Quattro
ore dopo...
"Finalmente anche oggi le
lezioni sono terminate "pensò Marzio rimettendo
il suo libro in borsa e
uscendo dall'aula senza scambiare alcun saluto con nessuno
come al solito. Non
che a lui non piacesse la facoltà di medicina o
l'università fine a se stessa,
ma negli ultimi giorni si era sentito sempre più spossato a
causa delle sue
pericolose missioni notturne e dei ripetuti incubi che affollavano la
sua mente
mentre giaceva tra le braccia di Morfeo. Incamminandosi verso il grande
giardino all'esterno dell'edificio,
ripensò a quegli strani incubi che
continuavano a tormentarlo. Sapeva che non doveva mai sottovalutare
nulla,
specialmente quei brutti sogni che di notte affollavano la sua mente.
Analizzandoli a mente fredda non sapeva se erano in realtà
una richiesta
d'aiuto o qualcosa di più profondo, ma una parte
di lui, quella più nascosta,
sembrava che si stesse svegliando come se sapesse il vero significato
di quelle
notti insonni. Soprapensiero, si mise seduto appoggiando la schiena
contro un albero. Il suo sguardo sembrava perso ad ammirare lo
splendido paesaggio di fronte a lui, ma in realtà era perso
nel suo mondo fatto di misteri dei quali non riusciva mai a venirne a capo.
Improvvisamente
l'ombra di un'altra
persona offuscò la sua vista e si mise una mano sugli occhi
come visiera per
scoprire chi fosse. Era un ragazzo dai lunghi capelli neri raccolti in
una
semplice coda, occhi scuri e più basso di lui di qualche
centimetro. Si assomigliavano
parecchio, a parte il colore degli occhi, avevano anche lo stesso
carattere
orgoglioso e provocatorio che spesso sfociava in numerose
incomprensioni e
litigate. Lo osservò attentamente mentre gli si sedeva
accanto buttando la
giacca rossa da parte per poi calarsi gli occhiali da sole al loro
posto. Erano
ormai dieci anni che vivevano insieme, ma era come vivere con un
estraneo;
costantemente si rendeva conto dell'enorme distanza che
esisteva tra loro,
sembrava quasi un abisso nel quale nessuno dei due riusciva ad
emergere.
Facevano parte della stessa famiglia, ma erano sempre in competizione.
Competizione che in un primo momento era per attirare
l'attenzione del padre
ma, quando quest'ultimo aveva fatto capire chiaramente la sua opinione,
Marzio aveva gettato
subito la spugna sapendo che era tutto inutile e che
l'improvvisa morte della
madre non lo aveva di certo ammorbidito con lui. Da quel giorno aveva evitato
in tutti
i modi quell'uomo ma a quanto pare quel testardo di suo
figlio non era della sua
stessa opinione e lo seguiva costantemente come una fantasma soltanto
per
provocarlo. In realtà Marzio si era sempre accorto che Seya
era rimasto il suo
unico legame con quella famiglia che non lo aveva mai voluto e, che per
il
fratellastro, lui era diventato quasi un secondo padre nonostante la
differenza
di due anni d'età e i loro costanti diverbi. Seya
cercava il calore di una
famiglia, Marzio ormai aveva chiuso il cuore a tutto e a tutti
dimenticandosi
quel calore che soltanto da piccolo aveva vissuto sentendosi completo. Tornando alla
realtà, si
rimise quella maschera di serietà e freddezza pura in volto e
tornò a fissare quel giardino
invidiandone la tranquillità e l'armonia.
"Ciao,
credevo di non vederti
a quest'ora."
"Hanno
annullato le lezioni
del pomeriggio per una riunione dei docenti." rispose il
fratello
stiracchiandosi i muscoli indolenziti.
"Sicuro
di non aver bigiato?”
indagò Marzio lanciandogli un'occhiataccia
dubbiosa di sbiego che fece ribollire Seya.
“Cos'è?
Non ti fidi di me?”
borbottò il più piccolo stringendo gli occhi a
due fessure.
“Dovrei?” chiese ironico il maggiore con
provocazione.
“Se
continui di questo passo
protei scambiarti completamente per papà! Non è
molto lusinghiero per la tua
età, dopotutto hai ancora ventidue anni!”
“Non
sei spiritoso per nulla
Seya! Evita!” borbottò bruscamente Marzio
adombrandosi di colpo in volto.
“Che
cos'hai? Sei più
pensieroso del solito…è successo
qualcosa?” gli chiede il fratello voltandosi a
scrutarlo attentamente cercando di mascherare quella preoccupazione che
non
voleva mostrare a Marzio per orgoglio.
“No,
non credo. Mi sento solo
un pò inquieto…come se dovesse succedere
qualcosa da un momento all'altro di
molto importante.” sospirò lui mettendosi una mano fra i
capelli e chiudendo gli
occhi come a voler far riaffiorare il brutto sogno di quella notte.
“Sei
solo stanco, fidati.”
“Sarà,
ma sento che c'è sotto
qualcosa di più della solita stanchezza e poi quegli
incubi…come se volessero
dirmi qualcosa che ancora mi sfugge…”
“Paranoie,
devi solo
distrarti un pò e divertirti…vedrai che tornerai
come nuovo. A proposito, ha chiamato
Moran per confermare la festa di stasera al bar. Quel ragazzo sta
diventando
quasi ossessionato da questa serata. Cosa gli hai promesso? Donne e alcol a
volontà?”
gli chiese Seya con ironia cercando di alleggerire
l'atmosfera.
“No, ma una rimpatriata tra vecchi e buoni amici.”
ridacchiò Marzio ancora un
pò pensieroso.
“Allora perchè invece di una rimpatriata tra
decrepiti amici mi sembra proprio
un festino in piena regola? Ha invitato più gente di un
party di Hollywood!”
“A
volte Moran non ha il
senso della misura, ma alla fine è un bravo
ragazzo.” sorrise al pensiero
dell'ultimo incontro avuto con l'amico che, dopo
un'assenza da parte sua di più di quattro
anni, gli era saltato al collo come in quelle vecchie soap opera
drammatiche dove sgorgavano lacrime a fiumi.
“Anch'io
sono un bravo
ragazzo ma di certo non confondo la parola rimpatriata con la parola
festino!”
sbuffò Seya calcandosi sempre di più gli occhiali da sole
sul naso.
“No
tu sei un rompipalle in
piena regola e sinceramente non capisco perchè ti lamenti
così tanto se sei il
primo che adora andare a feste come queste.” gli rispose il
fratello
appoggiando la testa su un ginocchio continuando a guardare lontano
scorgendo
un laghetto oltre gli alberi.
“Se
ci fossero le mie fans
sarebbe stata tutta un'altra cosa, qui non conosco ancora
nessuno a parte
Taiki, Yaten e te…che sinceramente non sei nemmeno di molta
compagnia!” ribattè
il fratello facendogli la linguaccia come quando erano più
piccoli.
“Tiri in ballo di nuovo le tue fans? Dovrò
rinfrescarti ancora la memoria: non
sei famoso quanto credi di essere e se ti vedessero in tuta mentre
provi i
movimenti alquanto ancheggianti e cerchi di non prendere una nota
sbagliata,
secondo me ti scambierebbero con uno dei ballerini di Fame!”
ridacchiò
divertito Marzio.
“Prendi pure in giro, ma io sfonderò con la
musica!” ribattè Seya rosso in
volto dalla rabbia.
“Se ci credi veramente buon per te.” mormorò
piattamente con un'alzatina di
spalle.
“Perchè
fai sempre così? Ogni
volta che si parla della mia carriera inizi a sfottere, quando sai che
metto
anima e corpo in quello che faccio…dovresti essermi vicino e
sostenere le mie
scelte, invece fai tutto il contrario…” urlò
togliendosi di scatto gli occhiali
da sole in un gesto di stizza mentre chiudeva una mano in un pugno.
“Non
si vive di soli sogni,
crea qualcosa di consistente per il tuo futuro e fai in modo che non
sia solo
un'illusione momentanea altrimenti riceverai una bella e dura
batosta quando ti
sveglierai!”
“Grazie
tante fratellone,
posso sempre contare su di te! Ancora una volta me lo hai
dimostrato!” affermò
ironicamente Seya alzandosi in piedi mentre si rimetteva addosso la
giacca
rossa che aveva lasciato per terra.
“E adesso dove stai andando?” gli chiese curioso
lanciandogli un'occhiataccia
provocatoria.
“Da
qualcuno che mi comprende
meglio di te e sarà molto facile trovarlo! Basta che ti sto
lontano!” urlò
mostrandogli le spalle mentre se ne andava via di gran fretta con fare
nervoso.
“Si
sta comportando come un
bambino!” sbuffò contrariato rimettendosi gli occhiali da
sole che aveva
lasciato accanto alla borsa carica di libri.
Scrollando
le spalle
spazientito, si rimise in piedi dirigendosi verso il proprio campus.
Seya
attraversa rapidamente
il parco finché una figura a terra, distesa a pochi passi da
lui, non lo fece
bloccare di colpo. Il corpo adagiato sull'erba di una ragazza
dormiente dai
lunghi capelli d'oro sparsi attorno a lei. Rimase colpito da
quella ragazza con
l'espressione tanto beata e un leggero sorriso che le
increspava le labbra. Era
molto bella, con quella pelle color latte che rendeva ancor
più luminosi i suoi
capelli, i vestiti scomposti che sicuramente l'avrebbero
fatta arrossire di
imbarazzo se solo se ne fosse accorta. Sorrise a quel pensiero mentre
le si
avvicinava cercando di non fare rumore nel tentativo di non svegliarla.
Con
fare felino, le si inginocchiò accanto ammirando il suo
volto; non riusciva a staccare gli occhi da lei e non sapeva il perchè ma gli dava una strana sensazione di pace e armonia. Senza
quasi accorgersene,
avvicinò la mano per accarezzarle la guancia diafana ma si
bloccò di colpo
appena la ragazza iniziò ad aprire gli occhi di un azzurro
limpido che lo
resero completamente succube del suo fascino.
“Stai
attenta o prenderai
un'insolazione!” le disse dolcemente con un sorriso
sulle labbra appena riuscì
a riottenere l'uso della voce sparito dal momento in cui
quelle pozze azzurre
avevano incrociato i suoi occhi castani.
“Oh
cavolo, mi sono
addormentata al parco! Che ore sono?” chiese la ragazza
cercando di sopprimere
uno sbadiglio inutilmente.
“Sono
le 13 e venti.” le rispose
alzandosi dopo aver dato un'occhiata all'orologio
che aveva al polso.
“E
come al solito sono in
ritardo! Se non mi fanno fuori oggi sarà proprio un
miracolo!” esclamò la
bionda rimettendosi in piedi di colpo rossa in volto.
“Non
credi di esserti
dimenticata qualcosa?” le chiese lui lanciandole una strana
occhiata mentre
rideva sotto i baffi.
“Non
credo…” mormorò lei imbarazzata
e smarrita mentre si rimetteva a posto la camicetta che durante la
dormita si
era sbottonata dei primi due bottoni.
“I
sandali…”
“Oh,
grazie! Che scema!” sempre
più sul rosso aragosta in volto, si chinò a
raccogliere i sandali mettendoseli
ai piedi. “Ahi!” esclamò dolorante
facendo una smorfia.
“Tutto
bene?” le chiese
preoccupato lui avvicinandosi.
“Mi
sa tanto di aver dormito
in una posizione scomoda…mi fa male la spalla.”
mormora tastandosi la spalla
dolorante.
“Aspetta
che ti aiuto.” disse
Seya posizionandosi dietro la ragazza per metterle le mani sulle spalle
con
sicurezza.
“Cosa
vuoi fare?” chiese lei
spaventata facendo un balzo in avanti mentre si voltava verso di lui
con una
mano al petto.
“Tranquilla,
fidati di me.” sorridendo,
la voltò con dolcezza rimettendole le mani sulle spalle
iniziando a
massaggiarle con cura.
“In
realtà non ti conosco
nemmeno! Potresti anche essere un molestatore!”
“E
ti sembra che io ho la
faccia di un molestatore?” urlò lui rosso
d'imbarazzo lanciandole un'occhiataccia.
“Beh…l'aria
stravagante un pò
ce l'hai!” borbottò la ragazza
rilassandosi sotto quelle mani esperte.
“Forse
perchè faccio parte
dello show business!” affermò il ragazzo tutto
fiero di sé.
“Non
dirmi che sei uno di dei
componenti del gruppo che fa il musical di Fame! Che bello!”
esclamò la bionda
tutta eccitata con le stelline agli occhi.
“Ma
ti ha dato di volta il
cervello!? Io non faccio quelle cose!! Ti sembro un ballerino di
Fame?” urlò
lui inviperito stringendo più forte le spalle della ragazza.
“Beh…”
mormorò lei
tralasciando la frase in sospeso alzando gli occhi al cielo.
“Oddio
ma cosa mi tocca
sentire! E' tutta colpa di quel cretino!” disse lui
scuotendo la testa
tristemente mentre si metteva una mano sugli occhi.
“Ehm…ok,
adesso è meglio che
me ne vado sul serio…ciao!” si
allontanò un pò imbarazzata da quello strano
ragazzo che sembrava volesse sbattere la testa contro un albero da un momento all'altro.
“Ehi
aspetta! Non so nemmeno
il tuo nome!” la fermò lui ritornando in
sé.
“Mi
chiamo Bunny!” sorrise
lei illuminandogli per l'ennesima volta quella giornata resa
precedentemente buia
dal fratello.
“…a causa della tua acconciatura?” vide
la smorfia di rabbia sul viso della
ragazza e alzò le mani in aria per scusarsi. “No no! Scusa,
non volevo! Sciocca
battuta! Comunque il mio nome è Seya, piacere.”
ricambiò il sorriso sbarazzino
e innocente della ragazza sentendosi come la neve al sole.
“Piacere
mio…allora ci si
rivede Seya!” lo salutò lei con la mano mentre
correva con la borsa stretta
nell'altra mano verso il campus.
“Contaci…testolina
buffa!”
sorrise lui continuando a osservarla da lontano mentre la sua immagine
si
faceva sempre più piccola ai suoi occhi.