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Autore: Alyx    27/01/2013    6 recensioni
Camille non aveva mai pensato che cadere al di là di una sbarra le avrebbe procurato tanti problemi.
Non aveva mai pensato che la pazzia della sua migliore amica l'avrebbe fregata così.
Non aveva mai pensato, semplicemente, di innamorarsi di Louis Tomlinson.
***
Ecco perché aveva tanta fretta di andare all'aeroporto Alexis.
Due parole.
One Direction.
Ed ecco perché non me lo aveva detto: per quanto mi stessero simpatici quei tizi non avrei mai rinunciato alla mia dormita domenicana.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Are you brave enough?

Capitolo 4
Always late
  




Alzai cauta lo sguardo anche se sapevo già chi trovarmi davanti.
Tuttavia la memoria mi ingannò.
Per prepararmi ad avere Louis Tomlinson, a pochi centimetri dal viso, all'entrata di scuola, non sarebbe bastato tutto il preavviso del mondo.
Da così vicino era più bello. Gli occhi chiari sembravano giocare.
Mi imposi di riscuotermi. Si prendevano gioco di me.
-Che ci fai qui?!- sibilai allontanandolo spingendo le mani sul suo petto e guardandomi intorno aspettandomi il peggio.
Ma non c'era nessuno.
Ne' i paparazzi, ne' i miei compagni, ne' Alexis -quella che mi preoccupava di più.
-Come hai fatto a trovarmi?!- sbottai ringhiando contro al ragazzo.
Quasi mi dispiacque. 
Scherzavo.
Louis ghignò. -È stato facile. Dal tuo Twitter sono risalito all'Instagram della tua migliore amica Alexis -a proposito è davvero carina- e in un batter d'occhio grazie al Geotag ho scoperto la sua posizione. E di conseguenza la tua.
La mia mascella avrebbe toccato terra se non fossi stata troppo impegnata a ringhiare.
Non ci sarei mai arrivata da sola! Come aveva fatto lui?! 
Ed accidenti ad Alexis che usa sempre il Geotag! 
-Ti odio.- riuscii solo a sibilare.
-L'odio nasconde l'amore, sai?
Irritata lo accerchiai e proseguii verso casa.
Era talmente arrabbiata, stupita e confusa che non mi venne nemmeno in mente che in quel modo gli avrei detto anzi, fatto addirittura vedere dove abitavo.
-Vieni a fare un giro?- mi chiese.
Ma io stetti in silenzio. Attraversai la strada, seguita a ruota da lui.
Trovai la porta dell'appartamento spalancata e Martha, la portiera, che spazzava le scale condominiali.
Entrai, illudendomi che il ragazzo dietro di me avrebbe avuto un briciolo di amor proprio ed educazione e che non sarebbe entrato.
Dio, quanto mi sbagliavo.
Feci le solite quattro rampe di scale, di corsa. Infilai le chiavi nella toppa e girai. Due giri, come quella mattina. Hiram non era rientrato.
Accidenti a lui.
Corsi dentro e feci per chiudere la porta. Louis scattò e infilò il piede tra la porta e il muro, facendola rimbalzare contro la sua scarpa.
Lo fulminai con lo sguardo.
-Non mi inviti nemmeno ad entrare?
-No.
-Dai, non essere maleducata.
-Non sei il benvenuto.
Louis rise.
Fece pressione sulla porta ed entrò tranquillamente incurante di quel che continuavo ad urlargli contro.
Mi tappò la bocca con la mano.
-Smettila di urlare. Se continui così potrebbero pensare che ti stia dando alla pazza gioia o che ti stiano violentando.
Girai la testa di scatto e mi diressi in cucina.
Aprii il frigo violentemente e presi l'acqua.
-Andiamo, non arrabbiarti, anche se sei tremendamente carina quando sei arrabbiata...
Gli rovesciai in faccia la bevanda.
Dopo un attimo di stupore mi afferrò il polso e si avvicinò pericolosamente a me.
Riuscii a sentire il suo profumo e il suo respiro.
Eravamo alti uguali, forse ero poco più bassa di qualche centimetro, ma mi sembrò che mi stesse sovrastando.
-Calmati Camille.- ordinò.
Sbuffai ma abbassai lo sguardo.
Mi dimenai ma lui non mi lasciò. Anzi. Strinse la presa e mi fece indietreggiare fino a spingermi contro il frigorifero, tra la superficie gelata e il suo corpo.
Arrossii per tutta quella vicinanza. Ero terribilmente in imbarazzo.
Sentii la chiave girare nella toppa.
-Oh no!- imprecai.
Lo spinsi via.
-No, no, no! Louis nasconditi!
-Perchè?
-Fallo!
-Dove!?
Mi guardai intorno freneticamente, poi aprii la porta finestra della cucina.
-Vai fuori! Sul terrazzo. Non farti vedere, ne' sentire. Sbatto fuori mio fratello il prima possibile.
Lui stranamente obbedì. Richiusi le porte in tempo, mentre Hiram compariva sulla soglia della cucina.
-Ciao sorellina. Tutto bene?
Feci finta di armeggiare con la porta,
-Sì. Tutto bene. Avevo caldo.
In effetti mi sentivo le guance in fiamme ma non era di certo la temperatura la causa.
-Va bene. Io vado in camera. Taylor arriva tra dieci minuti. Le apri tu? Io faccio la doccia.
Annuii. -Certo. Certo.
Mi fissò stranito.
-Che hai? Anche Alex mi ha detto che sei strana...
-Sono solo tesa. Per la scuola.
-Mmh.- Hiram mi fissò dubbioso. -Certo come no. Ne parliamo dopo. Ho davvero bisogno di una doccia!
Hiram sparì di corsa su per le scale, con la delicatezza di un elefante zoppo.
Aspettai ancora un attimo poi aprii le porte finestre.
-Tomlinson! Corri!
Lui mi raggiunse tranquillamente. -Bel terrazzo...
-Zitto. Vieni. Devi uscire subito. La fidanzata di mio fratello arriva tra pochi minuti.
-Ma io...
-No
-Volevo parlare con te.
Sospirai. -Non posso. Non possiamo.
-Ma perchè...?!
-Vattene ora, Louis! Subito!
Corsi verso la porta. Appena sentii il getto della doccia scendere e Hiram che cantava -neppure male-, aprii l'ingresso.
-Scendi le scale. Gira a sinistra, tutto diritto e sei in Hyde Park. La strada la sai da te. 
-Quando potrò parlarti?
Quel ragazzo era testardo come un lama. O era come un mulo?
-Immagino che se ti dico mai, mi tormenterai a vita vero?
Lui sorrise. -Esatto.
Mi grattai il collo.
-Domani alle tre meno un quarto al Albert Memorial, a Hyde Park. 
Fece una smorfia. -Che brutto orario.
-Alle tre e mezzo comincio il mio turno di lavoro, Louis. Sii puntuale.- raccomandai.
-Dove lavori?
-Non fare domande alle quali sai che non ti risponderò.
Lui sbuffò divertito. -Ci vediamo lì. Domani.
Si sporse verso di me e poggiò un leggerissimo bacio sulla guancia cogliendomi di sorpresa.
Arrossii e tentai di borbottare un -Questo non era autorizzato!- mentre lui sorrideva e usciva da casa mia.
Chiusi la porta. Dio, quanto lo odiavo.
L'odio nasconde l'amore, sai?

***

Avevo appena finito di mettere i tre piatti per la cena, per me, Hiram e Taylor quando il campanello suonò. Corsi ad aprire adocchiando l'acqua sul fornello che stava per bollire.
Alexis.
-Ciao sorellaaaa! Dov'è il mio Hi?
Sbuffai. -Scommetto che rimani a cena.
-Grazie per avermi invitata!- disse sinceramente contenta. -Hi?
Alzai gli occhi al cielo, divertita.
-È in camera. Ferma qui! Dove vai?! È con Taylor.- dissi afferrandola per il polso.
Lei ghignò.
-Motivo in più per salire da lui, no?
Si dimenò dalla mia presa e corse su per le scale.
Io me ne tornai in cucina, aggiungendo un altro piatto e un'altra porzione di spaghetti.
Sentii Taylor lanciare un urlo, mentre impostavo il timer per la pasta, e Hi far cadere qualche Dio sconosciuto dal cielo.
Poi mi misi a sedere accendendo la Tv su una partita amichevole dell'Inghilterra contro la Francia, mescolando di tanto in tanto la pasta.
Stavo seguendo un'azione particolarmente promittente della mia squadra, quando Katy Perry cominciò a cantare, da qualche posto sconosciuto del salotto.
Con un gemito di disapprovazione mi staccati dalla Tv e corsi nell'altra stanza.
Quando lo afferrai, la mia cantante preferita smise di cantare.
Lessi chi mi aveva chiamato.
Mamma.
Sbuffai e tornai di là.
Mescolai la pasta poi rivolsi di nuovo la mia attenzione alla partita di calcio. Gemetti di nuovo scoprendo che mi ero persa il goal dell'Inghilterra. E anche un rigore sbagliato della Francia, come scoprii poco più tardi.
Il cellulare suonò di nuovo e questa volta aprii la comunicazione tenendo d'occhio sia lo schermo che la cena.
Dio, com'era faticoso essere la donna di casa.

***

Dopo aver finito di mangiare Hiram e Taylor se la svignarono, uscendo insieme per 'prendere una boccata d'aria' mentre io rimasi sola con Alexis che si lamentava facendo ogni tanto commenti stupidi guardando le azioni salienti della partita appena finita.
Avevamo pareggiato alla fine. Due punti ciascuno e tutti a cambiarsi.
-Comunque...- riprese Alexis dopo aver detto che "Certo che quello stupido portiere di Hart poteva evitare il primo goal". -Mi spieghi che cos'hai? Sembri assente...
Cercai di zittirla mentre tentavo di scoprire quanto la critica aveva dato ai giocatori ma lei, sbuffando, afferrò il telecomando e spense la televisione.
-Nooo...- imprecai. -I punteggi!
-Zitta, Camille. E per cortesia, ascoltami. Mi sto seriamente cominciando a preoccupare per te. 
-Sono solo agitata per la scuola. E tesa. Niente di ché.- tentai.
-Negli ultimi giorni sei strana. Tanto strana. Mi stai nascondendo qualcosa.
Scossi la testa. -No. 
Non aggiunsi altro. Mi costava mentire alla mia migliore amica.
-Camille. Che succede?
Stetti in silenzio.
-Sappi che lo scoprirò. E se è una cosa così orribile mi arrabbierò il doppio. Forse il triplo.
Feci un sorrisetto.
-Sono stanca. Domani devo anche andare in libreria a lavorare.- mi giustificai portandomi una mano in fronte.
Alexis scosse la testa.
-Senti Cami... Se, se mi stai nascondendo un appuntamento... Non me la prenderò. Anzi. Sarei contenta se tu uscissi con qualcun altro dopo... 
Alexis si interruppe e io sospirai.
-Puoi dirlo.
-Andiamo! Sono passati due anni ormai. Dovresti essertene fatta una ragione...
Forse mi vennero gli occhi lucidi perchè Alexis continuò.
-Senti. Ammettiamolo. Con Scott è stato un periodo bellissimo per te, ma la vita va avanti, Cami. 
Annuii poco convinta.
-Certo. 
-Posso dormire qui?
Sorrisi. -E quando mai ti ho detto di no? 
-Ma ... Taylor?
Scoppiai a ridere. -Se rimane, dubito dorma. E comunque farà quel che vuole fare nel letto di Hiram. Il divano letto è di tua proprietà. Non lo tocca nessuno.- la rassicurai.
Alexis mi abbracciò di slancio, schioccandomi un bacio sulla guancia.
Mi sentii malissimo.
Odiavo mentirle. Ed era tutta colpa di Louis Tomlinson.
Ma con un po' di fortuna, il giorno seguente avrei chiuso e risolto tutto.
E magari un giorno glielo avrei raccontato, e insieme ci avremmo riso sopra.
Ed ero così stupida da crederci. 

***

Da brava e studiosa ragazza quale che era Taylor, alla fine la credo-fidanzata di mio fratello se n'era tornata a casa sua a dormire, visto che il giorno dopo era martedì, quindi giorno scolastico.
Quando mi svegliai, non mi presi nemmeno il disturbo di scendere in salotto a controllare che Alexis fosse ancora lì.
Puntai direttamente in camera di Hiram.
Non capivo perché la mia amica di ostinasse a farmi preparare il divano letto quando poi sgusciava nel letto di Hi.
Scossi la testa, entrando in camera senza bussare e urlando come al solito  -Sveglia! Un'altra piovosa giornata a Londra sta per cominciare!- mentre andavo ad aprire la finestra. 
Mi misi a ridere quando li vidi -come sempre- avvinghiati sotto le coperte.
Alexis si rifugiava costantemente nel petto di Hiram e lui la abbracciava tranquillamente.
Solo a vederli, nonostante fosse già iniziato l'autunno, mi venne caldo.
-Hiram! Dovrei proporre a Taylor di venire a svegliarti una mattina... Avvinghiato alla mia migliore amica, con l'alzabandiera...-scoppiai a ridere.
Sì, avevo l'abitudine di chiamare alzabandiera, per non essere troppo volgare, il buffo processo degli amici del piano di sotto di tutti gli  uomini quando, non si sa per quali misteriose ragioni, hanno voglia di toccare il cielo. Più o meno. 
Mi arrivò un cuscino dietro la testa.
-Alzatevi, sfaticati. In caso ve ne foste dimenticati, come sempre, oggi è martedì, oggi c'è scuola. E non ho intenzione di arrivare in ritardo, anche oggi.
Feci per andarmene e uscire ma Alexis mi fece lo sgambetto e mi intrappolò nel letto insieme a Hiram.
Nemmeno le mie più cupe minacce riuscirono a farmi liberare.
Inutile dire che arrivammo in ritardo.

***

Entrai di corsa nell'aula di Scienze seguita da un'Alexis in preda a una crisi respiratoria.
-Jameson. Castle. Ci avete degnate della vostra presenza alla fine.- commentò acida l'insegnante.
-Ci scusi.- risposi io, -Alexis stava ancora tentando di ricordarsi come fare a respirare- fulminando la mia amica.
-Per cortesia, Jameson. Faccia in modo che la sua compagna di riprenda in fretta. È preoccupante.- aggiunse poi la donna ispezionando con una nota di terrore la rossa.
In effetti Alexis aveva cominciato a respirare come un cavallo con la tosse durante un'escursione in montagna.
Per chi non avesse mai provato di persona questa ebrezza, vi auguro di non farlo mai.
I cavalli con la tosse, sono terribilmente irascibili. E stancabili. Inoltre l'asma è assicurata dopo qualche passo.
Mi misi a sedere, trascinando Alexis accanto a me.
-Smettila di ansimare! È colpa tua se abbiamo dovuto correre! 
In risposta la mia amica crollò con la testa sul banco, sbattendo una sonora testata, nascosta dai suoi lunghi capelli rossi.
-Castle!- urlò la professoressa.
Mi portai le mani in faccia, pronta a tutto.
-Jameson, per l'amor del cielo! La porti in infermeria!
Ecco. Lo sapevo.

***

Il professore di storia aveva appena finito il discorso che la campanella suonò per il pranzo.
Terminai di scrivere l'ultima frase di appunti, poi con un click feci scattare la penna e alzandomi misi tutto nella borsa.
Salutai sovra pensiero Hugo, il mio compagno di banco nelle lezioni di storia e corsi fuori.
Mi incontrai con Alexis nel corridoio vicino all'uscita.
Alla fine non ci aveva lasciato le penne in infermeria.
-Alex. 
-Lo so. Devi andare in biblioteca a lavorare. Me lo sono ricordata.
Risi. -Alla buon ora. Sono sei mesi che lavoro lì!
Lei mi sorrise orgogliosa del suo passo da gigante.
-Va bene. Ci vediamo domani. E non fare tardi!
-Dico a Hi...
-Non dirgli niente. Lo sa. Torno verso le 7 e mezzo, come al solito. Mi raccomando, non chiamarmi mentre sono là. Non posso sempre risponderti.
-Va bene!
Come minimo mi avrebbe chiamata quattro volte.
-Vado a casa a cambiarmi. Stai attenta ad economia! 
-Ma quell' arpia è figlia di Morfeo! Ti fa dormire!
Mi strinsi nelle spalle. -Se vuoi che ti aiuti, sarebbe utile sapere a che punto del programma siete!
-Puoi sempre chiederlo a Scott!
Scese il silenzio.
-Alexis...
-Scusa. Non volevo.- disse seriamente dispiaciuta.
-Stai attenta.- ripetei.
Lei bofonchiò un -Va bene.
Scesi velocemente le scale, la borsa stretta al petto, ancora col pensiero a Scott. Poi mi riscossi e, con attenzione, attraversai la strada affollata.
Dovevo concentrarmi su un altro problema in quel momento: Louis Tomlinson.


(To be continued...)















Angolo dell'Autrice:
Ta-Dan! Je suis là! 
Sono ancora una volta sopravvissuta a una dura e impegnativa congiura settimana scolastica durante la quale i professori hanno sbalzi ormonali peggio di noi adolescenti e ci massacrano di roba.

Comunque, come al solito non mi piace un granché il capitolo ma spero che sia dovuto al fatto che l'ho letto talmente tante volte da quando l'ho scritto che mi fa venire la nausea. 

Pooooi, la mia Alexis Castle è totalmente ispirata alla vera e figherrima Alexis Castle con l'unica differenza che quella vera è una ragazza adorabile, seria e responsabile.
Chi non sa chi è la vera Alexis Castle non me lo dica perché potrei tagliarvi la testa stile Regina Cattiva di Alice nel Paese delle Meraviglie (giusto per rimanere in tema).

Poi, Hiram. Sì modestamente è proprio un personaggio figherrimo. E anche il nome. 
Sono molto orgogliosa di lui. Proprio contenta.
Invece Camille è una pazzoide isterica in menopausa che sfracella le palle al prossimo di continuo. Delle volte da sui nervi persino a me... Ahahah

Bè, credo di avere finito. Sono stata puntualissima non trovate?

Grazie mille come al solito alle recensioni Trich, The_OwL_Gandalf, Writ96 e WaitForIt, grazie mille mille mille mille. :')

Le visite non sono proprio un gran numero ma mi piacerebbe sapere anche dagli altri cosa ne pensate. 

Ora vi saluto, 
A Domenica prossima, gente!
Un bacione, 
Alice





   
 
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