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Autore: Demsmuffin    28/01/2013    8 recensioni
Lui sorride. Sorride e io non faccio che pensare che con il suo sorriso che potrebbe illuminare l’intero l’universo. Il suo sorriso che farebbe sembrare luminoso il nero cupo della notte. Il suo sorriso che mi scioglie in mille pezzi. Il suo sorriso che non mi stanco mai di guardare. Il suo sorriso che rivolge a me. Io che ho la fortuna di poter ricevere quella rara meraviglia e a volte vorrei che non fosse così.
E allora i suoi occhi chiari si illuminano di felicità, roteano attorno senza vedere nulla e poi guardano me. I suoi occhi guardano me e io non so cosa fare.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sedici.


 

 

Nevica. Tutto intorno a me è bianco e freddo. Il cielo è di uno strano colore bianco e grigio, le nuvole lo coprono totalmente e sembra tutto irreale. La neve poggia a terra senza fare rumore, è silenziosa e soffice. Faccio un passo in avanti. I miei piedi affondano nel bianco, scomparendo talmente tanto che non vedo più le mie caviglie. Mi guardo attorno per capire  che posto sia quello (mi sembra di non esserci mai stato) ma non vedo nulla. In lontananza si vede una fitta nebbia che impedisce di distinguere persone o sagome di qualunque tipo. Giro la testa a destra, poi a sinistra.
Dove sono? Come sono finito lì? Sento un fruscio alle mie spalle e mi giro, con il cuore in gola. Non c’è nessuno però. Sono solo. Solo in una distesa di neve bianca. In mezzo al nulla.
Faccio un altro passo avanti mentre cerco di capire come andarmene via.
Anche se amo la neve. Anche se adoro i fiocchi delicati che si impigliano tra i miei capelli indomabili, che finiscono accidentalmente dentro la maglietta facendomi raggelare, ma ridere; adoro il suo bianco, è così unico e particolare. La neve c’è, cade, ma non sempre capisci se quel pezzo di ghiaccio si è davvero posato a terra e amalgamato con il resto.
Allungo le braccia, i palmi verso il cielo. Voglio catturare un po’ di neve, voglio sentire freddo, voglio toccarla, voglio sorridere un po’.
La neve comincia a cadere ancora più veloce, ma nulla si posa sulle mie mani . La neve passa attraverso di me e faccio un respiro profondo. Chiudo gli occhi, concentrandomi. Perché non è possibile che le cose mi passino attraverso, non è proprio possibile.
Un altro fruscio. Stavolta distinguo dei passi. Spalanco gli occhi, girando su me stesso. Ancora nulla. Aggrotto le sopracciglia, capendo sempre meno.
“Chi c’è?” Urlo, al vuoto, nel panico più totale. Non capisco se la nebbia che vedo è nella mia mente o esiste davvero. Vengo scosso da un brivido poiché stavolta la neve si è posata sul mio palmo. Con le braccia ancora alzate e le mani gelate, vado ancora avanti. Chiudo il pugno, la neve si scioglie sulla mia pelle come se io fossi fuoco. Ma sono tutt’altro che quello. Mi sento come parte della neve, freddo e bianco. Solo vuoto, solo il nulla.
E ancora sento qualcuno che sta camminando.
“Chi c’è?” Ripeto, ancora più forte. L’aria gelida mi entra in bocca, percorre la mia gola, blocca il mio urlo, mi soffoca, smetto di respirare per un attimo. I miei occhi sono fuori le orbite, il cuore mi martella velocissimo. Ho paura. Ho così paura che potrei morire d’infarto anche adesso.
Ancora dei passi. Qualcuno sta camminando, qualcuno è qui. Riesco a sentirlo, riesco a percepirlo.
“Dimmi chi sei.” Dico senza urlare. Non ne ho più la forza. Non tremo, devo rimanere fermo, non devo mostrarmi vulnerabile. Qualcuno sussurra, alle mie spalle. Il respiro è caldo ed accogliente, sento subito un tepore che mi fa quasi sudare.
“Ciao, Harry.” Louis. E’ lì, con me. Ma cosa.. come è arrivato? Ma non mi faccio altre domande perché il suo sorriso mi impedisce di parlare o pensare.
“Lou, Lou, nevica, guarda!” Riesco solo a dire con un tono infantile e divertito. La neve è una delle cose che più mi affascina al mondo. E voglio che lui lo sappia, voglio dirglielo. Ma tutto quello che faccio non è controllato dal mio cervello, è controllato da qualcos’altro. Sono estraneo al mio corpo.  
“Lo so, Harry, lo vedo.” Piega la testa di lato, assume l’espressione più indifferente che gli abbia mai visto fare. Non vede quanto il mondo sia meraviglioso quanto è tinto di bianco?
“No, non capisci. Nevica, Lou! Hai mai assaggiato la neve?” Sorrido, felice di averlo lì, di non essere più solo.  
“Come?” Mi guarda come se fossi pazzo.
“Assaggiato la neve! Mai?” Dico ancora più convinto.
“No.” Scuote la testa e non so perché, ma sembra che la sua figura stia sbiadendo, come se stia andando via.
“Dovresti.” Mi avvicino a lui, ma sbiadisce ancora di più. Così faccio qualche passo indietro, spaventato. E lui torna ad essere normale. Voglio toccarlo, voglio riuscirci, ma lui è lontano.
“Louis!” Grido nel terrore, non può scappare via. Perché lo sta facendo? Si fa sempre più lontano, eppure tutto mi pare immobile. Comincio a ripetere il suo nome più e più volte, mentre smette di nevicare. Guardo il cielo.
Nevica, ti prego, continua a nevicare non smettere.
Voglio guardare il bianca tutto la vita. Non può smettere di nevicare.
Abbasso lo sguardo, mentre sto per piangere. Lui non si vede più ormai.
“Perché sei andato via?” Sussurro, labbra tremanti e gola che brucia. “Torna qui da me.” Le gambe mi tremano e cado per terra, nella neve. Mi reggo con le braccia e le mani affondano tra il gelo, ma non sento freddo, no.
Se ne è andato. E’ andato via e non so perché. E’ colpa mia, che ho fatto? Ho detto qualcosa di sbagliato, deve avermi preso per pazzo perché gli ho detto di assaggiare la neve. E’ così, è a causa mia che è andato via.
“Non piangere.” Non è lui a parlare, no. Alzo lo sguardo.
Chiunque sia si stia avvicinando a me, io non lo riconosco, ma lui sembra conoscermi bene, fin troppo bene, perché adesso mi sta abbracciando. “Non ti vuole.” Sento il suo respiro sulla mia pelle.
“No.” Urlo disperato, voglio divincolarmi dalla sua stretta.
“Sì, invece. Ma io, io ti voglio. Resta tu con me, Harry. Baciami.”
Non riesco a liberarmi, ha una forza disumana, mi sta quasi rompendo le ossa, mi sta stringendo talmente forte che penso che potrei cadere in mille pezzi. Ma le sue labbra sono soffici, carnose, belle da baciare, ma non sono quelle che cerco, non sono quello di cui ho bisogno.
Comincio a sudare, mentre le mie gambe fanno forza per alzarsi, ma invano.
“Lasciami, lasciami!” Urlo tra un pausa e l’altra. “No, vai via.” Non smetto più di urlare, ho paura. Non voglio baciarlo, non voglio. Voglio Louis, non lui.
Lui si stacca dalle mie labbra e allontana il suo viso dal mio di qualche centimetro. E adesso lo vedo chiaramente, adesso so chi è. So a chi appartengono quelle labbra. Mattew.
“Io posso darti di più, molto di più.” Insiste, tornando a baciarmi. Il terrore mi sta attanagliando. Voglio che vada via, non voglio stare lì ancora.
“Harry.” Una voce in lontananza mi distrae. Io continuo ad agitarmi tra quelle braccia, continuo ad urlare.
“Harry, svegliati, Harry!” Ancora quella voce insistente. Mattew si fa meno presente, anche lui, come Louis, sta sbiadendo all’improvviso.
“No.” Blatero, senza nemmeno che io sappia a cosa devo dire di no.
D’un tratto spalanco gli occhi, mi metto seduto, il respiro mi viene meno. Non capisco più dove sono e non capisco perché adesso sembra esserci improvvisamente caldo. Mi sento come se fossi bagnato,le mie mani non reggono il peso del mio corpo e sto per cadere all’indietro, ma delle braccia possenti mi afferrano. Mi sento attirato da qualcuno, riconosco quel tocco, lo stesso che mi era sfuggito nel sogno e tante altre volte.
“Tranquillo Haz, era solo un brutto sogno, tranquillo.” Calma. Quell’abbraccio rassicurante è quello in cui mi sono rifugiato tante volte, quello che, quando faccio i brutti sogni, mi fa riaddormentare come se non mi fossi mai svegliato.
Mi sistema sulla sua pancia, io cerco di non appesantirlo troppo, cerco di essere delicato, ma il corpo non la pensa allo stesso modo e così diventa rigido, non ne vuole sapere di rilassarsi.
Il mio respiro è affannato, i miei occhi sono lucidi. Mi giro a guardare il suo viso, ho paura che sparisca, che cominci a sbiadire, che lui se ne vada.
“Non mi lascerai mai, vero?” Le mie parole arrivano a mala pena al mio orecchio che ho i miei dubbi che lui le abbia sentite, ma quando Louis mi accarezza i capelli e mi bacia la fronte sudata scuotendo la testa e sorridendo, capisco che lui mi sentirà sempre, non importa quanto la mia voce possa essere bassa e roca.
“Hai caldo?” Mi chiede, prendendo a cullarmi. Sento caldo e freddo allo stesso tempo, non so come possa succedere. Non so cosa rispondere, e per semplice e puro istinto scuoto la testa perché non voglio che se ne vada da lì, non voglio che smetta di stare con me. Faccio un respiro profondo, cercando di capire dove sono stavolta.
“Lou, dove siamo?” L’ambiente è familiare, riconosco le pareti color panna, la televisione super costosa davanti al letto, l’armadio enorme e straripante di vestiti, la finestra socchiusa con una tenda anonima. Eppure non lo riconosco, c’è qualcosa di diverso stavolta. Non è casa nostra.
“Siamo a casa tua, ad Holmes Chapel.” A casa mia? Quando ci siamo arrivati? Quando mi hanno dimesso?
Giro la testa da un lato, poi dall’altro.
E improvvisamente ricordo. Ricordo di come Louis fosse entrato felicissimo, dicendomi che saremo andati ad Holmes Chapel e che dovevo “muovermi il culo” perché voleva mangiare cinese quella sera e doveva fermarsi da qualche parte e non voleva fare tardi; mi ricordo di come mia madre lo aveva allora spinto, sbuffando e dandomi dei vestiti.
Eravamo a casa mia, con mia sorella e mia madre. Non eravamo a Londra, io e lui da soli, no. Respiro piano quando rabbrividisco senza un motivo valido.
Louis mi sta adagiando sul letto, mi tocca come se potessi essere un oggetto di porcellana finissima sul punto di rompersi
Nel giro di due secondi il mio respiro torna affannato, le immagini di Louis che sbiadisce si fanno più nitide e un lampo squarcia il cielo, seguito da un rimbombo talmente forte da farmi sussultare. Solo adesso mi accorgo che sta piovendo a dirotto.
Louis poggia il mio viso sul suo petto nudo, continuando a ripetermi che va tutto bene, che lui è lì e sarà sempre così. Lui al mio fianco, con me.
Quando bagno la sua pelle rosea con le lacrime, ho paura di averla contaminata e mi tiro indietro. La sua pelle è così perfetta che temo che qualcosa possa deturparla, possa renderla meno colorita, sporca.
“Hey, non preoccuparti, Haz.” Mi stampa un bacio sulla fronte e io smetto subito di singhiozzare. Allora intreccio le mie dita con le sue, faccio aderire i nostri corpi nudi perfettamente, lo stringo a me come se non ci fosse un domani.
E adesso, in questo preciso istante lo so cosa voglio, lo so cosa c’è che non va. Voglio l’unica persona in grado di farmi stare bene e la voglio stanotte. L’unica cosa che me lo impedisce è la paura, paura di non sapere che per lui sono l’unico e il solo.
”Tu ami me, vero?” Le nostre labbra si toccano, senza baciarsi. Siamo lì avvinghiati sotto le coperte, con me che tremo per il temporale, per paura, per l’emozione di averlo lì, di essere a casa. La sua gamba si accomoda sopra la mia, mentre lui annuisce, mordendomi il labbro inferiore.
“L’ho lasciata, se è questo che vuoi sapere. L’ho lasciata il giorno stesso in cui tu..” Ferma la frase a metà, facendo il più debole dei sorrisi.
“L’hai davvero lasciata?” Non credo a quello che ho appena sentito, i suoi occhi luccicano e sono così sinceri che è difficile pensare che lui stia mentendo. Ma perché dovrebbe farlo poi? Lui ha lasciato Eleanor per me. Ecco tutto.
“Ho sempre pensato che non l’avresti mai fatto.” Lo sussurro spaventato, incerto.
Davvero sarebbe stato capace di non farlo, di restare con lei e non con me?
“Io ti amo.” Dice, prendendomi un fianco con la mano libera e stringendomi ancora di più a sé. “Ti amo e non potevo stare con lei un minuto di più. Mi dispiace non avertene parlato prima, mi dispiace se ti ho ferito ignorando l’argomento, ma pensavo che.. pensavo che prima o poi te ne saresti dimenticato.” Sospira sul mio collo, riscaldandomi con il fiato. “Sono stato stupido a pensarlo e..” Sta piangendo. Il suo volto è rigato da lacrime che brillano, da lacrime che io non vorrei mai vedere sulle sue guance. Il mio cuore perde un battito, le sue parole mi riecheggiano nella mente senza smettere.
Ho bisogno di rassicurarlo, ho bisogno di fargli capire che ho capito, che adesso so perché non parlavamo mai di tutto quello e che mi dispiace, mi dispiace per non essermi fidato di lui.
“Va tutto bene, hey..” Cerco di dire qualcos’altro, ma lui continua a piangere e io non riesco a concentrarmi sui miei pensieri. Così alzo i pollici e gli asciugo il viso, sorridendo. “Ti amo anche io.” Faccio soltanto.
“Non va tutto bene. Ti ho ferito, avrei dovuto aprirmi.” E’ così visibile che il senso di colpa lo sta tormentando, che quegli occhi, di solito luminosi, sono velati di tristezza perché lui crede di aver sbagliato.
Ma quello che ha sbagliato sono io, sono io che non ho capito, non lui che tentava di proteggermi.
“Avrei dovuto capire tutto..” Louis comincia a baciarmi, lasciando la mia frase a metà.
E’ quello il momento giusto, è in questo istante che devo averlo, adesso. Mentre lui sta scuotendo la testa per negare ogni mia parola.
“Lou..” Borbotto, stringendo le mia dita sulle sue, in modo da rafforzare la stretta. “Ti voglio, ti voglio ora.”
Continuiamo a baciarci, lasciandoci guidare solamente dai nostri istinti, spegnendo ogni pensiero e ogni sensazione che non sia legata all’altro e io sento a mala pena il temporale. Non ho paura dei tuoni, non mi importa più.
Lo sento sorridere mentre continua a baciarmi.
“Sono tuo. Solo tuo.” Conferma prima di aprire di più le labbra e uscire la lingua.
Mi lecca il labbro inferiore, poi quello superiore e la infila dentro di me, sfiora la sua lingua con la mia, delicatamente le fa roteare, e quelle non si oppongono, anzi stanno al gioco. Faccio lunghi respiri con il naso, la mia mano scivola lungo il suo fianco, l’altra è ancora intrecciata con la sua. Cerchiamo di stringerci di più anche se sembra impossibile essere più vicini di così e nessuno dei due è soddisfatto.
Louis non smette di baciarmi le labbra mentre mi fa distendere a pancia in su e mi abbraccia sistemandosi sul mio corpo.  
Scende giù sul collo, lasciandomi baci umidi e caldi. Succhia la mia pelle, la sfiora con la lingua, la morde senza farmi male. Vengo scosso da brividi di piacere quando Louis scende sul mio petto, baciandomi i capezzoli.
I suoi baci percorrono minuziosamente i miei addominali, è di una lentezza quasi esasperante e sento la mia erezione crescere talmente tanto da farmi arrossire. Sono imbarazzato, la faccia mi sta andando a fuoco e nonostante i miei sospiri d’eccitazione, ogni momento mi preoccupo ancora di più. Non l’ho mai fatto e.. farà male? Soffoco un gemito quando Louis comincia a muovere la sua mano sulla mia erezione, senza alcun tipo di fretta. Avvicina il suo viso al mio, facendo combaciare le nostre fronti.
“Va tutto bene?” I nostri nasi si sfiorano e sorrido istintivamente. Le sue sopracciglia sono aggrottate, sta fissando le mie guance, sicuramente fin troppo rosse per essere provocate solamente dall’eccitazione.
“E’.. la prima volta.” Deglutisco. Stringo la sua mano, che ancora sta intrecciata con la mia, più forte che posso e nonostante i suoi occhi siano a un dito di distanza dai miei, io evito di guardarli. “Fa male?” Gli chiedo sussurrando. Lui ridacchia. Ridacchia ed è talmente tenero che il mio sguardo si alza sulle sue labbra aperte in un sorriso che scopre i denti e so che è impossibile che una persona con un sorriso così dolce possa farmi del male.
Louis scuote la testa. Il mio cuore batte all’impazzata. Non so più che emozioni sto provando, ma so per certo che non ne ho mai provate così tante positive nello stesso momento.
“Solo un po’, all’inizio.” Pressa le sue labbra sulle mie, stringendo le sue gambe sui miei fianchi. “Farò più piano che posso.” La sua lingua sfiora la punta del mio naso e poi mi bacia proprio in quello stesso punto. “Se ti faccio male, avvertimi.” Sorride prima di sollevarsi da me.
Lascia andare la mia mano per alzarmi le gambe, per piazzarle attorno i suoi fianchi, per darmi il tempo di aggrapparmi a lui. Sollevo le braccia sul suo collo e lui torna a distendersi su di me.
Una mano scivola in basso, mi sfiora l’erezione, accarezza il mio sedere. Mi concentro sulle sue labbra che hanno il migliore sapore del mondo perché lui mi consiglia di farlo. Il suo dito è entrato. Si sta muovendo delicato, ma deciso, lento, ma quanto basta.
Io soffoco diversi sospiri, diversi gemiti, la mia erezione ormai non posso più ignorarla. Ed ecco che procede con un altro dito, accelerando di più. Il piacere è ancora più forte, i miei gemiti ancora meno soffocabili. E poi, d’un tratto, quasi non me ne accorgo, lui sfila le dita ed entra con la sua erezione. Spinge, piano. Lo sento dentro di me, sento il calore del suo corpo, i suoi baci ovunque, le sue carezze che mi stanno dicendo di stare tranquillo e stringo le mie dita sulla sua schiena, muovo il bacino per istinto.
Sento un lievissimo dolore e non so neanche di preciso dove, ma dopo un po’ svanisce e io sussurro il suo nome, mi mordo il labbro inferiore per non urlare dal piacere, ne voglio ancora e ancora.
“Non smettere.” Gli dico. Lui non ne ha la minima intenzione ed annuisce, accelerando le spinte. Stavolta fa più male, perché tutto sembra diverso anche se sono passati cinque secondi.
Ma aspetto, non glielo dico. Il suo fiato si mescola con il mio, anche lui si sta mordendo le labbra, soffoca gemiti su gemiti e io ignoro ancora il dolore, che si affievolisce sempre di più, concentrandomi sulla sua fronte perlata di sudore, sulle sue mani che mi stringono i fianchi, suoi nostri movimenti, su tutto quello che sta succedendo. Il sangue mi pulsa nelle vene talmente tanto che sono sicuro che stiano per scoppiare, io sono bollente, le guance sempre rosse. Louis ha gli occhi di chi vorrebbe continuare all’infinito, ma proprio non ce la fa.
lo sento. Sento che sto per venire e che non posso evitarlo. Emetto un verso di puro piacere. E subito dopo vengo seguito da Louis e da un suo orgasmo.
Cerco di regolarizzare il respiro, cerco di calmare l’adrenalina, di frenare l’emozione, ma non riesco. Lui mi sta abbracciando. E come faccio io a calmarmi se lui mi abbraccia?
“Ricordati questa notte come la più bella della tua vita, amore.” Mi lascio cullare dalle sue carezze, dai suoi abbracci, dai suoi baci, da tutto il suo affetto. Mi lascio, per la prima volta in vita mia, andare e basta.
“E’ stato perfetto, come potrei mai dimenticarmi tutto questo?” Sto ridendo. Mentre fuori i tuoni continuano a sovrastare qualunque rumore, io rido. Louis ride insieme a me e lì, avvinghiati sotto le coperte in una delle più gelide nottate d’inverno e in una delle tempeste più forti che l’Inghilterra abbia mai visto, io sono consapevole che da quella notte in poi il temporale non mi farà più paura. Adesso ho un nuovo ricordo da tirare fuori tra un fulmine e l’altro. Adesso i demoni del passato stanno per essere sconfitti. Una volta e per sempre.








Demsmuffin's corner


Ci sono riuscita! Questo capitolo è stato un parto. Ultimamente sto completamente fuori e ho delirato per tutta la durata del parto lol 
Come vi avevo detto, questo capitolo è ad alto contenuto Larry e, soprattutto, è a rating rosso. Ma a me non importava descrivere la prima volta di Harry come una ff rossa richiede, a me importava sottolineare tutti i significati che ci stanno dietro, come il fatto che nonostante il temporale, lui è con Louis e sta bene.(pagherei per vivere una scena del genere, nonostante tutto, davvero)
E Louis inizia a spiegare perché non parlava con Harry di quello che pensava, ma questo è solo 1% del discorso, ci sono ancora tantissime altre cose che devono succedere! 
E l'incubo iniziale non so da dove l'ho tirato fuori, semplicemente è.. apparso nella mia mente e basta. 
Io sto una merda ultimamente perciò scusate se sono poco simpatica stasera.. Spero solo che questo capitolo vi piaccia e vabbè recensite :) 
Peace love and Larry Stylinson, 
Sarah. ♥

   
 
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