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Autore: MissdontMissaWord    25/01/2013    1 recensioni
Kurtbastian; AU
Dal prologo: “Il Dottore: vacanze speciali per tutti i gusti.”
Così recitava il volantino che Kurt aveva trovato sul parabrezza della propria auto uscendo dal suo amato lavoro alla Vogue.com
E perché no? Aveva subito pensato. Rachel sarebbe partita il giorno seguente per una crociera con i suoi padri, e lui sarebbe rimasto nella loro casa di Bushwick, in completa solitudine. E aveva il brutto presentimento si sarebbe annoiato a morte. Decise quindi di recarsi all'indirizzo indicato sul pezzo di carta.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Sebastian, Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:
nessun personaggio di questa fanfic mi appartiene purtroppo,

ma vi assicuro che se così fosse ne farei sicuramente miglior uso di "Pelatone" Murphy.
(sì, la 4x11 mi ha fatto schifo -eccetto la scena Kitty/Puck al ballo-)

 




Troisième chapitre



 

 

Villa Conchiglia, così usavano chiamarla gli abitanti del posto, si ergeva su una collina appena fuori da Parigi. I coniugi Fabrienne, i suoi abitanti, erano la coppia più inusuale che si fosse mai vista in città fin da quando se ne poteva avere memoria.
La signora Fabrienne era una donna di classe, dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi. Una donna bellissima, a quanto si diceva. Già, perché la signora non usciva mai di casa, e pochissimi avevano avuto il privilegio di vederla.
Il marito, al contrario, era spesso in città. Il cosiddetto Conte, sebbene conte non fosse, si vedeva spesso gironzolare nei pressi di villa Feuille, la residenza Anderson. Affari, si giustificava lui davanti ai pettegolezzi, che però insinuavano continuamente che sotto ci fosse sì qualche affare, ma piuttosto losco, di cui tutti parlavano ma nessuno aveva realmente conoscenza.
Ciò che invece le chiacchiere sussurrate in quel di Parigi non dicevano, era perché la signora Fabrienne, la stupenda Lucie, non uscisse mai di casa. La donna, infatti, aveva una grave malattia.
“Lucie, potresti anche venire a messa con me, ogni tanto. E' questione di poco tempo, potresti chiamare qualche serva e farti scortare con un ombrellino da passeggio...”
La donna sbuffò.
“Guarda che ci sono moltissime donne che lo fanno, è segno di prestigio.”
Un altro sbuffo.
“Le altre donne lo fanno per sembrare migliori di quanto non siano... La loro è tutta questione di apparenza, o di superbia. Il mio problema è che se mi colpisse un raggio di sole la mia vita sarebbe finita.”
“Stai esagerando, cara.”
“Affatto. Tu non sai cosa significa. Tu non sei cresciuto sotto un ponte, non sei rimasto orfano di entrambi i genitori, non sei cresciuto dovendo badare ad una sorellina che porta la tua stessa malattia, non hai i capelli rossi, non hai idea di come io mi senta con tutti quei pettegolezzi sul fatto che io sia una strega.” elencò lamentosa.
“La maggior parte di quei pettegolezzi verrebbero sfatati se tu uscissi alla luce del giorno.” replicò con innaturale calma il marito.
“Sono allergica al sole, Sébastien!” esclamò. “Tu non hai vissuto la mia vita, non sai cosa significa.”
“Ma tu sei stata salvata, Lucie. Io ti ho salvata. Se io avessi vissuto la tua storia, non mi avrebbe salvato nessuno.”
“Tu credi che non avrei preferito salvarmi da sola? Piuttosto che ottenere la compassione di un uomo benestante che ho sposato senza amare?”
“Era nel contratto, Lucie. E io non ti ho mai proibito di avere un amante.”
“Un amante, Sébastien? Non c'è già abbastanza scandalo, in giro? Già si vocifera della tua relazione con Blaise, se si venisse a sapere di un mio amante la nostra vita sarebbe finita.”
“Non che la tua vita, ora come ora...”
“Silenzio.” lo zittì irritata la donna. “E vattene, ora. Voglio restare sola.”
Dopo che il marito si chiuse la porta della stanza alle spalle, uscendo silenziosamente, Lucie si accasciò sul suo letto, mentre lacrime di rabbia mista a tristezza le sgorgavano dagli occhi.
Sébastien l'aveva salvata dalla sua misera condizione, l'aveva portata a splendere. La sua vita, se non fosse stata per la sua sconveniente malattia, sarebbe stata perfetta. Quello che, all'inizio, era l'uomo che più odiava al mondo, ora era diventato il suo migliore amico, l'uomo a cui sarebbe stata grata per tutta la vita.
No, a lei non interessava particolarmente la sua vita. Forse, pensava, se si fosse conclusa insieme a quella dei suoi genitori, sarebbe stata migliore. Più breve, ma più intensa e felice. Certamente. Ma poi c'era Katherine... La sua unica ragione di vita. Sua sorella, di cinque anni più piccola di lei. La persona che davvero doveva la vita a Sébastien. Entrambe gli sarebbero state grate tutta la vita, e un matrimonio di copertura era il minimo che potesse fare Lucie, la più grande delle due, per sdebitarsi. E in fondo, andava bene. Amava Sébastien come un fratello, e visto che praticamente viveva solo con Katherine, oltre che con la servitù, a causa delle lunghe assenze del Conte, le andava molto più che bene.

***


“Stiamo... scherzando, vero?” esalò Kurt come in fin di vita. “Io non ci dormo, con te.”
“Assolutamente.”
“Ma signori...” disse timorosa Rachelle. “E' una disposizione precisa data dal Conte... Suo fratello, signore.”
Sebastian inarcò un sopracciglio. Prima erano la stessa persona, e poteva andare... Almeno ne avrebbe ricavato qualche agio. Ma ora, sentirsi definire fratello di quella brutta copia? Non era possibile. Il suo unico fratello era Julian, che per quanto fosse stressante non avrebbe scambiato con nessun altro.
“Immagino che dovremo farcelo andare bene così.” sbuffò costretto.
“Perfetto.” sentenziò Rachelle, ritrovando un po' di coraggio. “Conte.” si congedò. “Signor Hummel...”
Durante quei pochi metri che la separavano dall'uscio, la donna si voltò svariate volte in direzione di Kurt, sospirando. L'amore la riempiva.
“E' quasi peggio della Rachel del nostro tempo.” sentenziò derisorio Sebastian. Il compagno di viaggio annuì, per poi buttarsi sul letto. Era stata veramente una giornata sfiancante.
Sebastian, dopo qualche minuto, si accomodò nel letto, di fianco a lui.
“Cosa staresti facendo?” lo interrogò.
“Vado a letto?” domandò retoricamente.
“Oh, no. Assolutamente no. Io vicino a te non ci dormo.”
“Se preferisci il pavimento, accomodati.”
“Forse... dovremmo tornare di là e chiedere un'altra stanza.” concluse esitante Kurt.
“Vai pure, io non ci tengo a ritrovarmi con altro coltello puntato alla gola.”

Intanto che parlavano, Sebastian si era accomodato sotto le coperte.
“Non farti strani pensieri.” sbuffò contrariato Kurt, per poi decidere di farsi andare bene la situazione e mettersi a dormire.
Ma se Kurt dormì beatamente per tutta la notte, parendo addirittura un angelo, per Sebastian fu un travaglio addormentarsi. Per ore ed ore ripensò all'intensa giornata vissuta, cercando di dare un senso cronologico, e in seguito logico, agli eventi. Eppure, quel bacio non trovava mai posto.
Era stato quasi un bacio costretto, si diceva, Kurt l'aveva fatto per non avere una gola tranciata sulla coscienza... Ma allora perché il suo stomaco era in subbuglio, a ripensarci? Si tastò le labbra, ci passò la lingua. Sentiva ancora quel sapore così sconosciuto, ma allo stesso tempo così... perfetto. Per lui. Mentre era perso nelle sue congetture, sentì un corpo caldo accoccolarsi contro il suo petto. Kurt, dormendo, si era spostato nella sua metà del letto.
Sebastian ne fu inizialmente irritato, ma poi decise che il ragazzo era troppo tenero per svegliarlo e sgridarlo, e poi aveva un buon odore. Gli passò una mano tra i capelli, e poi, finalmente rilassato, riuscì a prendere sonno.

 

***


Dopo essersi beato le orecchie dell'ultimo di una serie di gemiti usciti dalla bocca di Blaise, Sébastien fece per alzarsi dal letto e rivestirsi. Il moro però lo fermò, afferrandolo per un polso.
“Sébastien, amore. Per piacere, resta. Solo questa notte.”
Il Conte rimase perplesso, in silenzio, per qualche istante. Spesso si era sentito fare quella richiesta, ed ogni volta aveva dato a Blaise una risposta negativa. Perché quell'uomo continuava ad insistere, ogni volta che si vedevano?
“Va bene.” replicò quasi sussurrando, così piano che il padrone non fu sicuro di aver sentito bene.
“Va bene?” ripeté, incerto. L'aveva detto sul serio? O era uno scherzo della sua fervida immaginazione?
“Resto.” fu l'ultima risposta che giunse al suo orecchio prima che Sébastien si distendesse nuovamente al suo fianco, abbracciandolo. Blaise, inizialmente, fu un po' stordito dall'atteggiamento. Sébastien non abbracciava. Non lui, almeno. Abbracciava i suoi genitori, abbracciava Katherine e Lucie, ma non aveva mai abbracciato lui. E non aveva mai accettato nessuna sua proposta che non riguardasse il sesso.
Poi Sébastien alzò il capo, percependo il disappunto dell'uomo, e gli lasciò un piccolo bacio sulle labbra. Nuovamente, il padrone di casa venne scosso. Ma quando vide quanto rapidamente il conte prese sonno al suo fianco, le sue labbra si aprirono in un sorriso, e si addormentò a sua volta.

 




Angolo dell'autrice
Buongiorno a tutti!
Ebbene sì, signori e signore, sono ancora viva. Non ci speravate più, vero? Scusatemiiiiiii! D:
Okay, comunque per consolarvi eccovi finalmente il capitolo, e vi avviso che ho già iniziato a scrivere il prossimo.
Quindi, al massimo domenica prossima lo pubblicherò!
Un bacio per voi, e tante recensioni per me (fatemi questa grazia <3)

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PS: Sì, oggi sono davvero di poche parole, scusatemi anche per questo.
PPS: Qualcuno lo avrà di certo notato, villa Conchiglia è un riferimento ad Harry Potter. <3

  
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