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Autore: NoaLillyORiordan    23/01/2013    0 recensioni
Come possono cambiare due vite con un solo incontro? Ed è davvero possibile? Due sconosciute, piene dei loro silenzi si incontreranno prima sul campo sportivo, compagne di squadra, amiche e poi? Questa è la storia di due anime che prese dalla difficoltà della vita, finiranno per incontrarsi e scontrarsi...come potrebbe capitare a tutti noi, del resto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve a tutti, mi presento: sono Noa Lilly O'Riordan. Questo doveva essere il primo capitolo ma preferisco considerarlo come il prologo della storia. Spero possa piacervi e a chiunque vada, di lasciarmi un commento. A presto Noa.

Prologo - Questione di pelle.

Michela non poteva soffrire Chiara. Nemmeno sapeva dire perché: una questione di pelle, di sensazione. Fatto era che non poteva soffrirla affatto. Eppure Chiara era una ragazza normale. Forse troppo silenziosa. Arrivava al cortile della palestra. Scendeva da un’auto grigia, guidata da un ragazzo. Entrava in spogliatoio e si cambiava. Si allenava, giocava e silenziosa come era arrivata se ne andava. Senza proferire parola, ne mai un piccolo cenno con la testa. Come riuscisse a giocare senza parlare mai con le compagne di squadra era un mistero. Eppure ci riusciva senza che il gioco o la squadra ne risentisse in alcun modo. Nonostante non fosse certo da panchina perenne. Aveva il suo bizzarro modo di comunicare: il silenzio. Che non fosse muta era un fatto accertato, l’avevano sentita rispondere al suo cellulare. E l’evento veniva commentato quasi come una leggenda. E pare non fosse nemmeno autistica. Semplicemente sembrava non gliene fregasse granché della vita che ruotava intorno a lei. Arrivava scendendo da una macchina grigia, giocava e silenziosamente si dissolveva, salendo sulla stessa macchina grigia. Forse era proprio questo il problema per Michela: odiava i misteri e quella ragazza era un mistero con le gambe.
Non l’aveva mai incontrata al di fuori degli allenamenti, ne sapeva esattamente dove abitasse. Ogni suo dettaglio poteva captarlo solo agli allenamenti e all’uscita della palestra, tre volte a settimana.
“Ragazze la sapete l’ultima?” disse con entusiasmo stridulo Fabiana, entrando a perdifiato in spogliatoio. Tutte le ragazze presenti ammutolirono all’istante. Erano verso la fine di un buon campionato e forse per qualcuna di loro c’era qualche possibilità professionale. Il fiato sospeso di tutte portò Fabiana a proseguire. “Sta arrivando la muta e l’ho sentita con queste orecchie litigare con il ragazzo prima di scendere dalla macchina” disse indicandosi le orecchie con espressione entusiasta di chi sta dando una notizia sensazionale. Lo sguardo basito di tutte le fece capire che la notizia non faceva molto scalpore. “Ma vai a cagare Fa!” asserì Michela. “E non chiamatela la muta. Ma quante volte ve lo devo dire? Se vi sente non credo le farà certo piacere. Lei si chiama Chiara” continuò la ragazza infilando calzettoni e scarpe. 
Chiara entrò silenziosamente nello spogliatoio tra il chiacchiericcio delle ragazze, che si interruppe al suo arrivo. Lanciò il borsone sulla panca, mancando di poco una compagna. Era tutta rossa e aveva visibilmente pianto. Voltando le spalle alle ragazze cominciò a cambiarsi, conscia di avere tutti gli sguardi puntati su di lei. Conferma che ebbe guardando lo specchio. “Bene ragazze, in campo: il mister ci aspetta” disse Michela, troncando sul nascere ogni domanda. Tutte la guardarono torve. Per tutta risposta lei aprì la porta e con braccio teso, con il dito puntato al campo, ordinò minacciosamente alla squadra di uscire dagli spogliatoio e dirigersi all’allenamento. Fissò per un secondo lo sguardo di Chiara attraverso il vetro appannato. Lo fissò dentro la sua mente. In quell’istante, le fece infinita tenerezza. Ma lasciò comunque la porta, che sbattette, alle sue spalle, raggiungendo di corsa la squadra.
Alla fine dell’allenamento, come sempre Chiara svanì silenziosamente. Ma stavolta nessuno la vide salire sulla macchina grigia. Michela la vide attraversare il cortile, dallo specchietto retrovisore della sua moto, uscire dal cancello e guardare impaurita la strada principale. Svoltato l’angolo Chiara svanì dalla vista di Michela, che ingranò la prima e lasciò dolcemente il piede dalla frizione, per partire.
Sulla strada principale vide la ragazza ferma alla fermata dell’autobus, ma proseguì. Fin quando, istintivamente non mise la freccia svoltando velocemente a destra. Fece il giro del quartiere per uscire di nuovo sulla strada principale. Giusto in tempo per vedere ripartire un pullman e la fermata, vuota.
“Che mi sarà preso, mah” commentò tra se e se, ripartendo velocemente verso casa.

  
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