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Autore: NoaLillyORiordan    28/01/2013    0 recensioni
Come possono cambiare due vite con un solo incontro? Ed è davvero possibile? Due sconosciute, piene dei loro silenzi si incontreranno prima sul campo sportivo, compagne di squadra, amiche e poi? Questa è la storia di due anime che prese dalla difficoltà della vita, finiranno per incontrarsi e scontrarsi...come potrebbe capitare a tutti noi, del resto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve, qui è Noa con l'aggiornamento alla storia: spero vi piaccia e se volete, lasciare una recensione.

Erano splendidi pomeriggi. Il sole era di un arancio intenso e accecante e seppur fosse marzo, l’aria era frizzantina. Cosi Michela aveva da poco deciso che poteva rispolverare la moto e andò agli allenamenti a cavallo del bolide. Già mentre allacciò il casco una strana sensazione le strinse lo stomaco. In quel momento, dopo tre giorni, un week end di lavoro, ripensò a Chiara. Ricacciò la strana sensazione e salita in sella alla moto, girò la chiave nel quadro. Accese gli anabbaglianti, tirò la leva della frizione, schiacciò con il piede sinistro il pedale del cambio innestando la prima e partì a tutto gas. Michela sfrecciava tra le macchine in sovrappensiero, sulla strada mal illuminata. A un paio di chilometri dalla palestra, in lontananza, una ragazza dal volto familiare la fissò. Solo all’arrivo in palestra si sarebbe resa conto che era proprio Chiara, che in quel momento vide arrivare dallo specchietto retrovisore della sua moto. La strana sensazione ritornò a morderle lo stomaco. Ma la mise a tacere e smontata dalla moto, entrò nello spogliatoio dove era in atto un dibattito molto acceso. “Michela cosa ne pensi del fatto che Sara l’abbia data dopo nemmeno tre appuntamenti?” chiese Fabiana in pieno tono provocatorio. La ragazza sotto santa inquisizione, Sara appunto, era nota per cambiare ragazzi come le mutande. E se si è persone pulite s’intende che li cambiava spesso.  “Affari suoi” decretò senza nemmeno guardarle. Proprio in quel momento entrò Chiara che come al solito non rivolse la parola a nessuno. “E tu che ne pensi, Chiara?” chiese Fabiana con tono pungente. Michela con la coda dell’occhio per vederne la reazione. La ragazza non rispose, ma continuò a prepararsi per l’allenamento. “Temo che oltre a essere muta sia anche sorda” commentò in maniera acida Fabiana, provocando ilarità generale. “Adesso basta Fa. E in campo!” commentò improvvisamente Michela, stizzita. Fabiana tentò di ribattere ma Michela la fulminò con sguardo torvo.
L’allenamento fu stranamente teso. Perfino l’allenatore se ne accorse e raccolte le ragazze in cerchio a centro campo fece loro un discorso. “Ragazze vi vedo tese e poco coese. Escludete delle persone dalle azioni. Siete una grande squadra, sia numericamente, che come forza. domenica abbiamo una partita importante e fondamentale. Quindi qualsiasi tensione tra voi lasciatela in spogliatoio, è chiaro?”. Alcune ragazze tentarono di ribattere ma l’allenatore chiese di nuovo, a gran voce “È chiaro?”. Un sommesso “si” arrivò dal gruppo che ruppe le righe e si diresse allo spogliatoio.
“Vedi se devo farmi cazziare per colpa di una sordomuta” commentò acida Fabiana, che con questa affermazione raccolse consensi. Michela scattò come una molla. “Fabiana adesso basta è chiaro? Se hai le cose tue vai a casa e prenditi un calmante e lasciaci tutti in pace!” disse Michela in tono piuttosto concitato. Rimasero tutte sorprese dalle reazioni delle due ragazze, da sempre grandi amiche di squadra. Chiara assisteva alla scena come se non si stesse nemmeno parlando di lei. Un forte bussare alla porta fece trasalire l’intero gruppo. “Tutto ok li dentro?” chiese da dietro la porta l’allenatore. “È vero che dovete lasciare in spogliatoio le vostre tensioni, ma nemmeno lo dovete sfasciare dopo gli allenamenti!” concluse con un risolino. Le ragazze dissero che era tutto ok e ognuna fece finta di niente cambiandosi e filandosela alla svelta dallo spogliatoio. L’aria che tirava non era affatto piacevole e la tensione si tagliava con il coltello. Perfino Michela non salutò nessuno, ma dritta come un missile si diresse alla moto e allacciato il casco ripartì a tutta velocità.
Svoltato l’angolo mise la freccia e si fermò a bordo strada. Aveva le palpitazioni e le tremavano le mani. La conosceva bene quella sensazioni di rabbia cieca. Doveva prima calmarsi per riprendere a guidare. Si tolse il casco e inspirò profondamente. Lasciò che la rabbia dal cervello scendesse giù per la gola, che risalisse dallo stomaco, che invadesse i polmoni, sporcandoli di nero, per poi espirare tutto il veleno. Notò che seppure fosse marzo e l’aria frizzantina, ancora emetteva nuvolette di vapore con il respiro. Innalzò lo sguardo al cielo. Era pieno di stelle anche se la luna era ben nascosta da qualche parte. Chiara la superò, mentre lei cercava con lo sguardo la luna, ancora in sella alla moto. “Guarda che oggi dalle nove è sciopero” disse Michela. La ragazza tirò dritto come se non avesse nemmeno sentito le sue parole. Ma superò a grandi passi anche la fermata. “Senti se vuoi ti do un passaggio. Ti ho vista prima, sono di strada se vuoi?”. Solo allora, con grande stupore di Michela, Chiara si voltò e la fissò intensamente negl’occhi. Quegli occhi: avevano qualcosa di particolare che non riusciva a spiegarsi. “Guarda che non mordo mica sai? E non corro nemmeno” mentì Michela. Offrì il suo casco a Chiara che continuava a fissarla, senza però accettare ne rifiutare la proposta. Dopo qualche secondo, che a Michela parvero secoli, stizzita disse “E allora? Vuoi salire o no?”. Non ricevendo risposta avvicinò il casco alla testa. “Come vuoi tu” disse in tono accondiscendete. Proprio allora Chiara fece un passo verso di lei e allungò una mano. Michela le diede il suo casco, lasciando che Chiara se lo allacciasse da sola. Con stupore della centaura, Chiara salì senza dubbi e senza fatica sulla moto. “Forse il suo ragazzo ne ha una” pensò tra se e se. Chiara non si aggrappò a Michela che le chiese “Mi vuoi dire dove abiti cosi ti lascio sotto casa?”. Alla domanda Chiara rispose con assoluto silenzio. Michela si girò e fissò la strada. “Ok ti lascio alla fermata dove ti ho visto. Se cambi idea dimmelo, ok?” disse Michela “Anche se poco ci credo” commentò tra se e se divertita. “Speriamo di non incontrare la polizia” disse, concludendo, di fatto, un monologo e partendo verso i due successivi chilometri di silenzio.

  
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