Capitolo
dodici- Litigi e brutte notizie
“Harry! Harry,
mi sono messo con Lola!”.
Ron entrò nel
dormitorio tutto raggiante, così tanto che a stento non andò a sbattere contro
la porta ancor prima di aprirla. Vi trovò Harry seduto sul letto, intento a leggere
chissà quale libro con aria preoccupata. Ron si insospettì.
“Ehi, Harry,
mi hai sentito?”
Solo in quel
momento Harry parve rendersi conto della sue presenza. Sussultò e lo guardò.
“Oh, Ron, sei
tu… Scusa, ero sovrappensiero… Cosa stavi dicendo?”
Ron parve
deluso che Harry non avesse sentito la notizia durante la sua fenomenale
entrata.
“Oh, stavo
dicendo che mi sono messo con Lola” disse, con il tono ancora più allegro.
Harry gli
sorrise per quello che poteva, il ricordo di tutto quello che era successo ad
Hogsmeade era ancora vivo nella sua mente e non riusciva ancora a
capacitarsene.
“Mi fa
piacere” disse.
Ma Ron non ne
parve convinto.
“Harry, è
successo qualcosa? Hai litigato con Ginny?” chiese, sedendosi vicino a lui.
“No, Ron, no,
è che… Sono venuto a sapere che… Hermione è innamorata di Malfoy”.
Il rosso
rimase per un secondo a bocca aperta, poi scoppiò a ridere.
“Ma cosa dici…
Hermione… Malfoy… “ e continuò a dire parole disconnesse tra una risata e
l’altra.
Questo diede
molto fastidio ad Harry; insomma, Ron dopo che aveva saputo dello scambio di
corpo ci era rimasto male per i primi giorni, poi aveva continuato a
comportarsi come sempre, cioè standosene tutto il tempo con Lola, e
infischiandosene completamente della sua migliore amica intrappolata per sempre
nel corpo di Pansy Parkinson.
“Ron, fai il
serio. E’ vero”
“Oh, scusa, è
che mi sembra impossibile… Herm innamorata di quella serpe…”
Rimase zitto
per qualche secondo, poi disse: “Oh, beh, fatti suoi”.
Al suono di
quelle parole Harry si arrabbiò: possibile che a Ron non importasse più niente
di Hermione?
“Ron, come
puoi dire questo? Insomma, una volta queste parole ti avrebbero mandato in
tilt…” esclamò, cercando di mantenere regolare il tono della sua voce ma con
scarso risultato.
“Appunto,
Harry! Una volta, non ora…”
“Cosa vuoi
dire?”
“Insomma,
prima pensavo di provare qualcosa per Hermione, invece ora ho capito di amare
Lola…”
Harry si alzò,
in modo da fronteggiare Ron.
“Lola! Lola di
qua, Lola di là… E’ da settembre che non parli d’altro! Non devi per forza
essere innamorato di una persona per fregartene di lei! Hermione ti ha sempre
aiutato, è nostra amica… E tu non te ne freghi minimamente di lei, ora che sta
attraversando un periodo difficile!”
Anche Ron si
alzò, sovrastandolo di parecchi centimetri.
“Scusa tanto,
eh! Ma cosa vuoi che faccia? Il suo elfo domestico?” ribattè, alzando la sua voce.
“Non dico
questo! Insomma, che ne parliamo a fare… Fai finta che non ti abbia detto
nulla!” esclamò Harry, deciso a finire una volta per tutte quella discussione
che altrimenti sicuramente sarebbe sfociata in un litigio.
“Ah, facciamo
finta di niente, tanto Ron lo stupido dimentica tutto! Vero?”
“Ron…”
“Basta, Harry,
questa volta mi hai davvero rotto. Sempre pronto ad aggredire e giudicare gli
altri solo perché non fanno la buona azione della giornata come te, piccolo
eroe dei miei stivali…!” E con queste
parole se ne uscì dalla stanza, premurandosi di sbattere la porta il più forte
possibile.
Cosa fare? Lei
o l’onore della mia famiglia?
Ma che domande Draco, l’onore della tua
famiglia, no?
No! No, io la
amo, lei mi ha fatto cambiare…
Draco, l’amore non esiste… Lo dice
sempre tuo padre, ricordi?
Ma che se ne
vada al diavolo! Non è vero, l’amore esiste altrimenti io non sarei in queste
condizioni..!
Ma che sciocchezze stai dicendo… sei
fuori di te…
No! Anzi, non
sono mai stato più cosciente di adesso! Mi sembra che la mia vita sia iniziata
solo ora… Prima non aveva nessun senso vivere…
Taci! Sei un Malfoy!
Al momento non
me ne importa, sinceramente… Basta, ora vado da lei e le dico cosa provo
davvero…
Fallo e te ne pentirai per sempre…
Draco si
fermò. Pentirsene? Era l’unico verbo che gli faceva paura al momento…
Hermione era
appena uscita dalla Sala Grande con Ginny, che ultimamente sembrava sacrificare
molto del suo tempo da trascorrere con
Harry per tirarla un po’ su.
“Gin, adesso
devo andare in biblioteca, devo finire il tema di Incantesimi. Ci vediamo dopo”
disse, controllando nella borsa se aveva tutto il necessario per svolgere i
compiti.
Ginny sbuffò.
“Dai Herm, li farai domani, è sabato sera, circola voce che ci sarà un festino
in un aula segreta del quinto piano. Vieni con noi!”
Hermione,
imperturbabile, scosse il capo.
“No, Gin
grazie, ma sto trascurando davvero la scuola, è ora che mi riprenda un po’…”
“Appunto, devi
riprenderti, e i libri ti faranno solo male! Hai certe occhiaie! Dai, vieni…”
Tentò nuovamente la rossa, ma Hermione scosse di nuovo il capo.
“No, Gin, ti
ripeto, devo studiare! Tanto ci starò poco, sono stanca” e se ne andò verso la
biblioteca, impedendole di risponderle. Eppure Ginny era preoccupata, aveva uno
strano presentimento.
Hermione
arrivò in biblioteca e guardò l’orologio: erano le otto, tra un’ora la
biblioteca avrebbe chiuso , doveva sbrigarsi. Si sistemò in un tavolo lontano
dagli altri, nascosto da uno scaffale. Iniziò a scrivere, con il pensiero
costante sulle parole di Harry. Draco ci avrebbe pensato… Insomma, gli ci
voleva così tanto? Era così poco importante per lui? E inevitabilmente davanti
ai suoi occhi rifiorirono tutti i bei momenti passati con Draco, il loro primo
bacio, la cena con i familiari, quando aveva annunciato che era disposto ad
infischiarsene del padre… All’improvviso si sentì girare la testa e le parve di vedere
una luce violacea davanti ai suoi occhi; il cuore le fece male, sentì una
strana stretta attorno ad esso, attorno a lei sentiva solo un’insieme di voci
incomprensibili e poi tutto scomparve in un unico vortice nero…
“Amore! Cosa
fai qui tutto solo?”. Ginny era appena arrivata in sala comune e trovò Harry
seduto su una poltrona a leggere Il
profeta della sera. Lo baciò e gli si sedette accanto, circondandogli il
collo con le braccia. Solo in quell’istante vide Ron seduto dall’altra parte
della sala comune stranamente solo, senza Lola tra le calcagna, a fissare il
vuoto, e subito capì che c’era qualcosa che non quadrava. “Ehi, perché tu e Ron
ve ne state da soli?”
Harry alzò lo
sguardo dalla rivista. “Abbiamo litigato”.
“Cosa? Come
mai?”
E il ragazzo
le spiegò tutta la situazione. Prima che Ginny potesse commentare in qualche
modo, la porta della sala comune si aprì bruscamente ed apparve Pansy, che
correva come una matta.
“Harry,
Ginny…” disse, con il fiatone. “Hermione è in infermeria e sta per essere
portata al san Mungo!Madama Pince l’ha trovata in biblioteca, come se fosse
svenuta… Ma è una cosa più grave… E solo
ora ho capito che tutta la scuola sa dello scambio di corpi…” Aggiunse a bassa
voce.
Ron aveva
sentito tutto. Si avvicinò, pallidissimo come gli altri tre.
“Ha… Ha perso
i sensi?” chiese il rosso, come se si fosse dimenticato del litigio e guardando
Harry.
“Lo dicevo io
che non stava bene… Me lo sentivo!” affermò Ginny, angosciata. Poi i quattro
ragazzi si affrettarono ad andare in infermeria.
“Non è
possibile. No, non può essere. Tu sei sempre stata così forte, non puoi
crollare così per un bastardo come me…” pensò Draco, appena arrivato in
infermeria. Hermione era lì, con i capelli di Pansy appoggiati sul cuscino,
creando una specie di ventaglio. Sembrava un angelo. Dopo varie proteste di
Madama Chips, le si sedette vicino e la prese per mano. Era uno stupido. Solo
in quel momento l’aveva capito.
“Madama Chips,
cos’ha precisamente?” chiese, con la voce che tremava.
“Oh, non è
certo perché dobbiamo aspettare il referto del san Mungo, è un ramo della
medicina magica molto avanzato, ma penso sia… insomma, si è saputo in tutta la
scuola che lei e la signora Parkinson sono state soggette ad uno scambio di
corpi permanenti , e quindi quando il corpo di una persona soggetta in questo
incantesimo subisce stress, forti emozioni, dolore profondo… Per farla breve, penso
sia soggetta a “Scambite”, e se è così, sono molto rari i casi in cui si può
guarire…”
Detto questo,
la donna andò nel suo ufficio per controllare a che punto erano quelli del san
Mungo.
Draco tremava.
Solo in rari casi si poteva guarire? Strinse la mano di Hermione il più forte
possibile, e in quel momento capì che se le cose sarebbero andate male, se ne
sarebbe pentito a vita.
Harry, Ginny,
Pansy e Ron arrivarono di corsa e quello che videro li fece rimanere ancora più
scioccati. Draco era chino su Hermione, mentre le stringeva la mano. Si
avvicinarono e Draco li infornò delle parole di Madama Chips. Aveva ancora gli occhi rossi.
“Andrà tutto
bene” disse Ron, posandogli una mano sulla spalla. Il ragazzo annuì.
Pochi minuti
dopo arrivarono i Signori Granger, che appena videro Pansy le saltarono
addosso.
“Hermione,
piccola, ora stai bene!” disse la signora Granger, preoccupatissima.
“No, vedete.. In realtà vostra figlia è là” disse Pansy,
guadagnandosi uno sguardo d’incomprensione dai due.
E così anche il dodicesimo capitolo è
terminato. Sinceramente penso di essere stata un po’ troppo tragica… Cosa dite,
mi merito un coro pieno di “Buuuu!” o può essere accettabile? Vi è piaciuta la
parte introspettiva di Draco?Ve lo chiedo per favore: RECENSITE, PLEASEEE!
Riguardo lo scorso capitolo, ringrazio america92 per aver recensito, tutti
coloro che hanno letto e che hanno inserito questa fic tra i preferiti…
Grazieeeee, sono commossa! Kiss, milly92. Al prossimo capitolo!