Anime & Manga > No. 6
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Autore: SoryuSion    29/01/2013    2 recensioni
Il vero se stesso era rimasto li, in quella stanza con un letto e una sedia, sepolta da centinaia di libri sparsi in giro senza un ordine logico, sentiva ancora la porta che si apriva cigolante quando Nezumi tornava dal lavoro ("Bentornato, come è andata?" "mh, il solito" "Senti posso venire a vederti una volta" "Ti ho detto di no, perché insisti tanto?"), il cibo che bastava a stento ("Cosa darei per una bella bistecca!" "Nezumi smettila di lamentarti!"), ricordava ancora la notte in cui non riusciva a dormire sul piccolo divanetto e si era intrufolato nel letto di Nezumi, lui si era svegliato subito ("Ma che cazzo fai?!" "Scusa...è che non riesco a dormire..." "Idiota" e si era girato dall'altra parte senza però mandarlo via), ricordava...
Menzogne.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nezumi, Shion, Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Chiacchere senza logica: volevo scrivere un'introduzione molto badass per la prima storia che pubblicavo, ma adesso non mi viene in mente niente di figo da dire. Quindi niente, volevo dire un paio di cose.
Il titolo è lo stesso dell'episodio 20 di Evangelion, mi sembrava adatto alla storia.
La storia riprende dal finale della novel, per chi non l'avesse letta può trovarla qui http://kazenorequiem.blogspot.it/, finisce comunque con la separazione di Sion e Nezumi. Il raiting potrebbe (sottolineo ancora potrebbe) aumentare.
Per ultimo, chiedo perdono a tutti quelli che leggeranno, perché non so da dove mi sia uscita fuori questa cosa.



Le cose non sono mai facili, si incontrano sempre delle difficoltà, come quando vuoi gli involtini primavera e non trovi nessun ristorante cinese aperto, il che in effetti è strano, sono sempre aperti. A volte puoi incontrare difficoltà maggiori, ma alla fine si supera tutto, è così che funzionano le cose.
Nezumi non si vuole svegliare, da quando è tornato la sua vita ha preso dei ritmi assurdi. Anche se non è tornato, in realtà è arrivato per la prima volta in un luogo a lui sconosciuto è da Sion che è tornato. 
Ci sono stati alti e bassi nel loro ritrovarsi.
Ok, ci sono stati molti, molti bassi, del tipo che una volta toccato il fondo hanno preso una pala e cominciato a scavare per vedere fin quando in basso si poteva arrivare, però adesso le cose stanno migliorando, non che siano perfette, probabilmente non lo saranno mai, ma dopo l'ultimo anno d'inferno questa imperfetta felicità sembra quasi un paradiso.
 
Erano passati sei anni.
Direi che è opportuno precisarlo a tutti, sei anni non sono pochi, dio...come ci siamo ridotti.
Sei anni dall'ultima volta in cui aveva visto Nezumi. Il ricordo della sua schiena che si allontanava era impresso a fuoco nella sua memoria. 
C'era un sole freddo, di quelli che non scaldano, un vento leggero, il profumo dei fiori e i rumori di una città, timidi e impacciati, tipici di chi era rimasto in silenzio troppo a lungo. Poi c'era lui...Con i suoi vecchi e logori vestiti, quando lo aveva visto con i suoi vecchi abiti Sion aveva capito subito, Nezumi non era ancora pronto. Non era pronto per lasciare indietro il rancore verso la vecchia città santa, non ne era ancora in grado, non era pronto per fermarsi a ricostruire, non era pronto per la pace, non era pronto per stare al suo fianco. Lo aveva capito, anche se lui non ne aveva parlato e la consapevolezza di ciò lo aveva distrutto, perché hai una stima così bassa di me Nezumi? aveva pensato in quel momento. La delusione che aveva provato forse non se ne sarebbe mai andata.
Lo aveva capito, Sion, aveva compreso le sue ragioni, ma non le aveva accettate, in questi sei anni trascorsi a ricostruire quello che lui stesso aveva distrutto era stato tormentato, divorato, da quello che Nezumi gli aveva fatto lasciandolo li da solo. 
Odio misto ad amore, sentiva la sua mancanza come una ferita costante nel suo petto eppure l'idea di rivederlo gli dava rabbia, lo aveva abbandonato, lasciato solo davanti a delle incombenze che non poteva affrontare da solo.
Parlando sinceramente con se stesso, Sion era consapevole di non essere cresciuto da quel periodo sei anni fa, anche il ricordo di quel giorno al penitenziario gli sembrava soltanto un sogno irrealistico e sfocato.
Il vero se stesso era rimasto li, in quella stanza con un letto e una sedia, sepolta da centinaia di libri sparsi in giro senza un ordine logico, sentiva ancora la porta che si apriva cigolante quando Nezumi tornava dal lavoro ("Bentornato, come è andata?" "mh, il solito" "Senti posso venire a vederti una volta" "Ti ho detto di no, perché insisti tanto?"), il cibo che bastava a stento ("Cosa darei per una bella bistecca!" "Nezumi smettila di lamentarti!"), ricordava ancora la notte in cui non riusciva a dormire sul piccolo divanetto e si era intrufolato nel letto di Nezumi, lui si era svegliato subito ("Ma che cazzo fai?!" "Scusa...è che non riesco a dormire..." "Idiota" e si era girato dall'altra parte senza però mandarlo via), ricordava...
Menzogne.
In realtà i ricordi si facevano sempre più inconsistenti, la fame che lo divorava, il pavimento caldo vicino alla stufa, persino il suo volto...il suo volto che aveva tanto ammirato diventava sempre più vago e confuso, neppure il ricordo della sua voce era rimasto, a volte poteva sentirla, trascinata dal vento, in quei rari momenti immaginava Nezumi in un posto indefinito, a volte un bosco a volte una montagna, seduto da solo, che cantava e il vento che gentile gli portava la sua voce. Ma dopo quei brevi attimi i suoi ricordi ritornavano ad essere un oceano inconsistente, non riusciva più ad afferrarli. Come poteva dimenticare una cosa così importante? 
Nezumi ti odio
 
Si alzò dal pavimento, nelle notti di tempesta, come quella appena passata, gli veniva naturale accucciarsi nel posto in cui poteva vedere meglio la finestra e aspettare, preso da uno strano senso di beatitudine, che il sonno arrivasse, le ossa scricchiolavano. Aveva molto da fare, come ieri e come domani, non c'era tempo per fermarsi, non c'era tempo per pensare. Quello che in sei anni era riuscito a creare, quello che lasciava a bocca aperta tutti, lo lasciava indifferente, c'era ancora tanto da fare...
Si fece in fretta una doccia e si vestì.
Viveva con sua madre in un appartamento poco lontano dal centro, un appartamento come si deve, con due stanze, un bagno e una cucina, lei continuava con la sua attività di pasticcera. 
La mente di Sion corse velocemente alla vecchia stanza nel vecchio West Block, tra le tante cose che erano cambiate, lei era rimasta li, in attesa. Continuava ad andarci, a volte ci passava settimane, altre non ci tornava per mesi, leggeva e rileggeva i libri, mettendoli sempre nella stessa posizione una volta finito, Nezumi aveva lasciato la Divina Commedia sul pavimento accanto al letto e dopo averla letta Sion la rimetteva li, quello era il suo posto.
Le stanze da letto erano al piano di sopra, al piano di sotto sentiva sua madre trafficare in cucina, era uno degli inconvenienti, se volevi una pasticceria dovevi alzarti presto. 
-'Giorno mamma-
Lei si voltò sorpresa, indaffarata com'era non lo aveva sentito -Ciao tesoro, hai fame? Ci sono delle paste se vuoi-
-Grazie- ne prese una, e mise su il caffè
-Oggi lavori?-
-Certo, dobbiamo sistemare il regolamento delle scuole,ci sono degli idioti che vogliono introdurre l'esame del quoziente intellettivo hai bambini di due anni, anni di lotte per la democrazia e lui se ne esce con questa stronzata- fece per sospirare, poi si trattenne, Nezumi diceva che sospirare creava delle aperture, ti rendeva vulnerabile.
-Sion, non parlare così!- Ventidue anni, sua madre continuava a riprenderlo per come parlava, d'altronde servono a questo i genitori, anche se ad un certo punto smetterai di seguire i loro passi saranno sempre pronti a ricordarti cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Sorrise -Hai ragione, scusa mamma-
Karan sorrise a sua volta -Però quando ci vuole, ci vuole, non farti rovinare la giornata da questa stronzata- calcò l'ultima parola.
Risero insieme -Vado mamma, sai com'è le città non si costruiscono da sole-
-Va bene, non stancarti troppo-
 
Il rapporto con sua madre era cambiato nel tempo, maturato forse, mantenendo però quella solida base che avevano costruito negli anni, uno dei pochi punti fermi nella sua vita. Lei però non era cambiata, rideva alle continue avance del signor Rikiga che, magari, sarebbe passato più tardi con dei fiori per lei, a seguito sarebbero arrivati anche Inukashi e il piccolo Shion, seguiti fedelmente da qualche cane, avrebbero preso un te insieme a Lili e Renka. Quando per pranzo sarebbe tornato li avrebbe trovati ancora li, intenti a ridere e scherzare, avrebbe salutato tutti e con una scusa sarebbe andato un attimo via, magari si sarebbe nascosto in bagno, e da solo per qualche minuto avrebbe ingoiato le lacrime o forse tirato un pugno alla porta, sarebbe sceso lamentandosi della dura giornata, indossando un sorriso, mentre si sentiva lontano da loro, lontano da tutti come se appartenesse ad un altro mondo. 
Che schifo.
Sai Nezumi, io quella volta , dieci anni fa, ho aperto quella finestra per te. Continuo a tenerla aperta ancora adesso nonostante tutto, eppure guarda cosa mi stai dando in cambio...
Era tutto così vuoto
Si accese una sigaretta in macchina, brutto vizio preso negli ultimi anni. La cosa era buffa, si era chiesto se a Nezumi sarebbe piaciuto, la risposta era ovvia, questo lo aveva spinto ad iniziare, la sua ombra continuava a tormentarlo, tutte le decisione che aveva preso negli ultimi sei anni erano state frutto della ipotetiche reazione che lui avrebbe avuto se fosse stato al suo fianco.
Non che di solito ci pensasse così spesso, diciamo che oggi era particolarmente sentimentale.
Finì la sigaretta e partì.
Una volta quando ancora viveva nel West Block, Nezumi quasi picchiò un tizio (mi ha sputato addosso il suo fumo del cazzo!!) (Dai Nezumi calmati, per favore!)  
 
La vita nel no,7, che dentro di se si ostinava a chiamare no.6, scorreva più o meno facilmente. Le cose da fare erano talmente tante, gli capitò una volta di addormentarsi sul pavimento davanti alla porta con ancora indosso la giacca e le scarpe. Quando era tornato a vivere li Sion sapeva che non sarebbe stato lo stesso, perché era lui stesso ad essere cambiato. Aveva sedici anni quando gli era stato affidato il compito di ricostruire una città e lui senza battere ciglio lo aveva accettato. All'epoca non poteva fare altrimenti.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avrebbero detto di fare, in quel momento non era in grado di prendere decisioni da se, era troppo frastornato, troppo spaventato
 
La parte peggiore non è l'inizio, quando ti ritrovi con una città distrutta e un gruppo di politici smarriti per quello che hanno fatto, le cose per quanto dure si risolvono facilmente, il problema arriva quando ormai le case sono ricostruite e gli stessi cretini di una volta continuano imperterriti a voler ricostruire quello che c'era prima, allora si che le giornate diventano stressanti. 
Sion esce dal municipio estremamente incazzato, manda un messaggio alla mamma e le dice che per pranzo non torna, non vuole scaricare sugli altri la sua rabbia.
Compra una panino e lo mangia in un angolo sperduto del parco, in quello stesso posto dove lui e Nezumi avevano rischiato la vita, adesso i bambini giocano allegri mentre i genitori parlano tranquillamente tra di loro.
 
Tsukiyo quel giorno era parecchio agitato, Sion si chiedeva per quanto tempo sarebbe rimasto al suo fianco, i topini come lui vivevano al massimo per qualche anno, eppure nonostante i sei anni passati al suo fianco Tsukiyo era ancora in forma e vivace, inutile dire che la paura di ritrovare il suo corpicino freddo e immobile era costante, d'altro canto era l'unica cosa che lo legava a Nezumi ormai.
Il topino, che lo accompagnava ovunque andasse, oggi era agitato e correva da una parte all'altra del parco, per poi risalire sulla sua spalla e scendere di nuovo.
-Tsukiyo, fermati un attimo- lo prese per la coda -ma che diavolo ti prende?!- lui continuò ad agitarsi e squittire freneticamente.
Un idea balenò per un attimo nella sua testa, la scacciò via prima che potesse prendere forma. In quell'attimo di esitazione Tsukiyo lo morse e scappò via, con uno scatto gli corse dietro.
Stupido topo.
Cercò disperatamente di raggiungerlo, quasi comico, un coso così piccolo gli causava tutti quei problemi. Ad un certo punto Sion lo perse di vista, eppure continuò a correre, ripensandoci adesso, crede di riuscire a capire il motivo che lo stava costringendo a scappare. Costringendo? Nessuno lo stava costringendo, aveva avuto semplicemente paura,
Nezumi leggeva sempre sul letto, a volte steso altre seduto. Cambiava posizione spesso, altre volte rimaneva nella stessa per ore e allo stesso modo Sion passava le ore a contemplarlo. Era in quei momenti che riusciva a cogliere la sua vera essenza, quando le sue labbra danzavano leggendo silenziosamente e la sua espressione cambiava, perso totalmente nella storia si estraniava completamente dalla realtà. Non che questo lo rendesse indifeso, Nezumi era costantemente vigile, una volta ci aveva provato, Sion, a coglierlo di sorpresa, aveva avuto i lividi per settimane. Anche adesso, a sei anni di distanza, riusciva a vedere il suo profilo concentrato, nella penombra delle candele, poteva quasi toccarlo. Spesso Sion non poteva fare a meno di interromperlo, in quei momenti in cui Nezumi sembrava quasi un illusione, aveva il disperato bisogno di sentire la sua voce. E Nezumi si arrabbiava (o forse faceva finta?) sospirava teatralmente e gli rispondeva calcando pesantemente le parole.
"Pensi di restare qui anche in estate? Voglio dire, pensi davvero che potrai farlo?”
 “A meno che tu non mi sbatta fuori”
 “Non sono così spietato. Potrai restare qui finché lo desideri”
 “Grazie. Mi sento sollevato”
 “Estate, huh” disse Nezumi pensieroso. “Mi domando come sarà. Non ho mai pensato al futuro con tanta lungimiranza...Mi domando se sarai ancora qui”
 “È quello il mio piano”
 “Vivo, intendi? O con le sembianze di un grazioso mucchietto d'ossa in qualche urna o qualcosa di simile?”
 “Nessun osso. E preferirei anche non trovarmi con quintali di terra sopra la mia testa”
 
L'estate quella volta era arrivata, e lui l'aveva passata da solo, come quella dopo e quella dopo ancora. Anche adesso era solo, perso nel boschetto accanto al parco, in ginocchio senza sapere cosa fare e dove andare.
 
All'improvviso si è ritrovato nel piccolo appartamento nel West Block, Sion non sa neanche come ci è arrivato, se ne sta rannicchiato sul pavimento, circondato dai libri. Ne prende uno lo sfoglia, subito dopo ne prende un altro, ne osserva la copertina finemente decorata, i caratteri austeri che sanno di vecchio, annusa le pagine, li alza, li guarda in contro luce, cerca una risposta.
Tsukiyo non è tornato, non è la prima volta che si allontana, è sempre traumatico non sentire il suo peso leggero sulla spalla. Forse si è addormentato, non ne è sicuro, da quella stanza protetta e sicura non è possibile vedere il mondo fuori, chissà da quand'è che è lì...magari è passato talmente tanto tempo che quando uscirà non riconoscerà più il mondo intorno a lui, o forse, è già morto in quel rifugio. Il suo fantasma continuerà imperterrito ad aspettare Nezumi o forse sta semplicemente delirando, perchè a 22 anni e migliaia di vite sulle spalle non è ancora riuscito ad accettare la realtà. Forse lui non tornerà, forse lui si è dimenticato della loro promessa, l'estate dovevano passarla insieme, Sion non riesce ad andare avanti.
Sente improvvisamente il vento soffiare. Lo sente spesso.
Il vento spazza via le nostre anime
Il vento porta con se il profumo dei fiori, rumori lontani. Non perde neanche tempo a chiedersi come faccia a sentire il vento in una stanza chiusa, senza finestre, dove il malvagio mondo esterno non può entrare, sa che c'è, che è reale e questo gli basta.
Il telefono continua a vibrare, dovrebbe rispondere...dovrebbe. Nella vita ci sono un sacco di dovrebbe che vengono trasformati in devi nel corso del tempo, per questo motivo è meglio non rispondere.
Hai solo bisogno di un attimo di pausa. Non ne sei convinto nemmeno tu, non è vero?
Però devi andare avanti, quei dovresti, devi accontentarli, non hai solo il peso della tua vita sulle spalle.
Per questo Sion si alza. da un ultima occhiata alla stanza ed esce. Ci sono ancora tante cose da fare, da ricostruire, quando finirà avrà la sua pace a quel punto avrà tutto il tempo del mondo per autocommiserarsi.
Quasi non si accorge del cellulare che continua a vibrare. Rispondi.
-Pronto?-
-Oh Sion, finalmente, che ti è successo?- la  voce della mamma suonava strana.
-Tranquilla mamma, avevo dimenticato il telefonò in macchina-  Quel tono indeciso, preoccupato...
-Sion...quando torneresti?- Dove altro avevo sentito quel tono?
"Sion...vieni qui, la mamma ti deve dire una cosa"
-C'è qualcosa che non va mamma?- 
-No tranquillo...- esitò -...niente di brutto almeno-
"Sion...vieni qui, la mamma ti deve dire una cosa...ecco vedi il papà..."
-Allora?- 
La consapevolezza lo colpì, neanche tanto forte veramente, si sentiva un po' fuori dal mondo. Quell'unica volta in cui Karan gli aveva parlato in quel modo era stato per dirgli che suo padre se ne era andato. Non ricordava granché di suo padre o della loro vita insieme, però la voce della mamma così insicura e spaventata del futuro, quella non l'aveva mai dimenticata veramente, era solamente stata oscurata. 
Ne ebbe paura, che notizia gli avrebbe dato adesso?
Sentì sua madre sospirare forte -Nezumi è venuto a cercarti-
 
 
Negli ultimi mesi Sion ha sviluppato una passione morbosa per il cinema e stargli dietro può essere stressante, guarda di tutto, qualsiasi porcata alla moda che fa tanto teenager innamorata, passando il tempo ad insultare gli attori, l'assurdità della storia e la banalità degli avvenimenti, l'altro giorno ha tirato la ciotola dei popcorn, ancora intatta, contro la TV perché "l'amore non è una cosa così superficiale!". Altre volte guarda i film d'autore, almeno due volte "perché una volta sola non basta per capirli", bevendo quantità esagerate di tè e con la ciotola dei popcorn ancora intatta abbandonata sul pavimento, guai a disturbarlo. Solo in quei momenti Nezumi può fermarsi un attimo.
 
 
Nezumi è venuto a cercarti. Grazie mamma per la bella notizia.
Uau,grande, e adesso?
Ok, fermati un attimo, che vuoi fare, vuoi vederlo? Hai bisogno di altro tempo? 
Se stai qui ti troverà, sarà il primo posto dove verrà a cercare.
Vuoi farti trovare?
Non era pronto, si avvicinò verso la porta desideroso di scappare dal suo piccolo paradiso, e se l'avesse visto? Sion dava nell'occhio per quegli stupidi capelli bianchi che si ritrovava in testa, e se correndo via lui avesse riconosciuto la sua schiena?
Che cosa doveva fare? 
Sentì dei passi fuori dalla porta, cazzo troppo tardi.
In quel momento Sion fece la cosa più stupida che potesse mai fare, si nascose sotto il letto. 
Seriamente anche il solo pensiero lo avrebbe imbarazzato in un normale momento, però quello non era un momento qualsiasi e lui era disperato.
Attese li sotto rannicchiato, mentre i secondi passavano e il cuore martellava nel petto. 
Poi i secondi si trasformarono in minuti e l'ansia in delusione, allora capì. Nezumi non sarebbe arrivato. In quei sei anni le cose erano cambiate. Cristo, aveva bisogno di una sigaretta, che lo vedesse anche, di che cosa dovresti aver paura? Stupido Nezumi.
Odiava stare da solo, non che la solitudine gli desse fastidio, ma stare troppo tempo con se stesso lo faceva andare fuori di testa, stava impazzendo cazzo, stava sviluppando un'altra personalità, una personalità cattiva. Bastava un solo se stesso da gestire, se adesso saltava fuori un altro Sion sarebbe stato un casino. Visto che lui era quello buono probabilmente Sion 2 sarebbe stato cattivo. Come avrebbe potuto chiamarsi un se stesso cattivo? Se lui era buono quello cattivo era l'opposto e l'opposto di Sion era Nois e Nois e il modo in cui in inglese si pronuncia rumore e rumore era il casino che in questo momento c'era nella sua testa e nel West Block, da cui si stava allontanando in fretta, con il cappuccio sulla testa e la sigaretta accesa e il fumo della sigaretta era lo stesso del penitenziario che andava a fuoco e il ricordo del penitenziario che andava a fuoco era il ricordo di Nezumi morente tra le sue braccia e Nezumi morente tra le sue braccia era il ricordo della fatica che aveva fatto per salvarlo e la fatica era anche la ricompensa che aveva avuto quando aveva ricostruito tutto e la ricostruzione era la conseguenza della distruzione e della promessa con Nezumi.
E tutto riportava alla promessa con Nezumi e lui non riusciva a pensare coerentemente e questo perché la sigaretta è finita, accendiamone un'altra. Nessun problema ragazzi, va tutto bene.



Chiacchere senza logica il ritorno: grazie a tutti quelli che hanno letto e che commenteranno questa cosa <3, non è il massimo ma c'è di peggio no? xD
Se commentate vi regalo della cioccolata sappiatelo! *-*
  
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