Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: makemeurs    29/01/2013    6 recensioni
Non è mai una scelta vantaggiosa condividere una stanza di quattro metri per quattro con il tuo ex ragazzo.
Soprattutto se l'ex ragazzo in questione è Justin Bieber, e siete più o meno in pessimi rapporti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva ventitré anni ma in quel momento il coraggio sembrava irrimediabilmente smarrito.
Stava seduta immobile sul pavimento, con la schiena appoggiata alla vasca ed il collo leggermente reclinato all’indietro, abbandonato quasi.
Osservava ogni minimo particolare del bagno in cui si trovava - che poi già conosceva a memoria, essendo il suo - eccetto la novità che aveva preso posto a venti centimetri dal suo piede destro.
Quella la evitava con tutte le sue forze; non ne aveva paura.. Ne era terrorizzata.
Osservò lo schermo del cellulare, riverso sul tappeto, per darsi il tempo: altri trenta secondi e lo strazio sarebbe terminato.
Espirò.
Se fosse stato sì, Mamma, Ether avrebbero dato un party. 
Jason ed Eve si sarebbero di sicuro commossi, invece.
Mike sarebbe rimasto sconvolto - “La sua piccola Jeff” - ma solo inizialmente: poi sarebbe impazzito di gioia.
Se fosse stato no, un falso allarme, sarebbe continuata la vita di sempre. E poi era tanto giovane, poteva sempre giustificarsi così.
Anche se il tarlo insediato da qualche settimana nel suo cervello non era così spiacevole.
Si augurò di non provare delusione, nel caso fosse un “non ancora”.
Controllò per la terza volta le istruzioni del test di gravidanza, abbandonate sulle piastrelle bianche del pavimento.
 
Rosa sì, blu no.
 
Strano come una cosa simile fosse legata a due semplici colori.
Poggiò la fronte sul palmo sinistro, puntellato al ginocchio.
Il trentesimo secondo scattò in quel momento; allungò la destra tremante verso il rettangolo allungato.
Rimase qualche secondo a guardarlo.
 
Rosa.
 
Sorrise.
 
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« Jeff, io n- »
« Non parlare. » lo ammonì, fissando la strada che sfrecciava fuori dall’abitacolo dell’auto.
Oh, aveva così voglia di prendere a testate qualcosa - il finestrino. O qualcuno - Justin
Era così nervosa..
« Io non cap- »
Sbuffò sonoramente, e bastò a farlo interrompere di nuovo.
Ritornò a osservare il paesaggio esterno, e si rese conto che era immobile e buio.
Guardò il conducente.
« Perché diavolo ti sei fermato? » lo aggredì, acida.
« Io non riparto fino a quando non mi spieghi cos’hai. »
Rantolò, coprendosi il viso con entrambe le mani.
« Non ho nulla da spiegare, Justin »
« Come no. » ironizzò lui.
E lei non resse, scoccandogli un’occhiataccia piuttosto eloquente.
Doveva anche giustificare il suo malumore? Spiegare che sì, era acida e nervosa già di suo, considerando la novità che le scombussolava gli ormoni, che sì, non sapeva come diamine dirglielo e che sì, la ciliegina sulla torta era data dal fatto che ogni cameriera ci provava spudoratamente con lui?
Oh, no no.
Mai una volta che potessero concedersi una cena in santa pace.
Nascose i lucciconi scivolati dagli occhi passandoci sopra l’orlo della manica.
« Piangi? » s’interessò, allungando la destra che lei scansò.
Soffocò un ringhio. Erano domande da fare?
« No » buttò lì, lapidaria.
Lui sospirò ancora.
« Jeff » parlava in fretta, timoroso d’esser interrotto « Insomma.. E’ una reazione esagerata, questa. E poi nemmeno ho capito perché.. »
Strabuzzò gli occhi. « Esagerata? Bene Justin, allora sono esagerata. E’ esagerato prendersela se c’è sempre qualcuno che ci prova col tuo ragazzo ed è esagerato piangere ed essere nervosi se sei incinta, okay? Dopotutto, gli orm- » si bloccò.
Oh merda, l’aveva detto sul serio.
 
 
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Certe notizie mica le puoi dare così.
“Sono incinta” è una frase da dire con un gran sorriso allargato sul viso e la mano stretta a quella del tuo ragazzo, non appoggiata alla parete con un caffè bollente e un’espressione piuttosto eloquente in volto.
E il tuo ragazzo seduto sul divano; il tutto nel tentativo di farla apparire una casualità.
Jeff è arrabbiata, Justin l’ha compreso.
E non può darle tutti i torti.
Ma lei, ormoni o non ormoni, avrebbe dovuto dimostrarsi più comprensiva e soprassedere una breve frase causata dallo shock.
« E il padre sarei io? » oh, gli era uscita così spontanea.
Perché è una delle situazioni su cui fantastichi sempre un po’, ma quando te la ritrovi davanti ti spiazza.
E Jeff aveva mal interpretato. Ovviamente.
Justin osserva il piccolo soggiorno zeppo di parenti mordicchiandosi il labbro; non manca nessuno.
« Vi abbiamo chiamati qui perché abbiamo un annuncio » e Jeff è brava, in queste cose, maschera il tono adirato alla perfezione.
In fondo è un’attrice.
« ..noi siamo.. cioè » occhiataccia in sua direzione, Justin deglutisce, teso « io aspetto un bambino. »
Pausa.
Suspance.
Bicchiere da cui stava bevendo Mike in pezzi.
Urla femminili di giubilo.
Ether che si lancia in un limbo improvvisato assieme a Mamma.
Gente che si alza a congratularsi con Jeff, e Justin si sente in disparte.
Lei ha detto “io”, ma certe cose si fanno in due, no?
« E bravo il nostro Justin » santo Jason.
Il soggiorno è semideserto, tutti sono accanto alla futura mamma.
 
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« L’hanno presa bene, no? »
Jeff piegava diligentemente la sua maglietta, senza badare al fidanzato.
(Fidanzato che tentava in tutti i modi di intavolare una qualsiasi conversazione.)
« E dai, non dirmi che ce l’hai ancora con me per quella frase »
Jeff ripose la t-shirt nel cassetto, nascondendo le guance gonfiate in un’infantile smorfia di stizza.
Sì, che ce l’aveva con lui.
Proprio tanto.
 
Aveva avuto la brillante idea di uscirsene, Justin, con “ed il padre sarei io?”.
Era forse poco?
Cioè. Dopo che la tua fidanzata si lascia sfuggire che è incinta le urla ci possono stare, ma quello no.
Jeff non aveva retto alla pressione ed era uscita dall’abitacolo, per andare a piangere altrove.
E l’avrebbe ucciso, in quel momento. Perché gli uomini sono tutti uguali: dì qualcosa che sconvolgerà il loro già precario equilibrio mentale e - trogloditi - se ne estrometteranno completamente.
Come se un bambino, in quel caso, Jeff l’avesse concepito in completa autonomia.
Lui l’aveva seguita.
“Ma.. per chi mi hai presa, scusa? Di chi vuoi che sia?” gli aveva riversato addosso.
E lui era rimasto lì, allucinato e confuso.
 
« Certo che sei noiosa quando tieni il muso » Justin l’abbracciò, steso sul letto accanto a lei, ma Jeff non reagì.
« A-ha. Notte » lo liquidò, serrando gli occhi.
 
Era già scivolata nel dormiveglia quando sentì una mano intrufolarsi sotto la sua maglia.
« Justin! »
« Senti, il fatto che tu mi tenga il muso non significa che voglia farlo anche lui » e accarezzò piano il suo addome.
Jeff avvertì dei brividi che non aveva mai sperimentato: per la prima volta Justin sfiorava lei, ma accarezzava lui.
O era una lei?
Sorrise, e si lasciò avvolgere dall’abbraccio del suo fidanzato scemo.
Non gli avrebbe più tenuto il broncio, no.
 
Oh, uomini. Sanno sempre - sempre! - come farsi perdonare.

 

Quando si giunge al termine della scrittura di una storia
e ci si volge a guardare indietro, ci si accorge del 
contributo dato da molte persone, alle quali desideriamo 
esprimere qui la nostra gratitudine.
Come sapete questo era l'ultimo capitolo.
Volevo ringraziarvi tutte per le vostre parole,per avermi incoraggiato a continuare questa storia,insomma grazie per il vostro sostegno
Vi ringrazio con tutto il cuore sul serio,quando leggevo le vostre recensioni,
l'attenzione che riponevate nelle piccole cose con i vostri modi affettuosi mi avete resa una delle ragazze
più felici sulla terra.
Davvero,non so cosa dire,grazie, grazie, grazie.
E' la prima volta che finisco una storia ahah
mi sento fiera quindi non so davvero cosa dire in questi casi.
Grazie ancora vi amo infinitamente 


ps. ci sentiamo alla prossimo storia ;)

 
  
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