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Autore: Domino_Tabby_    27/01/2013    2 recensioni
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Mi vedeva crescere e potevo notare nei suoi occhi il timore che un giorno non avrei più creduto, che gli sarei passata attraverso come se fosse un fantasma.
Ogni giorno, ogni maledetto istante, ogni minuto, ogni secondo.
Sempre.
***
Spero vi abbia incuriosito, contando che nelle introduzioni faccio "andare in bagno".
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Osservai le mie scarpe affondare nella neve sul marciapiede mentre rivolgevo lo sguardo per terra.

Dalla tasca anteriore dei Jeans sfilai l'MP3 e infilai le cuffiette nelle orecchie.

Era solita quella azione dopo una lunga giornata di scuola.

Una lunga e stressante giornata di scuola.

Avere diciassette anni non era facile per niente, anche se appena compiuti.

Oltre la barriera immaginaria che mi forniva la musica riuscii a sentire gli schiamazzi dei bambini che giocavano a palle di neve o con gli slittini.

Nella strada rombavano le macchine dei genitori, davanti alla scuola, che venivano a prenderli.

Sentii una stretta sulla spalla e una voce ovattata.

Mi girai di scatto, trovandomi davanti un ragazzo della mia età dai capelli e gli occhi castani.

Aveva un sorriso di scherno dipinto sulle labbra rosee.

-Non si saluta?- chiese incrociando le braccia al petto.

Spensi il lettore musicale alzando gli occhi al cielo.

-Ciao Bennett.- dissi ridacchiando.

Lui sbuffò, affondando il viso nella sciarpa rossa.

-Cos'è sta cosa nuova del chiamarmi per cognome, adesso?-

-Ciao, Jamie.- mi corressi dandogli un leggero colpetto sulla spalla destra.

Il ragazzo sorrise.

-Così va decisamente meglio.- sussurrò cominciando a camminare insieme a me.

Percorremmo insieme un bel tratto della strada, parlando del più e del meno.

Jamie Bennett era un ragazzo del mio stesso corso di scienze. Ci siamo conosciuti,però, alle medie. Era il mio migliore amico a quel tempo.

Ricordo che ci prendevano in giro tutti, perché credevano fossimo fidanzati.

-Fa davvero freddo non trovi?- gli chiesi ad un certo punto.

Lui rise.

-Jack Frost ha dato del suo meglio, non trovi?-

Rabbrividii, stringendo i denti.

-Uhm...si, hai ragione.- borbottai rigirandomi le mani in mano.

Il viso di Jamie sembrò oscurarsi.

Sembrò come se mi volesse dire qualcosa, ma invece si limitò a mordersi un labbro.

-Tu credi in Jack Frost?- chiese infine.

Un brivido mi percosse la spina dorsale.

Feci un sorriso forzato.

-E' roba per bambini! Ovvio...che no.- mentii stringendo i pugni.

Il ragazzo mi scrutò, sospettoso, poi riprese a camminare a passi pesanti.

Io cominciai a fissare il suolo con ostinazione, corrugando la fronte.

Raggiungemmo l'entrata di casa sua, e io lo salutai con un abbraccio, poi ripresi i miei passi, rimettendomi le cuffie nelle orecchie.

Passai davanti ad una gelateria chiusa, un calzolaio ed un negozio d'abiti, fino a trovarmi un po' fuori della città.

L'abitazione dove vivevo con la mia famiglia si trovava in quell'intermezzo tra la campagna e la città.

Da piccola la chiamavo “Cittagna”; buffo vero?

Arrivata davanti a casa mi fermai un attimo a fissare la porta d'ingresso in legno chiaro, analizzando le venature che formavano delle chiocciole.

Buttai la borsa sulle scalette che precedevano l'entrata, a destra del dondolo al momento inutilizzabile.

Mi tolsi le cuffiette e le ripiegai delicatamente, infilandole in una tasca dello zaino.

Con un balzo sfrecciai di lato e raggiunsi il cortile della casa che si affacciava al bosco.

L'unica cosa che separava la città dalla selvaggina erano dei campi coltivati poco grandi.

Per l'ennesima volta mi arrampicai sul recinto, procurandomi delle mani tutte rosse e segnate, cominciando a correre verso gli alberi.

Affondai il viso nella sciarpa bianca, sentendo che le mie guance si stavano colorando di rosso di conseguenza al freddo.

Una volta davanti ai maestosi alberi di pino mi appoggiai i palmi delle mani sui polpacci, ansimando e cercando di riprendere fiato.

Con un ultimo sospiro mi incamminai tra le alte fronde.

Per terra si stava formando un piccolo sentiero fatto d'erba ghiacciata schiacciata al suolo, tante erano state le volte che vi ero passata sopra.

Dei fruscii sinistri accompagnavano i miei passi spediti.

Non avevo paura, ormai conoscevo quel posto come le mie tasche.

Canticchiando, svoltai un albero che sembrava un anziano con un bastone.

Tutto era coperto di neve, a parte qualche pezzo di terra qua e la.

Mi strinsi ancora di più nel cappotto, avanzando lentamente.

Piccoli cristalli di neve cominciarono a scendere piano dal cielo, danzando nel vento.

Una mi si posò sul naso arrossato, sciogliendosi quasi subito al contatto.

Finalmente arrivai alla radura, immersa in una calda luce biancastra, che faceva riflettere le sfumature del manto candido sui miei vestiti.

Agli angoli delle mie labbra si formò un sorriso sereno mentre mi chinavo per terra.

Degli uccelli riempivano il silenzio con i loro dolce canto.

Tutto era così...magico.

Eppure lui non c'era ancora.

Ormai erano giorni che lo aspettavo e l'inverno era cominciato già da un pezzo.

Infatti erano già parecchie settimane che andavo nel nostro solito “punto d'incontro”, sperando di trovarlo.

Ma lui non c'era con il suo sorriso smagliante e a braccia aperte.

Ero sola.

Cercai di cacciare indietro quel pensiero.

Lui tornerà, ne sono sicura.” mentii a me stessa.

Avvertii un pizzicare negli occhi e il mio labbro inferiore tremò leggermente.

-Maledizione.- sussurrai sfregandomi gli occhi con la manica.

Alla fine cedetti e cominciai a piangere.

Perché non sei qui, Jack? Dove cavolo sei?!”

Mi presi il volto tra le mani, singhiozzando.
Dov'era? Perché mi aveva abbandonato?

Non badai al leggero fruscio dietro di me e neanche ai quei passi leggeri sulla neve.

Solo quando delle mani mi presero le spalle con dolcezza mi voltai.

-Sam, non piangere. Sono qui, sono qui.-

Affondai il viso nel petto del ragazzo, stringendo con forza la sua felpa blu, fino a bagnarla.

Non mi serviva guardarlo in faccia per capire che Jack aveva assunto un espressione a dir poco imbarazzata.

Ora che era insieme a me sembrava quasi surreale.

-SAI QUANTO HO DOVUTO ASPETTARE?! MA DOVE DIAVOLO ERI?- gli gridai contro infuriata più che mai, ma comunque non lasciando la presa.

Mi pentii subito di averlo detto. Di sicuro aveva avuto commissioni da fare con i Guardiani, d'altronde non ero l'unica ragazza al mondo.

Lui non mi rispose ma cominciò ad accarezzarmi i capelli castani.

Ero alta quasi quanto lui.

Seguì un lungo silenzio, spezzato dai miei singhiozzi e imprecazioni.

-Mi spiace di non essere venuto al tuo compleanno.- sussurrò dopo che mi fossi calmata un po'.

Io mi staccai da lui e mi sedetti su un tronco d'albero caduto, cominciando a sgretolare la corteccia vecchia e secca e togliendo il muschio ghiacciato.

Finalmente gli sorrisi, pulendomi delle ultime lacrime agli angoli degli occhi.

-Adesso abbiamo circa la stessa età fisica, no?-

Egli intrecciò le dita e le mise dietro alla nuca.

Fece un sospiro malinconico, fissandomi intensamente con i suoi occhi azzurri.

-Sei cresciuta in fretta.- disse semplicemente.

Vidi di nuovo nel suo sguardo quel timore.

Mi faceva star male tutto questo, mi faceva star male il fatto che anche lui stesse soffrendo.
Era come se una morsa mi stesse stritolando il cuore lentamente.

Io cercai di sdrammatizzare.

-Ma comunque io di mente sono più matura.- ghignai.

Lui mi puntò il suo bastone contro.

-Mi stai per caso sfidando?-

Io inarcai un sopracciglio.

-Probabilmente.- dissi con un sorriso di scherno.

Jack Frost sbuffò e leggero come l'aria si issò sul suo bastone, mettendosi a gambe incrociate.

-Eri molto più simpatica da piccola sai? Quando andavi in giro dicendo “Fratellone, Fratellone giochiamo a palle di neve, dai”.-

Io feci una smorfia, per poi mettermi a ridere.

-”Fratellone”? Non ci credo che ti chiamavo così!-

Lui mi raggiunse sul tronco.

-E invece si, ho pure le prove.-

Io incrociai le braccia al petto.

-Sarebbero?- sghignazzai.

Il ragazzo mi guardò con aria da sfida, poi, cautamente estrasse dalle tasche della felpa un piccolo foglietto piegato.

Lo aprì lentamente, cercando di non romperlo.

C'era un disegno probabilmente fatto da un bambino piccolo che raffigurava un ragazzo dai capelli lattei e una bimba che gli teneva la mano.

In basso a destra, scritto in una calligrafia che lasciava molto a desiderare lessi “Al Fratellone Jack. Da Sam”.

Egli mi porse delicatamente tra le mani il disegno.

-Non..non ci posso credere. L'hai tenuto per tutto questo tempo.- dissi con un sorriso a trentadue denti.

Lo Spirito dell'Inverno annuì, spalancando le braccia come per invitarmi ad un abbraccio.

Io accettai, affondando il viso nell'incavo della sua spalla.

Il ragazzo strinse ancora di più la presa, come se non volesse mai più lasciarmi andare.

-Ti voglio bene, Jack.-

-Anche io Sam.-

Detto ciò mi stampò un bacio sulla fronte, cosa che mi fece arrossire.

Il mio cuore cominciò a battere forte.

A dire il vero il mio non era il semplice amore che si prova tra amici, io amavo profondamente Jack.

In fondo, però, sapevo che lui non ricambiava. Almeno era questo quello che credevo io.

Non riuscivo mai a dichiararmi, a esprimere i miei sentimenti.

Ogni volta che ci provavo non era il momento adatto, e quando lo era succedeva sempre un imprevisto.

Ci riuscirò un giorno, prima o poi.”






SPAZIO AUTORE:
Eccomi dinuovo. Spero vi sia piaciuto pure questo capitolo.
Non sapevo se mettere Jamie nella lista dei personaggi, perché, beh, compare solo in questo capitolo.
Comunque ringrazio tutti quelli che recensiscono o mettono le storie tra le preferite, o le ricordate o le seguite. Mi fate sempre più felice!
Voglio dire che il prossimo capitolo sarà quello conclusivo, infatti non avevo in mente di fare una FanFiction con tanti capitoli. Vi avviso già che, come scritto negli avvertimenti, la FF è incompiuta.
Spero che la fine non sia così tanto "brusca"...
Adieu
-Tappy

 

  
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