Il corpo di lei era esile, eccessivamente magro e il contrasto con i luttuosi abiti indossati al Seireitei la rendeva se possibile ancora più pallida.
« Rukia... » lo sussurrò tremando.
Ichigo le sfiorò il fianco con il dorso della mano, una carezza breve dalla spalla al bacino dove si fermò; lasciando scivolare le dita sul nastro che chiudeva gli abiti lo sciolse, con imbarazzo infantile, spogliandola del kimono da Shinigami, fermandosi a baciare la candida nudità della sua pelle, lo stupefacente squilibrio tra il suo corpo bianco, minuto e gli ingombranti abiti neri, piccola e perfetta tra le sue mani inesperte.