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Autore: xdreamsrmywings    27/01/2013    3 recensioni
“Is this the real life? Is this just fantasy?” lesse con tono da intellettuale.
“Bella canzone” aggiunse subito dopo.
“Già” mi limitai a rispondere per chiudere li la conversazione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathan Sykes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate l'infinitissimo ritardo, sono mesi che non pubblico lo so ma la mancanza  di ispirazione e di tempo mi ha impedito di pubblicare. Perdonatemi se il capitolo non è il massimo ma l'ho scritto di botto senza neanche controllarlo. Quindi perdonatemi se c'è qualcosa che non va. Enjoy it bitchees! 




Se il buongiorno si vede dal mattino, quella che mi si presentava davanti di certo non era una bella giornata. Ero in ritardo, maledettamente in ritardo; alle nove ero ancora in metropolitana cercando di raggiungere la scuola il primo possibile in modo da non ricevere una bella ramanzina.
Riuscii ad arrivare in soli quindici minuti, non provocando l'ira di Mrs. Rumney che non aveva ancora fatto il suo ingresso in classe. Il mio aspetto era penoso, i capelli che avevo sistemato in una coda di pesce erano colpetamente spettinati e il trucco era leggermente sciolto, il mio aspetto da non-fotomodella era ulteriormente compromesso.
Mi gettai di peso sulla sedia e alzai la mano velocemente per salutare Nathan ma anche per bloccare la battuta che aveva sulla punta della lingua.
"Ho capito, non è giornata" rispose subito Nathan percependo il mio pessimo umore.
"Hai afferrato il concetto Sykes, non è asoolutamente giornata" ribattei sillabando l'avverbio per sottolineare la mia situazione nervosa.
In pochi attimi la professoressa fece il suo ingresso, e il suo aspetto più scompigliato del mio seppur minimamente mi tirò su di morale; almeno non ero l'unica ad essere impresentabile.
La lezione di storia andò avanti come suo solito: la professoressa spiegava e io scarabbocchiavo il mio blocknotes, ed anche questa volta il tempo sembrava non passare mai.
Dopo un'interminabile ora, la lezione finì e la logorroica professoressa interruppe il suo noiosissimo discorso lasciandoci liberi di uscire da quella gabbia.
La lezione seguente era matematica, fortunatamente qualcosa di interessante.
"Hey Hailey, quando ci vediamo per Shakespeare?" chiese Nathan affiancandosi a me e seguendomi alla lezione di matematica.
"Erm, non so... Oggi per te va bene?" chiesi impacciata dopo essermi come sempre ricordata troppo tardi dell'impegno preso con lui.
"Sì, è perfetto" rispose sorridente lui.
"Okay, allora ci vediamo alla solita ora!" dissi allontanandomi velocemente verso l'aula.
"Ma a che ora? Cioè dove?" urlò.
"Erm, da me! Non posso muovermi da casa, ho delle cose da sbrigare e non ho tempo da perdere" 
La mia adorata lezione di matematica era stata rovinata dal dubbio se fosse stato giusto o no far venire Nathan a casa, quello era sempre stato il luogo in cui mi sentivo al sicuro dagli sguardi di tutti, dai loro giudizi e non sapevo se mostrarglielo sarebbe stata la cosa migliore. Era come confidare il mio segreto più intimo a uno sconosciuto.
Ero decisa a disdire tutto, afferai il telefono e digitai velocemente un messaggio nel quale gli dicevo che non ci saremmo potuti vedere per un imprevisto che avevo avuto, ma la coscienza mi diceva che avevo preso un ipegno, avevo fatto una promessa e non potevo non mantenerla, così cancellai tutto e rimisi il telefono in borsa pronta per la lezione successiva: biologia.

Ero carica, avrei dimostrato a quel vecchio rimbambito di 
Mr. Richardson che avevo fatto o meglio, avevamo fatto una relazione perfetta, senza nessuna pecca.
Quando entrò la prima cosa che fece fu guardare me e Nathan che ripetevamo velocemente il contenuto della nostra interrogazione. Non appena finì, alzò lo sguardo e con un sorriso di sfida disse "Bene, se non ricordo male c'è qualcuno che ha un compito da consegnare: signorina White, signor Sykes volete raggiungermi qui alla cattedra"
"Con infinito piacere" risposi orgogliosa lanciando un'ultima occhiata a Nathan che mi rispose con un sorriso complice.
l'interrogazione andò da Dio, Nathan era sicuro di sè durante l'esposizione e rispondeva senza esitazione alle domande del professore, io dal canto mio facevo lo stesso per dimostrare a 
Mr. Richardson la mia preparazione.
Il verdetto finale fu una A per me e una A- per Nathan, niente di meglio.
Uscimmo velocemente da scuola soddisfatti della nostra giornata.
"Grazie" sussurò Nathan camminando affianco a me nei corridoi della scuola.
"E di cosa?"
"E' il primo voto alto che prendo da quando sono arrivato, e anche perchè mi hai sopportato tutti questi giorni" rispose accennando un sorriso.
"Di niente" mi limitai a rispondere abbassando lo sguardo.

Il campanello suonò e il panico prese il sopravvento dentro di me, ero terrorizzata.
Scesi velocemente le scale per non far aspettare a lungo il mio "ospite" quando passai davanti allo specchio mi resi conto del mio abbigliamento inadeguato; un maglione largo e lungo fino a metà coscia, delle parigine abbinate e un pantaloncino che spuntava leggermente da sotto il maglione non erano il top, ma d'altronde non era un appuntamento o un incontro di lavoro, dovevamo semplicemente studiare.
...... Un appuntamento?? Ma cosa andavo a pensare?....

Aprii la porta e mi si presentò davanti un Nathan coperto da cappellino e sciarpone di lana che si copriva dal freddo gelido di Londra a dicembre.
"Entra!" lo esortai nel vederlo tutto infreddolito.
"Mio Dio! Si gela fuori, cosa che non fa qui dentro visti i tuoi pantaloncini" scherzò
Istintivamente abbassai lo sguardo e tirai giù il maglione sperando che in qualche modo si allungasse fino ad arrivare sotto le ginocchia, dopo qualche secondo rialzai lo sguardo e mi feci dare il giubbotto da Nathan che decise di tenere il cappellino sulla testa.
Ci accomodammo al tavolo del soggiorno e aperti i libri iniziammo a studiare.
"Bene, quali sonetti devi studiare?" chiesi sfogliando il suo libro di lettratura inglese.
"Il diciotto" sospirò lui scocciato.
"Tu che sei un cantante, scrivi canzoni non riesci a studiare il sonetto diciotto di Shakespeare? - faci una breve pausa prima di sbottare con - Stai scherzando vero?" 
"Erm, sinceramente non so neanche di cosa parli, non ho aperto libro"
"Capisco... cominciamo dai."
Nathan fece un respiro profondo prima di iniziare a leggere "
Dovrò paragonarti ad un giorno estivo? Tu sei più amabile e temperata: cari bocci scossi da vento eversivo e il nolo estivo presto è consumato. L’occhio del cielo è spesso troppo caldo e la sua faccia sovente s’oscura, e il bello al bello non è sempre saldo,per caso o per corso della natura. Ma la tua eterna estate mai svanirà, né perderai la bellezza ch’ora hai, né la morte di averti si vanterà quando in questi versi eterni crescerai. Finché uomo respira o con occhio vedrà,fin lì vive poesia che vita a te dà" si interruppe per qualche secondo per poi mormorare un sincero "wow".
"Lo so, è a dir poco fantastico. Riesci a capirne il significato oppure facciamo la parafrasi?"
"Credo di averlo capito" moormorò Nathan a mezza voce.
"Okay, allora prova a spiegarlo"
"
Il poeta si chiede se possa paragonare il proprio amato ad un 
un giorno d'estate, ma si rende conto che questo è più amabile, poiché il suo carattere non è scosso dai violenti venti, o bruciato al sole dall'eccesivo caldo e la sua dolcezza dura più dell'estate in sé, che dopo un breve tempo muore con l'autunno. Ogni bellezza è destinata a scomparire e a morire, o per la sorte o per il ciclo naturale : ma il suo amico, paragonato ad una estate eterna, non scomparirà né perderà la sua bellezza né vagherà nell'ombra della morte, poiché la poesia, immortale, gli donerà vita fino a quando gli uomini possono respirare o gli occhi possono vedere, fino a quando questo sonetto sarà conosciuto, questo ti darà vita."
"Nathan Sykes allora non sei stupido, è solo pigrizia la tua" esclamai entusiasta del suo lavoro.
"Bene, dubitavi delle mie capacità intellettive" rispose lui fingendosi offeso.
Scoppiai a ridere nel vedere la sua faccia buffa che tentava di imitare un'espressione offesa.
"Se io sono stupido tu sei una secchiona, nerd con gli occhialoni, i brufoli e l'apparecchio e sei molto sociale" 
"Io sono sociale e simpatica con chi voglio io" risposi
"Solo con te stessa quindi" 
"Fanculo" risposi spingendolo da una spalla.
"Non avresti dovuto mia cara" disse Nathan accennado un sorriso che non preannunciava nulla di buono.
In un istante si mise in ginocchio, afferrò i miei piedi avvcinandomi a lui per poi iniziare a farmi il solletico, che non sopportavo.
Nel dimenarmi per farlo smettere gli diedi un calcio al ginocchio facendolo cadere su di me, la nostra vicinanza fin troppo ravvicinata mi terrorizzava.
Fissavo la zip della sua felpa per evitare di incontrare il suo sguardo, ma ad un certo punto mi fu impossibile; alzai lo sguardo e incrociai il suo, in un attimo la ditanza tra le nostre labbra divenne inesistente e per una frazione di secondo il mio cervello si svuotò. Non c'erano più preoccupazioni su quello che dovevo dire, su come dovevo agire, la mia mente era completamente spoglia da ogni pensiero.
Quando il contatto tra le nostre labbra si interruppe restammo qualche istante in silenzio a guardarci, imbarazzati da quanto appena accaduto.
"Forse è meglio che vada, si è fatto tardi" bisbigliò Nathan imbarazzato.
"Sì, forse è meglio" risposi seguandolo all'ingresso e porgendogli il cappotto.
"Ci vediamo domani a scuola" disse lui sull'uscio della porta.
"Erm, si... A domani Nathan" 
Mi chiusi la porta alle spalle e mi appoggiai su di essa confusa, migliaia di domande mi frullavano nella testa: come poteva essere successo? Perchè non mi ero scansata? 
Tutto quello che sapevo era che quel bacio mi aveva rilassato come nient'altro al mondo.
   
 
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