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Autore: elenri    28/01/2013    13 recensioni
L'Agenzia Aerospaziale NASA, sta progettando una nuova missione nello Spazio. A capo di questo progetto promuove il Comandante Isabella Swan, che con l'aiuto della storica amica e valente Scienziato Alice Brandon. deve riuscire per prima cosa a crearsi un equipaggio fatto di professionalità eccellenti. Riusciranno le due donne a creare questo gruppo così particolare, capace di sopportare le insidie e l'isolamento dello spazio cosmico?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Eccomi, per il primo capitolo. Spero che non vi addormentiate troppo, perchè io sono così: un'esteta e mi piacciono le descrizioni. Vi prometto un po' più di movimento nei prossimi.
Un grosso ringraziamento per le note d'affetto che mi avete lasciato...sono commossa.
Ho cercato di porre rimedio ai problemini che mi erano stati presentati...spero ora vada meglio.
Un bacio a tutte,
Teresa






 

 

Capitolo primo

 

 

Esco dall’edificio che è metà pomeriggio, la luce forte del sole primaverile della Florida mi schiaffeggia il viso. In giornate già afose come quella di oggi vorrei essere ancora nella mia cara Buffalo, così verde e fresca.

 Controllo di aver preso la mia ventiquattrore e togliendo le chiavi della macchina dalla tasca sinistra della giacca, che tengo piegata sul braccio, mi avvio verso il parcheggio del complesso  14 in cui mi trovo.  Cerco con lo sguardo la bella Jeep Wrangler  Freedom  blu notte che la Base mi ha messo a disposizione. La vedo, parcheggiata di fronte a me ad alcune decine di metri sulla destra. L’ammiro, è l’auto giusta per un militare, ma… di classe.

Sarà il colore, o la stella serigrafata sul cofano, che allude alla mia missione, ma la sento mia e sorrido. Salgo, accendo il motore ed esco dal parcheggio lentamente. Imbocco la NASA Causeway East che attraversa, come una lunga lingua d’asfalto, il Banana River, bacino di acque salmastre in cui non è raro scorgere  le inquietanti sagome scure degli alligatori. Imbocco la HW 95 in direzione sud, ancora indecisa se dirigermi verso casa o se andarmene ad Orlando a trascorrere la serata, stuzzicata dal fatto che sarebbero solo sessantacinque miglia.

Alla fine, vinta dal peso della scadenza imminente, supero lo svincolo con la 528 che mi avrebbe portato in città e con un sospiro proseguo verso il quartiere residenziale dove mi sono stati assegnati alcuni alloggi.

Imbocco il viale di palme che traccia la zona in cui sorgono, allineate su una leggera collina, due file di anonime villette in legno. Basse e larghe, sono dipinte in tenui colori pastello, sbiadite ulteriormente dall’azione erosiva della salsedine portata dal vento che soffia persistente dal vicino oceano Atlantico.

Spengo la jeep all’inizio del vialetto carrabile e scendo.  

Guardo verso est, il cielo è di una splendida tonalità turchese, cosparso di nuvole sfilacciate color salmone. E’ il tramonto: l’ora che, nella sua malinconia, preferisco .

Mi volto e mi incammino dalla parte opposta verso l’ingresso di casa.

In questo versante è tutto più quieto: il prato a chiazze rade, la casa, i cespugli di yucca, sono ingrigiti dall’imminente crepuscolo, ma ancora vividi nel riflesso del sole morente.

Estraggo dal mazzo la chiave per aprire la porta a vetri intagliata. M volto, di nuovo,  stupita dall’esplosione di rossi e arancioni che, nel cielo, si sono fagocitati crudelmente ogni traccia d’azzurro.

Lascio a malincuore questo spettacolo della natura ed entro.

Accendo la luce , appendo la giacca ad un gancio dell’ingresso, metto le chiavi nel portaoggetti  a forma di conchiglia, in trasparente alabastro, che si trova sulla console sotto il grande specchio dalla cornice dorata.

Cerco nella tasca destra della giacca il cellulare e spedisco un veloce sms ad Alice.

 

Torni per cena?

 

La sua risposta arriva quasi prima che abbia spedito il messaggio. Ciò conferma la mia ipotesi che  Alice abbia il dito più veloce del west…per fortuna che non gira armata.

 

Spiacente , ho tanto lavoro da finire, poi c’è qui uno con cui devo ripassare FISICA… ;)

 

Mi ha spedito una faccina con l’occholino?...Ho capito benissimo di che cosa devono discutere…

Sto ancora ridendo mentre premo INVIA.

 

Intendi lo studio dei CORPI celesti?

 

Bip, bip.

 

Non so se sia celeste, ma un gran CORPO ce l’ha!!  :) :)

 

DUE faccine super sorridenti? Chi sarà il fortunato da esplorare? Mi concentro sui volti dei tecnici della Base. Peter, Tod, Mike?...Mmh, no, per me sarebbero da una faccina…

Torno a scorrere mentalmente l’elenco dei ragazzi dello staff della Florida e gioco la mia puntata.

 

Samuel, Albert?

 

Invio. Questi sono alti biondi, muscolosi e abbronzatissimi… quel che per me è il top del figo da spiaggia.

Bip, bip.

 

Jake! :) :)

 

Alzo le sopracciglia in un’espressione stupita e premo INVIA.

 

Black?

 

Sì, è fuori dai miei standard ma è da due faccine, lo ammetto.

Abbastanza alto, capelli nerissimi tagliati  corti con un ciuffo che gli cade sbarazzino sulla fronte. Occhi altrettanto scuri, bel colorito ma naturale, ispanico credo, o nativo. Sorrisone da bambino.

 

Approvo! Divertiti e fagli vedere le stelle a quel topo di laboratorio!

 

Invio.

Bip, bip.

 

Ci puoi giurare <3 …e tu fai i compiti!

 

Mi imbroncio al ricordo della lista da preparare e invio.

 

Sì mi ci metto subito. Tra un paio d’ore vado all’aeroporto a prendere Rose e un tipo in gamba che conosce lei.

 

Bip, bip.

 

Wow, arriva la bionda!!! Domani sera organizziamo un’uscita tra donne!!!

 

Mi scappa da ridere, ancora non è uscita per questa serata che già sta organizzando la prossima.

E’ un vero uragano, quella ragazza e mi stupisce sempre il fatto che riesca ad essere così pragmatica e scientifica sul lavoro come esuberante e spudorata nella vita sociale.

Mi dirigo in cucina mentre infilo il cellulare in tasca.

Apro il frigorifero ed estraggo la terrina con l’insalata di riso avanzata la sera prima. Per una cena in solitaria va più che bene e posso mangiarmela come piace a me, arricchita di maionese, fredda a cucchiaiate, direttamente dal contenitore.

Mi tolgo le scarpe e le ripongo sulla rastrelliera dello sgabuzzino . Con solo i calzini ai piedi mi dirigo nello studio con la terrina  della cena nella sinistra e una bottiglia di Corona con fetta di lime, nell’altra.

Appoggio tutto sul piano della scrivania e apro il mio Notebook.

Accendo, cerco la Directory riguardante la missione e clicco sul file Lista candidati. All’interno vi sono tre cartelle.

 Nella prima vi ho riposto i curriculum che mi sono stati proposti da vagliare.

Nella seconda, vi sono i nomi di quelli che erano già stati scelti in una pre-selezione. Si tratta dello staff scientifico che affianca da qualche mese Alice in laboratorio. Di questi alcuni hanno anche le competenze per poter far parte dell’equipaggio.

Apro la terza cartella che ho denominato Mosche Bianche, perché è il modo in cui chiamo quei personaggi che hanno i mille requisiti richiesti da questa missione.

 Mi tornano alla memoria  gli annunci che sono apparsi un anno fa sui maggiori giornali del mondo, oltre che sulla stampa specializzata,  che recitavano ironicamente più o meno così:

 

AAA  NASA : NUOVI ASTRONAUTI CERCASI, (ma che sappiano parlare il russo).

USA: la Nasa e' alla ricerca di nuovi astronauti, i candidati dovranno dimostrare di conoscere la lingua     russa. Al momento, infatti, l'unico modo per andare nello spazio e' tramite il veicolo spaziale russo Soyuz. I candidati, provenienti se possibile dalle forze armate, dovranno essere laureati preferibilmente in matematica, biologia, fisica o ingegneria, meglio se con mille ore di esperienza di pilotaggio di aerei alle spalle. I futuri astronauti dovranno avere una vista perfetta e un'altezza compresa tra 1,50 e 1,89 metri.

 

A quei tempi era ancora top-secret il fatto che fosse in elaborazione un nuovo progetto aerospaziale che avrebbe fatto riattivare la base di lancio di Cape Canaveral in Florida. Quindi tra le tante caratteristiche che i candidati avrebbero dovuto avere c’era la conoscenza della lingua degli Zar.

Per ora ho inserito, sotto suggerimento di Alice, Mike Newton e Tyler Crowley, rispettivamente matematico e biologo. Poi ci sono Rosalie Hale e il tipo in arrivo Eric Yorkie, che si occuperanno delle Public Relations. Il tenente Angela Weber, con  funzione di coordinatrice d’ufficio e di mia assistente personale.

Nella sezione dedicata agli esperti piloti, invece, compare per ora solo il nome di Jasper Hale fratello di Rose.

Chissà se domani dovrò aggiungere il nome di Jacob Black alle MB…penso con una punta di sarcasmo.

Guardo l’orologio sullo schermo e mi accorgo che è quasi ora d’andarmi a preparare per uscire. Ma prima di interrompere il lavoro, metto in evidenza alcuni nomi che hanno destato il mio interesse.

 

 

 

Jessica Stanley, ingegnere informatico, ottima conoscenza lingue europee.


Emmett  McCarty, ingegnere costruttore. Entrambi con brevetto di pilota, ora operativi sul progetto del gemello del rover atomico Curiosity, dell’Università di Austin in Texas.

 

Edward Cullen, dottore in medicina aerospaziale, specializzato in biotecnologie. Al momento in forza presso l’ Università della California di San Francisco.

 

Accidenti, penso, gran bel tipo e con un sacco di ore di volo…anche più delle mie.

Salvo con cura il lavoro, chiudo il Notebook e mi dirigo verso il bagno della mia stanza da letto per farmi una doccia prima d’andare all’aeroporto. Apro l’acqua e posiziono l’erogatore sul getto bollente. Mi svesto e mentre la stanza si riempie di piacevole vapore, guardo la mia immagine riflessa nello specchio grondante di goccioline. La figura che si riflette è una ragazza carina, più vicina ai trenta che ai vent’anni, chiara di carnagione ma leggermente dorata dal bel sole della Florida. Capelli castano scuri trattenuti in una composta coda alta. Occhi nocciola, determinati, con due leggere occhiaie scure che li circondano. Lineamenti regolari, bocca piccola, ma non sottile.

Forza gioia, sta arrivando Rose, se avevi qualche piccola speranza di  fare conquiste, ora te lo puoi scordare… la mia immagine riflessa alza le sopracciglia, scuote la testa rassegnata mentre si spazzola diligentemente i denti.

Mi asciugo i capelli lasciandoli vaporosi. Mi dirigo in camera e rimango incerta davanti alle porte aperte dell’armadio. Sono nervosa, so già che il confronto sarà avvilente.

Voglio molto bene a Rose, ma con lei non c’è storia. E’ talmente bella, bionda, statuaria, elegante…che sembra finta.

Invece è simpatica, semplice e anche timida. Tanto, che sfrutta la sua leggerissima miopia per nascondersi dietro un paio di grandi occhialoni con strass  che comunque le stanno d’incanto.

Metto frustrata un paio di shorts color sabbia, una blusa bianca senza maniche che completo con una camicia in jeans azzurro lasciata aperta. Azzardo un bel paio di sandali in vernice color turchese con zeppa alta almeno otto centimetri.

Prima di uscire passo dalla scrivania, estraggo dal cassetto la mia pistola, inserisco il caricatore e la metto nella borsa a tracolla che ne frattempo ho preso dalla poltroncina dell’ingresso.

Saprei difendermi anche senza, ma non è detto che nell’eventuale momento di pericolo abbia la fortuna di essere in parità numerica. Sto uscendo sola nella notte e preferisco essere prudente.

Raccolgo le chiavi, spengo le luci ed esco.

 

Mentre guido, con il finestrino mezzo aperto per godermi la brezza tiepida della sera, canticchio seguendo il brano musicale che esce dalla radio. Il  mio pensiero corre ai volti delle persone  che ormai ho deciso d’inserire nella lista delle MB.

Dunque: McCarty, Stanley, Cullen. Mi appunto di farli chiamare da Angela domattina presto.

Nel frattempo sono arrivata nel parcheggio di fronte all’aeroporto di Orlando. C’era poco traffico, ho fatto presto.

Mi dirigo verso il terminal dei voli interni e controllo il tabellone degli orari. L’aereo  da Boston è appena atterrato. Mi siedo su una poltroncina ad aspettare.

Ad un certo punto la vedo. Spunta, con la sua elegante falcata, dalla zona ritiro bagagli trascinandosi dietro un’enorme trolley rigido color argento, con appoggiata sopra, un’altrettanto grossa sacca da viaggio nera.

Al braccio, oltre alla borsa, ha un beautycase argento come il trolley. Al suo fianco cammina un ragazzo moro alto come lei, col ciuffo sugl’occhi, vestito sportivo che trascina un bagaglio molto meno voluminoso. Lo riconosco per averlo visto nella foto inserita nel suo fascicolo, è sicuramente Eric Yorkie.

Quando la mia amica mi vede, mi regala un sorriso smagliante che manda in pappa il cervello  di buona  parte dei maschi presenti nei cinquanta metri che ci separano.

 Alza la mano libera e la agita in un allegro saluto. << Bella? Bella? >>

Mi alzo e le vado incontro ridendo. «Rose, ciao…avete fatto buon viaggio?»

La bacio sulle guance mentre lei,abbandonati i bagagli, mi abbraccia.

«Discreto, ma lunghissimo » si lamenta. «Ti presento Eric, il migliore addetto stampa sulla piazza di Boston. » Mi volto verso il ragazzo che nel frattempo mi porge la mano.

« Piacere, Isabella Swan » gli dico mentre ricambio la stretta.

« Il piacere è mio Comandante » risponde con un sorriso gentile.

« Allora, cosa ne dite, se prima di arrivare a casa ci fermassimo a bere qualcosa?»Azzardo.

«Ottima idea, cara » mi risponde Rose, ma vorrei liberarmi presto di questo carico da mulo…

«Dai qualcosa anche a me, ti aiuto. » Mi affretto a prenderle il borsone nero stracolmo.

« Uuff, Rose, quanto pesa, ti sei portata tutto l’armadio?»

«No, solo la parte estiva…» si finge per un attimo offesa, poi mi strizza complice un occhio.


Siete arrivate fino a qui, brave! Nessun commento, se non che l'avventura continua.
See you later alligator...
  
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