Sabbia sotto i miei piedi. Onde che si infrangono, il bellissimo silenzio della solitudine.
La mia testa è vuota, finalmente. Cammino a bordo mare, l'acqua mi arriva fino alle caviglie.
E' una delle giornate più cupe che abbia visto nel distretto 4. Come se il cielo volesse piangere con me.
Le nuvole grigie impediscono al sole di riscaldarmi. Me e il mio cuore, che ora so, se nè andato con lui.
Le mie impronte vengono coperte dalle onde che mascherano il mio passaggio. Sono un'ombra.
Da quando ho messo piede nel distretto dove in tutte le frasi c'è almeno una volta la parola pesce,
dove tutti sono felici, tranne poche persone. Le vittime degli Hunger Games. Ho conosciuto una ragazza che dice di chiamarsi
Annie Odair. Se la chiami solo per nome inizia a piangere, lei vuole il suo nome intero, si aggrappa a quella parola.
Probabilmente non capirò mai perchè, ma non dubito che la sua sofferenza sia stata causata da mio nonno.
Il suo bimbo mi sorride sempre, un sorriso che mi riscalda il cuore, e non solo a me, anche sua mamma quando lo guarda,
ritrova quel briciolo di speranza a lungo perso.
Quel bambino biondo come un angelo, che mi ricorda che io non ho ricordi di John.
Solo una scritta sulla spiaggia, che sparirà con l'alta maree. Succedrà quello che voglio. Sparirà.
Dimenticherò perchè il mio cuore si fa sempre pesante quando penso a lui, dimenticare perchè è tanto importante per me.
E' una speraza quasi ridicola, pensare che l'acqua può lavare via i ricordi così facilmente, ma almeno c'è.
Ho fatto bene a venire qua, le palme sono talmente diverse dagli alberi che c'erano nell'arena, niente che dia solo un indizio
alla mia vita precedente. Un nuovo inizio, quello che volevo.
Ce l'avrei anche fatta. Le persone sono gentili, anche se troppo vivaci, il clima mi fa dimenticare il capitol,
la natura è bellissima, il mare è stupendo, i ricordi però, i ricordi sono terribili.
JOHN. Un nome così dolce. L'acqua ormai arriva fino a sotto le mie caviglia. Si avvicina sempre di più alla mia scritta.
Devo andarmene, dimenticare, passare dalla casa di Annie Odair e parlare un po' con lei.
Forse i suoi ricordi possono farmi dimenticare i miei.
Non piango. Non ho mai pianto da quando sono arrivata tre anni fa in questo distretto popolato da persone gentili.
Qua nessuno sa chi io sia. Nessuno sa che sono la figlia dell'assassino senza pietà.
"I tuoi genitori se ne sono andati Elisabeth, mi dispiace moltissimo."
"NON SE NE SONO ANDATI! GLI HAI FATTI ANDARE VIA TU."
Snow. Non capisco come posso pensare a lui senza che il mio cuore batta più forte, senza che i miei pugni si stringano.
Ma sta succedendo. Non penso a lui con rabbia, ma con un triste disprezzo.
Ha ucciso i miei genitori, John, Amelie, Terry, Alex ma me no. Non ce l'ha fatta, anche se avrebbe voluto.
L'acqua è arrivata sopra alle mie ginocchia e sta incominciando a coprire la scritta.
Non sono sola, anche se spesso lo penso. C'è Katniss che mi viene a trovare spesso, e c'è il piccolo uccellino bianco che si appoggia
sempre al mio davanzale e canta finchè mi addormento.
Lentamente la parola viene divorata dalle onde, come le fiamme che divorano il legno nel camino.
Quello che penso però non è tristezza, ma sollievo, un peso che se ne va, per sempre,
per non tornare mai più.
Ciao!
No, non ci credo! Quasi mi dispiace che la storia sia finita.
Ringrazio mille volte le persone che hanno preferito, letto o recensito la storia e ogni volta mi hanno dato la voglia di proseguire.
Grazie per aver seguito Elisabeth, dal Capitol, nell'arena, al distretto quattro.
Mi farebbe davvero molto piacere se passaste dalla mia nuova fan fiction su Cato e Clove.
------> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1514035&i=1 (Grazie mille in anticipo.)
Allora adesso è davvero finita,
Grazie a tutti,
Lotty