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Autore: Yuna Shinoda    14/08/2007    0 recensioni
Disclaimer:Questa storia viene pubblicata senza fini di lucro. Pertanto io di persona non conosco i protagonisti della storia, è tutto frutto della mia fantasia e quindi chiaramente non va preso sul serio. Non parla subito dei LP attuali ma della loro giovinezza non poco tranquilla! Poi capirete perchè ;) Spero gradirete!
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno di ottobre era scuro, nebbioso e prometteva nuvoloni grossi sulla città. Amy quella mattina stava percorrendo la strada che faceva di solito per andare a scuola e prendere l’autobus che passava di lì tutti i giorni alle 7,30 quando all’improvviso si sente cadere sul braccio una goccia (che dopo pochi secondi capì essere di pioggia) e come se non bastasse altre mille gocce piccolissime le bagnarono il viso all’improvviso. Stava piovendo a dirotto.
“Mha proprio oggi vero?”. Non poteva accettarlo proprio quel giorno che doveva consegnare un importante progetto a scuola. “Caspita!”. Amy corse sotto ad alcuni balconi per ripararsi poiché pian piano la pioggia stava diventando sempre più forte, quasi si tramutava in grandine ed impediva anche ai passanti con l’ombrello di riuscire a camminare decentemente.
Erano le 7.40, mancavano solo cinque minuti al suono della campanella della scuola e ormai Amy non sapeva più che fare dato che a causa della pioggia era anche apparso sotto il cartello luminoso della fermata dell’autobus “TUTTE LE CORSE SONO SOSPESE FINO A NUOVO ORDINE. CAUSA : TEMPESTA DI GRANDINE IN ARRIVO”. “tempesta di grandine? Bhè poteva anche succedere un’altra volta,no? Perché il tempo deve essere così avverso nei miei confronti?!” . Nulla da fare. Quel giorno sembrava che andasse tutto storto, poiché per giunta tutti i negozi erano chiusi e non c’era anima viva per strada, e per giunta doveva consegnare quel progetto a scuola. Tutto d’un tratto però ci fu un grosso rumore… Non era pioggia, anzi, sembrava piuttosto un rumore qualche pneumatico di automobile che sgommava alla grande sull’asfalto. “Sembra che c’è qualcuno che oggi può salvarmi! Che fortuna!”. Amy doveva per forza arrivare a scuola in orario quel giorno, allora non ebbe scelta tranne correre verso il bordo del marciapiede per tentare di farsi notare da chi guidava quell’automobile. “Dai è la tua sola opportunità, che fa se farai una brutta figura, almeno ci avrai provato!”
E così fu. Amy arrivò fino all’orlo del marciapiede e agitò la mano come in segno di saluto oppure attenzione non lo so bene comunque quelle sue moine attirarono colui che guidava la macchina. E che automobile! Era una porche nuova di zecca nero metallizzato. Si vedeva da un miglio che chi guidava quel ’auto doveva essere di sicuro un riccone o qualcosa di molto vicino.
La macchina si fermò velocemente vicino al marciapiede e si aprì subito la porta, così che Amy non potè fare a meno di entrare poiché quello voleva dire “Ok, dai salta su che ti accompagno dove vuoi”.
Amy si sentì spaesata per un attimo visto che l’auto sfrecciò veloce per le vie strette della cittadina e snodava le curve in modo preciso ma allo stesso tempo un po’ pauroso poiché superava sensibilmente i limiti consentiti in quella zona. Amy non aveva nemmeno avuto il tempo di salire in auto e di guardare chi la conduceva. Un semaforo le aveva dato un sospiro di sollievo così che ebbe appena il tempo di voltarsi che subito il ragazzo misterioso ripartì ad una folle velocità.
“Dai Amy almeno così arriverai presto a scuola… Aspetta, ma io non ho detto a questo tizio dove andavo…” . Sta di fatto che il ragazzo stava seguendo proprio la strada che dirigeva al suo istituto…
“Come l’avrà capito? Ah, forse dalla mia divisa.”.
7,50.
“Com’è tardi… Almeno con lui arriverò in tempo e sarò in ritardo solo di qualche minuto.” L’atmosfera nella macchina era strana… troppo strana… Amy decise allora di dare uno sguardo verso il suo misterioso accompagnatore per capire se almeno frequentava la sua scuola. Ma si intende, senza dare troppo nell’occhio! Chi sa cosa poteva pensare lui!
Il ragazzo era di corporatura molto snella, diciamo che non aveva per niente muscoli ma comunque aveva un aspetto molto fascinoso. Aveva degli occhi castani molto profondi che davano l’idea di uno che sa il fatto suo… O almeno questa era l’impressione.
La cosa che la colpì maggiormente furono i suoi capelli. Erano dello stesso colore degli occhi e tagliati in un modo molto pratico, quasi volessero dire “Non mi faccio crescere troppo i capelli poiché la mattina faccio sempre tardi e non ho tempo di pettinarli”. Si, forse è proprio questo che volevano dire.
Aveva anche la divisa della scuola tutta linda e pulita! Sarà stato sicuramente un figlio di papà che doveva dimostrare ai genitori d’essere perfetto nel modo di vestire e di comportarsi, diciamo il figlio che ogni genitore vorrebbe avere. Se ci penso anche io sono una figlia di papà, ma lasciamo perdere…
La strada sembrava non finire mai. Ogni tanto sbirciavo e davo un’ occhiata al ragazzo, senza farmi vedere troppo. Non lo so forse quel suo modo di fare mi attirava. Però una cosa è certa, doveva imparare ad andare piano mentre guidava.
“Thò, la scuola. Lo vedevo da lontano il grande edificio in pietra grigia che dominava la collinetta su cui purtroppo – ed io andavo sempre a piedi – era situata la mia scuola. Che succede adesso? Che mi dirà questo?”
  
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