Eccomi, per il
primo capitolo. Spero che non vi addormentiate troppo,
perchè io sono così: un'esteta e mi piacciono le
descrizioni. Vi prometto un po' più di movimento nei
prossimi.
Un grosso ringraziamento per le note d'affetto che mi avete
lasciato...sono commossa.
Ho cercato di porre rimedio ai problemini che mi erano stati
presentati...spero ora vada meglio.
Un bacio a tutte,
Teresa
Capitolo
primo
Esco
dall’edificio che è metà pomeriggio,
la luce forte del sole primaverile della Florida mi schiaffeggia il
viso. In
giornate già afose come quella di oggi vorrei essere ancora
nella mia cara
Buffalo, così verde e fresca.
Controllo
di aver preso la mia ventiquattrore e
togliendo le chiavi della macchina dalla tasca sinistra della giacca,
che tengo
piegata sul braccio, mi avvio verso il parcheggio del complesso 14 in cui mi trovo. Cerco con lo sguardo la
bella Jeep
Wrangler Freedom blu notte che la Base mi
ha messo a disposizione. La
vedo, parcheggiata di fronte a me ad alcune decine di metri sulla
destra. L’ammiro,
è l’auto giusta per un militare, ma… di
classe.
Sarà
il colore, o la stella serigrafata
sul cofano, che allude alla mia missione, ma la sento mia e sorrido.
Salgo,
accendo il motore ed esco dal parcheggio lentamente. Imbocco la NASA
Causeway
East che attraversa, come una lunga lingua d’asfalto, il
Banana River, bacino
di acque salmastre in cui non è raro scorgere
le inquietanti sagome scure degli alligatori. Imbocco la
HW 95 in direzione
sud, ancora indecisa se dirigermi verso casa o se andarmene ad Orlando
a trascorrere
la serata, stuzzicata dal fatto che sarebbero solo sessantacinque
miglia.
Alla
fine, vinta dal peso
della scadenza imminente, supero lo svincolo con la 528 che mi avrebbe
portato
in città e con un sospiro proseguo verso il quartiere
residenziale dove mi sono
stati assegnati alcuni alloggi.
Imbocco
il viale di palme che traccia la
zona in cui sorgono, allineate su una leggera collina, due file di
anonime villette
in legno. Basse e larghe, sono dipinte in tenui colori pastello,
sbiadite ulteriormente
dall’azione erosiva della salsedine portata dal vento che
soffia persistente
dal vicino oceano Atlantico.
Spengo
la jeep all’inizio del vialetto
carrabile e scendo.
Guardo
verso est, il cielo è di una splendida
tonalità turchese, cosparso di nuvole sfilacciate color
salmone. E’ il
tramonto: l’ora che, nella sua malinconia, preferisco .
Mi
volto e mi incammino dalla parte
opposta verso l’ingresso di casa.
In
questo versante è tutto più quieto:
il prato a chiazze rade, la casa, i cespugli di yucca, sono ingrigiti
dall’imminente crepuscolo, ma ancora vividi nel riflesso del
sole morente.
Estraggo
dal mazzo la chiave per aprire
la porta a vetri intagliata. M volto, di nuovo,
stupita dall’esplosione di rossi e arancioni
che, nel cielo, si sono
fagocitati crudelmente ogni traccia d’azzurro.
Lascio
a malincuore questo spettacolo
della natura ed entro.
Accendo
la luce , appendo la giacca ad
un gancio dell’ingresso, metto le chiavi nel portaoggetti a forma di conchiglia, in
trasparente alabastro,
che si trova sulla console sotto il grande specchio dalla cornice
dorata.
Cerco
nella tasca destra della giacca il
cellulare e spedisco un veloce sms ad Alice.
Torni
per cena?
La
sua risposta arriva quasi prima che
abbia spedito il messaggio. Ciò conferma la mia ipotesi che Alice abbia il dito più veloce del west…per
fortuna che non gira armata.
Spiacente
, ho tanto lavoro
da finire, poi
c’è qui uno con cui
devo ripassare FISICA… ;)
Mi
ha spedito una faccina con
l’occholino?...Ho capito benissimo di che cosa devono
discutere…
Sto
ancora ridendo mentre premo INVIA.
Intendi
lo studio dei CORPI celesti?
Bip,
bip.
Non
so se sia celeste, ma
un gran CORPO ce
l’ha!! :)
:)
DUE
faccine super sorridenti? Chi sarà il fortunato da esplorare? Mi concentro sui volti dei
tecnici della Base. Peter,
Tod, Mike?...Mmh, no, per me sarebbero da una faccina…
Torno
a
scorrere mentalmente l’elenco dei ragazzi dello staff della
Florida e gioco la
mia puntata.
Samuel,
Albert?
Invio.
Questi sono alti biondi, muscolosi e abbronzatissimi… quel
che per me è il top
del figo da spiaggia.
Bip,
bip.
Jake!
:) :)
Alzo
le
sopracciglia in un’espressione stupita e premo INVIA.
Black?
Sì,
è
fuori dai miei standard ma è da due faccine, lo ammetto.
Abbastanza
alto, capelli nerissimi tagliati corti
con un ciuffo che gli cade sbarazzino sulla fronte. Occhi altrettanto
scuri,
bel colorito ma naturale, ispanico credo, o nativo. Sorrisone da
bambino.
Approvo!
Divertiti e fagli vedere le stelle a quel topo di laboratorio!
Invio.
Bip,
bip.
Ci
puoi giurare <3 …e tu fai i compiti!
Mi
imbroncio al ricordo della lista da preparare e invio.
Sì
mi ci metto subito. Tra un paio d’ore vado
all’aeroporto a prendere Rose e un
tipo in gamba che conosce lei.
Bip,
bip.
Wow,
arriva la bionda!!! Domani sera organizziamo
un’uscita tra donne!!!
Mi
scappa da ridere, ancora non è uscita per questa serata che
già sta organizzando
la prossima.
E’
un
vero uragano, quella ragazza e mi stupisce sempre il fatto che riesca
ad essere
così pragmatica e scientifica sul lavoro come esuberante e
spudorata nella vita
sociale.
Mi
dirigo in cucina mentre infilo il cellulare in tasca.
Apro
il
frigorifero ed estraggo la terrina con l’insalata di riso
avanzata la sera
prima. Per una cena in solitaria va più che bene e posso
mangiarmela come piace
a me, arricchita di maionese, fredda a cucchiaiate, direttamente dal
contenitore.
Mi tolgo le scarpe e le
ripongo sulla
rastrelliera dello sgabuzzino . Con solo i calzini ai piedi mi dirigo
nello
studio con la terrina della
cena nella
sinistra e una bottiglia di Corona con fetta di lime,
nell’altra.
Appoggio
tutto sul piano della scrivania e apro il mio Notebook.
Accendo,
cerco la Directory riguardante la missione e clicco sul file Lista
candidati.
All’interno vi sono tre cartelle.
Nella prima vi ho riposto i
curriculum che mi
sono stati proposti da vagliare.
Nella
seconda, vi sono i nomi di quelli che erano già stati scelti
in una
pre-selezione. Si tratta dello staff scientifico che affianca da
qualche mese
Alice in laboratorio. Di questi alcuni hanno anche le competenze per
poter far
parte dell’equipaggio.
Apro
la terza
cartella che ho denominato Mosche Bianche, perché
è il modo in cui chiamo quei
personaggi che hanno i mille requisiti richiesti da questa missione.
Mi tornano alla memoria gli annunci che sono apparsi
un anno fa sui
maggiori giornali del mondo, oltre che sulla stampa specializzata, che recitavano ironicamente
più o meno così:
AAA NASA : NUOVI
ASTRONAUTI CERCASI, (ma che sappiano parlare il russo).
USA:
la
Nasa
e' alla
ricerca di nuovi astronauti, i candidati dovranno dimostrare di conoscere la
lingua russa.
Al momento, infatti,
l'unico
modo per andare
nello spazio e' tramite il veicolo spaziale russo Soyuz.
I
candidati, provenienti se possibile dalle forze armate, dovranno essere
laureati preferibilmente in matematica, biologia, fisica o ingegneria,
meglio
se con mille ore di esperienza di pilotaggio di aerei alle spalle. I
futuri
astronauti dovranno avere una vista perfetta e un'altezza compresa tra
1,50 e
1,89 metri.
A
quei
tempi era ancora top-secret il fatto che fosse in elaborazione un nuovo
progetto
aerospaziale che avrebbe fatto riattivare la base di lancio di Cape
Canaveral
in Florida. Quindi tra le tante caratteristiche che i candidati
avrebbero
dovuto avere c’era la conoscenza della lingua degli Zar.
Per
ora
ho inserito, sotto suggerimento di Alice, Mike Newton e Tyler Crowley,
rispettivamente matematico e biologo. Poi ci sono Rosalie Hale e il
tipo in
arrivo Eric Yorkie, che si occuperanno delle Public Relations. Il
tenente Angela
Weber, con funzione
di coordinatrice
d’ufficio e di mia assistente personale.
Nella
sezione dedicata agli esperti piloti, invece, compare per ora solo il
nome di Jasper
Hale fratello di Rose.
Chissà
se domani dovrò aggiungere il nome di Jacob
Black alle MB…penso con una punta
di sarcasmo.
Guardo
l’orologio sullo schermo e mi accorgo che è quasi
ora d’andarmi a preparare per
uscire. Ma prima di interrompere il lavoro, metto in evidenza alcuni
nomi che hanno
destato il mio interesse.
Jessica
Stanley,
ingegnere informatico, ottima conoscenza
lingue europee.
Emmett
McCarty,
ingegnere costruttore. Entrambi con brevetto
di pilota, ora operativi sul progetto del gemello del rover atomico
Curiosity, dell’Università
di Austin in Texas.
Edward
Cullen,
dottore in medicina aerospaziale, specializzato in biotecnologie. Al
momento in forza presso l’ Università della
California di San Francisco.
Accidenti,
penso, gran bel tipo e con un sacco
di ore di volo…anche più delle
mie.
Salvo
con cura il lavoro, chiudo il Notebook e mi dirigo verso il bagno della
mia
stanza da letto per farmi una doccia prima d’andare
all’aeroporto. Apro l’acqua
e posiziono l’erogatore sul getto bollente. Mi svesto e
mentre la stanza si
riempie di piacevole vapore, guardo la mia immagine riflessa nello
specchio
grondante di goccioline. La figura che si riflette è una
ragazza carina, più
vicina ai trenta che ai vent’anni, chiara di carnagione ma
leggermente dorata
dal bel sole della Florida. Capelli castano scuri trattenuti in una
composta
coda alta. Occhi nocciola, determinati, con due leggere occhiaie scure
che li
circondano. Lineamenti regolari, bocca piccola, ma non sottile.
Forza
gioia, sta arrivando Rose, se avevi
qualche piccola speranza di fare
conquiste, ora te lo puoi scordare…
la
mia immagine riflessa alza le sopracciglia, scuote la testa rassegnata
mentre
si spazzola diligentemente i denti.
Mi
asciugo i capelli lasciandoli vaporosi. Mi dirigo in camera e rimango
incerta
davanti alle porte aperte dell’armadio. Sono nervosa, so
già che il confronto
sarà avvilente.
Voglio
molto bene a Rose, ma con lei non c’è storia.
E’ talmente bella, bionda,
statuaria, elegante…che sembra finta.
Invece
è
simpatica, semplice e anche timida. Tanto, che sfrutta la sua
leggerissima
miopia per nascondersi dietro un paio di grandi occhialoni con strass che comunque le stanno
d’incanto.
Metto
frustrata un paio di shorts color sabbia, una blusa bianca senza
maniche che
completo con una camicia in jeans azzurro lasciata aperta. Azzardo un
bel paio
di sandali in vernice color turchese con zeppa alta almeno otto
centimetri.
Prima
di
uscire passo dalla scrivania, estraggo dal cassetto la mia pistola,
inserisco
il caricatore e la metto nella borsa a tracolla che ne frattempo ho
preso dalla
poltroncina dell’ingresso.
Saprei
difendermi anche senza, ma non è detto che
nell’eventuale momento di pericolo
abbia la fortuna di essere in parità numerica. Sto uscendo
sola nella notte e
preferisco essere prudente.
Raccolgo
le chiavi, spengo le luci ed esco.
Mentre
guido, con il finestrino mezzo aperto per godermi la brezza tiepida
della sera,
canticchio seguendo il brano musicale che esce dalla radio. Il mio pensiero corre ai volti
delle persone che
ormai ho deciso d’inserire nella lista
delle MB.
Dunque:
McCarty, Stanley, Cullen. Mi appunto di farli chiamare da Angela
domattina
presto.
Nel
frattempo sono arrivata nel parcheggio di fronte
all’aeroporto di Orlando.
C’era poco traffico, ho fatto presto.
Mi
dirigo verso il terminal dei voli interni e controllo il tabellone
degli orari.
L’aereo da
Boston è appena atterrato. Mi
siedo su una poltroncina ad aspettare.
Ad
un
certo punto la vedo. Spunta, con la sua elegante falcata, dalla zona
ritiro
bagagli trascinandosi dietro un’enorme trolley rigido color
argento, con
appoggiata sopra, un’altrettanto grossa sacca da viaggio
nera.
Al
braccio, oltre alla borsa, ha un beautycase argento come il trolley. Al
suo
fianco cammina un ragazzo moro alto come lei, col ciuffo
sugl’occhi, vestito
sportivo che trascina un bagaglio molto meno voluminoso. Lo riconosco
per
averlo visto nella foto inserita nel suo fascicolo, è
sicuramente Eric Yorkie.
Quando
la
mia amica mi vede, mi regala un sorriso smagliante che manda in pappa
il
cervello di buona parte dei maschi presenti
nei cinquanta metri
che ci separano.
Alza la mano libera e la
agita in un allegro
saluto. << Bella? Bella? >>
Mi
alzo
e le vado incontro ridendo. «Rose, ciao…avete
fatto buon viaggio?»
La
bacio
sulle guance mentre lei,abbandonati i bagagli, mi abbraccia.
«Discreto,
ma lunghissimo » si lamenta. «Ti presento Eric, il
migliore addetto stampa
sulla piazza di Boston. » Mi volto verso il ragazzo che nel
frattempo mi porge
la mano.
«
Piacere,
Isabella Swan » gli dico mentre ricambio la stretta.
«
Il
piacere è mio Comandante » risponde con un sorriso
gentile.
«
Allora,
cosa ne dite, se prima di arrivare a casa ci fermassimo a bere
qualcosa?»Azzardo.
«Ottima
idea, cara » mi risponde Rose, ma vorrei liberarmi presto di
questo carico da
mulo…
«Dai
qualcosa anche a me, ti aiuto. » Mi affretto a prenderle il
borsone nero
stracolmo.
«
Uuff,
Rose, quanto pesa, ti sei portata tutto l’armadio?»
«No,
solo la parte estiva…» si finge per un attimo
offesa, poi mi strizza complice
un occhio.
Siete arrivate fino a qui, brave! Nessun commento, se non che l'avventura continua.
See you later alligator...