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Autore: LoveNotes    27/01/2013    1 recensioni
Andrea è una ragazza di 18 anni, che insieme alla sua migliore amica, Jess, si trasferisce a Londra per un mese, in un appartamentino che aveva praticamente tutto, compresa la PlayStation. Andrea adora Londra e vuole visitarla tutta; Jess vuole visitare i One Direction, in tutti i sensi, soprattutto Harry.
Le ragazze subito fanno amicizia con gli One Direction. Ma siamo sicuri che per alcuni di loro è solo amicizia?
Lo scoprirete più avanti, se ne avete voglia.
Tutto questo in Inglese! ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il pomeriggio tutto il gruppetto felice, compresa Hoshiko, si spostò a ‘casa’ di Andrea e Jess, che ormai, era andata, non ascoltava cosa gli altri le dicessero, nella sua testolina, qualcosa le faceva ascoltare solo la voce di Harry. Qualsiasi cosa dicesse (Harry), anche la più stupida, era musica per le sue orecchie.
“Ragazzi, ho fame! Hoshiko, ti andrebbe di cucinare qualcosina con me?” disse Niall facendo gli occhi da cucciolo; i ragazzi guardandolo, iniziarono a fare delle risatine e a prenderlo in giro.
“Di là c’è tutto quello che vi serve, qualsiasi cosa sono qui!” disse Andrea prevedendo la risposta.
Hoshiko sorrise e disse ad Niall “Andiamo?” facendo colorire di un rosso pallido le sue guancie. Scomparvero subito e poco dopo anche le altre coppiette uscirono di casa; rimasero solo Zayn e Andrea, erano con i piedi sul divano e si guardavano in faccia facendo facce buffe, per ammazzare il tempo.
“Hai mai giocato ad A-B-C?” chiese Andrea sull’orlo della noia.
“A-B… cosa?” chiese Zayn ridendo.
“Allora, si dicono tutte le lettere dell’alfabeto e quando si arriva a Z, io devo colpire la tua mano e urlare ‘ZETAAAA!’ … capito?” chiese Andrea giocando con le sue mani e quelle di Zayn e facendo i vari gesti per fargli capire il gioco.
“Credo … Si!” disse lui un po’ sbigottito.
“Allora le mani si mettono così e via!” disse lei prendendo le mani di Zayn e unendole alle sue. Quando arrivarono alla Z, il ragazzo vinse. E rivinse. E vinse ancora. Per quanto stupido potesse essere, quel gioco, e pur conoscendolo da poco, Zayn davvero divenne bravo.
“Facciamo altro, dopo un po’ questo gioco diventa scocciante!” disse Zayn sbuffando.
“Che si fa?” disse alzandosi e iniziando a fare piroette, per la stanza, a cavolo, perché non era una ballerina.
“Perché fai così?”
“Perché non so cosa fare e questo mi fa pensare!”
“Sai giocare alla Play?” chiese lui sorridendo.
“Si, me la cavo! Però preferisco giochi di calcio!” disse, pensando a tutte le volte che i cugini la facevano vincere alla Play, cercando di convincerla che era davvero brava.
“Giochiamo?” chiese lui facendo la faccia di un bambino contento.
“Di la verità stavi aspettando il momento buono per chiedermelo, vero?” chiese alzando un sopraciglio.
“Si vede tanto?” disse lui ridendo.
“Se invece, giochiamo seriamente a calcio, da qualche parte, così che lasciamo loro in pace?” chiese indicando la porta della cucina.
“Potremmo andare nel campetto vicino quella chiesa …” disse iniziando a pensare ad alta voce “Va bene! Però preparati ad un’umiliante sconfitta!” disse alzandosi e prendendo le chiavi della macchina.
“Prendo una felpa pesante e ti raggiungo!” disse a Zayn che era già pronto.
“Va bene, io vado a dirlo a loro!” disse indicando anche lui la cucina.
Dopo cinque minuti, uscirono di casa ed entrarono in macchina, direzione campo di calcio! 
“Secondo me, fra all’incirca trenta minuti, Niall bacerà Hoshiko e quando torneremo, li troveremo accoccolati con … cinque pacchi di patatine vuote e altre otto pacchi di schifezze varie, sul tavolino in casa tua!” disse quasi come fosse una scommessa.
“Io dico che quelli vuoti saranno otto e che ne ha dieci sulla sua pancia!” disse come se stesse accettando la sfida.
“Io scommetto cinque sterline!” disse mettendo un po’ di piccante nella sfida.
“Io scommetto cinque euro!” disse ridendo.
“Ci sto!” disse subito “Mi piace l’euro. Dammi la mano per ‘validità di sfida’!” disse afferrando la mano di Andrea.
“Ok! Ma ti ricordo che l’euro vale di meno delle sterline!” disse pentendosene subito dopo. Avrebbe potuto ingannarlo e prendersi di più. Ma ormai era fatto!
“Lo so! Ma sono soldi che vengono da Napoli! Io sono stato solo a Milano e dintorni!” disse sorridendo.
“Sei tanto stupido! Sono la stessa ed identica cosa!” disse ovvia.
“No! Quelle sono di Napoli!” disse facendo il finto offeso.
“Ma sono i stessi soldi di Milano!”
“No! Non dire che non è vero, perché non è vero!” disse facendo ancora il finto offeso.
“Va bene!” disse stringendogli più forte la mano.
Il viaggio in macchina sembrò infinito, perché non sapevano cosa fare o di cosa parlare, riuscivano a scambiarsi solo timidamente qualche sorriso. Però dopo un po’ arrivarono alla chiesa; non era molto centrale come chiesa, erano andati alla periferia di Londra, la chiesa era abbastanza vecchia e non era illuminata anche se stava arrivando il buio. Scesero dalla macchina e Zayn, si diresse alla porta della chiesa e dopo aver bussato uscì un prete che iniziò ad urlare: “Ciao Zayn, da quanto tempo, che bello rivederti!” quell’anziano signore era davvero molto affettuoso nei suoi confronti ed era così tenero.
Mentre stavano parlando sentì Zayn chiamarla e quando fu lì la presentò a Don Franco.
“Anche tu sei italiana?” le chiese sorridente.
“Si!” disse un po’ intimidita.
“Che bello, non parlavo in italiano da un sacco di tempo. Come va lì in Italia?” chiese il prete in italiano.
“Diciamo bene, le chiese sono messe in cattiva luce da molte persone; la politica fa pena; stiamo tutti un po’ tanto rovinati, ma cerchiamo di non pensarci troppo!” disse felice di parlare in italiano. Ormai anche con Jess si era abituata a parlare in inglese.
“Lo so, lo so! Vabbè tutti hanno un periodo nero!” disse annuendo.
“Comunque, noi siamo qui per fare una partita di calcio, potresti accendere le luci e darci un pallone?” chiese Zayn facendo gli occhi dolci.
“Figliolo, sai bene che anche se non mi fai quella faccia, ti dirò sempre si!” disse il vecchietto sorridendo.
Entrarono in quella chiesetta che da fuori sembrava molto piccola, ma in realtà era molto grande; aveva delle decorazioni su tutti i muri molto particolare e molto carine, il pavimento era in legno, così come il soffitto. Era davvero bella! Dopo essere passati per alcune porte, arrivarono in una grossa stanza, che aveva due grandi finestre e una porta che affacciavano sul campo, ospitava un grosso tavolo, palloni, reti e varie tute da calcio. L’anziano vecchietto prese una palla e la diede al ragazzo, poi si avvicinò ad una delle pareti e accese, grazie ad un grosso interruttore, le luci nel campo.
“Se volete cambiarvi, lì ci sono le tute!” disse Don Franco.
“Va bene, grazie mille!” disse Andrea, avvicinandosi ad un armadio e prendendo una tuta pesante.
“Noi usciamo, così ti cambi!” disse Zayn, prendendo Don Franco con il braccio e uscendo buffamente dalla stanza.
Così Andrea, iniziò a cambiarsi velocemente, intanto sentiva i due parlare velocemente e a voce bassa. Quando uscì, entrò Zayn e Don Franco subito iniziò a parlare in italiano.
“Allora, tu e Zayn, siete fidanzati?” chiese curioso.
“No, siamo solo amici! Perché?” disse ridendo.
“Ero solo curioso!” disse, non ebbe il tempo di farmi altre domande perché Zayn uscì dalla stanza e ci dirigemmo verso il campetto. Prima di andare via Don Franco disse in italiano: “Fai vedere a questo inglese di che pasta sono fatte le italiane!” e Andrea gli rispose: “Farò veder e a Zayn di che pasta è fatta una napoletana!” e andò verso il campetto sorridendo.
“Mi metto io in porta o ti metti tu?” disse Zayn sicuro di stracciarla.
“Facciamo 10 tiri tu e 10 io! Inizio io in porta!” disse alzando un sopracciglio.
“Ti straccerò!” disse lui, sicuro di se.
“Vedremo!”
Zayn fece quattro goal consecutivi, il quinto, come i successivi cinque furono parati dalle ‘calamite’ di Andrea; lei ne fece cinque e lui non l’aveva fatta vincere.
“Allora, hai bisogno di qualche lezione di calcio, mio caro!” disse Andrea vantandosi fin troppo!
“Come sei simpatica! Giochiamo uno contro l’altro!” disse ostinato.
Giocarono ‘corpo a corpo’ e Zayn perse quattro a cinque. Andrea era abituata a giocare a calcio con i cugini e con il tempo era riuscita a sconfiggerli tutti, anche i più grandi.
“Grazie al cielo, canti. Se giocavi a calcio, la tua squadra avrebbe fallito!” disse Andrea soddisfatta.
“Continui ad essere simpatica. Voglio la rivincita!” disse Zayn ancora più ostinato.
Giocarono e rigiocarono almeno una decina di volte e Zayn riuscì a vincere solo due volte. Lei era davvero un portento! Anche lui era bravo, ma non c’era confronto.
“Sai, non ho mai portato una ragazza qui. Non ho mai giocato a calcio con una donna. Ma soprattutto, non sono mai stato sconfitto da una ragazza a calcio, mai!” disse pensieroso.
“Io giocavo quasi ogni domenica  a calcio con i miei cugini e quando capitava, giocavo con i miei migliori amici nel parco della nostra città!”
“Wow! Sei un maschiaccio!” disse sorridente.
“È un complimento?” chiese Andrea curiosa.
“Credo di si!”
“Sei troppo indeciso!” disse lei scherzando.
“Lo so, me lo dicono spesso!”
“Le ragazze?” chiese lei.
“Le ragazze cosa?”
“Le ragazze ti dicono che sei indeciso?”
“Diciamo, che più che altro è mia madre che lo dice, e non è proprio una ragazza!” disse ridendo.
 I due si erano seduti a terra, sotto una luce, uno di fianco all’altro e mentre parlavano, guardavano d’avanti a loro, perché non avevano il coraggio di guardarsi negli occhi.
“Sono contento di averi portato qui, mi sono divertito. E sei forte, in tutti i sensi!” disse guardandola finalmente negli occhi.
“Grazie, anche io mi sono divertita molto. È da tanto che non facevo una cosa del genere, sono cose che facevo proprio di domenica!” disse malinconica.
“Hai avuto una bella infanzia!”
“Beh, penso di si! Tranne la morte di mia nonna, non mi posso lamentare!” disse lei sorridendo.
“Scusa, non volevo …”
“Non preoccuparti, è una vecchia storia!” disse guardandolo negli occhi a sua volta.
“Solo se ci penso, mi viene ancora più sonno … domani dobbiamo andare ad un concerto!” disse chiudendo gli occhi e poggiandoli sulle ginocchia, come un bambino che stava per piangere.
“Dai, non preoccuparti, sicuramente ci saremmo anche noi!” disse sorridendo.
“Davvero?” chiese speranzoso.
“Credo di si! Praticamente, Jess si è procurata tutti i biglietti, di ogni concerto e di ogni vostra apparizione a Londra e dintorni!” disse muovendo gli occhi a destra e a sinistra.
“Maniache!” disse lui scherzando.
“Se quella sera non vi avessimo incontrati e conosciuti, penso che saremmo venute il giorno dopo a casa vostra a svegliarvi!” disse ridendo.
“Oh signore! Io il giorno dopo ho dormito fino a tardi, perché …” ma non finì la frase, perché Andrea lo anticipò e disse “Perché devi dormire per almeno otto ore, per il tuo sonno di bellezza!” imitando la sua voce e i gesti delle mani.
“Io non parlo così!” disse, facendo il finto offeso.
“Certo che parli così e se vuoi possiamo fare una discussione riguardo i tuoi gesti!” disse imitando di nuovo i gesti di Zayn.
“Non è vero! Ma non ne parliamo!” disse calmo.
“Invece si. Ok!” disse sorridendo.
“No!”
“Si!”
“Basta! Ora capisco perché tu e Niall vi trovate bene insieme… rompete le palle allo stesso modo!” disse ridendo.
“Ma quanto sei simpatico!” disse lei ironicamente.
“Lo so! Non ce n’è di brillanti come me!” disse mettendo le mani sui fianchi e sorridendo a trentadue denti, come Peter Pan.
“Non dire stupidaggini… Non ce n’è di brillanti come me!” disse facendo come Zayn, quindi come Peter Pan.
“Ti piace Peter Pan!” disse entusiasta.
“Io sono la fan numero uno di Peter Pan, però del film, quello con Jeremy Sumpter!” disse soddisfatta.
“Davvero? Io preferisco il cartone.”
“Sono punti di vista!” disse lei.
“Allora, che si fa? Continuiamo a giocare o torniamo a casa?” chiese Zayn.
“Facciamo come vuoi tu!” disse lei sorridendo.
“Ok. Che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa?” chiese sorridendo.
“Ma lasciamo in pace Niall e Hoshiko!” disse pensando.
“Vogliamo andare a casa mia?” chiese con un po’ di inbarazzo.
“Non conviene, sarà occupata da qualche coppietta!” disse pensando a tutti i ragazzi.
“Ci hanno bandito dalle nostre case!” disse facendo finta di piangere.
“Siamo spacciati! Cosa pensi di fare Watson?” chiese fra il finto pianto e la risata vera.
“Andiamo nella mia seconda casa?” chiese sorridendo meravigliosamente.
 

Salve bella gente! Scusate per il ritardo, è passato quasi un mese da quando ho postato l'ultimo capitolo! Scusate, ma ero occupata fra feste, compiti e nuove storie! 
Alloraaaaaaa! Vi piace, come sta venendo la mia storia? Vi piace Londra? Vi piace il cibo Giapponese? Vi piace giocare al Play Station? Vi piace giocare a calcio? Vi piacciono i One Direction? Se si, quanto?
Scrivetemi e ditemi tutto quello che vi passa per la testa, quando pensate alla mia storiella (Anche se non vi piace).
Ciao Tsue
P.S.: SCRIVETEMI! (:
  
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