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Autore: Nerea_V    27/01/2013    6 recensioni
"Era ormai due giorni che gli stavo dietro, ma di lui nessuna traccia. Aveva lasciato una scia di persone scomparse e di cadaveri da un mese ormai e c’era di sicuro qualcosa sotto. [...]"
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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-Elena!- Sentivo le grida di una donna come in un sogno. Sentivo e percepivo ogni cosa attorno a me in modo offuscato. Non ricordavo dove mi trovavo ne cosa stavo facendo poco prima di perdere i sensi. – Elena! Dove sei?!- Un altro grido mi riscosse. Cercai di aprire gli occhi ma tutto era appannato. Dopo averli sbattuti diverse volte capii che era colpa ti tutta quella polvere che cadeva e volava dal soffitto.
Tirandomi su capii che era crollato gran parte del soffitto sopra di me. Poi cercai di rimettermi in piedi, ma la testa girava troppo e la mia gamba destra faceva troppo male perché mi potesse reggere. E ad un tratto capii. Non era crollato il soffitto del piano di sopra, ma il pavimento e io con lui!
-ELLY!- Un altro grido. – Ti prego rispondimi! AAAH!- Poi un tonfo e più niente.
 
 
Pian piano tornai presente a me stessa.  Prima di provare ad aprire gli occhi cercai di ricordare cos’era successo. Intanto avevo di sicuro preso una botta in testa, dato il bruciore che avevo al lato destro del cranio. Mi trovavo su qualcosa di morbido, forse un letto o un divano, e non ero legata. Strano. Doveva essere qualcosa di davvero potente se poteva rischiare di lasciarmi libera e viva.
Poi ricordai le due ombre, la lotta fuori dalla casa, le grida di una delle due e il forte schianto della sbarra di ferro sulla mia testa.
Dovevo agire in fretta e approfittare dell’opportunità di coglierli impreparati. Non sapevano che ero tornata cosciente, la cosa migliore da fare era alzarmi di scatto e correre fuori e trovare un luogo pubblico in cui rifugiarmi per un po’.
Presi più aria che potevo e sospirai silenziosamente. Poi aprii gli occhi di scatto e corsi verso quella che avevo intercettato come la porta. Mi accorsi subito che ero in una stanza di motel e le due ombre erano sedute accanto alla finestra a un letto di distanza dal mio. Non appena mi sentirono alzare distolsero lo sguardo dalle loro faccende e si alzarono di scatto.
Inaspettatamente non corsero a bloccarmi. Ma capii presto perché, una forte fitta al lato destro della testa mi percorse tutto il corpo e mi bloccai nella corsa. Non avevo calcolato i danni della ferita! Quando capii che non mi sarei retta in piedi era troppo tardi e caddi a terra. Qualcosa mi afferrò prima che mi schiantassi contro la moquette logora.
- Ehi ehi ehi! Piano piccola.- La voce era la stessa che gridava la sera prima. Mi prese in braccio e mi mise a sedere sul letto con la schiena appoggiata alla testiera del letto.
Riaprii gli occhi e ne incontrai due di un meraviglioso verde davanti a me. Cercai di respirare normalmente mentre diverse fitte mi trapassavano il cervello. Gemetti mio malgrado per il dolore.
- Tutto bene?- Mi chiese di nuovo quella voce. Sembrava davvero preoccupata e aveva una sfumatura quasi dolce in quel tono.
Lo guardai meglio e mi trovai di fronte a un volto leggermente squadrato con dei capelli biondicci sparati un po’ da tutte le parti. Dietro di lui vidi un altro ragazzo appoggiato al muro con le braccia incrociate. Anche lui aveva i capelli scarmigliati, ma più scuri e lunghi e i suoi occhi azzurri mi scrutavano attenti. Riconobbi subito la stazza di quello che mi aveva colpito e cercai il pugnale d’argento di mio padre che tenevo sempre attaccato alla cintura, ma non trovai niente. Guardai la sommità dei miei jeans. Era sparito. Fui presa dal panico e la mia respirazione accelerò.
- Sta tranquilla. La tua roba l’ho messa di là al sicuro. Non volevo che ti girassi nel sonno e ti facessi male con degli oggetti tanto appuntiti addosso.- Disse il biondo con un sorriso di scherno.
Io lo fulminai con lo sguardo. – Cosa siete?- Chiesi.
- Non siamo niente di ciò che ti aspetti, siamo umani come te. Cacciatori.- Disse lui tirandosi su in piedi.
Sbuffai divertita, quante volte avevo sentito questa frase da esseri strani che cercavano di salvarsi la pelle. – Dimostratelo allora.-
Il biondo sorrise di puro divertimento. – Mi aspettavo questa frase.- Poi si diresse in cucina, Quando tornò aveva in mano il fodero con il mio pugnale. – Questo è tuo giusto? D’argento, così vedrai che non siamo mutaforma.- Sfilò una lama leggermente ricurva da un lato con rilievi per tutta la lunghezza che raffiguravano un antica simbologia pagana contro i demoni. Un decoro fatto da mio padre nei suoi primi anni di caccia, come esercitazione per ricordarsi ciò che gli sarebbe potuto servire. Il ragazzo biondo si fece un lungo taglio sul braccio e non successe niente. Ma io non mi feci stupire, poteva esserlo l’altro, o semplicemente non essere un mutaforma. Poi si avvicinò all’altro che lo guardò sbuffando controvoglia.
- Andiamo Sammy è solo un taglietto.- Disse il biondo ridendo. Così anche il moro si fece un taglio sul braccio e non successe niente. Loro si girarono verso di me con uno sguardo come a dire ‘visto? Niente.’
- Potreste essere demoni.- Dissi ancora sospetta.
Il biondo mi guardò perplesso. – Andiamo ci hai buttato del sale addosso. Hai visto che non siamo né demoni, né spettri.-
Giusto. Non ci avevo pensato. Un punto per loro. Stavo facendo troppi errori da quando erano arrivati. Non c’ero abituata.
- Quindi cacciatori… -  Dissi cauta cercando di far quadrare tutto. Poi d’un tratto ricordai quel che non avrei mai dovuto scordare. Cercai di tirarmi di nuovo su, ma un capogiro mi fece capire che non sarei andata molto lontano. – Le ragazzine!- Dissi agitata. – Dove sono?! È andato tutto bene?-
Il biondo abbassò lo sguardo come a cercare di dirmi qualcosa di difficile da spiegare, mi girai verso il moro che invece mi guardava con occhi pieni di pietà e dolore, poi anche lui abbassò lo sguardo. D’un tratto il pavimento era diventato l’oggetto più interessante in quella stanza. Ma capivo benissimo la situazione, non ce l’avevano fatta. Lo spettro aveva attaccato. Sbattei la testa contro il muro dietro di me. – Maledizione!-
- Calma.- Disse il biondo. – Non è colpa tua. Pensavamo entrambi che l’altro fosse il cattivo e ci siamo distratti. Quando siamo tornati indietro noi due.- Disse indicando il moro. - una delle due ragazzine era scomparsa e l’altra…- Prese fiato e poi mi guardò dritto negli occhi. – L’altra l’abbiamo trovata morta. Aperta in due sull’addome. Occhi e bocca ancora spalancati dal terrore.-
Non era possibile. Non aveva mai fatto vittime quella cosa. Rapiva solo la sua vittima prescelta e poi se ne andava indisturbato. – No, c’è qualcosa che non quadra. – Dissi sovrappensiero.
-Già lo abbiamo pensato anche noi.- Disse il moro. – Pensiamo che fino ad ora nessuno si sia messo in mezzo per impedirgli di compiere il suo scopo. Mentre probabilmente quella ragazzina ha cercato di salvare la sorella.-
Non potevo crederci. Avevo fallito. Non ero stata in grado di difenderle e di capire che questi due erano solo degli stupidi umani e non la mia preda. E riuscivo ancora a definirmi una cacciatrice?
Mi presi il volto tra le mani e tirai forte le ciocche di capelli che mi ritrovai tra le dita. Cercando di sfogare almeno un po’ della mia frustrazione. Appena mi sentii meglio alzai lo sguardo e vidi il biondo ancora seduto di fronte a me che mi osservava.
- Tutto okay?- Mi chiese.
- Senti va tutto bene. Smettila di chiedermi ogni due secondi se sto bene! Anche se stessi per esplodere non sarebbe un tuo problema. Okay?- Lo guardai storto mentre gli spuntava un sorriso sghembo sulle labbra e un lampo divertito nasceva nei suoi occhi.
-Okay.- Poi si tirò su e andò verso il moro.- Ha un bel caratterino la ragazza.- Disse piano.
- Guarda che non sono neanche sorda.- Risposi secca io. Quando si girò verso di me il suo sorriso si era allargato e solo guardandolo in quel momento riconobbi qualcosa in lui. Qualcosa di familiare. – Tu mi sembri familiare…- Dissi sovrappensiero.
Lui si avvicinò ridacchiando. – Le tue tecniche di seduzione però sono piuttosto banali.- Disse divertito.
Lo fulminai con lo sguardo. Ma cosa mi prendeva? Non facevo che esprimere ad alta voce i miei pensieri e inoltre non era minimamente possibile che li conoscessi. Mi sarei ricordata di sicuro di due tipi del genere.
- Comunque visto che qui la gentilezza e l’ospitalità non sono di casa. Farò da me.- Mi alzai e mi diressi verso di loro allungando una mano. – Elena.-
I due guardarono sospetti la mia mano e il moro fu il primo a stringermela. – Sam.- Disse e mi tornarono alla mente le urla della sera prima.
- Già Sammy…- Dissi con un ghigno mentre lui mi guardava storto, poi mi girai verso il biondo. –e…-
Lui mi prese la mano stringendola forte e accarezzandomi il dorso con uno sguardo malizioso. – Dean.- In quel momento strinsi di più la presa nella sua mano e lo strattonai riuscendo con l’altra mano a bloccargli entrambi i polsi. Lo feci girare sotto il mio braccio in modo da essergli dietro e tirando leggermente ripresi possesso del mio pugnale. –Grazie.- Dissi sorridendo mentre Sam, che nel frattempo si era preparato a contrattaccare, scoppiava a ridere.
Dean si girò verso di me con occhi scuri e un mezzo sorriso sulle labbra. Si massaggiò un po’ i polsi e disse. – Intrigante.-
Io mi girai soddisfatta e mi diressi al minifrigo che c’era vicino alla finestra. Lo aprii e presi una birra. Poi mentre loro mi guardavano sorpresi la stappai con le dita come mi aveva insegnato mio padre e ne bevvi un lungo sorso.
- Non so quanto ti faccia bene bere con una botta in testa.- Disse Sam raggiungendomi insieme al fratello.
- Sta tranquillo. Non ha fatto mai male a nessuno. Anzi è il miglior tonificante in queste situazioni.- Dissi sicura di me. Io e mio padre ci facevamo sempre una birra per riprenderci da una caccia. Per riprenderci da stanchezza e dolore fisico.
Dopo essermi scolata la mia bottiglia ne presi un'altra e mi sedetti sulla poltrona alla finestra guardando fuori. – Allora. Sapete con cosa abbiamo a che fare?- Chiesi disinvolta.
- Certo.- Disse Dean arrogante.
Sam sbuffò per l’atteggiamento del fratello e iniziò a raccontarmi. – Si tratta di un fantasma. Rapisce le sue vittime ma non sappiamo cosa faccia con loro. Come di certo hai scoperto anche tu si basa su uno schema a spirale verso il centro della città. Oltre a i soliti segnali della presenza di questo spirito abbiamo notato anche presagi demoniaci. Come interferenze elettromagnetiche e strani fenomeni atmosferici.-
Annuii. – Sì, niente di più e niente di meno. Sono qui da pochi giorni ma di demoni non ce n’è traccia, se ci sono, stanno al di fuori della città. Sembra che aspettino qualcosa..- Dissi.
-Già. Pensiamo che il fantasma rapisca le sue vittime per conto di qualcuno. Del demone. Ma non sappiamo cosa voglia farci.- Disse il moro.
- Beh in realtà penso che vogliano fare quello che fanno tutti i demoni con le proprie vittime. – Disse Dean. – Divertirsi un po’ prima di ucciderle. Ma c’è qualcosa che lo tiene lontano da qui. Per questo si fa aiutare.-
Pensai per una attimo a quelle parole e infine dissi. – Bene, allora dovremmo andare a cercare negli archivi della cronaca locale. Potrebbe essere qualcuno legato al luogo.-
-Cosa te lo fa pensare?- Chiese Dean.
- Beh, i demoni di solito sono esseri umani poi divenuti spiriti maligni per via del loro soggiorno prolungato all’inferno. Quindi potrebbe trattarsi di qualcuno che molto tempo fa vi sia finito ed adesso è tornato per una vendetta o per chi sa cosa possa passare per la mente perversa di quelle creature. – Feci una pausa ragionando. – Insomma potrebbe aver fatto qualcosa di davvero terribile in questa città ed aver deciso di continuare l’opera.-
Mi guardarono come se avessi appena rivelato chissà quale segreto.
- Ma te fino ad adesso dove sei stata?!- Chiese Dean ridendo.
Per sfortuna qualcuno bussò alla porta mentre mi preparavo a rispondergli per le rime. Scattai subito in piedi estraendo il mio pugnale. Sam si avviò alla porta, mentre Dean gli andò dietro per sicurezza.  Il ragazzone guardò dallo spioncino e senza pensarci sganciò il catenaccio e aprì la porta. Appena il legno me lo permise vidi chi si trovava al di là dell’uscio della camera. Era un uomo anziano che indossava un sudicio berretto stropicciato e logoro che faceva pandan con i vestiti anch’essi sporchi e spiegazzati. Quando lo vidi per un attimo il respiro mi si mozzò.
- Quanto ci metti ad aprire una porta ragazzo?! – Disse quest’ultimo con il suo solito tono burbero.
Prima che qualcuno potesse dire niente io gli ero già saltata al collo. – Bobby!- Gridai.
- El?- Chiese sorpreso.- Bambina che ci fai qui? E soprattutto in compagnia di questi scalmanati.- Disse li restituendo l’abbraccio.
Io mi allontanai felice di vedere una faccia conosciuta che mi desse un po’ di sicurezza in tutta quella faccenda. – Incontro fortuito e poco fruttuoso.-
I due ragazzi intanto ci stavano guardando sorpresi. – Aspetta.- Disse Sam. – Tu conosci Bobby?-
- E chi non mi conosce in questo mestiere ragazzo? E dire che dovresti essere quello sveglio della cucciolata.- Sbuffò il vecchio. Oddio i due erano quindi fratelli?
I due fecero una faccia del tipo ‘su questo non hai torto’. Poi presero anche loro da bere e lo servirono a Bobby. – Beh voi come vi conoscete?- Chiese Dean.
-Mio padre lavorava spesso con Bob e tra una caccia e l’atra mi sono ritrovata spesso a casa con lui.- Dissi guardandolo e sorridendo.
-Questa storia non mi è nuova.- Disse Sam.
-Già.- confermò Dean. – Bobby si può sapere a quanta gente fai da baby sitter?-
-Non posso rivelare informazioni sul mio lavoro.- Disse scherzando lui. – Comunque Elly devo dire che te la sei cavata alla grande questo ultimo anno. Sono orgoglioso di te.-
Io gli sorrisi e alcune lacrime offuscarono per un momento la mia vista, ma le ricacciai subito indietro, non volevo sembrare debole davanti a dei cacciatori sconosciuti. – Grazie Bob.-
I due ragazzi non commentarono quell’affermazione, capendo che sotto ci doveva essere qualcosa di grosso e molto doloroso per entrambi gli interessati, quindi cambiarono discorso. – Allora, cos’hai trovato sul caso?- Chiesero.
- Per adesso nulla di rilevante, ma dalle informazioni che mi avete mandato potrebbe trattarsi di un vecchio spirito vendicativo che ha creato un assurdo e intricato piano di battaglia.- Rispose lui.
- Che vi avevo detto? Spirito arrabbiato, divenuto demone, che si vuol vendicare in modo molto complicato data la sua impossibilità di oltrepassare il confine.-
Dean fece la faccia divertita. – Ecco da chi ha preso il suo caratterino….. –
Nello stesso momento in cui Bobby diceva. – Visto lei sì che faceva i compiti a casa da ragazzina, mica come voi ragazzi scapestrati.-
- Bene allora io vado alla biblioteca, dove tengono gli archivi di cronaca. Ci vediamo.- Dissi mentre prendevo la mia borsa e mi avviavo all’uscita.
- Aspetta.- Disse Sam. – non sappiamo se lo spirito ci abbia visto sarebbe meglio non andassi da sola.-
Io mi girai e mi misi una mano al fianco. – Senti me la so cavare benissimo da sola. Non sono una ragazzina indifesa che dovete tenere d’occhio.-
- Ah questo lo sappiamo, ma preferisco essere sicuro e quindi ti accompagnerò. Così faremo anche più in fretta. Non credi?- Disse Dean guardandomi.
- Fa come ti pare. – Dissi uscendo scocciata. Chi cavolo si credevano di essere? Avevo vissuto e cacciato per più di un anno da sola. Non avevo bisogno della balia.
  
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