori, a quelli senza speranza…”
Si voltò verso di lui per guardarlo negli occhi; di nuovo le parole di Afrodite le risuonarono nella mente.
Il vento si stava alzando, la polvere e l’emanazione fraudolenta della morte, che esalava dai corpi, si stavano diffondendo.
“Vorresti dire che questo sta accadendo anche a te? Non posso crederci. Tu, cambiare? Sarebbe come snaturarti.”
Lui impetuosamente con tre passi veloci le fu di fronte, con i lineamenti contratti in un’espressione aggressiva; la girò, costringendola a guardarlo in viso, e la tenne forte per le spalle.
“Non mi credi? Non prendermi in giro. Forse, non ti sei mai accorta del poco impegno che metto nel contrastare te la tua biondina nelle vostre azioni benefiche?”
Teneva le labbra strette in preda al dubbio.
“Non ti convinco, eh?  Non sai che strazio sentire di notte, di giorno, le voci degli uomini, le loro urla di dolore e, le loro grida di aiuto…”
Ella restrinse gli occhi, mostrando compassione nelle iridi azzurre.

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“Oh, ma come, non lo sapevi? Ora, sono io il Re degli Déi, il ruolo di Zeus è ricaduto sulle mie spalle. Io sento un impulso nuovo, cioè quello di aiutare le persone…
Lo ammetto: grazie alla religione di Elì, ho meno lavoro, ma per uno che per centinaia di anni si è beato della strage, del sangue, della morte e della distruzione è uno strazio più che sufficiente!
Sì, Xena, dopo essere stato umano, sono cambiato per causa tua. Tu, non sai cosa riesci a provocare in un uomo o in un dio…quali mutamenti…”
“Io, non…”
Tentò di giustificarsi  la donna.
Lui le urlò in faccia  in preda a un’ira a lungo repressa.
“È  colpa tua, Xena!”
E, dandole le spalle, si allontanò, stringendo i pugni.
Il dio non era, in realtà, arrabbiato con lei, ma con se stesso per la debolezza, che quel sentimento verso quella donna aveva alimentato in lui.
Ella lo rincorse e lo bloccò afferrandogli un polso.

“Ares…”

 Non riusciva trovare le parole giuste per spiegargli che ciò che gli stava accadendo era, sì, doloroso ma positivo.
L’altro si voltò di scatto ringhiando:
“Ma ti pare giusto che tu abbia compiuto tutti quei massacri e, che ti sia stata data, comunque, la possibilità di redimerti? Mentre a me, che sono una divinità, questa opportunità sarà sempre negata?”
“No, non è così…”
“Certo, o forse lo hai dimenticato che sono il Dio della Guerra? Sarò senza fine legato all’oscurità e al male.”
“No, la lotta e il combattimento possono anche essere usati per aiutare gli indifesi. Io combatto tutti i giorni, sanguinosamente alle volte, ma dalla parte giusta. Tu, potresti…”
“Ma pensi che la gente si fiderebbe di me? Per te esiste il perdono, Xena, la Conquistatrice! E per me? Neanche, tu, riesci a perdonarmi… neanche, tu, ti fidi di me, allora, come potrebbero farlo gli altri?”
“Io…”
“Certo, tu, hai quella petulante di Gabrielle, che ti loda, che ti blandisce: la preferisci a me…”
“No, non…”
“No, tesoro, non hai idea di quello che mi hai fatto, di quello che continui a farmi. Sei senza scrupoli. Non ti ricordi di tutte quelle volte che hai cercato di sedurmi solo per un tuo rendiconto? Ti pare stare dalla parte del bene quello? Mi hai mentito! Ti sei trastullata con i miei sentimenti che erano sinceri. Hai giocato con la mia mente!” -Disse lui puntando il dito alla fronte-“Ed, ora, ce ne andiamo.”
“Quella volta ad Anfipoli, hai ragione, mi sono comportata slealmente con te. Sì, ho giocato sporco per salvare mia figlia, ma c’è anche una cosa che non sai; ebbene, quando mi hai chiesto che cosa avessi provato e io ho risposto che non avevo sentito nulla, beh, ti ho mentito. In realtà, quando ti ho baciato, quando ti ho gettato su quel kline, l’ho fatto perché morivo dal desiderio nei tuoi confronti… “
Ares schiuse le labbra in procinto di risponderle in maniera impertinente, ma invece si voltò di scatto:
“Arriva…”
“Cosa?”
“Il tirapiedi del tuo amico Lu!”
Xena sguainò la spada e, prese l’arma con entrambe le mani, allargando e piegando le gambe.

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Il demone apparve in un turbinio d’ aria e fumo, scaraventando i cadaveri in aria e, intorno a loro si fece buio.
La sua risata cavernosa risuonò ovunque.
 Era alato e aveva un aspetto mostruoso: sul capo aveva delle grosse corna ricurve come quelle di un montone, mentre una corazza squamosa e verde gli copriva il petto.
 Si fermò in posizione di difesa, dopo aver fatto roteare il proprio bastone uncinato.
Ares si mise a braccia conserte, spavaldo:
“Solo i demoni di bassissimo livello fanno tutte queste buffonate al loro apparire.”
“Zitto, tu. Io voglio Xena.”
“Si ricomincia!” Sbuffò il dio.
“Va bene, prenditela pure. Io non interverrò questa volta.” E fece un gesto altezzoso con la mano, allontanandosi dal campo di battaglia.
La guerriera con una smorfia arricciò le labbra, rivolta ad Ares:
“Vai pure, tanto io non ho bisogno di te. Non ne ho mai avuto…Sei solo un’incapace, seduttore farfallone! Dici di amarmi, ma io non mi sono mica dimenticata di tutte le donne che nel frattempo ti sei portato a letto…”
Il demone fece un salto; con una piroetta, fu di fronte a Xena e le sferrò un fendente, che ella parò, ruotando il busto, con la lama della sua spada.
Ella reagì subito e gli dette un calcio laterale all’addome, tenendo il piede a martello.


“Oh, Xena, è colpa tua…Tu, te ne stavi sempre con Capelli d’Oro, ed io dovevo pur trovare delle distrazioni.”
Le rispose il dio che si stava godendo il combattimento: ogni volta che Xena si muoveva, le si alzava la gonna lasciando ben visibili le cosce sode e muscolose.
Il mostro agitava con maestria il bastone, mentre ella energeticamente respingeva  i colpi, accompagnando ogni sua azione con grida feroci.
La donna si abbassò evitando l’ennesimo fendente.
“Certo, ma l’elenco è lungo… non mi sono dimenticata che ci hai provato anche con Gabrielle!”
La guerriera saltò in aria, fece una capriola e, scendendo, colpì con le ginocchia il faccione del nemico, che, barcollando, venne respinto tre passi indietro perdendo l’arma.
Il suo atterraggio fu perfetto: scese in posizione di difesa.
“E ti dirò… - rispose sarcastico Ares, passandosi le dita  vanitosamente lungo la mascella, compiaciuto di sé- che alla fanciulla la cosa non è dispiaciuta e nemmeno a me…”
“Bastardo! Ma lei non ti ha ceduto e ti sta bene.”
“Ci è mancato poco… non è così ingenua come credi. Penso che sotto, sotto io le piaccia molto; sì, è affascinata da me. In realtà, non ho voluto insistere; perché avrei dovuto sporcare la tua dolce poetessa? Poi, tu, ne avresti sofferto troppo… e lo sai che non mi piace farti del male sul serio.”
Era in parte vero quello che le stava dicendo.
Ares, all’inizio, aveva provocato Gab soltanto per fare ingelosire Xena, ma quando lui aveva fatto sentire i suoi poteri alla donna, per indurla in tentazione, era accaduto qualcosa di molto profondo e vigoroso tra loro, in cui anche egli stesso si era sentito coinvolto. Ma, comunque, non aveva più importanza, ormai…

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“Iaaah!” Urlò Xena, facendo roteare la spada e avventandosi sul nemico in una massa di capelli corvini agitati.
Il demone questa volta reagì inaspettatamente e le afferrò il polso bloccandoglielo. La voltò e la acciuffò per la chioma, impedendole di muoversi.

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“Ora la condurrò via con me."

Il dio sorrise bieco:
“Ma, tu, sai solo queste due battute?”
Xena reagì e si liberò agevolmente rivoltandosi e, sferrandogli alcuni calci veloci ed efficaci. Saltò a debita distanza, riprendendo fiato.
Fu in quel momento che Ares le apparve alle spalle e la afferrò saldamente. Le sfilò il Chakram dal fianco e lo puntò al collo della guerriera.
“Che stai facendo, maledetto!”
“Finisco questo duello che si sta protraendo un po’ troppo. Allora, servitore di Lucifer, l’ho presa. Te la do, ma in cambio voglio qualcosa…”
“Che cosa vuoi, Dio della Guerra?”
“Per prima cosa sapere il motivo per il quale Lu si sta affannando tanto per averla.”
“Il mio signore desidera che ella prenda il posto che le spetta accanto a lui, nella direzione dell’Inferno; in quanto ella si è procurata questa onorificenza uccidendo uno dei suoi capi più valorosi, Mephistopheles."
Il dio annuì in segno di approvazione.
“Brava, bel pasticcio! -Le sussurrò all’orecchio- Non me lo avevi detto…"
“Era un dettaglio.”
Rispose tra i denti la guerriera.
L’altro premette la lama più insistentemente sotto al mento di lei.
“E come potrei avere io questa carica?”
“Semplice, Dio della Guerra, ammazzando l’erede. Uccidi, Xena!”
“Essere uno dei capi dell’Inferno non sarebbe male…”
“Tu, che ne dici?
Chiese Ares rivolto a lei.
“Ti odio!”
E gli sputò.
Le dette una scarica elettrica e la Principessa Guerriera cadde a terra in ginocchio, stordita.
Poi, il dio le tirò i capelli con ferocia.

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“Quindi, se lei muore, meccanicamente il titolo passerà a me. Giusto?”
“Esattamente.” E il demone aveva già la bava alla bocca, pregustando lo spettacolo.
“Ti maledico, Ares…Come puoi farmi questo?”
Bofonchiò Xena, mentre il dio aveva già alzato il braccio muscoloso armato del Chakram per colpirla.
Esitò per qualche breve istante, con il viso contratto in un’espressione feroce ed oscura, poi, la ferì, recidendo con un sol colpo preciso la giugulare.
Il sangue scorse rapidamente come un macabro fiume sulla corazza della donna.
Lui si chinò immediatamente e le prese la mano, l’appoggiò al ginocchio, e la guardò negli occhi, finché ella non si spense rapidamente.

http://i101.photobucket.com/albums/m75/shalna/ares-xena--questa.jpg


La adagiò con cautela a terra, dopodiché, cominciò a pronunciare delle parole in una lingua sconosciuta, cantando.

Delle alte fiamme avvolsero il suo corpo e prima che il demone potesse accorgersi di quello che stava accadendo, il dio gli aveva già lanciato una palla di fuoco disintegrandolo.
Ares si abbassò su Xena, ancora avvolto da un’aura scarlatta e, la strinse a sé.
Rapidamente la resuscitò e, prendendola in braccio, si trasferì, conducendola da un’altra parte.

 http://i101.photobucket.com/albums/m75/shalna/aresxenabraccio.jpg

Continua…

Il capitolo III è già on-line.

   
 
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