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Autore: Nimel17    28/01/2013    10 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Belle starnutì per l’ennesima volta, cercando un fazzoletto con la mano. La confezione era vuota, così lasciò ricadere il braccio sul letto, sconsolata. Non aveva voglia di alzarsi.
Starnutì ancora, qualche divinità si faceva beffe della suo voglia di stare a letto, senza dubbio.
Mise per terra una gamba, restando sdraiata, ma si fermò quando sentì la porta aprirsi: Rumpelstiltskin le sorrise, reggendo in mano una nuova scatola di fazzoletti, quelli profumati alla menta che piacevano a lei e Belle si sentì alleggerire il cuore. Tese la mano per prenderne uno, ma lui ritrasse la confezione.
“Ah-ah, dearie, niente è per niente.”
Lei lo guardò con gli occhi lacrimanti.
“Di addaggherò l’influenza, non bosso bagiarti in gueste gondizioni.”
Rumpelstiltskin la ignorò e le depositò un bacio veloce sulle labbra, stringendole piano il viso tra le mani. Lo sentiva fresco contro la sua pelle calda, così sospirò di sollievo e piacere.
“Così impari ad andare a spiare gli innamorati indossando una giacchetta scollata.”
“Me ne rigorderò la brossima volda.”
Belle si passò le mani tra i capelli, i nodi le facevano male ma scioglierli era diventata un’impresa con le sue poche forze. Suo marito si sedette vicino a lei e la mise seduta prima che potesse parlare, tirando fuori come per magia da dietro la schiena una spazzola.
“Appoggiati a me, dearie, così.”
Lei obbedì e chiuse gli occhi mentre i denti fitti e morbidi passavano tra le sue ciocche, senza tirargliele. Rumpelstiltskin aveva sempre avuto un tocco magico per quei compiti da cameriera personale: nessuno aveva la mano più tenera della sua nello spazzolare i capelli, o nel lavarle la schiena e certamente nessuno era più veloce e abile di lui nello sbottonare vestiti.
“Ecco qua, dearie. Come uscita dalla parrucchiera.”
“Gra- Eeeeetchù!”
Lui le passò i fazzoletti e Belle potè finalmente soffiarsi il naso, tappato come un vino lasciato a invecchiare.
“Ho chiamato il giovane Henry, chiedendogli di farti compagnia e ha accettato. Dovrebbe arrivare a momenti.”
“Ba brenderà l’influenza anghe lui!”
“Sciocchezze, non si è ammalato una volta in dieci anni.”
“Oggi g’è sguola.”
“Motivo in più per venire.”
Lei si lasciò cadere contro i cuscini, stanca di discutere e con la gola che bruciava come se avesse bevuto benzina. Rumpelstiltskin le indicò il thermos sul comodino.
“Qui hai il the col miele. Ci sono altre due teiere piene in cucina, Henry penserà a sostituire mano a mano che bevi le nuove razioni. Ho lasciato anche del brodo per te e dei dolci per lui.”
“Di amo.”
“Anch’io, Belle. Anch’io. Prima di andare, ti darò il tuo cucchiaio di medicina.”
“Ho gambiado idea. Non di amo e du neanghe. Mi odi.”
Lui roteò gli occhi.
“Hai proprio ragione. Ti odio così tanto che qualcuno potrebbe persino avere la balzana idea che ti amo.”
Persino con il naso chiuso riusciva a sentire l’odore orribile di quello sciroppo. C’era qualche possibilità che suo marito lo avesse confuso con uno dei suoi veleni?
“Non ades-  Eeeeetchù! Lo brenderò dobo guando arriverà Henry.”
“Il ragazzino ti vuole troppo bene per disobbedirti.”
Il campanello suonò e Belle sorrise.
“Ghe beggado. Devi andare ad abrire.”
Il sorriso di Rumpelstiltskin era così maligno che per un istante temette che avrebbe ignorato il suono e le avrebbe versato la medicina in gola approfittando del fatto che aveva aperto la bocca per parlare.
“Vado, dearie.”
Lei tirò un sospiro di sollievo e si raggomitolò sotto le coperte, felice d’esser riuscita a rimandare al pomeriggio quell’incombenza. Aveva già chiuso gli occhi quando sentì che i passi frettolosi di Henry erano accompagnati da quello più lento e zoppicante del marito. Li riaprì di scatto.
“Ciao, Isabeau, come stai? Oh, domanda stupida. Posso fare qualcosa per te?”
“Potresti tenerla ferma, dearie?”
Belle alzò la testa e vide Rumpelstiltskin con un cucchiaio pieno di un liquido verdastro a pochi passi da lei. Henry arricciò il naso.
“Quella roba puzza come pesce andato a male.”
“Ma la farà guarire.”
“Sicuro che non l’ha messo in commercio mia madre?”
“Fidati, dearie, tua madre farebbe un tentativo di occultarla con un buon profumo prima di far agonizzare qualcuno e guardarlo morire sorridendo.”
“Roberd!”
Il bambino stava ridacchiando e lei pensò al diario di Bae che era ancora nascosto in biblioteca. Non ci era più andata, essendosi prima ferita e poi ammalata e voleva essere lei a darlo a Rumpelstiltskin.
“Meddi via guella gosa orribile.”
“Che esempio darai a Henry, amore?”
“Guello di una bersona sensada.”
Suo marito si voltò verso il ragazzo con un mezzo sorriso.
“Ora, Henry, vedrai che anche gli adulti devono prendere le medicine anche se non vogliono.”
“Come?”
Belle cercò di allontanarsi, ma era troppo tardi: le dita di Rumpelstiltskin avevano già serrato il suo naso. Considerò l’idea di lasciarsi svenire per mancanza d’aria solo per fargliela pagare, ma il suo istinto di sopravvivenza ebbe la meglio dopo quasi un minuto di apnea e spalancò la bocca per respirare. Veloce come un serpente, lui le spinse il cucchiaio in gola e lei fu costretta ad inghiottire quell’abominio.
“Be la bagherai guando sarò guarida.”
“Ci conto, dearie. Ti lascio in buone mani.”
“Arrivederci, signor Gold. Ci vediamo a pranzo.”
“Buona mattina. Ricordati il the e i biscotti, dearie.”
“Grazie, signor Gold.”
Il bambino le saltò sul letto quasi subito, dopo essersi tolto le scarpe e aver piazzato il suo zainetto vicino a lui. Si accoccolò al suo fianco e lei si allontanò istintivamente.
“Di ammalerai, garo.”
“Non mi ammalo mai, io.”
“Sei gome mio marido.”
“Vuoi che ti legga una fiaba dal mio libro?”
“Volendieri.”
Henry prese il suo volume e lo aprì ad una pagina a caso. Belle roteò gli occhi: La bella e la bestia.
“Questa versione è molto diversa dalle altre, non è scontata o banale.”
“Sono dudda oregghie.”
“C’era una volta, in un regno molto lontano chiamato Avonlea, una bellissima fanciulla, così bella che alla nascita era stata chiamata Belle. Suo padre Maurice era il re e lei crebbe adorata da lui, essendo la madre morta nel darla alla luce. Quando fu grande abbastanza per sposarsi, Belle venne promessa in sposa ad un nobile e bel cavaliere, di nome Gaston: lei accettò l’accordo per amore del genitore, ma in realtà non amava affatto il suo fidanzato, che a sua volta la riteneva bella ma troppo stravagante a causa del suo amore per i libri.”
Belle sorrise, pensando alla prima volta che aveva parlato del suo promesso a Rumpelstiltskin.
Onestamente, non mi è mai importato molto di Gaston. Per me, l’amore ha più veli, è un mistero da essere svelato. Non avrei mai donato il mio cuore ad un uomo così superficiale come lui.
Si accorse che Henry aveva smesso di leggere. Povero ragazzo, la voce doveva essergli seccata. Ma perché la stava guardando così?
“Come?”
“Gome? Gome gosa?”
“Come fai a conoscere le parole che Belle ha pronunciato molto più avanti?”
Lei sgranò gli occhi. Le aveva davvero pronunciate a voce alta? Oh, Signore.
“Devo aver già leddo guesdo libro.”
“Impossibile.”
“Di digo di sì. Dove gredi ghe abbia drovado il libro mio marido se non da me?”
Sorrise al bambino, sollevata d’esser riuscita a salvare le cose. Lui continuò a leggere.
“Un brutto giorno, gli Orchi dichiararono guerra al regno di Avonlea. Gli Orchi non erano esseri umani e sembrava che vincere contro di loro fosse un’impresa impossibile, ma Belle era una ragazza molto istruita e aveva letto in uno dei volumi della sua biblioteca come contattare il Signore Oscuro, Rumpelstiltskin. Re Maurice promise in pagamento dell’oro per i servigi del mago, ma lui non rispose alla loro richiesta d’aiuto, se non in quella che sembrava l’ultima sera per Avonlea.
Tuttavia, il folletto non voleva l’oro come prezzo, ma la principessa, come governante per la sua vasta dimora. Il re lo cacciò in malo modo, ma Belle rifiutò di lasciare che altri scegliessero per lei e accettò il patto di Rumpelstiltskin per salvare la vita ai suoi cari, nonostante la paura che incuteva il Signore Oscuro.”
“Baura? Duddi gredevano ghe fosse biù aldo, gi sgommeddo. Gerdo era sdrano, golor dorado e verdino, i gabelli sbeddinadi e riggi, vesdido di belle di drago nonosdande dovesse avere biù di dregendo anni.”
Il libro si chiuse di scatto e lei sobbalzò. Henry la fissava severo a braccia conserte.
“Come fai a saperlo?”
“Henry, di ho deddo…”
“Non ci sono illustrazioni di Rumpelstiltskin. L’unica che c’è è di spalle, ricoperta da un mantello grezzo che gli nasconde il viso e non è in questa storia.”
Dannazione. Lei sentiva il panico correrle per le vene e si maledisse per la sua stupidità.
“Sicuro?”
Lui non rispose neanche. Certo che era sicuro, pensò lei, non era uno stupido. Si passò le mani sulle tempie, massaggiandosele.
“Non di  vergogni, ad abbrofiddare di un’ammalada?”
“Neanche un po’. Ho ragione, vero? Il sortilegio esiste e tu sei la principessa Belle.”
“Sciogghezze.”
“E il signor Gold è Rumpelstiltskin. Non so come ho fatto a non arrivarci prima, era talmente ovvio!”
“Faggiamo un baddo?”
 “Sentiamo.”
“De non barli a nessuno, nemmeno ad Emma, o Regina, o Argie, o gualsiasi essere, animado o inanimado,  delle brove ghe hai sgoberdo oggi, e io risbonderò a dre domande, singeramente.” 
“Ho afferrato il concetto. Ok, accetto le condizioni. Prima domanda.”
“Non ho deddo guando risbonderò.”
“Isabeau!”
L’utilizzo del suo falso nome la spinse a sospirare.
“Va bene.”
“Quando tu e Rumpelstiltskin vi siete innamorati?”
Belle trattenne un sorriso per la prevedibilità della domanda.
“Digiamo ghe gi è voludo un bo’ ber duddi e due, ma il bundo di bardenza è sdado gerdamende la mia gaduda da guella sgala.”
“Il libro dice che è stata la prima rosa che ti ha regalato a far partire la vostra storia.”
“No, è sdado guando mi ha salvada. Gi siamo gome resi gondo ghe… ghe eravamo due bersone reali.”
“Seconda domanda. La regina voleva che tu spezzassi la sua maledizione, lui ti aveva cacciata credendo che volessi privarlo dei suoi poteri e lei voleva catturarti. Cos’è successo dopo?”
“Mi ha aiudada il suo gaggiadore.”
“Graham?”
“Sì. Lei era già sulle mie dragge, guando lui mi ha deddo dove nasgondermi e di dornare da Rumbelsdildskin. L’ha ingannada, digendo ghe mi ero diredda aldrove.”
“Ok, l’ultima. Perché Rumpelstiltskin ha creato la maledizione?”
“Ho già risbosdo a dre domande.”
“Non è vero, non ho fatto la terza.”
“Mi hai ghiesdo, Graham? E io di ho deddo si.”
“Non è giusto!”
“La vida è ingiusda.”
Henry sbuffò e mise via il libro di fiabe, deluso.
“Hai sete? Ti passo il thermos?”
“Se fossi gosì gendile…”
Bevve il the quasi d’un fiato, la gola irritata per aver parlato. Gli indicò il volume.
“Me lo leggeresdi?”
“Vuoi che ti finisca la storia?”
Belle annuì e si mise più comoda, fissandolo con i suoi grandi occhi blu.
“La prima sera, la principessa dormì nelle segrete, in quanto Rumpelstiltskin pensava di avere una fama da mantenere, ma Belle capì che non era così cattivo quando, la prima volta che gli servì il the, si spaventò per uno scherzo che lui le aveva fatto e fece cadere la sua tazza, ma lui non la sgridò e disse…”
“Ghe era solo una dazza.”
“Proprio così. Qualche tempo dopo, mentre Belle stava tentando di tirare giù le tende per far entrare un po’ di luce nel castello, gli chiese perché filasse così tanto. Rumpelstiltskin rispose che lo faceva per dimenticare, ma quando lei gli domandò cosa volesse scordare, lui non ebbe il coraggio di aprirsi e la fece ridere con una facezia. Era la prima volta da molto tempo che il Signore Oscuro sentiva qualcuno ridere, così le si avvicinò e fu un bene, perché nello sforzo di aprire le tende che Rumpelstiltskin aveva inchiodato, Belle cadde dalla scala…”
“Dridda nelle braggia del suo badrone.”
Ricordava com’era stato vederlo per la prima volta alla luce del sole: era come se non lo avesse mai visto davvero prima. Udì a malapena Henry sussurrarle la buonanotte, persa nei suoi sogni ad occhi aperti del momento in cui lui le regalava la rosa, la riaccoglieva piangendo quando era tornata da lui, la supplicava di perdonarlo…
“Sei tornata.”
“La… la regina mi stava cercando. Voleva imprigionarmi per avere un’arma contro di te, ma il suo Cacciatore mi ha salvata… mi dispiace così tanto, Rumpelstiltskin, non sapevo chi fosse in realtà, l’ho incontrata lungo il sentiero quando mi hai mandata a prendere la paglia…”
“Sssh, dearie, lo so. Avevi ragione, sono un codardo, ma ti giuro, il mio potere non significa per me più di te.”
“Ma allora perché….”
“Ricordi, quando ti ho parlato di mio figlio?”
“Mi hai detto che l’hai perduto.”
“Si trova in un mondo senza magia. Non riuscirei mai a trovarlo senza i poteri che mi derivano dalla maledizione.”
“Dunque è vero… un tempo eri un uomo normale.”
“Ho venduto la mia anima per diventare l’uomo in grado si salvare il mio Bae dalla guerra degli Orchi. La magia è diventata un bastone su cui non posso fare a meno di appoggiarmi, Belle, ma se mio figlio fosse qui, sano e salvo, ti giuro che tornerei chi ero, permettendoti di spezzare il sortilegio che si è impossessato di me.”
“Rumpelstiltskin…”
“Belle… Belle… Belle…”
Le si svegliò di scatto, la fronte sudata, il viso di suo marito a pochi centimetri dal suo.
“Henry mi ha detto che ti eri addormentata. Non volevo disturbarti, ma è ora che mangi qualcosa.”
“Ghe ore sono?”
“Le due.”
“Di amo.”
Rumpelstiltskin la guardò, confuso.
“Ghe g’è, non bosso dirdi ghe di amo senza ghe sembri ghe mi abbiano rabida gli alieni?”
“No, certo che no. Ti amo anch’io, Belle. Più di quanto possa esprimere.”
“Henry mi ha leddo la nosdra sdoria.”
Lui iniziò a imboccarla e lei storse il naso, ma sapeva di non essere abbastanza forte.
“Ma davvero… ti ha raccontato di come la Bella cadeva tra le grinfie della Bestia?”
“Sbiridoso. Non sai ghe baura avevo breso gadendo dalla sgala.”
“Mai quanto me. Ma anche se fossi stato lontano da te, avrei usato la magia per farti rimanere sospesa.”
“Magari a desda in giù per guardare le gambe, ammeddilo, gome hai sbirgiado nella mia sgolladura guando ho raggoldo la dazzina.”
“Non pensavo te ne fossi accorta.”
“Gi sono arrivada uldimamende.”
Qualcuno bussò freneticamente alla porta. I due si guardarono.
“Aspettavi qualcuno?”
“Doveva venire gualguno?”
Rumpelstiltskin sospirò, appoggiò la scodella sul comodino e prese il bastone, affacciandosi alla finestra.
“Che sorpresa, il nostro sceriffo.”
“Fallo endrare, di brego.”
Belle sbatté gli occhi quando Graham entrò. Le pupille erano dilatate, il viso arrossato e i capelli incollati alla fronte dal sudore.
“Graham, sdai bene?”
“Scusami se ti disturbo in un momento come questo, Isabeau, ma ho bisogno di farti una domanda: credi che noi possiamo aver vissuto un’altra vita oltre a questa?”
Lei deglutì. Come poteva ricordare? La maledizione era stata ben precisa nei suoi dettami, Rumpelstiltskin se n’era assicurato.
“Dibende… berghè?”
“Credo… credo che io fossi un cacciatore, accompagnato da un lupo. Dovevo uccidere Mary Margaret e ti ho salvato da Regina una volta. Sto sognando?”
“Dimmi, di è suggesso gualgosa di bardigolare nell’uldimo beriodo?”
“Tutto è iniziato dopo che ho baciato Emma.”
Belle sospirò. Ora si spiegava tutto. Il Vero Amore unito alla magia della Salvatrice… senza contare il fatto che il sortilegio si stava indebolendo.
“Gredimi, Graham, anghe se di buò sembrare sdrano, è duddo vero. Una volda eri il gaggiadore della regina, ghe di ingarigò di uggidere Bianganeve, ma du le salvasdi la vida, come fagesdi gon la mia.”
“Perché il Signore Oscuro era innamorato di te, vero… Belle?”
Lei iniziò a piangere senza volerlo, ignorando le proteste di preoccupazione dello sceriffo.
“Finalmende, un segno dangibile… la maledizione si sbezzerà.”
Graham le diede colpetti di consolazione sulla schiena, ma a far cessare il pianto di sfogo di Belle fu la voce gelida di suo marito.
“Cosa diamine ha detto, Graham? Aveva detto che non l’avrebbe turbata. Non ha visto in che stato è? E le tolga subito le mani di dosso.”
Lo sceriffo arrossì fino alla radice dei capelli e Belle sorrise a Rumpelstiltskin.
“Lui rigorda, amore. Gabisci giò ghe vuol dire?”
Con grande sorpresa di entrambi, lui emise un verso di derisione e disprezzo.
“Con tutto il tempo che ha passato a correre dietro alla Salvatrice, ha ricordato anche troppo tardi. Ma non è questo che mi preoccupa, dearie.”
Belle si chiese spesso, in seguito, come avesse fatto Rumpelstiltskin ad agire così velocemente. Ma di fatto, un momento prima Graham era vicino a lei, quello dopo era schiacciato contro il muro dal bastone di suo marito premuto sulla gola.
“No!”
“Ti metterà in pericolo, dearie. Sua Maestà ha ancora il suo cuore…. Se scopre di per certo che io rammento, non oserà mettersi contro di me, ma tu sei un altro paio di maniche. Ti farà del male, per impedirti di indebolire la maledizione e per farmi soffrire.”
“Sei in debido gon lui, lo sai. Mi salvò la vida, nella Foresda Ingandada.”
Rumpelstiltskin socchiuse gli occhi e allentò impercettibilmente la presa sulla sua giugulare.
“Mi stai chiedendo di risparmiarlo, Belle?”
“Sì. Gi breogguberemo dobo di Regina.”
Lui la fissò a lungo negli occhi, indeciso. Lei gli sorrise.
“Non sei un mosdro, amore mio. Brovalo.”
Suo marito sospirò e liberò lo sceriffo, che iniziò a tossire reggendosi ancora al muro.
“Ora siamo pari, Cacciatore. Ma metti in pericolo una volta la vita di Belle, e Regina con il tuo cuore in mano sarà l’ultimo dei tuoi problemi. Ci siamo spiegati?”
“Non hai bisogno di dirmelo, Rumpelstiltskin. Non rischierei mai la sua vita.”
Qualche minuto dopo che Graham se n’era andato, Rumpelstiltskin era ancora in piedi, appoggiato al bastone. Gli occhi erano scuri come fondi di un pozzo e altrettanto freddi.
“Non mi fraintendere, Belle. Il Signore Oscuro è ancora dentro di me.”
“Lo so. Ma gerga di riservarlo ber la regina.”
Le spalle di lui si rilassarono e il bastone cadde a terra con un tonfo, mentre suo marito si lasciava prendere e sdraiare vicino a lei. Lo tenne stretto come un bambino, accarezzandogli i capelli.
“Non demere. Non mi aggadrà niende.”
“Non posso perderti, amore mio. Non posso. Se qualcuno ti facesse del male…”
“So ghe lo seguirai fino ai gonfini del mondo. Ma sono gabage di difendermi, sobradduddo gondro Regina.”
 
 
 
 
 
Faceva così freddo… il cielo era color metallo, ma non pioveva ancora. Belle si sentiva fuori posto, col suo elegante abito nero e il cappellino con la veletta. Le sue mani tormentavano il fazzoletto di seta come se volessero lacerarlo e lei temeva che ci sarebbe riuscita. Emma se ne stava rigida davanti a tutti, mentre leggeva il suo discorso. Indossava un maglione e jeans neri, mentre Regina le stava al fianco con un elegante tailleur Chanel grigio fumo. La bocca del sindaco era ancora leggermene sfigurata dal gonfiore dovuto al destro di Emma la notte in cui Graham era morto, ma le faceva solo venire voglia di alzarsi e di urlarle contro, punirla per averlo ucciso.
Ma chi avrebbe dato ascolto alla pazza del paese?
Fu il suo turno per leggere il suo saluto d’addio al defunto sceriffo di Storybrooke. Mentre guardava da vicino alla bara Regina guardarla gelida, suo marito sempre un po’ in disparte rispetto agli altri, David e Mary Margaret sempre un po’ più vicini del normale nonostante Kathryn fosse presente, Pongo seduto con la testa tra le zampe ai piedi di Archie, immaginò di vedere anche Graham, con la sua postura un po’ goffa di quando doveva stare fermo per tanto tempo, i capelli che ricadevano sugli occhi come un cucciolo disorientato.
“Abbiamo perso un caro amico. È stato triste perderlo così giovane, quando aveva ancora tutta la vita davanti, quando era pronto a seguire il proprio cuore e diventare, se possibile, una persona ancora migliore.”
La regina si era irrigidita alla menzione del cuore di Graham.
“Abbiamo perso uno sceriffo scrupoloso ma maldestro, capace di versarti il caffè addosso ma pronto ad aiutarti se ti trovavi in difficoltà, mettendo a repentaglio la sua vita se necessario. Avrebbe detestato il suo funerale, in quanto credeva che per ricordarlo dovevamo solo buttare giù un bicchiere di whiskey, ma oggi siamo qui riuniti per dargli un ultimo saluto e promettergli di non dimenticarlo mai.”
Mise il suo girasole, il fiore preferito di Graham, sulla tomba e si allontanò per stare accanto a Rumpelstiltskin. Mentre tutti se ne andavano, il capo chino e i fazzoletti al naso, Emma le si avvicinò.
“Isabeau… posso farti una domanda?”
“Quello che vuoi, Emma.”
“Il giorno… il giorno in cui Graham è morto, è venuto da te. Cosa ti ha detto?”
Belle valutò la sua scelta. Era pronta ad accogliere la verità la Salvatrice? A pochi passi, suo marito scosse impercettibilmente la testa e lei sospirò.
“Mi chiese consiglio su come comportarsi con te. Ti amava, Emma, ti amava moltissimo, ma non sapeva come liberarsi di Regina.”
“E Graham avrebbe detto tutto questo a lei?”
Le due donne si voltarono per vedere il sindaco dietro le loro spalle, gli occhi fiammeggianti di collera. Belle mantenne un tono tranquillo.
“La vostra relazione non era un segreto, signora Mills. E io e lui eravamo amici.”
“Curioso, non ero a conoscenza di questa vostra… amicizia.”
Per un attimo, credette che l’avrebbe attaccata. La vista le si appannò e sentì il sangue ronzarle nelle orecchie, ma il braccio di Rumpelstiltskin la cinse in una stretta protettiva.
“Signorina Swan, la pregherei di portare questa donna lontano da mia moglie. Regina, un funerale non è certo il luogo per insinuazioni e minacce, ma sappi che se parlerai a Isabeau in questi termini ancora una volta…”
Lui era sempre stato un sostenitore delle frasi lasciate in sospeso, credendo a ragione che lasciar lavorare l’immaginazione fosse assai più efficace. Vennero lasciati soli, infatti, come richiesto.
“Quella… quella donna orribile…”
“Non ci pensare. Vieni, torniamo a casa, sei guarita da troppo poco tempo, prenderai freddo.”
 
 
Angolo dell’autrice: vergognoso ritardo, più di un mese! Colpa degli esami, fate un malocchio ai miei prof. Chiedo scusa per il fluff che torna e ritorna in tutti i capitoli, ma è l’unica arma che ho contro il sadismo dei registi di Once Upon A Time: sparano a Belle? Fluff. Belle perde la memoria? Fluff. Belle getta contro il muro la chipped cup che si rompe in mille pezzi come il mio cuore? Fluff. Belle urla dopo che Rumpel l’ha baciata? Fluff.  Per chi avesse difficoltà a decifrare il codice raffreddorese, basti sapere che c e q sono d e le p b. Dovrebbe essere tutto qui. Bene, per il prossimo episodio una domanda spoiler: è stato davvero il signor Gold il piromane? Alla prossima, dearies.  
  
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