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Autore: Rox    17/08/2007    2 recensioni
Subito una mano scattò all’insù e finalmente il professore di storia della magia si rese conto che per la prima volta in molti anni, aveva ottenuto la completa attenzione dei suoi alunni: “mi dica signorina Granger” “ha parlato di una profezia, professore…potrebbe…” “cavalieri dei tempi remoti,venuti da un futuro passato, in possesso di magici gioielli governando i quattro elementi, sconfiggete la bestia incatenata nel punto più alto del profondo trovando l’unico cavaliere che in esso mai potranno dividersi” “ma non ha senso,professore…” “signorina Granger, sono solo fandonie. Questa è considerata dai più grandi storiografi semplicemente una favola per bambini… Sono solo leggende. Non fateci caso”
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO

Chimera, Julius, Neb e Katharina non sapevano proprio più dove cercare. Avevano messo sotto sopra praticamente tutto lo studio del Preside e il Diamante non era ancora saltato fuori.

Possibile che non si trovasse nemmeno li?

Continuando a cercare Chimera guardò di sfuggita il grande uccello di fuoco di Silente.

Fanny la Fenice sembrava molto interessata alle loro ricerche.

Li osservava con molta attenzione e sembrava quasi che con quegli occhi di fuoco li stesse prendendo in giro.

Sembrava quasi dir loro che anche lei sapeva dove si trovava il diamante, ma che non gliel'avrebbe mai detto.

Chimera ricambiò lo sguardo della Fenice e le si avvicinò posandole delicatamente un dito sotto il becco affilato e grattando la parte morbida della gola.

"Allora ti piace!" le sussurrò sorridendo e la Fenice aprì leggermente un occhio che aveva socchiuso per godersi le coccole della giovane.

"Fuoco contro Fuoco, piccola Araba Fenice. E' per questo che ci intendiamo così bene!"

L'animale sembrò capire cosa la giovane gli stesse dicendo e arruffò le piume di contentezza quando la ragazza passò ad accarezzargli il petto.

Chimera sorrise dell'atteggiamento amichevole del pennuto e spinse la mano al centro del petto accarezzandogli proprio il punto dove si trovava il cuore.

Ma improvvisamente una fiammata partì dal centro del petto dell'animale che si ridusse in cenere davanti ai suoi occhi.

Era arrivata la fine della sua vita.

Ma, proprio come la leggenda riferiva, poco dopo dalle sue ceneri comparve un piccolo esemplare di pennuto rosso che tossiva fumo.

Chimera sogghignò alla vista della piccolissima fenice e con un ultimo buffetto sulla sommità del capo, fece per voltarsi.

Ma un movimento inconsulto dell'animale la costrinse a girarsi un'altra volta.

La gola della piccola Fenice sembrava sul punto di vomitare qualcosa e con un ultimo sforzo ci riuscì.

Magicamente comparve sul palmo della Grifondoro un diamante grande quanto il suo rubino e risplendenti di una miriade di riflessi.

Il potere che emanava dalla pietra era potentissimo e Chimera si rese conto di trovarsi davanti alla Pietra più importante di tutte.

 

Draco Malfoy dormiva della grossa sullo scomodo tavolo di legno che si trovava nel centro della stanza.

Mentalmente Hermione Granger aveva ringraziato da morire le favolose lezioni di Vitius e sopratutto il fatto di aver insegnato loro, attraverso il famoso "Agitare e Colpire", l'incantesimo Wingardium Leviosa.

Gentilmente aveva fatto levitare il corpo del giovane Serpeverde fino al tavolo e dopo averlo sistemato su di esso, gli aveva steso il suo mantello di Grifondoro sul corpo, per proteggere e preservare quel minimo di calore che gli era rimasto nelle ossa dopo essersi avventurato nelle profondità della Foresta Proibita.

Il suo mantello, ricamato Verde-Argento, era stato appeso vicino al caminetto ad asciugare da quella malsana umidità che la nebbia aveva fatto scendere sulle calde fibre.

Era strano, pensò, vedere il viso di Malfoy accostato al ricamo Rosso-Oro.

Quasi una sfida.

Provò a immaginare cosa sarebbe successo a tutti loro se anche lui fosse stato smistato nella sua casa, la casa dei coraggiosi.

Forse avrebbero fatto gruppo, lui, lei, Harry e Ron.

Forse avrebbero riso delle stesse battute e assieme avrebbero preso in giro gli altri Serpeverde.

Forse lui sarebbe riuscito a compensare le lacune di Harry in Pozioni e forse si sarebbero sfidati per ottenere il posto di cercatore della squadra.

Avrebbero litigato e fatto pace lo stesso giorno e forse anche lui avrebbe affrontato tutte le avventure che avevano vissuto.

Ma il destino aveva scelto per lui una strada ben più difficile.

La strada di Salazar.

Un fremito nelle ciglia di lui, la riscossero dai suoi pensieri.

Lentamente si appoggiò al tavolo e lo guardò intensamente.

Finalmente si stava svegliando.

 

La testa gli doleva.

Le ossa gli facevano male.

E i suoi piedi erano gelati.

Aprendo un singolo occhio argenteo, si guardò le estremità del corpo rendendosi conto che fuoriuscivano di una buona ventina di centimetri dall'orlo di un mantello dai bordi rossi.

Strano.

Lui non si ricordava di avere un mantello coi bordi rossi.

E nemmeno di avere un mantello così corto.

E da quando lo stemma di quello svitato di Godric Grifondoro svettava così sul suo mantello?

Ok, era un incubo.

Con uno scatto inconsulto, si tirò su dal tavolo sul quale era sdraiato e dopo aver fatto cadere il mantello a terra, si guardò la sua divisa.

Era nera di sfondo ma la sua cravatta portavi gli inconfondibili colori del vecchio e buon Salazar.

Anche lo stemma sul suo petto, per grazia di Merlino, non raffigurava un rampante leone d'oro, ma un semplice e subdolo serpente verde...

Meno male, era ancora un perfetto Serpeverde.

"Se hai finito di comportarti da idiota, magari potresti spiegarmi che diavolo ti è venuto in mente di svenire in quel modo"

Con un gemito di sofferenza, si rese conto di conoscere quella voce fin troppo bene.

Apparteneva a una piccola e saputella Grifondoro.

Voltando leggermente la testa, notò il suo mantello ad asciugarsi vicino al fuoco e quindi dedusse che quello che fino a quel momento l'aveva ricoperto, non doveva essere altro che il mantello Grifondoro della saputella mezzosangue.

E voltandosi la vide camminare fin dove aveva lanciato il suo mantello nel suo impeto di terrore Grifondoro.

"Ma guarda te che modi... e meno male che tu, teoricamente, dovresti essere un nobiluomo. Ti ho portato di peso su quel tavolo per evitare che rimanessi accasciato contro una porta, ti ho tolto quel mantello zuppo di umidità, ti ho messo il mio per evitarti un'influenza e te come ricambi la mia gentilezza? Buttando per terra il mio mantello."

 

Ora era arrabbiata.

Che diavolo, si era svegliato e come un cretino di dieci anni l'unica cosa che aveva fatto non era sto chiederle grazie o almeno dove si trovava, ma aveva buttato via il suo mantello come se fosse stata spazzatura.

"Idiota io per averti aiutato. L'avrei dovuto sapere, Malfoy, che non eri in grado di essere riconoscente nei confronti di una mezzosangue. Non lo sei coi tuoi simili, perché mai dovresti esserlo con me? La prossima volta ti lascio li dove sei e chissenefrega!"

Si piegò lentamente e si riprese il suo mantello scrollandogli di dosso la polvere del pavimento.

"Davvero Malfoy sei veramente un..." ma le parole gli morirono in gola quando, voltandosi si ritrovò davanti il biondo Serpeverde a torso nudo.

le labbra si mossero boccheggiando e la gola le si seccò.

Aveva un fisico decisamente mozzafiato.

Non sentendola più parlare il giovane si voltò e la fissò negli occhi:

"COsa?"

Cosa? 

Le chiedeva cosa, cosa?

"Cosa? Che vuoi dire Malfoy?"

Lui sbuffò e le si avvicinò prendendole di mano il mantello prima che le cadesse di mano.

Con grazia glielo piego e lo appoggiò sul tavolo dietro di lui.

"Mi hai detto che sarei veramente un qualcosa, ma non hai detto cosa"

Ah, già... la frase di prima...

E chi se lo ricordava cosa gli voleva dire.

Scosse le spalle distogliendo gli occhi lentamente e fissandoli a terra.

"Mi sono scordata"

Lui sogghignò e si appoggiò con le braccia conserte contro il tavolo dietro di lui.

"Ti sei dimenticata gli insulti che mi volevi dire? Non è da te Granger"

Lei sospirò e torno a guardarlo in viso.

"Non è divertente Malfoy"

No, non lo era affatto.

Anche perché l'unico aggettivo che le veniva in mente in quel momento era solo uno.

Sexy.

"Comunque" disse schiarendosi la voce e cercando di recuperare un po' di contegno "che diavolo ci fai a petto nudo, Malfoy? Vuoi prenderti un accidenti?"

"Il tavolo. Era bagnato Granger. Ho la camicia zuppa"

"Beh allora mettiti il mantello, sarà ben asciutto ora!"

 

Se la stava decisamente spassando.

La sua faccia quando si era voltata per parlargli e lo aveva trovato a petto nudo, stava a significare che non gli era indifferente.

Lo desiderava, glielo aveva letto negli occhi, nella postura irrigidita e nelle mani tremanti.

E lui non aveva saputo resistere.

Le si era avvicinato e ora la fissava.

Stava con la piccola Weasley, era vero, ma Hermione Granger stasera lo stava facendo impazzire.

La voleva.

Disperatamente.

"Il mantello? No, non è ancora asciutto Granger. Problemi nel vedermi così? Eppure da quello che mi dice Blaise, non sei così pudica come vorresti far sembrare."

 

Blaise.

Chi era Blaise in questo momento?

Avrebbe dovuto, in questo momento, ricordarsi la sua faccia, le sue espressioni mentre facevano l'amore, le frasi sussurrate, i momenti passati assieme.

E invece vedeva solo lui.

E il desiderio di passare su quella pelle le sue mani e la sua bocca.

"Ti prego, Malfoy, vestiti."

Era incatenata. 

Quegli occhi l'avevano stregata.

L'aveva pregato.

Ora sperava che lui rispettasse la sua preghiera.

"Perché Granger, dovrei farlo?"

 

"Perché Granger, dovrei farlo?"

Le chiese con voce suadente mentre pregustava il fatto che tra poco l'avrebbe baciata.

Chissà se quelle labbra erano morbide come sembravano.

Saporite e carnose come una pesca succosa, morbida e dolce.

LA guardò portarsi le mani al volto e sospirare.

"Te ne prego Malfoy, o farò qualcosa di cui poi ci pentiremo entrambi!"

Un angolo della sua bocca si sollevò mentre una ciocca di capelli gli cadeva davanti agli occhi:

"E cosa vorresti fare, Granger? Passarmi le mani sul torace? Stringerti a me? Affondarmi le mani nei capelli e baciarmi?

Appoggiare la tua bocca sulla mia e lasciare che la mia lingua ti stuzzichi? Lasciare che le mie mani corrano ai tuoi seni?

Cosa di ciò che ti ho elencato non vorresti fare?"

 

Ogni frase che lui le stava pronunciando erano stilettate di desiderio puro.

Cosa avrebbe voluto fare?

Annullare la distanza che c'era tra lei e lui e fare esattamente tutto ciò che lui aveva elencato.

Lentamente si tolse le mani dal viso congestionato e lo guardò.

Senza nemmeno rendersene conto le sue gambe si mossero e dopo aver immerso una mano nei suoi capelli e avergli preso la nuca, lo tirò verso di sé e lo baciò.

 

Il serpente che era in lui sussultò per l'indignazione.

Era solo una Mezzosangue, gli diceva, ma lui scacciò quella voce dalla sua testa nel momento stesso in cui lei gli premette i fianchi contro i suoi.

Con slancio passionale le mise le mani sui fianchi e la fece sedere sul tavolo sistemandosi meglio tra le sue gambe e lasciando che gliele stringesse attorno a sé con una mossa decisa.

Le sue mani corsero al maglione di lei che cadde a terra in un frusciare di stoffa, seguito subito dopo dalla maglietta di lei, lasciandola in un semplice reggiseno di pizzo rosa antico.

Affamato della sua pelle candida, scese a torturarle il collo con i denti e con la lingua, mentre lei si inarcava contro di lui e gli graffiava la schiena.

Tornò sulla sua bocca e lasciò che questa volta fosse lei a condurre il gioco.

 

Non riusciva a crederci, stava baciando Draco Malfoy e, maledizione, avrebbe voluto continuare all'infinito.

Lasciò che le togliesse maglione e maglietta e che le mordesse il collo e lambisse con la lingua i segni.

Sentì le sue dita arpionarsi sulle sue spalle e graffiarle.

E accettò il bacio che lui le richiese, ma stavolta fu lei a condurre il ritmo e la profondità del bacio.

Lasciò che le slacciasse il reggiseno e che le accarezzasse i capezzoli mentre le sue dita scendevano a slacciargli la costosa cintura in pelle di drago.

La sua pelle ora scottava e per la prima volta, guardandolo chino sul suo petto a torturarle i seni, si rese conto di quanto la sua carnagione bianca fosse uguale alla sua.

La cintura cadde a terra nello stesso istante in cui lui la stese sul tavolo e continuasse la sua esplorazione sul petto di lei, fino a raggiungere l'ombelico.

Non riuscì a trattenere un mugolio di piacere quando lui le fece scorrere le mani lungo la spina dorsale per riportarla in posizione seduta.

Lo voleva.

Esattamente come lui voleva lei.

Le posò finalmente le mani sui bottoni dei pantaloni slacciandoli uno per uno, con una lentezza straziante, mentre lei compiva la stessa operazione con quelli di lui, in una frenesia assurda.

 

"Per il cazzo di Merlino! Scusateci, noi non volevamo interrompere nulla. Ce ne andiamo"

Quella voce estranea sembrò riscuotere Hermione dalla trance in cui era caduta e si rese conto di cosa stese facendo e con chi.

Veloce come il lampo si voltò e vide i quattro Cavalieri sulla porta e, stretto nella mano di Chimera, un Diamante.

Scostò da sé Draco che fulminò con un'occhiata i quattro che si dileguarono prontamente dicendo loro che ne avrebbero parlato il giorno dopo del ritrovamento.

Chimera farfugliò qualcosa su un'ora e un lungo che però nessuno dei due fedifraghi capì.

E, infine, la porta si richiuse alle loro spalle nello stesso istante in cui Hermione recuperava da terra il suo maglione che subito si infilò sulla testa sopra la maglietta già indossata.

E infine si guardarono, ancora ansimanti.

 

 

 

Grazie mille Avalon per avermi avvertito dell'errore subito corretto. Finalmente ogni incantesimo è tornato a svolgere il proprio ruolo!!! :-)
  
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