Crossover
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Autore: Siirist    27/01/2013    3 recensioni
Siirist Ryfon è un giovane ragazzo della città di Skingrad, figlio di benestanti agricoltori che sogna di entrare nella Gilda dei Guerrieri per ricevere onore e gloria. Ma non è una persona comune, discende da un'antica casata elfica, della quale fece parte millenni prima un Cavaliere dei draghi leggendario. Un giorno la sua vita cambierà drasticamente e verrà catapultato in un mondo di magia, tecnologia, intrighi politici, forze demoniache e angeliche, per poi affrontare la più grande crisi della storia di Tamriel. Questa fanfic è una crossover tra tre mondi fantasy che amo: Final Fantasy (di cui troviamo le ambientazioni, come Spira, Lindblum), "Il ciclo dell'eredità" di Paolini (di cui sono presenti molti dati, quale i draghi con i Cavalieri e il sistema della magia, ma l'ispirazione è molto libera) e The Elder Scrolls IV: Oblivion (di cui sono presenti le città). Oltre a questo ci saranno anche alcune citazioni di One Piece e di Star Wars. I personaggi principali sono tutti originali. Ci saranno alcune comparse da vari manga (Bleach, ad esempio) e in alcuni casi i nomi saranno riadattati (Byakuya), in altri saranno quelli originali (Kenpachi).
NB: il rating è arancione in quanto è adatto alla maggior parte della storia, ma in alcuni capitoli dove compaiono i demoni (non il primo che si incontra all'inizio, quello è ridicolo) gli scontri possono essere anche molto cruenti.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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GUARDIANO DEL SALVATORE

 

Bussò alla porta. Ad aprire fu un demone dalla faccia semplice, alto e magrolino, non poteva essere superiore ad un classe C.

«Sono qui per vedere mastro Bhyrindaar.» disse Glarald.

«Ve lo chiamo subito.» rispose in un inchino il servitore prima di far accomodare il Cavaliere.

Questi entrò e si guardò intorno: all’elfo era stata messa a disposizione una stanza molto lussuosa, con il soffitto a volte tipico dell’Akai goten e varie colonnine che suddividevano il tutto in vari quadrati, e mobili di legno di alta qualità. L’altmer emerse dal bagno mettendosi il soprabito elfico sopra alla tunica.

«Perdonate l’attesa, mi stavo finendo di preparare per la giornata. Cosa posso fare per voi, Glarald?»

Il tono di voce era gentile, ma Glarald sapeva che l’alto elfo si trovava sempre a disagio in sua presenza. No, forse era più appropriato dire che provava un certo disgusto, se non odio, per l’elfo oscuro. E non lo poteva biasimare.

«Si tratta di Siirist. Ha avuto un sogno particolare in cui ha visto una donna. Egli lo ignora, poiché Evendil non lo riportò nel suo grimorio, ma questa donna è molto simile all’anima di Forza del vento. Certo, questa era una altmer, mentre la donna vista da Siirist aveva più l’aspetto di una demone, ma è possibile che l’anima di Forza del vento, trasferita a Lama di sangue, possa essere stata corrotta dal sangue demoniaco?»

«Evendil vi disse la vera forma dell’anima di Forza del vento?»

«Siete sorpreso?»

«Non sono sorpreso che l’abbia vista, era certamente dotato, sia fisicamente che spiritualmente, ma mi stupisce ne abbia parlato con voi.»

«Siamo sempre stati vicini, non dovrebbe essere una così grande sorpresa.»

«È vero, ma non posso dimenticare di quali colpe vi siete macchiato a Ellesmera.»

«Nemmeno io. Tornando a Lama di sangue?» tagliò corto con la gola stretta: quei ricordi lo avrebbero tormentato finché aveva respiro in corpo, non aveva bisogno di rinvangare il passato.

Il fabbro sospirò e si sedette su una sedia, in mano il calice di nettarina che aveva preso precedentemente.

«Sì, potrebbe essere possibile che l’anima di Forza del vento sia stata corrotta e abbia cambiato aspetto. Com’è stato questo sogno?» chiese preoccupato.

«Un incubo.» rispose con tono cupo.

«Hm, questo è male. Un guerriero che conosce la propria arma la deve sentire; in questo modo, è la spada che si sta avvicinando al padrone per possederlo.»

«Come temevo. Vi ringrazio, ora so che cosa fare.»

«Sono sempre a disposizione del Cavaliere d’Inferno.»

 

«State bene, Siirist-sama?» domandò Akira.

Il mezz’elfo si era vestito con abiti demoniaci nati dalla creazione di vento e aveva raggiunto gli altri due membri della sua squadra fuori dalla città, nella grande arena a cui aveva lui stesso dato forma grazie alla sua magia di terra. Gli spalti, come il giorno prima, erano gremiti di gente, demoni che avevano viaggiato alla capitale da tutta Hellgrind. Come aveva preso posto nella tribuna riservata alla famiglia reale, il vampiro aveva notato l’espressione debole e le occhiaie pesanti.

«Sto bene, non preoccuparti. Come è stato lo scontro?»

Era arrivato tardi, nonostante Tomoko avesse cercato di svegliarlo in tutti i modi, e si era perso più di metà degli scontri della giornata, cosa imperdonabile perché tra essi vi era stato quello tra le squadre di Kikyou e Fujiko: era un bene che l’ordine delle battaglie fosse stato invertito rispetto al giorno prima e che si fosse cominciato dal sedicesimo girone, altrimenti Ryfon avrebbe perso il suo stesso incontro.

«Molto intenso, ma anche molto breve. Sesshoumaru-dono e Alucard-sama hanno eliminato in fretta tutti gli appoggi di Fujiko-sama, lasciando Fujiko-sama da sola contro Kikyou-sama. Fujiko-sama è potente nelle arti sacre, ma è ben risaputa la maestria di Kikyou-sama con il fuoco nero. Fujiko-sama è stata incenerita.»

«Sorellona è fortissima!» sorrise eccitata Kaede.

Siirist la guardò e le vide i lucenti occhi azzurri brillare di una luce che raramente vi aveva visto: il suo sangue demoniaco stava ribollendo intensamente e la solitamente dolce Kaede stava venendo pervasa dalla sua voglia di massacro.

«Ora è il turno di Kenpachi-dono, Siirist-sama.»

Il mezzo demone annuì e guardò verso il terreno dell’arena.

«Dimmi, Akira: come hanno fatto Sesshoumaru-sensei e Alucard-san a eliminare così facilmente cinque utilizzatori del fuoco nero?»

«È stato qualcosa di stupefacente, nient’altro da aggiungere. Alucard-sama li aveva immobilizzati con il suo controllo del sangue unito ai suoi poteri mentali, dando così a Sesshoumaru-dono la possibilità di abbatterne tre. Gli ultimi due si sono liberati in tempo dalla presa di Alucard-sama perché uno di loro ha usato un potente fulmine. Allora, due contro due, Sesshoumaru-dono e Alucard-sama hanno usato le loro capacità fisiche superiori per sovrastarli nonostante le grandi vampate di fuoco nero. Ma il colpo di grazia è stato dato da Kikyou-sama che, eliminata Fujiko-sama, ha aizzato il suo Susanoo contro di loro.»

«Interessante. Peccato non lo abbia visto. Più tardi, quando sarò più riposato, ti chiederò di mostrarmi i tuoi ricordi.»

«Ne sarei onorato, Siirist-sama.»

In campo scesero un tengu, un demone corvo, e la sua schiera di fedeli servitori che assistevano una bestia del fulmine della famiglia reale contro la squadra di Kenpachi. E per la sorpresa di Siirist, a questa si era aggiunto Oghren.

«Ehi, biondino! Guarda bene, perché il prossimo sarai tu!» sfidò il nano prima di ruttare e scoppiare a ridere.

‹Interessante.›

 

Con una sola katana in mano, Kenpachi disarmò l’aspirante al trono avversario per poi squartarlo in due a mani nude, terminando così la battaglia in suo favore. Dal canto suo, Oghren aveva fatto brillare la sua aura arancione così forte che era quasi risultata abbagliante, e aveva falciato demoni su demoni, tutte persone che sarebbero dovute essere di gran lunga superiori al nano, compreso il tengu.

«L’Ambizione dal colore dell’armatura è senza dubbio potente, più si è determinati, più ci si può rafforzare. Unita al Juyo può essere devastante, fareste meglio a stare in guardia quando affronterete il traditore, Siirist-sama, ma anche contro Kenpachi-dono.»

«Lo so.»

Quando fu il suo turno, accompagnato da Akira e Kaede, Ryfon scese nell’arena tra gli applausi generali, Katsumi e Kiyo già pronte di fronte a lui. La prima aveva i suoi lunghi capelli legati in una coda di cavallo che le arrivava ai lombi, indossava un hakama bianco e un kimono celeste, le sue tre katana al fianco sinistro, sorrette dall’obi bianco. Al suo fianco Kiyo, con gli abiti azzurri e neri e i suoi corti capelli corvini che le arrivavano a malapena sotto le orecchie. Erano entrambe bellissime, su questo non si poteva discutere, ma il mezzo demone sapeva che non poteva permettersi di andarci leggero, esse non avrebbero esitato a ridurlo in cenere, specie la spietata Katsumi.

«Siirist-sama, invocate un riequipaggiamento.» gli ricordò il fedele Akira.

Il vampiro fissava Eichiro, un inugami al servizio di Katsumi, riconosciuto come uno dei servitori più forti di tutta la corte. Era così meritevole che Raizen gli aveva concesso l’uso del santouryuu venti anni prima.

«Kaede, Akira sarà impegnato, credi ce la farai da sola contro tutti gli altri servitori mentre io mi occupo di Katsumi-san e Kiyo-san?»

«Naturalmente.» disse in verità non molto convinta.

Siirist sospirò.

«Ho capito.»

Alzò le mani e sul terreno apparvero i sigilli che aprirono il passaggio per Oblivion, permettendo ai daedra di Siirist più fedeli di accedere a Ruu. Essi erano il centauro, armato con due spadoni, una lancia e un’armatura di Adamantio, il cerbero, le due anime di fuoco, il wivern di Ifrit, quello di Sharok, la chimera di Fenrir, un mietitore e due Primi, il balrog e un basilisco del piano di Sharok. Cerbero e centauro si avvicinarono al loro invocatore, il primo per fargli le feste e farsi accarezzare, il secondo per salutarlo con un leggero inchino del capo. Gli spadoni erano nei loro foderi assicurati alla cintura alla vita, nel punto in cui il petto da uomo diventava corpo da cavallo, mentre la lancia era stretta nella mano sinistra. Ryfon si voltò verso l’Imperatore.

«Spero mi sia concesso di usare invocazioni.»

«Hai paura di non poter vincere senza?» provocò l’anziano alato.

«Sinceramente? No.»

«Molto bene, lo permetterò, si tratta pur sempre di una tua abilità, qualcosa che useresti se necessario sul campo di battaglia.» annuì.

«Grazie.»

Detto ciò, il mezz’elfo si riequipaggiò con il Samurai.

«Niente tecnica a tre spade?» si preoccupò Akira.

«Non pensare a cosa userò per combattere, occupati di Eichiro e basta.»

«Come desiderate, Siirist-sama.»

‹Ha ragione, sarebbe meglio il Cavaliere.› puntualizzò Rorix.

‹Non posso usare Agar hyanda e le altre due spade, non so che cosa potrebbe succedere. Sono fuori controllo, ogni volta che le impugno è sempre peggio, lo sai.›

‹Sì. Ma almeno usa le abilità del Cavaliere con il Samurai. Avrai bisogno delle tue magie spazio-temporali e di tutte e sei le arti demoniache, comprese l’arte del Lampo e l’arte Infernale, se vuoi vincere.›

Annuì, la gola secca.

‹So che non ti piace l’idea, ma l’alternativa è venire fatto a pezzi da quelle due. La loro velocità di fulmine è dieci volte la tua, non hai possibilità senza il Lampo; la loro abilità con le arti sacre è a livelli inarrivabili per te senza l’Infernale.›

‹Hai ragione, lo so bene. Dammi forza.›

‹Sempre, mio Cavaliere.›

«Kaede, sei pronta?»

«Sì, fratellone!»

E il segnale d’inizio fu dato. Siirist concentrò nel palmo destro tutto il suo Flusso e con esso diede forma alla katana di creazione oscura, che strinse sul fodero appena sotto alla tsuba. Rapido, portò la sinistra all’impugnatura e la sguainò in un attacco ad estrazione in cui aveva infuso tutto lo sconforto nato dagli incubi che aveva recentemente avuto e la sua Ambizione. L’onda d’urto dell’attacco raggiunse Katsumi, ma questa la divise a metà con un fendente; le due metà non persero potere, però, e si diressero ai lati dell’alata, colpendo due dei suoi servitori e facendoli a pezzi. Senza interrompere il suo movimento, Siirist rigirò la spada nella sinistra e avvicinò l’elsa al fodero e ve lo inserì; spada e fodero si scomposero in una nuvola oscura e si allungarono, creando una grossa falce con l’asta leggermente ricurva e la lama distorta e dall’aspetto minaccioso.

«Andate.» ordinò il mezzo demone ai compagni di squadra.

Kaede scomparve in un lampo azzurro e riapparve istantaneamente a due metri dagli avversari, la sua prima katana già nella destra; menò un tondo manco che liberò un’onda fulminante che spazzò via una ventina di demoni. Akira volò verso Eichiro, ma fu facilmente scagliato indietro.

Non puoi vincere in uno scontro di forza. Ti ho dato la possibilità di usare i tuoi poteri anche alla luce del sole, sfruttali!ordinò Ryfon.

Sì!

Eichiro non diede il tempo al vampiro di riprendersi, però, e subito gli fu addosso con una sola spada in mano, ma fu intercettato dal balrog e dalla chimera, che, rispettivamente, gli bloccarono il fendente e gli strapparono il braccio sinistro con un morso. Ringhiando, mosse la spada nella destra per decapitare la chimera, e Siirist si sentì mancare quando l’energia del sigillo del drago fu sottratta a lui alla morte del suo daedra. L’inugami evitò magistralmente gli attacchi a ripetizione del Primo di Fenrir e riuscì a recuperare il braccio amputato; la katana infilzata nel terreno, avvicinò il braccio alla spalla dilaniata e il suo potere di rigenerazione permise all’arto di riunirsi al corpo. Riprese in mano la katana mentre muoveva il braccio per assicurarsi che fosse perfettamente ristabilito, prima di portare la mano sinistra al fianco corrispondente e sguainare la sua seconda spada.

Kaede aveva appena falciato il suo ennesimo avversario quando un Amaterasu di Katsumi la raggiunse, ma a salvarla fu il cerbero che fu investito dalla seconda arte sacra al suo posto. E ancora Siirist avvertì l’improvvisa perdita di energia come fosse una secchiata d’acqua gelida dopo una corsa chilometrica fatta a stomaco vuoto.

«Arte Infernale: Canto del leone!» ruggì furioso, andando in forma draconiana.

Liberò il suo famiglio che caricò ringhiando Katsumi, ma a fermarlo fu un Amaterasu di Kiyo. Drago e leone fiammanti si combatterono furiosamente, ma per quanto l’arte Infernale fosse potente, le sacre arti del fuoco nero erano tra le abilità più devastanti mai conosciute su Gaya. Il famiglio del mezz’elfo venne consumato dal drago marino, e questi continuò il suo volo verso il biondo. Con l’arte della Tenebra evitò l’Amaterasu e si dislocò dietro alle due donne e menò un tondo dritto manco con la falce gigante. Il colpo fu evitato dalle succeditrici di Obras, ma fu sufficiente a finire tutti i rimanenti servitori al loro servizio ad eccezione di Eichiro. Senza che il mezzo demone se ne potesse accorgere, le due bestie del fulmine gli erano addosso e lo avevano attaccato contemporaneamente. Le due katana di Hellsteel, la cui capacità di penetrazione era stata amplificata dal fulmine, lo tagliarono a X, dividendolo in quattro parti. Il corpo del mezzo demone cadde, ma dai tagli non uscirono sangue e interiora, bensì fumo nero, e Siirist si rigenerò. Con il potere della creazione oscura, che era in risonanza con gli incantamenti del riequipaggiamento, ricostituì anche i vestiti stracciati del Samurai. Si dislocò con l’arte della Tenebra per evitare di venire investito da un’ondata di fuoco nero.

«Tsukuyomi!» esclamò Katsumi.

Le due katana che stringeva in pugno furono avvolte dal fuoco nero e funsero da catalizzatori per la prima arte sacra. Con il suo potere di fulmine arrivò addosso al mezz’elfo, che evitò di venire mortalmente ferito solo grazie all’ausilio del settimo senso, il colore dell’osservazione, il suo potere di fulmine e le capacità mentali imparate dal grimorio di Adeo. Evitò colpi su colpi, ma Katsumi si faceva sempre più veloce, aiutata non solo dal suo potere di fulmine ma anche dal suo uso del Juyo, ed era chiaro che Ryfon sarebbe presto stato colpito.

‹Usa il Lampo!› insistette Rorix.

«Amaterasu!»

Tre draghi fiammanti furono liberati dall’attacco di Kiyo. Con quelli che minacciavano di divorarlo senza lasciare traccia e Katsumi che lo incalzava senza dargli modo di pensare, il mezzo demone si vide senza altre alternative.

‹Il mio povero corpo.› piagnucolò.

‹Meglio lamentarti dopo di avere tutti i muscoli a pezzi che non avere nemmeno il lusso di lamentarti perché sarai tutt’uno con il Flusso!› fece notare l’Inferno.

La falce oscura si disperse in rivoli di fumo nero e il mago concentrò il suo potere magico in entrambi i palmi e tutte le dita.

«Frattura dimensionale!» esclamò, colpendo con entrambi i pugni l’aria ai suoi lati e liberando al contempo il colore del re.

Lo spazio fu sconvolto dall’attacco e i tre Amaterasu furono deviati, mentre Katsumi fu bloccata a mezz’aria e scagliata via.

‹Ora!› ruggì Rorix.

«Arte del Lampo: Assorbimento!»

Fu circondato da potenti scariche elettriche giallo brillante e azzurre e tutto il corpo gli tremò violentemente per un istante, il tempo necessario perché si potesse adattare all’arte demoniaca che era diventata un tutt’uno con esso. I suoi muscoli erano ora rafforzati con il potere di tre milioni di douriki e la mente era velocizzata ad un livello simile, con tutto intorno a lui che pareva immobile. Vide Katsumi rialzarsi e muoversi come al rallentatore. Era lui il più veloce ora. Scattò verso di lei, le katana in pugno, e fece per attaccarla con un doppio fendente, quando da destra sentì giungere la voce di Kiyo.

«Susanoo!»

Il gigante di fuoco apparve a proteggere la sorella con lo Scudo di Yata sul braccio destro, la Spada Kusanagi sollevata nella sinistra e pronta a menare un fendente che avrebbe diviso Siirist fino alla molecola più piccola. Quella era il vero potere offensivo del Susanoo, una spada capace di tagliare ogni cosa, persino lo spazio stesso, contro cui qualunque tipo di barriera risultava inefficace. Solo lo Scudo di Yata, la difesa assoluta del gigante, se allo stesso livello di potere, era in grado di resisterle. Ma Siirist sapeva bene che il suo Scudo di Yata non avrebbe potuto nulla contro le Kusanagi di Katsumi e Kiyo. Forse con l’arte Infernale, ma non era detto. E comunque non poteva usare nessun altro incantesimo, non ora che aveva il Flusso e la mente impegnati a mantenere l’arte del Lampo.

Balzò di lato per non venire colpito dalla spada del Susanoo, e questo diede a Katsumi il tempo necessario per riprendersi, incrementare il suo potere di fulmine e mettersi allo stesso livello del mezz’elfo.

«Impressionante. Alla tua giovane età, sei già in grado di tenerci testa in quanto a velocità. Ma se non ti arrendi subito, ti farò a pezzi, e mi divertirò tanto a farlo.» sorrise sadica.

Allargò le braccia e attorno ad esse incominciarono ad attorcigliarsi svariati Amaterasu in miniatura. Essi si concentrarono attorno alle lame delle Tsukuyomi che vennero affondate nel terreno; i draghi fiammanti eruppero da sotto i piedi del mezz’elfo che a malapena si riuscì a salvare.

‹Non può continuare così, ho bisogno di poter usare il Flusso per altri incantesimi!›

Altri Amaterasu si unirono a quelli già lanciati da Katsumi, sia suoi che di Kiyo.

«Susanoo!»

Lo Scudo di Yata del gigante di Siirist riuscì a respingere i draghi marini, ma subito intervenne il gigante di Kiyo, che abbatté la sua spada e estinse la difesa del mezzo demone. Disperato, Siirist liberò un’ondata di Ambizione contro Katsumi, ma ancora il Susanoo della sorella si posizionò per difenderla, così il mezz’elfo circondò le sue katana con il colore dell’armatura e tutte le sue emozioni di paura, disperazione, rabbia e fastidio, e menò un doppio tondo roverso in direzione di Kiyo. Ella non fu nemmeno sfiorata, perché la sorella usò la terza arte sacra, e lo Scudo di Yata apparve a mezz’aria, subito seguito dal braccio sinistro e dal resto del corpo del Susanoo.

Le due sorelle si avvicinarono e i giganti si scambiarono di posto, andando a difendere la rispettiva creatrice.

‹È inutile. Senza Agar hyanda non hai speranze di vincere. È la tua spada, non disdegnarla come se fosse maledetta! Sfruttane il potere, non fare il codardo!›

Dopo diversi anni, il falso Siirist ritornò a parlare dall’angolo buio che era la sua gabbia nella sala del trono mentale del mezz’elfo.

‹Invece suppongo tu possa fare meglio?›

‹Non senza Agar hyanda, no.›

I due Susanoo si muovevano fianco a fianco, si ergevano dal terreno dal busto in su, le loro creatrici al sicuro al loro interno e con gli scudi in avanti, quello di Katsumi che lo reggeva con il braccio sinistro, quello di Kiyo che lo reggeva con il destro, così come Katsumi reggeva le katana sul fianco sinistro e Kiyo su quello destro. La situazione era catastrofica, non c’era che dire. L’unico modo che il mezzo demone aveva per fronteggiare la superiorità nelle arti sacre delle due donne era di usare l’arte Infernale, cosa impossibile mentre utilizzava l’arte del Lampo. C’era solo una possibilità. Usò la sua energia anziché il suo metodo innovativo di usare il Flusso vitale, perché impegnato, per invocare due bracciali lunghi quanto tutto l’avambraccio, quattro anelli che si posizionarono sugli anulari e i mignoli e due orecchini pendenti, incantati perché fossero degli amplificatori magici specifici per l’arte del Lampo e amplificatori stregati a cui erano legati svariati serafini di fulmine, luce e tempo.

‹Fai attenzione, stai correndo un grosso rischio ad usare questi scettri, è la prima volta che li usi tutti insieme, la tua mente potrebbe non essere sufficientemente resistente.› avvisò Rorix.

‹È per questo che mi aiuterai.› rispose andando in stato di calma assoluta.

Odiava usarla in concomitanza con la forma draconiana, i due stati erano come l’acqua e l’olio, ma aveva bisogno di tutta la forza possibile. Avrebbe avuto uno dei mal di testa peggiori della sua vita quando lo scontro fosse finito, già lo sapeva. Ma almeno non stava usando alcuna illusione reale. Inserì tutto il potere magico che stava sostenendo l’Assorbimento del Lampo negli scettri appena invocati, che automaticamente evocarono gli spiriti a cui erano legati.

«Spero di avere il vostro appoggio, o potenti spiriti.» mormorò con difficoltà.

La risposta fu positiva, ma nemmeno tanto convinta, perciò Siirist era speranzoso che non avrebbero cercato di possederlo alla prima opportunità, ma non si illudeva di poterli sfruttare tanto facilmente per troppo tempo.

‹Deve finire in fretta.›

Rimandò tutti i daedra a Oblivion e invocò quattro lunghe aste di Adamantite, nere e decorate con fiamme azzurre, che apparvero nel terreno attorno a lui, segnando gli angoli di un quadrato dal lato di un metro. Puntò le spade in alto e concentrò tutto il suo potere in esse.

«Arte Infernale: Susanoo!»

Le aste si illuminarono e apparve un cerchio fiammante che aveva il quadrato formato da esse circoscritto al suo interno. Da esso si erse una colonna di fiamme nere e azzurre e al loro interno si crearono le ossa del corpo, dalla vita in su, del gigante. Poi vennero i tendini e i muscoli, la pelle, tutto formato dal fuoco nero misto all’arte della Vampa. Il gigante si rivestì di una armatura dall’aspetto elfico, in stile simile a quella del riequipaggiamento da Cavaliere di Siirist, poi si formò un grande mantello che lo ricoprì completamente, compresa la testa, che fu chiusa in una bocca di leone che rimase aperta solo per permettere agli occhi del gigante di brillare al suo interno. Ogni Susanoo era differente: quello di Katsumi indossava abiti formali e delle spalliere d’armatura, quello di Kiyo aveva un’armatura in stile demoniaco completa. Quello di Siirist si era finalmente evoluto al suo livello massimo: poteva diventare più forte più il mezzo demone diventava bravo con le arti sacre, ma il suo aspetto era ormai definito. Spada nella sinistra e scudo nella destra, si erse a difesa del suo creatore.

«Non ti arrendi proprio, eh?» ridacchiò Katsumi.

«È il tuo turno di arrenderti, Katsumi-san. Le mie arti demoniache non sono come niente che hai mai affrontato. Non voglio uccidervi, non costringermi a farlo.»

«Peccato. Non posso parlare per Kiyo, ma io so per certo che ti voglio uccidere, così è stato da quando hai messo piede nel Palazzo rosso!»

«Come desideri.» sospirò.

Il Susanoo di elemento Infernale alzò il braccio sinistro e scivolò sul terreno mentre il suo creatore volava verso le due avversarie, gli scettri dell’elemento Infernale che lo seguivano. Con la coda dell’occhio, il mezz’elfo vide Akira e Eichiro, immobili, con le spade pronte a colpire. Tanto era successo fra lui e le due bestie del fulmine nemiche, eppure nessuno se non i pochi demoni capaci di muoversi alla velocità della luce o quasi se ne poteva accorgere. I due Susanoo di fuoco nero puro scontrarono le loro spade con quello di Infernale, che venne spinto leggermente indietro.

«Non hai speranze contro noi due, ragazzino!» ringhiò soddisfatta Katsumi.

«Come tu sai che, da sola, non potresti nulla contro di me! Vostra cugina Kikyou non sarebbe così codarda.» provocò.

E la presa in giro fu resa ancora più fastidiosa dall’insopportabile tono della calma assoluta, perciò la succeditrice di Obras si infuriò e il suo Susanoo ottenne ulteriore potere. Il gigante di Infernale continuò a perdere terreno, spinto indietro da quelli avversari, così il mezz’elfo fu costretto a ricorrere all’invocazione di ulteriori scettri che avrebbero amplificato il potere delle sue fiamme implacabili. Uno degli amuleti era particolarmente speciale perché si andava a posizionare all’interno della Spada Kusanagi e le forniva il potere del Vuoto, così da migliorare ulteriormente la capacità della spada di eliminare tutto ciò che incontrava. Le fiamme dell’elemento Infernale, in risonanza con tutti gli amplificatori che volteggiavano attorno al mezzo demone, esplosero furiosamente e il Susanoo ruggì nel completare il suo sgualembro manco dritto, che spezzò la Spada Kusanagi del Susanoo di Kiyo e lo mandò a terra assieme alla sua creatrice. Katsumi era stata più accorta e si era allontanata appena in tempo, il suo Scudo di Yata che si trasformava in un arco dalla forma di un drago marino e la Spada Kusanagi che si trasformava in una terrificante e gigantesca freccia. L’impatto sarebbe stato devastante, la forma arciere era la preferita di Katsumi, era molto più potente di quella da spadaccino. Siirist avrebbe dovuto pensare ad un modo per evitare la freccia. La prima possibilità che gli venne in mente fu di usare il Vuoto, ma sapeva bene che i poteri divini passavano attraverso tutto ciò che toccavano direttamente e preferiva non dover usare un’illusione reale, non quando c’erano altre possibilità. avrebbe piegato lo spazio per direzionare la freccia lontano da sé.

«Sconvolgimento spaziale!» esclamò piantando le katana nel terreno il momento in cui il dardo lasciò l’arco del gigante nemico.

Afferrò l’aria con entrambe le mani come fosse un qualche tessuto e tirò con violenza verso destra e terra e aria parvero un mare sconvolto da terribili onde. La freccia piegò verso Kiyo e trapassò lo Scudo di Yata del suo Susanoo e ne raggiunse pure il petto, estinguendolo.

‹È la tua occasione!› esclamò Rorix.

«Sabbia marmorea e polvere d’argento: Prigione di sabbia!» pronunciò, puntando la mano destra verso Kiyo.

Attorno a lei la terra si trasformò in sabbia di marmo rosso mista a molecole d’argento che intrappolarono la demone in una sorta di bara, lasciandole libera solo la testa.

Il settimo senso avvisò Siirist, che si voltò appena in tempo per vedere arrivargli addosso una seconda freccia di Katsumi, ma per fortuna il suo Susanoo era stato veloce abbastanza da reagire in tempo e aveva alzato lo scudo. Risultò essere più resistente di quello di Kiyo, ma si incrinò comunque, e sette scettri (un pugnale, due aste e quattro dischi) si infransero.

‹Scettri di Adamantite che vanno in pezzi così facilmente?› sgranò gli occhi.

‹Questo dimostra solo quanto sforzo richieda l’arte Infernale e a che livelli stanno le sacre arti del fuoco nero: ricorda che è solo grazie ad esse che hai domato gli Esper.› rispose saggio Rorix, ma lui stesso era impressionato.

‹Questa qui non vuole proprio mollare.› scosse la testa.

In uno dei suoi primi allenamenti con Raizen, Siirist aveva cercato di rimuovere l’Imperatore dal suo Susanoo con la dislocazione, aveva provato a creare un’esplosione di fuoco all’interno del gigante, insomma ne aveva provate di tutti i colori per eludere la protezione fornita dalla terza arte sacra, ma purtroppo essa non forniva solo una difesa impenetrabile contro attacchi provenienti dall’esterno, l’interno del suo corpo era pur sempre fuoco nero, che bruciava tutto ciò che vi entrava in contatto a parte il creatore, compresa l’energia per una dislocazione o per creare il Vuoto. In tutta onestà, il mezz’elfo non vedeva proprio una soluzione per quello scontro, almeno non una che non fosse cercare di sfondare le difese nemiche.

Intanto il Susanoo nemico aveva scagliato altre frecce, tutte deviate dagli Sconvolgimenti spaziali del mago e bloccate dallo scudo del Susanoo di Infernale, ora amplificato dal potere di ulteriori scettri invocati, di cui uno che si inseriva nello scudo e gli forniva un potere riflettente di magia spaziale.

‹Hai esaurito gli amplificatori per l’arte Infernale e a malapena riesci a resistere: se Katsumi libera anche più potere, dovrai arrenderti per non venire ammazzato.› fece notare Rorix.

‹Lo so.› ringhiò infastidito.

Detto fatto, il Susanoo nemico tese per l’ennesima volta l’arco, ma anziché liberare subito la freccia, vi concentrò il fuoco nero, innumerevoli Amaterasu che vi volavano attorno e ruggivano, eccitati all’idea di divorare la loro preda. Mai in vita sua Siirist aveva sentito un livello simile di energia demoniaca. Se qualcosa di quel calibro avesse colpito il suo Scudo di Yata, nessuno degli scettri sarebbe resistito e lui sarebbe stato polverizzato.

‹Vieni da noi.› sentì mormorare.

‹Che è stato?!› esclamò sorpreso.

‹Cosa?› domandò sconcertato Rorix.

‹Non hai sentito?›

‹Cosa?›

‹Una voce. Una voce da donna.›

Noi possiamo aiutarti.

Arrenditi a noi.

‹Lasciati andare al piacere della carneficina, abbraccia il nostro potere.›

‹Non senti?!› si adirò con il suo drago.

‹Non sento niente, giuro su Hanryu.› ammise preoccupato l’Inferno.

Non c’erano dubbi, quelle erano le voci delle tre donne del suo sogno. Rorix non le sentiva perché erano nella sua mente ad un livello ancora più profondo di quello del legame con il compagno.

«Insulso mezzo demone, preparati a morire!» urlò Katsumi.

Il Susanoo scagliò la freccia.

«NO!!»

Gli apparve l’immagine delle tre donne del sogno, ma questa volta si trasformarono in dei lich, potenti non-morti dall’aspetto a metà tra uno zombie e un fantasma, terrificanti e in alcune culture di Ivalice identificati come servitori del diavolo. Quella con i capelli argentati gli si lanciò addosso e lo strinse per il collo, urlando furiosa un sibilo strozzato. Tutto il suo controllo sugli spiriti e gli altri scettri invocati venne meno, i primi si dissiparono e i secondi caddero a terra con un sonoro tonfo. Il suo Susanoo si estinse come una candela soffiata e il biondo rimase privo di difese contro il letale dardo in avvicinamento. Con la forza della disperazione, scacciò le tre donne dalla sua mente e si dislocò con l’arte della Tenebra alle spalle di Katsumi, pronto a colpirla con un secondo attacco di elemento Infernale, ma con i suoi amplificatori distrutti dalla gigantesca freccia del gigante di fuoco nemico, non aveva più la forza per crearlo. Mentalmente e fisicamente era provato oltre ogni limite e la sua energia demoniaca era quasi esaurita. Cadde in ginocchio e vide il Susanoo nemico dissiparsi. Anche Katsumi era esausta, aveva inserito tutto la sua energia rimanente in quell’ultimo attacco, ma era fisicamente messa meglio del mezzo demone. Si girò verso di lui e sorrise maligna. Ripose la spada sinistra prima di balzargli addosso e schiacciarlo a terra con la mano libera, la spada destra alzata e perpendicolare al terreno, la punta che sfiorava la gola del suo avversario.

«Quanto ho sognato questo momento.» disse leccandosi le labbra.

Siirist sorrise.

«Che hai da ridere?!» ringhiò.

«Guardati alle spalle.» disse liberando la sua energia magica, aprendo il portale per Oblivion.

Sul terreno apparve un cerchio verde chiaro con dodici punte dal diametro di dieci centimetri che subito si ingrandì, fino ad averlo di dieci metri. Al suo interno erano presenti dodici cerchi concentrici, anche essi con punte che fuoriuscivano dalla circonferenza; in ogni cerchio erano presenti dodici delle rune che simboleggiavano il creato. Dai cerchi si sollevò una pallida luce verde che diede forma da un bocciolo di rosa che presto si corrose e trasformò il terreno in una pozza putrida. Da essa emerse Sharok, con i lunghi capelli che le coprivano le nudità.

«Cosa stai facendo al mio giocattolo preferito, insulsa demone?» disse fredda.

Senza che la bestia del fulmine potesse fare niente, l’Esper le era già addosso e l’aveva trafitta alla schiena con i suoi lunghi artigli, da cui aveva iniziato a generare il suo acido. Con violenza le strappò la colonna vertebrale in un urlo strozzato della demone e un’esplosione di sangue, ma niente rimase per molto, né la spina dorsale né il corpo mutilato e senza vita, perché corroso dal potere divino della custode del terzo piano. Questa controllò il suo acido perché non danneggiasse il suo padrone e lo aiutò a rialzarsi.

«Grazie, mi hai salvato la vita.»

«Figurati, felice di essere stata d’aiuto!» sorrise.

Ritornò alla pozza putrida e svanì nel bocciolo di rosa. Della sua apparizione, era rimasta solo una macchia malsana sul terreno.

Gli spalti erano silenziosi, non sapendo bene come reagire alla vittoria immeritata (secondo il loro punto di vista) del mezzo demone.

«Un applauso per Siirist, colui che ha ai suoi comandi persino i potenti custodi di Oblivion!» esclamò con forza Raizen.

E in poco tutti i demoni seguirono. Ma Siirist non era convinto, era d’accordo con il popolo di Hellgrind: se voleva vincere quel torneo, doveva farlo con le sue forze. Akira fu subito da lui e lo sorresse; il momento in cui Siirist e Katsumi avevano esaurito la loro energia demoniaca e non si erano più mossi alla velocità della luce, vampiro e inugami avevano interrotto il loro duello, visto che i loro padroni erano lì per terminare la battaglia.

«Avresti perso.» gli fece notare Ryfon mentre liberava Kiyo dal marmo rosso, azione che gli causò un violento crampo al palmo sinistro.

«Temo di sì.» ammise.

Eichiro si inchinò a Siirist prima di andare ad aiutare Kiyo a rialzarsi.

«Molto presto affronteremo Kenpachi-sensei. Hai visto da solo come Oghren si è sbarazzato facilmente di tutti quei demoni: voglio che lo affronti da solo, uno contro uno, e vedi di vincere. Ma non devi limitarti a vincere, devi dominare la battaglia, devi schiacciarlo, devi essere superiore sotto ogni aspetto. E non gli devi fare troppo male.»

«Sarà difficile affrontare una macchina da guerra simile e trattenermi allo stesso tempo. È così inebriato dal piacere della battaglia che la sua Ambizione è senza limite. Temo stiate chiedendo troppo, Siirist-sama.»

«Non ci siamo capiti: sei il mio capo servitore, un nano deve essere una passeggiata per te. Non accetto scuse, devi riuscire a contenerlo senza esagerare con il tuo potere.»

«Come desiderate, Siirist-sama.» chinò la testa dopo qualche momento di esitazione.

«Fratellone, come stai?!» arrivò di corsa Kaede.

«Molto stanco.»

«Eravate così veloci che non sono riuscita a seguire tutto.» disse delusa la bestia del fulmine.

«È già molto impressionante, Kaede-sama, io non mi sono accorto di nulla.» fece notare Akira.

«Hehehe, giusto!» ridacchiò battendogli la mano sulla schiena.

«Non siete divertente, Kaede-sama.»

«Invece sì!» corrugò la fronte con fare offeso.

«Perdonatemi, Kaede-sama: avete ragione, eravate molto divertente.» sorrise.

La demone rise, soddisfatta di sé.

«Invece no, Kaede. Non è bene prendere in giro gli altri solo perché non hanno i nostri poteri. Sai bene che Akira, con le sue capacità, se fosse una bestia del fulmine, sarebbe di gran lunga superiore a te, vero?»

«Ma, ma… Fratellone!» mise il broncio.

«Siirist-sama, non è necessario…»

«Lasciami, ci rivediamo alle mie stanze.»

«Come desiderate, Siirist-sama.»

E il vampiro si allontanò, portandosi via una Kaede piagnucolante. Siirist inspirò. Erano arrivati all’accesso alla tribuna reale e non poteva mostrarsi debole, sorretto dal suo servitore, al cospetto dell’Imperatore. Quando entrò, tutti si voltarono verso di lui.

«Siirist.» disse il possente alato con tono piatto.

«Ojii-sama.» rispose prima di inchinarsi.

«Ho dovuto difendere la tua reputazione di fronte al popolo di Hellgrind, ma non lo farò un’altra volta. Spero di vedere una dimostrazione più dignitosa della tua forza negli incontri a venire.»

«Sì, nonno, non sarete deluso. Chiedo ancora scusa per la mia dimostrazione di debolezza.» si inchinò ancora, la gola stretta e la bocca secca.

«Ora lasciami, non voglio vederti fino alla tua prossima battaglia.»

Con un terzo inchino, il mezzo demone lasciò la tribuna e con un ultimo sforzo, si dislocò sul suo letto, facendo venire un colpo alle due concubine che stavano ripulendo la stanza.

«Lavatemi e massaggiatemi, sono troppo stanco per fare niente da solo.»

Esse si inchinarono e fecero come ordinato.

 

Sdraiato comodamente sul suo letto, Siirist stava mangiando dell’uva elfica, imboccato da Tomoko, mentre Akane e Eiko gli massaggiavano i piedi. Per qualche ragione che non poteva ben spiegarsi, forse era il suo inconscio che si divertiva a torturarlo, visto che, apparentemente, riempirlo di incubi e visioni di tre donne lich non era sufficientemente spiacevole, si immaginò la faccia di Alea che assisteva a quella scena. Ad essa affiancò l’immagine di tutta Tamriel ridotta ad una landa desolata, in tutto e per tutto identica al Gagazet. A disturbare il suo beato riposo fu Eikichi, che, dopo essersi inchinato, disse che Glarald desiderava parargli e che era urgente.

«Fallo entrare, basta che non si aspetti che mi muova. E che parli piano, la testa mi sta scoppiando.» sussurrò, mantenendo la faccia il più inespressiva possibile, così che non si arrecasse eccessivo dolore.

Sette ore erano passate dalla battaglia del torneo: aveva fatto un rilassante e lungo bagno caldo, aveva avuto due ore di massaggio completo su tutto il corpo, con quattro persone che glielo facevano allo stesso tempo, aveva dormito quattro ore e adesso stava mangiando beatamente a letto, imboccato e ancora massaggiato. Eppure il suo corpo era ancora un disastro. Non che non se lo fosse aspettato, era questo l’effetto dell’Assorbimento del Lampo: gli strappava ogni muscolo in corpo continuamente, quindi il momento in cui la sua rigenerazione vampirica lo risistemava, gli effetti del Lampo lo distruggevano subito dopo. E considerando che, al termine della battaglia, la sua energia demoniaca era stata così bassa da essere quasi nulla, la rigenerazione vampirica aveva incominciato a fare effetto solo verso la quarta ora.

Eikichi si inchinò e andò a chiamare il Cavaliere corrotto. Quando questi entrò, non cercò nemmeno di nascondere l’occhiata di disapprovazione.

«Ma che vuoi? Sono stanco e affamato. In attesa che il mio sushi sia pronto, mangio della frutta.»

«Sono qui per parlarti dei tuoi sogni.»

«Sì! Mi sono apparse anche da sveglio, prima, durante la battaglia…! Aho!» si eccitò, subito pentendosene per via della fitta che gli percorse il cranio.

Istintivamente cercò di muovere le braccia verso la testa, ma non erano funzionanti, perciò fu Tomoko ad accarezzargli la fronte e le tempie. Si lasciò andare ad un sorriso ed un verso di piacere, gli occhi chiusi mentre sprofondava con la testa nel cuscino, e in quel momento nemmeno tanto dispiaciuto di non aver preparato alcuna pozione per il mal di testa.

«Mi stai ascoltando?» si spazientì l’elfo oscuro.

«Sì, ma mi fa male la testa, sto cercando di essere il più inattivo possibile.»

«E ci stai riuscendo benissimo. Veniamo al punto: quelle tre donne non sono che le anime delle tue spade. Quella con il vestito rosso è la principale, quella di Lama di sangue. Bhyrindaar teme che le spade, ignorate fino ad ora e bagnate nel sangue dei knurlock mentre eri in preda alla pazzia, abbiano acquisito abbastanza potere da essere indipendenti da te e ti stiano cercando di possedere. Se non le metti sotto il tuo controllo presto, saranno perse per sempre. Sai bene che sono delle spade uniche, qualcosa che non troverai mai più da nessun’altra parte, perderle sarebbe imperdonabile.»

«Ora si spiega perché mi sembrava di conoscerle.» comprese.

«Appena ti sarai rimesso, sarebbe bene che le metta sotto controllo. Non ci sono combattimenti importanti nel resto del tuo girone, Akira e Kaede possono benissimo occuparsene da soli: tu pensa solo a ristabilirti e a non farti possedere. Il mio lavoro è finito, torna pure a trovarmi ogni volta che vuoi nella nostra grotta.»

«Ti ringrazio.»

 

Quella fu una notte priva di sogni, e il giorno dopo restò a letto, con le accompagnatrici che continuavano a imboccarlo per la gran parte della giornata. Akira e Kaede ebbero alcuni problemi nella loro battaglia (la finale del loro girone) perché il rappresentante della famiglia reale avversario era più abile nell’uso del fuoco nero e dei suoi poteri di fulmine di quanto non lo fosse Kaede, per di più era accompagnato dal fratello minore (quindi un’altra bestia del fulmine dotata di fuoco nero) e da nove dei loro servitori. Kaede si era sempre dovuta mantenere sulla difensiva, ed era toccato al vampiro mostrare tutta la sua forza. Se Siirist non gli avesse dato la possibilità di usare i suoi poteri alla luce del sole, avrebbe indubbiamente perso.

A cena Kaede venne a tenere compagnia al “fratellone” nella sua stanza, e questi si era finalmente alzato, seppure a fatica, ed aveva preso posto al tavolo apparecchiato sul balcone.

«Dovresti stare più attento, quella arte del Lampo ti fa troppo male.» osservò la raikou no bakemono.

«È il prezzo da pagare se voglio potermi muovere alla velocità della luce. Devo solo allenarmi di più ad usarla e il mio corpo si adatterà.»

«Non puoi usare più scettri?»

Siirist ridacchiò.

«Gli scettri non fanno altro che mantenere l’energia necessaria per il Lampo, dandomi la possibilità di fare uso del Flusso per altri incantesimi. Ma il problema è l’assorbimento di tutto quel potere all’interno del corpo. Se non fossi già di mio in parte una bestia del fulmine, quindi se il mio corpo non fosse predisposto ad assorbire il fulmine in quel modo, l’Assorbimento mi ucciderebbe.»

«Ah… Non ho capito.» corrugò la fronte.

Il mago sorrise e le scompigliò i capelli.

 

Il mattino dopo, Ryfon si stava appena iniziando a svegliare quando sentì la voce di Akira.

«È uscito il calendario delle battaglie successive: vincendo la battaglia di oggi, passeremo ad affrontare Kenpachi-dono.» gli comunicò.

«Heiji-san e Kikyou-san?»

«Si affronteranno prima che li incontriamo; siamo ai due lati opposti del tabellone, ci vedremo in finale tra quattro giorni.»

«Capisco. Vai a chiamare Glarald e Bhyrindaar, è urgente.»

«Come desiderate.» e si inchinò prima di lasciare la stanza.

Siirist si alzò dal letto proprio quando arrivò Tomoko con la colazione; il mezz’elfo prese un morso di pane tostato e ammorbidito nel burro e lo sciroppo d’acero prima di vestirsi con l’aiuto di Akane e Eiko. Mandò giù in un sol sorso un bicchiere di spremuta d’arancia e incominciò a fare i suoi esercizi mattutini: dopo due giorni di riposo era ora di rimettere in allenamento il corpo. In quegli anni a Hellgrind si era potenziato ulteriormente fisicamente, raggiungendo i 550mila douriki fisici in forma elfica, che diventavano 900mila in forma demoniaca: eppure l’aver usato l’arte del Lampo di due giorni prima lo aveva distrutto e lasciato impotente per due giorni. Si era aggrappato alla ringhiera del balcone e da lì aveva allungato il corpo orizzontalmente, sostenendosi solo con la forza dei deltoidi quando i due elfi arrivarono, accompagnati da Akira.

«Bene arrivati e scusate per il disturbo.» disse senza interrompere il suo esercizio.

«Il tono di Akira non ammetteva repliche. Che succede?» domandò il Cavaliere corrotto.

Siirist rimise i piedi a terra e invitò gli ospiti a sedersi e cibarsi di ciò che volevano prima di rispondere.

«Da quando mi hai detto delle anime delle spade, Glarald, non le ho più sognate. È come se hanno paura di venire domante ora che so che cosa sono. Che dovrei fare? Senza contare Kikyou durante il torneo, senza Lama di sangue non potrò nulla quando affronterò Raiden; ho bisogno del suo potere, non ci sono dubbi.»

«Se addirittura sanno che cosa pensate, significa che il vostro legame è più forte del previsto. Solitamente questo è un bene, ma ora che siamo alle prese con delle spade maligne e intente a possedervi, potrebbe essere pericoloso. È possibile che stiano lentamente prendendo il controllo della vostra mente senza che voi lo sappiate; i sogni significavano un’intrusione molto forte nella vostra mente, mentre ora è più lenta ma comunque inesorabile. Avete fatto bene a parlarne con noi, non mi sorprenderebbe se l’aspettare il prossimo sogno non significasse aver ormai perso a Lama di sangue.» rispose cupo l’altmer.

«Quindi aspettare un altro sogno è male, capito.»

«Puoi provare tu a metterti in contatto con le anime delle spade, come è solitamente fatto. Invocale e medita, cerca di instaurare una comunicazione. Altro non posso consigliarti, non so Bhyrindaar.» suggerì Glarald.

«Lo stesso vale per me. Venite alle mie stanze fra un’ora, penserò a preparare un rituale per tirare fuori l’anima della spada, facilitandovi il compito.» disse alzandosi con in mano una pesca.

Siirist guardò i due uscire e terminò la sua colazione. Finito di mangiare, andò a meditare sul terrazzo.

‹Non è che state complottando insieme per possedermi, vero?› domandò al falso Siirist.

‹Figurati. Agar hyanda è impazzita, quel sangue di knurlock l’ha intossicata; allearsi con un’entità simile sarebbe pazzesco come il pensare che Azrael sarebbe felice di banchettare con Septim come bravi amichetti. Anzi, se dopo ti fidi e apri la mia gabbia, ti posso aiutare a mettere sotto controllo quella spada pazza.›

‹Non so perché, ma ho qualche riserva a fidarmi di te.›

‹Bah, come vuoi.› mormorò seccato.

 

Un’ora dopo si presentò da Bhyrindaar con addosso i suoi abiti da Cavaliere, Agar hyanda e le sorelle alla vita. Le sentiva agitate, come se avesse avuto una cesta piena di serpenti striscianti che la scuotevano. Bussò alla porta delle stanze dell’altmer e gli aprì un demone che lo fece accomodare. Sul pavimento il vecchio fabbro aveva creato delle rune utilizzando della polvere d’argento mista a sangue e acceso svariate candele che emanavano uno strano aroma che si mischiava al forte odore d’incenso. Dall’altra parte della stanza c’era Glarald che osservava il tutto con un misto di ansia e urgenza.

«Slaccia la cintura e siediti lì in mezzo con le spade in grembo.» indicò Bhyrindaar.

Siirist annuì e fece come gli veniva detto. Allora l’alto elfo diede al mezzo una ciotola che conteneva una bevanda dall’odore così dolce da sembrare essere andato a male e gli disse di berla tutta prima di dargli un’altra ciotola da cui si emanavano fumi d’incenso.

«Chiudi gli occhi e inspira a fondo. Immaginati l’anima di Lama di sangue, immagina di incontrarla e di parlarci, allora ti apparirà. Quando la vedrai, la dovrai sottomettere. Non preoccuparti delle sorelle, cercheranno di possederti tutte e tre insieme, sì, ma ti basta controllare Lama di sangue e le altre due seguiranno.»

«Va bene.»

 

Calore intenso e puzza di cadavere in decomposizione sostituirono la frescura dell’Akai goten e l’odore di incenso, e Siirist si ritrovò nuovamente nel mondo corrotto di Agar hyanda.

«Non saresti dovuto tornare.»

«Adesso sei nel nostro mondo.»

«Adesso sei nostro.»

Le tre bellissime donne si trasformarono nuovamente in lich e attaccarono il loro, ancora per poco, padrone. Il mezz’elfo le scacciò via e le combatté furiosamente fino a che non si sentì bloccare dall’interno. Qualcosa nella sua stessa mente stava interferendo con la sua battaglia e non ci mise molto a capire di chi si trattasse.

‹Allora sei dietro a tutto questo! È colpa tua, bugiardo maledetto!› accusò il falso.

‹Io non ho mentito affatto! Mi hai chiesto se stavamo complottando insieme e ti ho risposto che Agar hyanda è impazzita, che è vero: non è che una bestia senza ragione alla mia mercé, non siamo alleati, sono io che la sto manipolando per potermi liberare! Non hai idea della benedizione che è stato il sangue di knurlock, grazie ad esso l’anima di Lin dur si è indebolita e sono riuscito a possederla completamente. Sii grato ad Evendil e la sua spada, il motivo per cui non sei caduto sotto il mio influsso dal giorno in cui è stata forgiata Agar hyanda è solo grazie a loro! Bisogna ammettere che sono impressionato da Evendil, comunque, anche a distanza di tutti questi anni dalla sua morte, continua a proteggerti spietatamente.» rispose questi.

Siirist guardò con sofferenza la lich dai capelli argentati e vide lacrime di sangue scendere dagli occhi neri. E così fecero le sorelle, che stavano stritolando e strangolando il loro padrone obbligate dall’alter ego di questi, e ne soffrivano grandemente.

‹Schifoso bastardo, NON OSARE MENZIONARE IL NOME DI EVENDIL!› ruggì, trasformandosi in draconiano.

Si liberò delle anime delle spade e affondò la mano destra nel proprio petto e da lì estrasse il falso Siirist.

«Che cosa?!» esclamò esterrefatto.

Con un ruggito terrificante, il vero abbatté il suo diretto sinistro in faccia all’altro e lo mandò a schiantarsi sul terreno in fiamme ad un centinaio di metri di distanza. Il falso si rialzò e si pulì il sangue dalla bocca con il dorso della mano destra.

«Tu e quella pazza di Agar hyanda vi meritate, non siete altro che due bestie senza controllo. Ma non credere che ti sarà così semplice sconfiggermi: io sono il sangue di Obras! Qui dentro è solo la forza della nostra mente che conta, e tu non sei che un incapace negato, sono io che possiedo i poteri mentali da vampiro!»

Le donne attaccarono nuovamente il biondo e lo assoggettarono, ma di nuovo questi se ne liberò con un possente ruggito.

«Ma come? Questa non è la solita trasformazione in draconiano…!» osservò il falso.

Siirist aveva completamente perso il controllo come aveva fatto in seguito alla morte di Evendil, ma questa volta con a sua disposizione la forza della forma draconiana perfetta, che continuò a crescere sempre di più, e con la forza fisica, anche quella mentale, derivata dalla superiorità dei draghi, che era ciò che realmente contava in quel mondo.

«Non mi sottovalutare!» urlò il falso.

Assieme alle lich si lanciò addosso a Siirist e lo schiacciò a terra, ma questi più si arrabbiava, più era difficile da contenere, così, esasperato, il falso gli affondò una mano nella schiena. Il vero ruggì di dolore e perse la forma draconiana.

‹Siirist!›

Tutto d’un tratto, si sentì la voce preoccupata e furiosa di Rorix ed il drago apparve in quel mondo.

«Tu! Che cosa ci fai qui?!» esclamò rabbioso il falso.

«Non dimenticare che anche il mio sangue è andato a bagnare Agar hyanda!»

La lich dai capelli argentati riacquistò il suo aspetto normale e affondò la mano nel petto del falso, strappandogli il cuore.

«No…!» disse questi con un urlo spezzato prima di sparire.

Subito le altre due anime persero il loro aspetto da non-morte e tutte e tre aiutarono il loro legittimo padrone a rialzarsi. Lo guardarono con un sorriso sincero di affetto e scuse.

«Grazie.» disse il mezz’elfo prima di chiudere gli occhi.

 

Quando li riaprì, sentì che le spade erano calme e si alzò soddisfatto.

«Siirist, i vostri occhi…»

Notò Bhyrindaar. Il mezz’elfo si andò a guardare allo specchio più vicino e vide che tutto intorno la pelle era diventata del brillante rubino delle scaglie di Rorix, le pupille si erano allungate e l’iride era rimasta azzurra, ma la sclera aveva ottenuto una colorazione rosso chiaro, come quelle degli Inferno selvatici, mentre Rorix ce l’aveva bianca come i bipedi. 

«Cos’è, un nuovo stadio della forma draconiana?» domandò incuriosito Glarald.

«Non lo so, forse. Ma sarebbe possibile?»

«Perché no? Finito il torneo, prima di ritornare a Vroengard, dovresti andare a vedere Eleril e parlarne con lui.»

«Lo farò.» disse ancora guardandosi nello specchio e riacquistando il suo aspetto normale da mezz’elfo.

«Come stanno le spade?» si interessò il fabbro, una volta che la questione dell’aspetto insolito del Cavaliere era stata risolta.

«Sono fedeli. Ma c’è ancora una cosa che devo fare, datemi un minuto.» disse ed entrò nel suo mondo interiore.

Camminò verso il fondo della sua sala del trono fino alla gabbia del falso e, con piacere, non lo vide, invece vi trovò un grande sarcofago di ferro, dal cui interno provenivano i versi rabbiosi, soffocati del suo alter ego, incatenato e imbavagliato.

‹Te la sei cercata. Vedi di farti piacere quel sarcofago, ci starai per molto tempo.›

 

 

 

~

 

 

 

Con le spade domate, Siirist passa alle fasi finali del torneo per vincere la Zanmato ed il titolo di Imperatore. Il prossimo capitolo si intitola IL DESTINO DELL’IMPERATORE e verrà finalmente svelato il motivo dell’impossibilità da parte del sovrano di Hellgrind di lasciare Kami no seki.

  
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