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Autore: kia84    16/08/2007    6 recensioni
"Promettimi che non mi lascerai mai sola" lo supplicò fissandolo con uno sguardo da cucciolo indifeso. TITOLO PROVVISORIO!! E se Marzio e Bunny si conoscessero fin da piccoli? E se il destino...leggete e commentate. ciao
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Quattro ore dopo...

"Finalmente anche oggi le lezioni sono terminate "pensò Marzio rimettendo il suo libro in borsa e uscendo dall'aula senza scambiare alcun saluto con nessuno come al solito. Non che a lui non piacesse la facoltà di medicina o l'università fine a se stessa, ma negli ultimi giorni si era sentito sempre più spossato a causa delle sue pericolose missioni notturne e dei ripetuti incubi che affollavano la sua mente mentre giaceva tra le braccia di Morfeo. Incamminandosi verso il grande giardino all'esterno dell'edificio, ripensò a quegli strani incubi che continuavano a tormentarlo. Sapeva che non doveva mai sottovalutare nulla, specialmente quei brutti sogni che di notte affollavano la sua mente. Analizzandoli a mente fredda non sapeva se erano in realtà una richiesta d'aiuto o qualcosa di più profondo, ma una parte di lui, quella più nascosta, sembrava che si stesse svegliando come se sapesse il vero significato di quelle notti insonni. Soprapensiero, si mise seduto appoggiando la schiena contro un albero. Il suo sguardo sembrava perso ad ammirare lo splendido paesaggio di fronte a lui, ma in realtà era perso nel suo mondo fatto di misteri dei quali non riusciva mai a venirne a capo.

Improvvisamente l'ombra di un'altra persona offuscò la sua vista e si mise una mano sugli occhi come visiera per scoprire chi fosse. Era un ragazzo dai lunghi capelli neri raccolti in una semplice coda, occhi scuri e più basso di lui di qualche centimetro. Si assomigliavano parecchio, a parte il colore degli occhi, avevano anche lo stesso carattere orgoglioso e provocatorio che spesso sfociava in numerose incomprensioni e litigate. Lo osservò attentamente mentre gli si sedeva accanto buttando la giacca rossa da parte per poi calarsi gli occhiali da sole al loro posto. Erano ormai dieci anni che vivevano insieme, ma era come vivere con un estraneo; costantemente si rendeva conto dell'enorme distanza che esisteva tra loro, sembrava quasi un abisso nel quale nessuno dei due riusciva ad emergere. Facevano parte della stessa famiglia, ma erano sempre in competizione. Competizione che in un primo momento era per attirare l'attenzione del padre ma, quando quest'ultimo aveva fatto capire chiaramente la sua opinione, Marzio aveva gettato subito la spugna sapendo che era tutto inutile e che l'improvvisa morte della madre non lo aveva di certo ammorbidito con lui. Da quel giorno aveva evitato in tutti i modi quell'uomo ma a quanto pare quel testardo di suo figlio non era della sua stessa opinione e lo seguiva costantemente come una fantasma soltanto per provocarlo. In realtà Marzio si era sempre accorto che Seya era rimasto il suo unico legame con quella famiglia che non lo aveva mai voluto e, che per il fratellastro, lui era diventato quasi un secondo padre nonostante la differenza di due anni d'età e i loro costanti diverbi. Seya cercava il calore di una famiglia, Marzio ormai aveva chiuso il cuore a tutto e a tutti dimenticandosi quel calore che soltanto da piccolo aveva vissuto sentendosi completo. Tornando alla realtà, si rimise quella maschera di serietà e freddezza pura in volto e tornò a fissare quel giardino invidiandone la tranquillità e l'armonia.

"Ciao, credevo di non vederti a quest'ora."

"Hanno annullato le lezioni del pomeriggio per una riunione dei docenti." rispose il fratello stiracchiandosi i muscoli indolenziti.

"Sicuro di non aver bigiato?” indagò Marzio lanciandogli un'occhiataccia dubbiosa di sbiego che fece ribollire Seya.

“Cos'è? Non ti fidi di me?” borbottò il più piccolo stringendo gli occhi a due fessure.
“Dovrei?” chiese ironico il maggiore con provocazione.

“Se continui di questo passo protei scambiarti completamente per papà! Non è molto lusinghiero per la tua età, dopotutto hai ancora ventidue anni!”

“Non sei spiritoso per nulla Seya! Evita!” borbottò bruscamente Marzio adombrandosi di colpo in volto.

“Che cos'hai? Sei più pensieroso del solito…è successo qualcosa?” gli chiede il fratello voltandosi a scrutarlo attentamente cercando di mascherare quella preoccupazione che non voleva mostrare a Marzio per orgoglio.

“No, non credo. Mi sento solo un pò inquieto…come se dovesse succedere qualcosa da un momento all'altro di molto importante.” sospirò lui mettendosi una mano fra i capelli e chiudendo gli occhi come a voler far riaffiorare il brutto sogno di quella notte.

“Sei solo stanco, fidati.”

“Sarà, ma sento che c'è sotto qualcosa di più della solita stanchezza e poi quegli incubi…come se volessero dirmi qualcosa che ancora mi sfugge…”

“Paranoie, devi solo distrarti un pò e divertirti…vedrai che tornerai come nuovo. A proposito, ha chiamato Moran per confermare la festa di stasera al bar. Quel ragazzo sta diventando quasi ossessionato da questa serata. Cosa gli hai promesso? Donne e alcol a volontà?” gli chiese Seya con ironia cercando di alleggerire l'atmosfera.
“No, ma una rimpatriata tra vecchi e buoni amici.” ridacchiò Marzio ancora un pò pensieroso.
“Allora perchè invece di una rimpatriata tra decrepiti amici mi sembra proprio un festino in piena regola? Ha invitato più gente di un party di Hollywood!”

“A volte Moran non ha il senso della misura, ma alla fine è un bravo ragazzo.” sorrise al pensiero dell'ultimo incontro avuto con l'amico che, dopo un'assenza da parte sua di più di quattro anni, gli era saltato al collo come in quelle vecchie soap opera drammatiche dove sgorgavano lacrime a fiumi.

“Anch'io sono un bravo ragazzo ma di certo non confondo la parola rimpatriata con la parola festino!” sbuffò Seya calcandosi sempre di più gli occhiali da sole sul naso.

“No tu sei un rompipalle in piena regola e sinceramente non capisco perchè ti lamenti così tanto se sei il primo che adora andare a feste come queste.” gli rispose il fratello appoggiando la testa su un ginocchio continuando a guardare lontano scorgendo un laghetto oltre gli alberi.

“Se ci fossero le mie fans sarebbe stata tutta un'altra cosa, qui non conosco ancora nessuno a parte Taiki, Yaten e te…che sinceramente non sei nemmeno di molta compagnia!” ribattè il fratello facendogli la linguaccia come quando erano più piccoli.
“Tiri in ballo di nuovo le tue fans? Dovrò rinfrescarti ancora la memoria: non sei famoso quanto credi di essere e se ti vedessero in tuta mentre provi i movimenti alquanto ancheggianti e cerchi di non prendere una nota sbagliata, secondo me ti scambierebbero con uno dei ballerini di Fame!” ridacchiò divertito Marzio.
“Prendi pure in giro, ma io sfonderò con la musica!” ribattè Seya rosso in volto dalla rabbia.
“Se ci credi veramente buon per te.” mormorò piattamente con un'alzatina di spalle.

“Perchè fai sempre così? Ogni volta che si parla della mia carriera inizi a sfottere, quando sai che metto anima e corpo in quello che faccio…dovresti essermi vicino e sostenere le mie scelte, invece fai tutto il contrario…” urlò togliendosi di scatto gli occhiali da sole in un gesto di stizza mentre chiudeva una mano in un pugno.

“Non si vive di soli sogni, crea qualcosa di consistente per il tuo futuro e fai in modo che non sia solo un'illusione momentanea altrimenti riceverai una bella e dura batosta quando ti sveglierai!”

“Grazie tante fratellone, posso sempre contare su di te! Ancora una volta me lo hai dimostrato!” affermò ironicamente Seya alzandosi in piedi mentre si rimetteva addosso la giacca rossa che aveva lasciato per terra.
“E adesso dove stai andando?” gli chiese curioso lanciandogli un'occhiataccia provocatoria.

“Da qualcuno che mi comprende meglio di te e sarà molto facile trovarlo! Basta che ti sto lontano!” urlò mostrandogli le spalle mentre se ne andava via di gran fretta con fare nervoso.

“Si sta comportando come un bambino!” sbuffò contrariato rimettendosi gli occhiali da sole che aveva lasciato accanto alla borsa carica di libri.

Scrollando le spalle spazientito, si rimise in piedi dirigendosi verso il proprio campus.

 

Seya attraversa rapidamente il parco finché una figura a terra, distesa a pochi passi da lui, non lo fece bloccare di colpo. Il corpo adagiato sull'erba di una ragazza dormiente dai lunghi capelli d'oro sparsi attorno a lei. Rimase colpito da quella ragazza con l'espressione tanto beata e un leggero sorriso che le increspava le labbra. Era molto bella, con quella pelle color latte che rendeva ancor più luminosi i suoi capelli, i vestiti scomposti che sicuramente l'avrebbero fatta arrossire di imbarazzo se solo se ne fosse accorta. Sorrise a quel pensiero mentre le si avvicinava cercando di non fare rumore nel tentativo di non svegliarla. Con fare felino, le si inginocchiò accanto ammirando il suo volto; non riusciva a staccare gli occhi da lei e non sapeva il perchè ma gli dava una strana sensazione di pace e armonia. Senza quasi accorgersene, avvicinò la mano per accarezzarle la guancia diafana ma si bloccò di colpo appena la ragazza iniziò ad aprire gli occhi di un azzurro limpido che lo resero completamente succube del suo fascino.

“Stai attenta o prenderai un'insolazione!” le disse dolcemente con un sorriso sulle labbra appena riuscì a riottenere l'uso della voce sparito dal momento in cui quelle pozze azzurre avevano incrociato i suoi occhi castani.

“Oh cavolo, mi sono addormentata al parco! Che ore sono?” chiese la ragazza cercando di sopprimere uno sbadiglio inutilmente.

“Sono le 13 e venti.” le rispose alzandosi dopo aver dato un'occhiata all'orologio che aveva al polso.

“E come al solito sono in ritardo! Se non mi fanno fuori oggi sarà proprio un miracolo!” esclamò la bionda rimettendosi in piedi di colpo rossa in volto.

“Non credi di esserti dimenticata qualcosa?” le chiese lui lanciandole una strana occhiata mentre rideva sotto i baffi.

“Non credo…” mormorò lei imbarazzata e smarrita mentre si rimetteva a posto la camicetta che durante la dormita si era sbottonata dei primi due bottoni.

“I sandali…”

“Oh, grazie! Che scema!” sempre più sul rosso aragosta in volto, si chinò a raccogliere i sandali mettendoseli ai piedi. “Ahi!” esclamò dolorante facendo una smorfia.

“Tutto bene?” le chiese preoccupato lui avvicinandosi.

“Mi sa tanto di aver dormito in una posizione scomoda…mi fa male la spalla.” mormora tastandosi la spalla dolorante.

“Aspetta che ti aiuto.” disse Seya posizionandosi dietro la ragazza per metterle le mani sulle spalle con sicurezza.

“Cosa vuoi fare?” chiese lei spaventata facendo un balzo in avanti mentre si voltava verso di lui con una mano al petto.

“Tranquilla, fidati di me.” sorridendo, la voltò con dolcezza rimettendole le mani sulle spalle iniziando a massaggiarle con cura.

“In realtà non ti conosco nemmeno! Potresti anche essere un molestatore!”

“E ti sembra che io ho la faccia di un molestatore?” urlò lui rosso d'imbarazzo lanciandole un'occhiataccia.

“Beh…l'aria stravagante un pò ce l'hai!” borbottò la ragazza rilassandosi sotto quelle mani esperte.

“Forse perchè faccio parte dello show business!” affermò il ragazzo tutto fiero di sé.

“Non dirmi che sei uno di dei componenti del gruppo che fa il musical di Fame! Che bello!” esclamò la bionda tutta eccitata con le stelline agli occhi.

“Ma ti ha dato di volta il cervello!? Io non faccio quelle cose!! Ti sembro un ballerino di Fame?” urlò lui inviperito stringendo più forte le spalle della ragazza.

“Beh…” mormorò lei tralasciando la frase in sospeso alzando gli occhi al cielo.

“Oddio ma cosa mi tocca sentire! E' tutta colpa di quel cretino!” disse lui scuotendo la testa tristemente mentre si metteva una mano sugli occhi.

“Ehm…ok, adesso è meglio che me ne vado sul serio…ciao!” si allontanò un pò imbarazzata da quello strano ragazzo che sembrava volesse sbattere la testa contro un albero da un momento all'altro.

“Ehi aspetta! Non so nemmeno il tuo nome!” la fermò lui ritornando in sé.

“Mi chiamo Bunny!” sorrise lei illuminandogli per l'ennesima volta quella giornata resa precedentemente buia dal fratello.
“…a causa della tua acconciatura?” vide la smorfia di rabbia sul viso della ragazza e alzò le mani in aria per scusarsi. “No no! Scusa, non volevo! Sciocca battuta! Comunque il mio nome è Seya, piacere.” ricambiò il sorriso sbarazzino e innocente della ragazza sentendosi come la neve al sole.

“Piacere mio…allora ci si rivede Seya!” lo salutò lei con la mano mentre correva con la borsa stretta nell'altra mano verso il campus.

“Contaci…testolina buffa!” sorrise lui continuando a osservarla da lontano mentre la sua immagine si faceva sempre più piccola ai suoi occhi.

   
 
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