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Autore: SusanTheGentle    26/01/2013    12 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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14. Il viaggio riprende

 
 
Tisroc raggiunse insieme al figlio la cabina di quest’ultimo. Le quattro guardie del corpo vennero fatte aspettare fuori, e fu loro ordinato di controllare che nessuno venisse a disturbare.
La stanza del principe era grande e lussuosa, con le pareti foderate di pannelli di legno scuro e lucidissimo. Le torce erano già accese, vista la rapidità con cui la luce all’esterno calava.
Rabadash fece accomodare il padre nel salottino antecedente la camera da letto vera e propria. L’arredamento richiamava moltissimo le sale del castello di Calormen, adorne di drappeggi, cuscini, tappeti e poltrone dagli alti schienali ovali. Tisroc sedette su una di queste, e il principe prese posto di fronte a lui.
Prima di iniziare a parlare, l’Imperatore appoggiò i gomiti ai braccioli e intrecciò le dita delle mani, come in preghiera, chiudendo gli occhi in un momento di raccoglimento. Poi li riaprì e fissò Rabadash con aria molto seria.
“Figlio, il grande Tash mi è venuto in sogno per darmi un avvertimento che ti riguarda da vicino”
Il principe, immobile sulla poltrona, ebbe un sussulto appena percettibile.
“Il Sommo Tash in persona! Quale onore dev’essere stato per voi, padre!”
“Non è la prima volta che accade, ma mai in modo così chiaro e distinto. Mi ha portato con la mente nel passato, ai tempi in cui nacque Rabadash I, il tuo antenato. In quegli anni regnava a Narnia la famiglia Pevensie, i ragazzi venuti dall’altro mondo. Tra loro c’era una donna, che fu la causa della sventurata sorte del grande principe di cui anche tu porti il nome”
“Una donna…vuoi dire una regina!” affermò Rabadash, concentrandosi con tutte le sue forze sulle parole del genitore.
Tisroc posò gli occhi neri come pozzi d’ombra su di lui.
“Ascolta attentamente. Ecco quello che Tash mi ha mostrato: la nostra razza è in pericolo. Tu diverrai Tisroc un giorno, ma non potrai generare figli, e la nostra famiglia reale cesserà di esistere con te”
“Non è possibile!” esclamò Rabadash sconcertato. “I Tisroc non possono estinguersi!”
“E invece potrebbe accadere, perché infine Narnia ha gettato la maschera e la sua malvagità si è tramutata in un’orribile maledizione. E’ senz’altro opera del Leone! Tash dice che qualunque donna sceglierai per essere tua moglie, sarà sterile o si ammalerà prima di poter generare figli. Oppure morrà, ed essi con lei”
Il giovane balzò in piedi, furibondo e offeso per quell’affronto.
“Il Leone morirà per aver osato questo!”
“Stupido! Il Leone non può morire. Pensi forse di sfidarlo con spade  e lance? Egli è potente quasi quanto Tash. Rabadash I lo incontrò sulla sua strada e cosa ottenne?”
Rabadash ripensò alla storia del suo sciagurato predecessore e si calmò un poco. Si rimise seduto sull’orlo della poltrona, piegandosi ansioso verso il padre.
“Tash cosa suggerisce di fare? Ci dev’essere un modo per scongiurare questa sventura!”
“C’è infatti. Per eliminare la maledizione, occorre che tu rafforzi la razza del sud. Purtroppo è evidente la debolezza degli ultimi figli nati nella famiglia reale, frutto di continui matrimoni tra consanguinei. Calormen ha bisogno di irrobustire il suo lignaggio, e sarai tu, figlio adorato, a portare nuova prosperità al nostro sangue”
Rabadash fremette all’idea di quello che le parole di Tisroc significavano.
“Dimmi tutto, padre”
L’Imperatore appoggiò la vecchia schiena alla poltrona, e un piccolo sorriso accondiscendente si disegnò sul suo volto olivastro.
“Tu hai già incontrato questa donna, questa regina, lo so”
“Sì, sì, è vero. E non sai quanto sia bella! Tu non hai visto i suoi occhi chiari come laghi. Mai avevo veduto simile sfumatura nelle iridi delle donne di Calormen. E la sua pelle, padre, chiara come l’alabastro. E le labbra, rosse come rose. Io non posso stare lontano da lei!”
Tisroc alzò un dito ammonitore.
“Frena i tuo ardori, figlio! Devi fare attenzione. Rammenta cosa accadde al principe Rabadash I a causa di un suo sciocco errore. Se non vuoi fare la stessa fine, ti consiglio di stare molto attento a lei e a chi la circonda”
Rabadash chinò il capo in segno di rispetto.
“Perdonami, hai ragione, ma sono giorni che ella appare nei miei sogni. Da quando l’ho incontrata non sono più riuscito a togliermela dalla testa. La vedo dappertutto, è come se mi avesse stregato”
“Questo è ciò che accade quando si ha a che fare con gli abitanti di Narnia” affermò l’Imperatore con tono sprezzante.
“Padre, io desidero quella donna! Non posso farci nulla. Ma dimmi, cosa centra lei con noi?”
Tisroc fece un sorrisetto compiaciuto, appoggiandosi comodamente contro lo schienale.
“E’ presto spiegabile: per salvare il nostro regno, ti serve una sposa della casata di Narnia”
Rabadash si mosse sulla poltrona, emozionato.
“Vuoi dire…la Regina Susan?” chiese esitante.
“Sì” sorrise Tisroc più apertamente. “E oltre a salvaguardarci, ella porterà con sé in dote il suo regno. Questa unione ci permetterà finalmente di mettere le mani sui troni di Cair Paravel”
Sul volto di Rabadash si dipinse un’espressione di trionfo. S’inginocchiò ai piedi del padre e gli baciò la mano.
“Grande, grandissimo Tisroc! Ti sia concesso di vivere davvero in eterno, o almeno fino al giorno in cui le tue predizioni non si avvereranno”
L’Imperatore annuì soddisfatto.
“Istruiscimi, mio signore. Cosa debbo fare per averla?”
Tisroc si alzò e si erse in tutta la sua statura.
“Devi tornare indietro, Rabadash. Ordina ai tuoi uomini di invertire la rotta e far leva di nuovo verso est. Devi raggiungere il Veliero dell’Alba e portare al più presto possibile la Regina Susan al tuo cospetto”
Rabadash non capì il perché di tanta fretta, anche se era fremente all'idea di rivedere quella ragazza. Senza contare che la sua nave non era più così ben equipaggiata come alla partenza. Non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di disporre di rifornirla con viveri, dato che stavano tornando a casa. Ciò che avevano a bordo bastava solo per il viaggio di ritorno.
“Ti fornirò io di tutto ciò di cui hai bisogno” promise Tisroc. “Ma devi riprendere il largo il prima possibile, è un ordine! L’urgenza è dovuta a un fattore dominante che potrebbe portare all’insolvenza della predizione”
“Chiunque oserà infrapporsi tra me e la Regina Susan, assaggerà la mia lama!” assicurò il principe.
Tisroc lo osservò con severità.
“Allora preparati a combattere contro Re Caspian di Narnia, perché è lui il tuo più grande rivale in questa storia. Ama la Regina Susan e presto potrebbe chiederla in sposa. Fai in modo di arrivare per primo, o l’avvertimento di Tash sarà stato inutile. Ne va del regno che un giorno sarà tuo, non te lo dimenticare”
“Non temete per questo. La farò mia sia che lei acconsenta oppure no. In quanto a Re Caspian, non nutro alcun timore. Se si opporrà alla mia unione con la Regina, non esiterò a toglierlo di mezzo”
 
 
Era una bella mattina di inizio settembre quando il Veliero dell’Alba salpò da Portostretto diretto finalmente verso l’ignoto oceano.
Una gran folla si riunì per assistere alla partenza. La bandiera di Narnia sventolava alta sulla torre del palazzo del governatore, finalmente tornata al suo posto.
I cittadini salutarono con applausi, acclamazioni e lacrime.
Bern- non più Lord ma duca- si accomiatò dai Sovrani augurando loro che la benedizione di Aslan li accompagnasse per tutto il viaggio. Susan lo abbracciò commossa e Bern la ringraziò di cuore per tutto ciò che aveva fatto per lui nella prigione, augurando a lei e a Re Caspian tanta felicità per il loro futuro.
I due giovani si guardarono negli occhi con amore, sorridendosi e poi ringraziando il loro vecchio amico.
Bern ringraziò anche Lucy, che aveva curato la sua ferita. Poi disse a Edmund di avere fiducia nella sua nuova spada, e che era onorato di averla custodita per il Re Giusto di Narnia.
Peter e Susan si avvicinarono agli abitanti delle Sette Isole, che avevano rimandato la partenza per poter esser lì a salutare la nave dei loro salvatori.
Susan ricevette in dono dalla bimba e dalla moglie di Kal una piccola scultura di Aslan intagliata nel legno.
Peter strinse molte volte la mano di Rolf (giurò anche di vedere una lacrima solcare il volto rugoso, che l’uomo giustificò come una debolezza della vecchiaia). Kal si inchinò e poi strizzò il giovane in un abbraccio paterno.
“Buona fortuna, ragazzo”
“Spero di rivederti, Kal. Grazie di tutto”
“Grazie a voi, Vostra Maestà”
Ed ecco che erano partiti. Il vento gonfiò le vele e le prime vere onde s’infransero sulla prua e sulle fiancate della nave.
Drinian si posizionò al timone e si allontanò dalle Isole Solitarie che ancora risuonavano dei saluti del popolo. Poi, il Veliero dell’Alba prese sempre più il largo, finché attorno a loro ci fu solo l’azzurro del mare e del cielo.
Per quasi tre giorni navigarono tranquilli, senza incidenti o sorprese. Le giornate erano chiare e soleggiate, le notti fresche e silenziose.
La vita sulla nave era una tranquilla routine, alla quale Susan e Peter si adeguarono prestissimo.
Edmund passò le giornate ad ammirare la sua nuova spada, lucidandola e testandola in un duello prima con Peter e poi con Caspian, e in entrambi ebbe la meglio.
I fantasmi erano spariti dai suoi pensieri, ma non tanto perché finalmente aveva un’arma sua, era il fatto di sentirsi finalmente parte del gruppo.
Quando osservava il fratello maggiore e Caspian, la mattina, aggiustarsi le lame di Rhindon e Rhasador alla cintura, si voltava con orgoglio verso la sua cuccetta e prendeva la Spada di Bern, facendo altrettanto. Era come se fosse essa stessa a trasmettergli una sorta di serenità interiore mai provata prima. Quando la guardava, con i riflessi azzurri che giocavano con la luce del sole e proiettavano cerchiolini color arcobaleno sul ponte del veliero, Edmund si sentiva forte. Non come un guerriero pronto per la battaglia, ma come un Re Giusto che sente di doversi mettere in gioco per proteggere il suo regno, servendosi di quella forza non per esibirla, ma per donarla. Una forza che gli sarebbe servita per difendere i più deboli.
“E’ mia”continuava a ripetersi. “Questa è la mia spada.”
Intanto, Susan e Lucy, consapevoli che tutti i lavori sulla nave erano troppo pesanti per loro, ebbero l’idea di andare dal cuoco e chiedergli di poter essere utili in cucina. Ma egli non fu assolutamente d’accordo che le Regine scendessero in cambusa a sporcarsi di farina e impasti vari, tra l'altro per occuparsi di un compito che era adatto a delle cameriere.
Susan cercò di spiegare che non ci sarebbe stato nulla di male, e che lei nel suo mondo era abituata a certe mansioni.
Purtroppo non ci fu nulla da fare, ma la ragazza non rimase con le mani in mano.
Presto, scoprì che la sua presenza sulla nave aveva un effetto tranquillizzante sui membri della compagnia. Quando Susan stava loro accanto, parevano più sereni, meno ‘rozzi’. Riscoprì finalmente qual era il ruolo fatto per lei, e fece esattamente ciò che ci si poteva aspettare dalla Regina Dolce.
Di animo tranquillo, premurosa e attenta alle esigenze altrui prima che alle proprie, era lieta di poter offrire loro un sorriso quando vedeva un muso lungo. Faceva del suo meglio occupandosi di piccoli lavoretti, chiacchierando con tutti e facendo sembrare i lavori più pesanti meno faticosi.
Anche Lucy contribuiva moltissimo a rasserenare l’atmosfera. Nulla sembrava mai capace di turbarla o rattristarla. Era sempre entusiasta e ottimista, e continuava ad affrontare il viaggio con occhi interessati a tutto. Si svegliava ogni mattina col sorriso sulle labbra e attendendo con ansia di poter scorgere  la prima isola sconosciuta, colmando le sue aspettative che tardavano ad arrivare giocando a scacchi con Ripicì, sulla panca situata nella coda del drago d’oro.
Era nella sua natura, ovviamente, essere sempre allegra, e questo suo temperamento contagiava irrimediabilmente anche chi aveva una natura meno gaia della sua.
Forse dipendeva dal fatto che fossero donne, anche se non seppero spiegare che relazione avesse questo con tutto il resto, ma avevano questa sensazione. Tutti le trattavano bene e non si arrabbiavano mai con loro.
Lo stesso non si poteva dire di Eustace, che era un continuo brontolare. I marinai lo avrebbero volentieri rinchiuso sottocoperta a tempo indefinito, ma la Regina Susan non sarebbe stata contenta.
Lei e Ripicì parevano gli unici a riuscire a sopportare gli umori neri del ragazzino.
Il topo non perdeva occasione per stuzzicarlo. Lo seguiva d’dappertutto sotto consiglio di Peter, che ben conosceva la tendenza del cugino di caciarsi nei guai. Eustace era una vera e propria calamita per le catastrofi.
Peter e Caspian passavano molto tempo nella cabina di comando, dove parlavano della situazione di Narnia, della quale il Re Supremo voleva essere messo al corrente per poter intervenire al meglio in caso di necessità.
Ma di Narnia, Caspian parlava anche con gli altri Pevensie, e spesso si dimenticavano di essere Sovrani. Perdevano ore intere a raccontare storie o aneddoti che l’uno o gli altri ancora non conoscevano.
Era bellissimo poter essere di nuovo insieme a tutti e quattro i Pevensie, cosa che non aveva creduto possibile per ben tre anni. Li considerava come la sua famiglia. Voleva bene anche a Eustace, che in fondo era solo un gran disastro di ragazzino, ma buono dentro l'animo.
La gioia che provava ora era qualcosa di inspiegabile e desiderava che non finise mai. Soprattutto perchè poteva stare con Susan, anche se non quanto voleva. Ma almeno, lei era lì, e tutte le volte che avesse desiderato vederla, avrebbe solo dovuto cercarla.
Peter non parlò più a Susan della sua preoccupazione circa la fine del viaggio. Lei sembrava completamente essersi dimenticata di quel discorso e non pareva più nemmeno arrabbiata con lui.Il ragazzo però era deciso a tornare sulla questione, prima o poi.
Peter sentiva che erano lì perché Aslan l’aveva voluto, ma non per rimanere. Anche lui l’aveva sperato con tutto il cuore, perché vivere lì era la cosa che più desiderava. Peter stesso non riusciva a immaginare una vita diversa da quella di sovrano di Narnia. Tuttavia, in Inghilterra c’erano mamma e papà. Come avrebbero potuto abbandonarli?
E poi, c’era una strana sensazione.
La prima volta che era stato a Narnia non aveva pensato nemmeno per un attimo di dover tornare indietro. Il Re Supremo era divenuto una parte integrante di Narnia, e mai e poi mai si sarebbe allontanato da quella meravigliosa terra, tanto che quando aveva riattraversato l’armadio insieme agli altri, aveva percepito un enorme senso di vuoto.
Quel vuoto si era ricolmato al loro secondo viaggio, quando avevano incontrato Caspian. Ma c’era qualcos’altro…ed eccola: la strana sensazione. Strana e spiacevole, ma accettabile da un certo punto di vista.
Sapeva che non sarebbe riuscito a spiegare alla sorella tutte queste cose, perché Susan avrebbe voluto delle spiegazioni concrete, e Peter non gliele poteva fornire. Sarebbe stata dura per lei, ma doveva cercare un modo per accettare che anche stavolta dovevano dire addio, o almeno arrivederci. E se ciò significava prepararsi ad una sfuriata da parte di Susan, tanto peggio. Sarebbe andata come doveva andare.
 
 
Durante il terzo giorno, accadde qualche curiosa avventura.
La mattina, verso le undici, Ripicì si stava godendo il panorama nella grande bocca del drago d’oro, dov’era solito mettersi e fantasticare sulle avventure che Aslan aveva dato loro in sorte. Da lì, aveva una visuale quasi completa del Veliero dell’Alba. E grazie alla sua vista allenata a scorgere movimenti sospetti sui campi di battaglia, il topo vide che Eustace si aggirava guardingo per il ponte, dalle parti dell’entrata della cambusa.
Non vedendoci chiaro sul suo comportamento, Ripicì balzò svelto dalla sua postazione per seguirlo. Eustace scese nel magazzino delle provviste e sempre con quel fare prudente, attento a non far rumore, aprì una cesta e afferrò un’arancia, nascondendosela sotto la camicia.
“Manigoldo! Metti subito giù quel bottino!” esclamò balzando su una mensola, per poter essere più in alto del ragazzo.
Eustace ebbe un sobbalzo e prima di capire bene cosa succedeva, si ritrovò la punta affilata dello spadino del topo a meno di un centimetro dal naso.
“Brutta marmotta molesta! Abbassa subito quella cosa!”
“Dopo che tu avrai rimesso a posto quel che hai sottratto!”
“N-non so di cosa tu stia parlando”
Eustace si mosse in fretta verso l‘uscita.
“Dove credi di scappare?”
“Oh, senti, non posso neanche fare uno spuntino di metà mattina?” sbottò il ragazzino.
“Il Re ha dato l’ordine che le provviste devono essere razionate, e ognuno ha la sua parte durante i tre pasti del giorno! Non ti basta, brutto ingordo che non sei altro?” esclamò il topo, pungolando il naso di Eustace con la spada.
“Ma io ho fame anche adesso! Ahia! E poi che bisogno c’è di fare tanto caos per un semplice frutto?”
“Rubato dalla dispensa delle provviste!”
“Non è rubare, è…prendere in prestito. Sto morendo di fame, giuro! Sono nell’età della crescita!”
Ripicì non si fece commuovere e non accennò ad abbassare la spada.
“Mettila-giù” intimò il topo, alludendo all’arancia che Eustace teneva ancora nascosta.
“No!” esclamò il ragazzo, afferrando la coda del topo. “Senti ne ho avuto abbastanza di te! E se non la pianti, te la tiro così forte che…che…”
A Eustace si seccò la gola, ora che Ripicì gli aveva messo la lama in mezzo agli occhi.
“Lascia-quella-coda” scandì il topo, con gli occhi neri ridotti a due fessure minacciose.
“M-mettila via, puoi fare male a qualcuno.  Guarda che lo dico a Caspian, così ti rinchiude in gabbia. Ti mette la museruola!”
“È il grande Aslan che mi ha dato questa coda” disse Rip, con una voce ancor più bassa e profonda. “Nessuno, ripeto, nessuno tocca la mia coda!”
 “V-va bene, va bene! Scusa!”
Piano piano, Eustace lasciò la presa sulla coda del topo, e poi corse via.
“Dove scappi! Restituisci quel che hai rubato!”
“Aiuto! Aiuto! Il topastro vuole uccidermi!” gridò Eustace, correndo fuori sul ponte.
“Cosa diavolo succede adesso?” esclamò Peter accorrendo con gli altri.
Ripicì sbucò fuori dalla cambusa e si parò davanti al ragazzino, minacciandolo di nuovo con l’arma.
“Ha rubato dalle provviste d’emergenza, Sire”
“Avevo fame, uffa! E ti ho detto di abbassare quella roba! Io sono contro la violenza!”
Ma Ripicì non ascoltò e cominciò a menar fendenti, graffiando di striscio il ragazzo.
“Questo per aver rubato! Questo per aver mentito! E questo…a futura memoria!” concluse, riuscendo ad infilzare l’arancia alla spada e lanciandola verso Drinian, che l’afferrò la volo.
Eustace, vedendo che nessuno sembrava intenzionato a venire in suo aiuto (anzi, lo guardavano divertiti) si girò da una parte e dall’altra e afferrò la prima spada che trovò, brandendola contro Ripicì.
Il topo fu molto compiaciuto che finalmente il loro si fosse tramutato in un duello ad armi pari, ed esclamò: “In guardia!”.
La lotta durò poco. Eustace, anche se era più grande e grosso di Ripicì, era sempre in svantaggio. Cercava di imitare i movimenti che aveva visto fare a Caspian e ai cugini, ma il risultato fu alquanto goffo.
“Smettila di sbattere le ali come un pellicano ubriaco! E’ una danza, ragazzo!”lo incitava il topo.
In un certo momento gli parve di essere in vantaggio, quando intrappolò Ripicì contro il parapetto in modo che non potesse indietreggiare. Ma non aveva calcolato che Rip, facendo un bel balzo acrobatico e aggrappandosi a una cima, poté salire in alto e poi scendere in picchiata, in volo verso di lui.
Eustace indietreggiò, inciampando e cadendo addosso a un paio di grosse ceste usate per il trasporto dei viveri, e che avrebbero dovuto essere vuote. Ma una non lo era.
Il duello era finito, Ripicì aveva vinto. Tutti i presenti batterono le mani, risero, e Lucy ad un tratto esclamò: “Guardate!”.
L’intero equipaggio si voltò verso il punto da lei indicato, proprio accanto alla cesta che si era rovesciata. Da quella uscì una bambina con i capelli neri e una veste rosa.
“Gael!” esclamò Rhynce, facendosi largo tra i suoi compagni alquanto sbalorditi per quell’improvvisa e inaspettata apparizione.
“Che ci fai tu qui? Sei rimasta nascosta lì dentro tutto il tempo?”
La bimba si strinse alla vita del padre, annuendo.
“Non arrabbiarti. Io volevo venire con te a salvare la mamma”
“Tesoro…”
Rhynce si zittì di colpo, vedendo avanzare Caspian e Drinian, seguiti dai Pevensie.
Il Re di Narnia osservò il capitano e poi sorrise.
“Sei una bambina coraggiosa. Non è vero Drinian?”
Quest’ultimo fece ancora qualche passo verso Gael, poi le porse l’arancia rubata da Eustace. Il suo viso serio si stese in un sorriso gentile.
“A quanto pare abbiamo un altro membro dell’equipaggio. Tieni”
La piccola accettò il frutto e tutti fecero grandi cenni d’assenso.
“Perdonatemi, Vostra Maestà” disse Rhynce a Caspian.
“Nessun problema. Più siamo meglio è, secondo il mio parere”
“E’ vero” affermò Lucy, avvicinandosi alla bambina. “Benvenuta a bordo”
“Vostra Maestà” s’inchinò Gael con una bella riverenza.
“Chiamami Lucy” le sorrise la ragazza. “Vieni. Ti presento gli amici”
Rhynce ringraziò ancora di cuore per la magnanimità dei suoi Sovrani, rassicurandoli che sua figlia non avrebbe dato nessun disturbo. Gael era una bimba vivace ma ubbidiente.
La piccola strinse subito amicizia con le sorelle Pevensie, ma fece un grave torto a Ripicì, prendendolo in braccio senza poter resistere non appena le si parò davanti.
“Damigella, vi prego! Non sono un peluche!”
“Ma sei così adorabile!”
Tutto si era risolto per il meglio. Eustace si era ritirato in un angolino del ponte, offeso, dopo che Edmund e Peter lo ebbero costretto a chiedere scusa per quel che aveva fatto.
Ma le sorprese di quella giornata non erano finite.
Lo stesso pomeriggio, sotto la nave comparve un grande branco di balene, che viaggiavano anch’esse verso est. Eustace fu il primo che si accorse di loro, chiamando a gran voce gli altri. E davanti a quello straordinario spettacolo gli passò anche l’arrabbiatura.
Erano le Blue Singer, le mitiche balene azzurre di Narnia. Enormi cetacei di tutte le sfumature possibili di azzurro e blu. Alcune erano così chiare da sembrare quasi bianche, altre avevano il dorso così scuro da sembrare quasi nero. Affioravano in superficie con altissimi sbuffi d’acqua e scroscianti schiaffi delle pinne e della coda. Fu meraviglioso quando cominciarono a cantare, riempiendo l’aria di suoni acuti e note lunghe e baritonali, intonando complesse armonie.
Tutto l’equipaggio salì sul ponte per vederle. Le ammirarono affacciati ai parapetti, per lungo tempo.
Le Blue Singer nuotavano giocose, alcune più al largo, altre avvicinandosi alla nave.
“Che cosa fanno?” chiese Edmund, sporgendosi pericolosamente.
“Vogliono fare a gara con noi. Vediamo se riusciamo a stargli dietro.” rispose Caspian con un sorriso, correndo subito verso il timone. “Susan, vieni!” le disse prendendola per mano, senza curarsi di nessuno.
Lei lo seguì gioiosa, salendo in fretta la scaletta del ponte di comando.
“Caspita!” commentò Eustace osservandoli. “Quei due sono proprio innamorati. Non si separano un secondo”
Lucy sorrise. Edmund anche. Peter invece era serio.
Drinian si spostò per far posto  a Caspian, che per un certo tempo riuscì ad eguagliare la velocità delle Blue Singer, le quali capirono le intenzioni dell’umano e non si risparmiarono.
Ma il Veliero dell’Alba non tenne per molto la loro velocità. Le balene azzurre erano tra le creature più veloci di Narnia. Si diceva che se mai un uomo avesse potuto cavalcarne una, avrebbe coperto la distanza dalle Isole Solitarie a Cair Paravel in solo quattro giorni.
“Oh, no!” esclamò a un tratto Susan. Gli altri membri della compagnia le fecero eco.
Le Blue Singer si erano lanciate- per così dire- ‘al galoppo’ e ormai avevano distanziato tanto la nave che era impossibile recuperare il distacco.
Ognuno tornò alle proprie occupazioni, chiacchierando su quelle straordinarie creature.
“Lasciami i comandi per un po’, Drinian. Ti dispiace?” disse Caspian al capitano.
Susan, che si era sporta dalla ringhiera del ponte di comando, si appoggiò a una delle maniglie di legno del timone, afferrandolo con le mani e poggiandovi una guancia.
“Che peccato che si siano allontanante così presto. Erano davvero bellissime”
“Può darsi che le rivedremo. A volte le Blue Singer seguono una nave per tutta la durata del viaggio”
“Sì, lo sapevo”
Caspian la guardò con una strana espressione.
“A volte tendo a scordarmi che tu sai molto più di me su Narnia”
“C’è sempre qualcosa da imparare da un mondo come Narnia. E’ una continua sorpresa.”
Lui le sorrise.
“Vuoi vedere come si fa?” le disse poi, lanciando uno sguardo eloquente alla barra.
“Non credo di essere capace”
“Puoi imparare”
La ragazza rispose al sorriso e poi accettò.
Caspian si posizionò dietro di lei, le mani sulle sue, sussurrandole piano in un orecchio ciò che doveva fare…il tutto sotto la costante vigilanza di Drinian. Il capitano sembrava controllarli.
“Comincio a credere che io non gli sia simpatica” confessò Susan.
“Perché hai quest’impressione?”
Lei alzò le spalle, continuando a guardare il mare e cercando di mantenere la rotta. Non era per nulla facile guidare una nave, la barra era un po’ troppo pesante per lei.
“Non devi farti ingannare dall’aria un po’ burbera di Drinian”
“Non è questo, è che a volte mi sembra quasi che…oh, non lo so. Forse hai ragione tu, è solo un’impressione”
“Guarda che non devi piacere a lui. Devi piacere a me” le sussurrò il Re tra i capelli.
Lei si voltò un poco per guardarlo in viso e vide che non aveva mai smesso di sorridere.
“Mi dispiacerebbe, però. E’ un tuo caro amico”
“Anche Peter è tuo fratello, eppure lo sai bene che appena possiamo non esitiamo ad evitarci”
Susan storse le labbra. “Sì, e anche questa è una cosa che non mi va giù. A volte sembrate due bambini cocciuti…”
“Ah, davvero?” Caspian rise e poi le posò un breve bacio sulle labbra. “So che vorresti che fossimo amici, ma non puoi pretendere che tutti vadano d’accordo con tutti”
“Lo so” sospirò lei. “Ma non posso farci nulla. Sono fatta così”
I loro volti erano vicinissimi. Caspian protese ancora il viso verso di lei, Susan lo imitò, ma uno schiarirsi di gola li fece allontanare immediatamente, tornando alle posizioni iniziali.
Drinian, ovviamente.
Susan iniziò seriamente a pensare che non approvasse affatto che lei e Caspian si scambiassero leggere effusioni davanti a tutti. Il problema era: perché? E per l’ennesima volta ebbe la spiacevole impressione di non piacere per nulla al capitano, anche se Caspian continuava ad affermare il contrario.
Il Re sembrava non curarsi minimamente delle opinioni altrui, e dopo nemmeno mezza giornata, anche Susan smise di preoccuparsi e si concentrò solo su di lui.
I loro sguardi erano sempre rivolti l’uno all’altra.
Se Caspian le passava accanto, le accarezzava brevemente la schiena.
Se Susan lo incrociava appena, cercava la sua mano. Il giovane prontamente l'allungava e lei la stingeva per un attimo, prima di lasciarla.
Se non potevano stare insieme, cercavano la minima scusa per esserlo. Se non erano vicini, si cercavano con lo sguardo. E solo quei piccoli sguardi, fatti di secondi, bastavano a rendere migliore la giornata.
La situazione era identica a quando si erano conosciuti. Anche alla Casa di Aslan si erano scambiati gesti e occhiate, con la differenza che adesso non avevano più paura di tenerlo nascosto né a loro stessi né tantomeno a chicchessia.
L’unica cosa che lui desiderava era stare con lei.
L’unica cosa che lei desiderava era stare con lui.
Ancora. Sempre.
E Susan improvvisamente arrossì, percependo d’un tratto gli occhi scuri di Caspian posarsi su di lei, in un modo che solo in un’altra occasione aveva notato: una notte d’estate. La loro prima notte. Prima e unica…finora.
 
 
Verso sera, nuvole scure cominciarono ad addensarsi di fronte a loro. La luce del tramonto venne in parte offuscata e l’aria si fece più fredda e pungente.
Quella notte nessuno si attardò sul ponte per ammirare le costellazioni estive che rapidamente cedevano il posto a quelle autunnali (a Narnia le costellazioni erano dodici, tre per ogni stagione).
I Sovrani si erano ritirati già da un po’. Le sorelle Pevensie dormivano insieme nella cabina di Caspian, ma ora che era arrivata anche Gael, le due ragazze avrebbero condiviso la stanza anche con lei. Giustamente, visto che loro tre erano le uniche donne tra l’equipaggio.
Susan era sola al momento, attendendo che le più piccole rientrassero. Dove si erano cacciate? Era molto tardi e avrebbero dovuto essere a letto già da un pezzo.
La Regina Dolce uscì sul piccolo balcone, che si affacciava direttamente sul ponte di prua e dal quale si poteva ammirare un bel panorama.
Il vento le soffiava sul viso, spingendo via un poco di quelle nubi che si erano ammassate nel cielo e facendo risplendere le stelle. Forse la tempesta non ci sarebbe stata.
Nell’atto di districarsi il nodo dietro la nuca in cui era solita legare i lunghi capelli, un fermaglio s’impigliò in essi. In quel mentre, udì la porta aprirsi alle sue spalle.
“Lucy, sono qui. Puoi venire un momento?” chiamò, udendo i passi nella stanza, ma senza ottenere risposta.
“Lu…”
Due mani grandi e delicate si posarono sulle sue, liberando il fermaglio dal nodo. La chioma castana della ragazza le ricadde sulle spalle. Poi, quelle stesse mani si posarono sui suoi fianchi, dolci ma decise.
“Non sono Lucy” sussurrò una voce calda e profonda al suo orecchio, provocandole brividi lungo la schiena.
“Caspian”
Susan si voltò con un sorriso stupito ma felice.
“Sei delusa?” chiese il Re, imprigionandola tra il suo petto e la ringhiera del balcone.
“No” rispose la ragazza, posando le mani sulle sue braccia. Com’erano forti…
“Dovevo annunciarmi, perdonami” ammise il giovane.
“Ma questa è la tua cabina. Puoi venirci quando vuoi”
All’improvviso, Susan avvampò per ciò che aveva detto. Aveva praticamente invitato un uomo a entrare e uscire dal suo alloggio quando voleva.
“M-ma Lucy dov’è?” chiese subito dopo, cambiando discorso.
“Lu dorme con Gael, nella cabina di Drinian”
“Come mai?”
“Bè, perché qui in tre non ci state, ne convieni”
La Regina si guardò attorno. “Mmm…in effetti saremmo state un po’ scomode, ora che ci penso”
“Ti dispiace dormire da sola?”
“Oh, no, certo”
“Hai visto?” fece poi lui con un sorrisetto “Drinian è stato tanto gentile da cedere la propria cabina alle più piccole”
“Ma io non penso che Drinian non sia gentile. Anzi, lo è molto. E’ stato così carino con Gael, oggi. Ho solo detto che mi è parso di non piacergli”
Caspian la guardò a lungo, avvolta nella camicia da notte bianca come la sua pelle.
“Ti spiace se non parliamo di lui?”
Susan sorrise e fece cenno di no con la testa.
Caspian tolse una mano dai suoi fianchi e la portò davanti al viso di Susan. Solo in quel momento lei si accorse di cosa aveva in mano.
“Il mio fiore!” esclamò colpita.
Era lo stesso, non poteva sbagliarsi. Lo stesso che Caspian aveva sfilato dalla ghirlanda che lei gli aveva donato la sera della sua incoronazione, e che poi aveva posto tra i suoi capelli, prima di fare l’amore con lei per la prima volta.
Susan prese in mano il fiore e scoprì che era esattamente come l’ultima volta che l’aveva visto. Lo stesso profumo delicato, la stessa morbidezza dei petali blu.
“Ma com’è possibile?” mormorò.
Caspian rise piano. “Credevi non l’avessi più?”
“Io...Bè sì. Dovrebbe essere appassito da un pezzo”
“Non potevo permetterlo” disse Caspian con una strana luce negli occhi. Malinconia, forse.
“L’ho trovato nella tua stanza lo stesso giorno in cui ve ne siete andati. Era l’unica cosa che mi rimaneva di te, così ho chiesto ad Aslan di non farlo appassire mai”
Susan sentì la commozione salirle in gola e non riuscì a dire nulla.
Caspian le posò una mano appena sotto l’orecchio, lasciando il pollice libero per poterle sfiorare la guancia.
“Ho sempre amato solo te, Susan”
Lei gli buttò le braccia al collo e poi lo baciò.
“Mi sei mancata” sussurrò il Re sulle labbra di lei, per poi riunirle subito dopo, cercando una strada percorsa poche volte ma mai veramente dimenticata.
Susan sentì i capelli di Caspian sfiorarle il volto e farle il solletico. Gli mise le mani su volto e glieli riavviò indietro, passando le dita tra di essi.
E mentre le labbra si davano il bentornato e un sapore familiare li rifece sentire di nuovo completi, il giovane indietreggiò piano verso l’interno della cabina, trascinandola con sé con estrema delicatezza.
“Caspian…” sussurrò Susan tra un bacio e l’altro, cercando di riprendere fiato, ma il ragazzo quasi non glielo permetteva.
Poi, finalmente riuscì a respirare, quando il Re si separò da lei per guardarla con occhi pieni d’amore.
“Vorrei…” cominciò, un poco impacciato.
“Cosa?” lo incitò subito lei.
“Vorrei recuperare tutto il tempo che abbiamo perduto”
Susan si fece un poco triste.
“Anch’io, sai. Ancora non riesco a perdonarmi di averti lasciato solo. Se non me ne fossi andata…”
“Ssshhtt” fece Caspian, pianissimo, posandole un dito sulle labbra. “Non adesso. Non stanotte”
Susan sentì il suo cuore fermarsi.
Il ragazzo fece l’unica cosa che gli sembrò sensata in quel momento, e la stese sul letto, dimentico di ogni cautela ed inibizione.
Si liberò della camicia e lei posò le mani sul suo petto, percependone la forza.
Stava accadendo di nuovo e la cosa li spaventava forse un po’. I loro cuori battevano sempre più forte, i respiri si sfiorarono e diventarono sospiri…Ma quando Caspian si sdraiò sopra di lei, Susan s’irrigidì improvvisamente.
Chiuse gli occhi, spaventata.
Perché era spaventata? Che cosa le succedeva?
La fanciulla cercò lo sguardo del Re, specchiandovisi, quasi per cercare una risposta.
“Susan?” fece Caspian, accorgendosi che qualcosa non andava.
“Va tutto bene. Sono solo un po’ nervosa” ammise timidamente.
Lui sorrise dolcemente e la baciò di nuovo, e lei si sciolse nel suo abbraccio.
Cercò di non dar peso alla strana sensazione che si faceva strada nel suo petto, così si strinse di più a lui. Era ancora una cosa tutta nuova, di certo si trattava di questo…
Ma quando Caspian posò una mano sul suo cuore, Susan perse un battito e la strana sensazione si tramutò in paura.
Si aggrappò con forza alle spalle di Caspian. Lui era sceso a sfiorarle il collo e non la vide serrare di nuovo le palpebre.
Fu un lampo, velocissimo, ma accadde. Susan vide il volto di un uomo, di quell’uomo, e le sembrò di essere ancora là, nel palazzo del governatore. Pug che la schiacciava con il suo corpo, e poi lo schiaffo, il dolore e la paura. Una crescente, improvvisa, tremenda  paura.
Susan spalancò gli occhi celesti e automaticamente esclamò l’unica parola che in quel momento le veniva in mente.
“No!”
Caspian si scostò per guardarla in viso, ma lei si era già liberata dalle sue braccia ed era scattata a sedere sul letto, prendendosi il volto tra le mani.
Solo quando incontrò gli occhi scuri di lui si rese conto di ciò che aveva fatto e detto, e si sentì orribile.
“Susan…”
“Oh, scusami. Scusami! Scusami! Scusami!” gridò la ragazza scoppiando in lacrime.
“Susan, cosa c’è?” chiese Caspian preoccupato, prendendola di nuovo tra le braccia, cercando di capire cosa potesse aver provocato quella reazione in lei.
O forse lo sapeva…
“Dimmi che cos’hai, ti prego”
Lei scosse il capo.
Caspian la tenne vicina e il pianto di Susan si placò un poco.
“Mi dispiace. Io non credevo…” disse dopo un po’, “Io non volevo respingerti, ma ho sentito le sue mani, ho visto il suo volto…e ho avuto paura”
Fece un tremulo sospiro e chiuse gli occhi, liberando nuove lacrime.
“Tutte le notti, quando chiudo gli occhi, vedo il volto di quell’uomo. A volte non riesco nemmeno a dormire. E’ un incubo! Non voglio rivivere quel momento!”.
Caspian la osservava incredulo, ferito, cercando un modo, una parola, un gesto per darle conforto, ma senza riuscirci. Comprendeva in una certa misura come lei poteva sentirsi ma non sarebbe mai riuscito a realizzarlo sino in fondo.
“Perdonami. Forse sono stato troppo frettoloso. Non avevo capito che tu…non eri pronta. Il fatto è che ti desidero così tanto, Susan!”
“Non devi chiedermi scusa. Tu non hai fatto nulla di male. Anch’io vorrei stare con te, è solo che…ho paura”
“Di me?” mormorò piano Caspian, con un peso sul cuore.
“No!” esclamò forte la ragazza, scostandosi un poco per guardarlo. “No, non di te. Mai di te”
“Allora perché mi hai respinto?” chiese lui, facendosi scuro in volto.
Susan spalancò gli occhi, guardandolo atterrita.
 “Mi dispiace tanto. Ero sicura che l’avrei dimenticato presto, ma non ci riesco. Non ci riesco…”.
Si asciugò gli occhi con entrambe le mani, ma tornò a piangere subito dopo. Si sentiva stupida e vulnerabile, come se il suo segreto più vergognoso fosse venuto a galla.
Caspian l’abbracciò di nuovo, stavolta senza tentare di calmarla. Cercò di dire qualcosa di ragionevole che la potesse confortare, ma niente gli pareva adatto. Il silenzio era preferibile.
Attorno a loro la notte si era fatta nera, le nubi erano tornate e le stelle erano sparite. Come se lo stesso cielo di Narnia provasse il dolore della sua Regina, e si fosse adombrato come il suo cuore.
“Non odiarmi, Caspian, ti prego”
“Smettila” la interruppe subito. “Non parlarne più”
Il Re si piegò verso di lei per posare piano le labbra sulla sua fronte, quasi un soffio, temendo che in quell’istante anche quel piccolo gesto potesse provocare in lei una nuova ondata di panico.
Ma Susan non si mosse.
Lui era così dolce, così premuroso...
Non era stata colpa sua, era lei la vera colpevole. Lei. Che non riusciva ancora a liberarsi di quel ricordo.
Non aveva il coraggio di guardarlo in viso, ma cercò ancora il suo abbraccio per sentirsi al sicuro. Con un po’ di esitazione, gli si accostò ancor di più e poggiò la testa sul suo petto.
Caspian la strinse con gesto un po’ incerto. Sentirla così vicina, il respiro di lei sulla sua pelle, gli provocò un’ondata di nuove sensazioni alquanto inopportune vista la situazione e lo stato d’animo di Susan.
“Credo che sia meglio che io ritorni negli alloggi dell’equipaggio” disse lui, allontanandola dolcemente e alzandosi..
La giovane lo osservò in silenzio mentre recuperava la camicia e se la rimetteva. Aveva una strana espressione.
“Sei arrabbiato con me, vero?” chiese, dando voce a quel timore.
Il giovane la osservò senza sapere assolutamente cosa fare.
“No, non sono arrabbiato. Ma io non sono Pug, Susan. Sono Caspian. Sono l’uomo che ti ama”
 “Rimani” lo implorò la ragazza guardandolo. Ora le dava le spalle.
Il Re emise un respiro quasi di frustrazione e si rigirò verso di lei.
“Come puoi chiedermi questo? Quando sai benissimo che non riuscirei a controllarmi sapendoti accanto a me. Non stasera”
La fanciulla abbassò il capo, sentendo un brivido per la durezza con cui lui aveva pronunciato quelle ultime frasi.
“Hai ragione. Perdonami, sono un egoista.”
Susan si alzò a sua volta, ma rimase dov’era e non si avvicinò. Ora vedeva negli occhi scuri del ragazzo quella cosa che forse era peggio della rabbia: la delusione.
“Ti amo, Caspian” riuscì solo a dire, ma suonava tanto come un’altra scusa.
Il Re si appoggiò un dito sulle labbra e poi lo posò su quelle di lei.
“Buonanotte”
Poi si girò e uscì dalla cabina.
Quando la porta si richiuse alle sue spalle, Susan si gettò sul letto e pianse tutte le sue lacrime. Prese a pugni il cuscino, affondandovi poi il viso e soffocando il dolore che sembrava non voler cessare mai.
Lì accanto trovò il suo fiore blu, lo prese e lo strinse delicatamente tra le mani, maledicendosi per la sua stupidità. Per aver rovinato tutto. Per aver distrutto quel momento di felicità che tanto a lungo avevano aspettato.
Caspian non si allontanò subito. Rimase un momento fuori dalla porta, appoggiandosi ad essa con la schiena.
Avrebbe tanto voluto rientrare e prende di nuovo Susan tra le braccia, ma non lo fece. Si era allontanato proprio perché non poteva stare con lei adesso, non sarebbe stato giusto.
Con un senso di gelo allo stomaco, comprese che qualunque cosa lei stesse provando e avesse provato, l’esperienza con Pug era una ferita aperta e doveva essere stato davvero schoccante per lei.
Voleva condividere tutto con lei ma in quel momento si sentì escluso.
Non sapeva cosa fare. Di certo non poteva liquidare la questione con un altro bacio e un sorriso, facendo finta che non fosse successo nulla. E non aveva idea di cosa poteva dirle l’indomani quando si sarebbero rivisti.
Sospirando, lo sguardo perso nel vuoto, il Re di Narnia rimase ad ascoltare il pianto della sua Regina, che proveniva sommesso dall’interno della stanza.

 
 
 
 
Salve ragassuole belle, come va? Lavoro, scuola, altre preoccupazioni? Niente paura, arrivo io con il nuovo capitolo a farvi sognare un po’! ; )  Spero tanto vi piaccia.
Ho alternato anche stavolta momenti di serietà a momenti più lieti e spensierati. Mi auguro che il pezzo della vita sul veliero non sia noioso. A volte, non so perché, mi sembra di fare confusione nelle descrizioni e nell’alternare le sensazioni dei personaggi, ma a me piace muoverli tutti insieme.
L’ultima parte ci ho messo un sacco a scriverla, non veniva mai come volevo. Spero che voi possiate apprezzarla. Preparatevi perché questo è il primo dei problemi che i due innamorati dovranno affrontare durante il viaggio. Ah, l’amore tormentato è il mio forte! Eh eh eh…
Non risparmiatevi coi commenti, belli o brutti che siano, mi raccomando!

Per chi vuole, ho fatto una nuova foto. Andate qui http://i47.tinypic.com/2zq4h74.jpg[/IMG] o qui http://usagitsukino010.livejournal.com/ a vedere quello che sarebbe il manifesto ufficiale della storia se uscisse al cinema! (magariiiiiii!!!!)
 

Ringraziamenti a:
Per le seguite:
Allegory86, ArianneT, Chanel483, FedeMalik97, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile e Yukiiiiii
 Per le preferite: ArianneT, Babylady, Charlotte Atherton, FrancyNike93, LittleWitch_, Lules, Mari_BubblyGirls, piumetta, SerenaVdW e tinny
Per le ricordate: Angie_V
Per le recensioni dello scorso capitolo: Angie_V, Babylady, Charlotte Atherton, FrancyNike93, IwillN3v3rbEam3moRy,piumetta, SerenaVdW e tinny


 
Angolino delle anticipazioni:
Facciamo uno spoiler megagalattico: nel prossimo capitolo, o in quello dopo ancora, arriverà una nuova fanciulla che farà battere il cuore di Peter!!! Non vi dico altro, ma avrà un ruolo piuttosto importante nella storia.
Ma prima di questo, bisognerà affrontare una tremenda tempesta.
Caspian e Susan…ancora una breve difficoltà per loro. Ma l’amore vince su tutto!
 
Vi ringrazio veramente, ormai non ho più parole per tutti i compimenti che mi fate.
Un saluto e un bacio enorme come il mondo!
Susan<3
   
 
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