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Autore: pizia    20/08/2007    1 recensioni
Un nuovo nemico minaccia chi di più caro al mondo ha Buffy e pur di salvarlo la Cacciatrice è disposta a tutto.
Ci sono un po' tutti i personaggi principali di della quarta/quinta stagione di BTVS e della seconda di ATS.
AVVISO: se per qualche misterioso motivo amavate il personaggio di Riley Finn, non inizate nemmeno a leggere, mentre se siete fan della coppia Buffy/Spike forse non è questa la miglior storia per voi... io sono inguaribilmente innamorata di Buffy e Angel...
Come rating ho messo Giallo per scrupolo, ma un Verde sarebbe in realtà andato bene credo...
Non mi resta che augurarvi buona lettura.
E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni,
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 

Sunnydale.

“Uffa, basta. Ci rinuncio: è troppo complicato per me!!! La Walsh vuole questa relazione per domani e io ho scritto meno di dieci righe!!!” esclamò Buffy, frantumando il sacro silenzio della biblioteca del college.
Willow, accanto a lei, era arrossita violentemente sotto gli sguardi di biasimo e rimprovero degli altri studenti che erano stati distolti dai loro studi da quel rumore improvviso. “Buffy, ti prego: siamo in una biblioteca seria qui” sussurrò quasi impercettibilmente. “Non puoi fare tutto questo rumore. E comunque sarebbe difficile scrivere anche la lista della spesa se continui a guardarti intorno con lo sguardo perso…”.
“Salve ragazze. Mi sembra di capire che avete qualche problema. Posso aiutarvi?” chiese una voce gentile, bisbigliando alle loro spalle.
Buffy si voltò e si trovò faccia a faccia con il giovane assistente della professoressa Walsh, Riley Finn.
Questa volta, rendendosi conto della mezza gaffe commessa, fu Buffy ad arrossire. “No grazie” disse piano. “Il fatto è che, come la mia amica mi ha appena fatto delicatamente notare, non ci sto proprio con la testa”.
“Insomma signorina: se non ci sta con la testa può prendere la sua roba ed andarsene. Qui c’è gente che vuole studiare, senza essere disturbata né dalle sue esclamazioni né dai suoi bisbigli” disse acidamente uno studente del quinto anno al quale non sembrava vero di poter infierire su una matricola.
Il volto di Willow era ormai dello stesso colore dei suoi capelli: in quattro e quattr’otto raccolse tutta la sua roba e, salutato Riley, trascinò Buffy fuori dalla biblioteca prima che potesse rispondere allo studente, ripromettendosi di non permetterle di metterci mai più piede.

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“Insomma Willow, se mi avessi lasciato lì un attimo avrei rimesso quel rompiscatole al suo posto! Ma chi si crede di essere?” si lamentava la Cacciatrice durante il tragitto tra la biblioteca e il dormitorio.
“Per quanto scortese possa essere stato, quel tipo aveva ragione. Quella non è la biblioteca del signor Giles, dove potevamo fare tutto quello che ci passava per la testa. E comunque ti ho portata via anche perché mi sembravi un animale in gabbia. Si può sapere che cos’hai? Sei così strana da quando sei tornata da…”.
“Non ho niente” di affrettò ad interromperla Buffy. “Sto benissimo, è solo che, tanto per cambiare, non ho troppa voglia di studiare. Cosa tu ci possa trovare di così strano in questo proprio non riesco a capirlo!!!”.
“Sì, ma con la Walsh come la metti? Quella non ci mette né uno né due a sbatterti fuori dal suo corso se domani non le presenti una relazione decente: e non mi sembra proprio il tipo che si lascia prendere in giro!!!”.
Willow aveva notato benissimo come la sua amica l’avesse interrotta prima che lei potesse anche solo nominare Los Angeles: aveva fatto finta di niente, ma aveva registrato nella sua mente quella reazione di Buffy, e ne era preoccupata perché non lasciava presagire nulla di buono.
Quando era partita per la città degli angeli era furiosa con Angel dato che questi era tornato a Sunnydale per aiutarla, ma aveva fatto in modo che lei non sapesse della sua presenza. A dire il vero era furiosa con tutti loro che, pur sapendo, non le avevano detto niente. Se a Xander non fosse sfuggita quella informazione durante la cena del Ringraziamento lei non avrebbe saputo nulla…ma d’altronde si sapeva benissimo che la lingua del suo migliore amico era fin troppo lunga… soprattutto quando si trattava di mettere nei guai Angel.
Buffy era stata via solo una giornata, e probabilmente aveva litigato con il vampiro; la cosa doveva averla scossa parecchio, perché dal suo ritorno era strana, distratta, immersa nei suoi pensieri, e tutte le volte che anche solo si accennava a qualcosa che potesse riguardare anche alla lontana Angel, lei, nervosamente cambiava discorso in tutta fretta.
Willow aveva deciso di non forzarle la mano per il momento, anche perché sapeva che, quando si fosse sentita pronta, sarebbe stata Buffy stessa a spiegarle quello che era successo durante quell’incontro; tuttavia era preoccupata per la sua amica…e adesso c’era anche questo problema della relazione di psicologia: non poteva permettere che Buffy venisse cacciata anche da quel corso…
“Secondo me dovevi accettare l’aiuto dell’assistente…e bada che non sto assolutamente dicendo che avresti dovuto farti fare da lui la relazione, ma secondo me avrebbe potuto darti qualche consiglio” le suggerì la strega.
“No, so cavarmela da sola” disse orgogliosamente la Cacciatrice. “Ci penserò questa sera dopo la ronda. Tanto tu hai detto che non ci sarai, vero?”.
“Già, sono alla riunione del circolo delle streghe. A dire il vero non so neanche perché ci vado visto che quelle ragazze non hanno neanche la più pallida idea di cosa sia la magia, ma ce n’è una, si chiama Tara, che è veramente in gamba e molto simpatica. Te la farò conoscere un giorno”.
“Ok, allora a più tardi” disse Buffy, e le due ragazze si separarono.

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Buffy aveva liquidato la pratica ronda più velocemente di quanto si aspettasse: i vampiri nel campus non mancavano di certo, ma evidentemente quella sera erano tutti a dieta stretta. Non ne aveva incontrato neanche uno e così aveva deciso di rientrare dopo poco più di un’ora per dedicarsi alla sua relazione.
Tuttavia dopo aver passato un’altra ora abbondante senza riuscire a scrivere più di una decina di righe (per lo più prive di senso) decise di chiedere aiuto e quindi si diresse verso la palazzina che ospitava la sezione maschile del dormitorio.
Quando Riley Finn aprì la porta della sua camera gli sembrò di sognare: a bussare alla sua porta, alle undici di sera passate, era Buffy Summers, la più carina delle matricole di quell’anno.
“E’ ancora valida la tua offerta di aiuto?” gli chiese sorridendo la ragazza.
Riley era troppo impegnato a badare che il cuore non gli saltasse fuori dal petto per l’emozione, e in un primo momento non capì di cosa la giovane stesse parlando.
Buffy, notando la sua confusione, si affrettò ad aggiungere: “La relazione per la professoressa Walsh”.
Riley sembrò ricordarsi di tutta la scena in biblioteca e della proposta di aiuto che aveva offerto a quella studentessa in difficoltà. “Certo che è ancora valida! Vieni, entra” la invitò, stampandosi in faccia il sorriso più radioso di cui era capace.

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Lavorarono ininterrottamente per quasi tre ore, durante le quali Riley le chiarì alcuni punti delle lezioni degli ultimi giorni che per Buffy erano rimasti degli autentici misteri, e le diede anche delle interessanti dritte su come stendere concretamente la relazione in modo da colpire favorevolmente la professoressa.
Buffy capì più in quelle tre ore che in tutte le lezioni che aveva seguito, e, alla fine, il suo compito risultò positivamente influenzato da quella nuova e più profonda comprensione.
Quando scrisse la parola fine era molto soddisfatta del suo lavoro e anche Riley, che pure non aveva minimamente partecipato alla sua stesura, convenne sul fatto che si trattava di una relazione chiara, precisa e abbastanza completa. Con un caloroso abbraccio si complimentò con Buffy.
Buffy non si sottrasse a quel contatto: in fondo quel ragazzo biondino e con gli occhi blu le piaceva. Certo, dopo la brutta esperienza passata con Parker si era ripromessa di andarci con i piedi di piombo, ma Riley non le sembrava pericoloso, e così non solo non si sciolse da quell’abbraccio, ma addirittura lo ricambiò.
E ricambiò i gesti del ragazzo anche quando, non si sa come, l’abbraccio si trasformò in un bacio, partito timidamente e proseguito con sempre più audacia.
Buffy era sconvolta: le sensazioni che provava in quel momento non le dispiacevano, anche se l’avevano presa completamente alla sprovvista…Riley Finn non le dispiaceva affatto… e anche il ricordo di Parker, con i conseguenti propositi di prudenza erano lontani, sepolti chissà dove nella sua mente. Ma…
Proprio mentre il bacio i faceva più intenso ed appassionato avvenne la trasformazione: i capelli di Riley divennero più scuri e un po’ più corti; anche gli occhi si scurirono, passando dall’azzurro al nocciola intenso; le labbra si fecero più fredde, così come le mani che le cingevano i fianchi…
“Angel…” mormorò Buffy in un sospiro quasi doloroso, ma nello stesso momento in cui pronunciava il nome del vampiro si rese conto che il cambiamento era avvenuto solo nella sua fantasia, che, baciando Riley, aveva immaginato e desiderato di baciare Angel.
“Mi dispiace” fu tutto quello che riuscì a dire di fronte all’espressione sorpresa ed addolorata del ragazzo. “Mi dispiace” ripeté voltandosi ed uscendo di corsa dalla stanza di Riley.
Il giovane rimase lì, impalato di fronte alla porta spalancata dalla quale Buffy si era dileguata. Neanche lui aveva immaginato che la serata potesse prendere quella piega, ma soprattutto non si era aspettato, mentre le sue labbra erano saldamente incollate a quelle della ragazza (che ricambiava il suo bacio), un epilogo così brusco.
Angel… Lo aveva chiamato Angel…
Riley non sapeva nulla della vita di Buffy e non aveva la più pallida idea di chi fosse questo Angel, ma sapeva già di non provare una grande simpatia per lui… e col tempo quell’istintiva antipatia si sarebbe trasformata in odio puro.

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Los Angeles.

“Coraggio uomo” disse Doyle, battendogli affettuosamente una mano sulla spalla.
Angel, nonostante tutto, sorrise: quando l’amico usava quell’appellativo, uomo, per rivolgersi a lui gli sembrava quasi che il cuore gli si scaldasse un po’.
Non sapeva neanche perché gli avesse raccontato tutto: in fondo gli Oracoli avevano detto che lui avrebbe dovuto essere l’unico a conservare il ricordo del suo giorno da essere umano.
Forse glielo aveva detto perché sentiva il bisogno di confidarsi con qualcuno: non gli accadeva spesso (non voleva angosciare gli altri con i suoi personali fantasmi), ma quando succedeva Doyle era sempre accanto a lui, che lo ascoltava e non lo giudicava…forse addirittura lo comprendeva. E Angel con lui riusciva ad aprirsi, senza il timore che l’altro cominciasse a guardarlo come un mostro a dieci teste.
E poi, in un certo senso, quel mezzo demone era la sua ancora di salvataggio: in pochi mesi, più o meno consapevolmente,  gli aveva impedito di fare sciocchezze talmente tante volte che Angel ormai aveva perso il conto. E questa era stata solo l’ennesima volta: il vampiro non riusciva più a tenersi tutto dentro (stava impazzendo), aveva deciso di parlarne con qualcuno (non poteva certo parlarne con Cordelia con la lingua lunga che si ritrovava la ragazza) e aveva deciso che quel qualcuno dovesse essere Buffy. Ma poi era arrivato Doyle, in meno di trenta secondi aveva capito che c’era qualcosa che non andava e in ancor minor tempo era riuscito a convincerlo a confidarsi. Una volta sfogatosi Angel aveva capito che era meglio che la donna che amava continuasse a non ricordare, anche perché, diversamente, le Alte Sfere avrebbero potuto prenderla male.
Probabilmente neanche se ne è accorto, ma anche questa volta mi ha risparmiato un sacco di guai” pensò Angel, sorridendo, una volta che Doyle lasciò l’ufficio per tornarsene a casa.
Il vampiro era di nuovo solo, ma aveva un peso in meno a gravargli sul cuore.

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Sunnydale, il giorno dopo.

“Bene ragazzi, anche oggi la tortura è finita. Lasciate al mio assistente, il signor Finn, le vostre relazioni: tempo una settimana e saranno corrette e restituite. Credo sia inutile dirvi che chi non consegna il compito oggi da domani può anche fare a meno di seguire le lezioni perché tanto è fuori dal corso. Arrivederci a domani” concluse la professoressa Walsh e, raccolto tutto il suo materiale, lasciò l’aula.
Nel consegnare la sua relazione, Buffy non ebbe nemmeno il coraggio di guardare in faccia Riley, e la cosa non sfuggì alla mente osservatrice della sua amica. Quando poi fu il turno di Willow per la consegna, Riley le chiese sottovoce: “Ho bisogno di parlarti, per favore. Quando possiamo incontrarci”.
La rossa, dopo un attimo di riflessione, rispose: “Al bar nel corpo del campus, alle cinque”.
“Vorrei che non ci fosse Buffy” la pregò il ragazzo.
“L’avevo capito. A quell’ora Buffy è in palestra, quindi non dovrebbero esserci problemi” lo rassicurò e, lasciandolo, gli fece l’occhiolino.
Per un attimo Riley temette che la ragazza avesse frainteso le sue parole, ma non ci sarebbe stato modo di verificarlo fino a quel pomeriggio: fino ad allora non poteva far altro che sperare nel buon intuito di Willow.

“Io credo che ci sia qualcuno che deve raccontarmi qualcosa…” disse con fare malizioso la strega, raggiungendo Buffy fuori dall’aula.
Buffy per un attimo sembrò non capire a cosa si riferisse l’amica, poi capì, ma continuò a fingere.
“Insomma Buffy, si può sapere cos’hai?” chiese Willow notando la completa mancanza di complicità da parte della Cacciatrice. “Da quando sei tornata da Los Angeles non sei più la stessa. Possibile che Angel ti faccia ancora questo effetto?”.
“Cara Willow, temo che Angel mi farà questo effetto finché avrò aria nei polmoni e sangue che scorre nelle vene” ammise Buffy. “E comunque non è come credi: la mia visita a Los Angeles è stata la cosa più fredda che io abbia mai fatto”.
“E allora perché continui a pensarci?” le chiese Willow, abbandonando il tono accusatorio di poco prima per assumerne uno consolatorio: era evidente che Buffy avrebbe avuto bisogno di buone parole e di una spalla su cui piangere.
“Il fatto è che andando là mi sono resa conto che è veramente tutto finito fra noi due, e, quel che è peggio, mi sono resa conto che a lui sta benissimo così, non ha neanche più bisogno di me. Voglio dire: una volta noi eravamo una squadra. Già non stavamo più insieme, già mi aveva detto che se ne sarebbe andato, ma continuavamo a lavorare fianco a fianco, avendo bisogno l’uno della presenza e dell’aiuto dell’altro, sostenendoci a vicenda…” Buffy ormai era alle lacrime. “E invece ora non c’è neanche più quello. Lui vive benissimo senza di me… e invece io…”.
“Ma come puoi essere sicura di una cosa del genere? Te lo ha detto lui?” chiese Willow.
“No, certo che no, ma certe cose non hanno bisogno di essere dette. Quando sono entrata nel suo ufficio non ha mostrato la minima emozione…neanche fossi stata dell’ufficio delle tasse sarebbe stato più distaccato! E poi, mentre discutevamo, siamo stati attaccati da un demone medioevale: era enorme e aveva un’aria parecchio minacciosa… e se lo dico io, che di demoni me ne intendo, puoi star certa che non si trattava di un agnellino. Io non ho neanche avuto il tempo di reagire che lui l’aveva già fatto fuori. Mi sono sentita talmente inutile in quel momento… talmente tagliata fuori… Lui non ha più bisogno di me neanche nelle vesti della Cacciatrice ormai… La sua vita va avanti come se nulla fosse… mentre la mia…”.
“Ma dai, lo sai che non è vero… Sarà solo che ormai avrà già ucciso una decina di quei demoni e quindi ormai sa come eliminarli senza fare neanche troppa fatica…” cercò di consolarla Willow, ma Buffy la interruppe: “Ho già controllato Will: demoni di quel genere ne compaiono uno ogni mille anni, e Angel, per quanto vecchio possa essere, non arriva in quadrupla cifra. Era la prima volta che ne affrontava uno e non ha avuto alcun bisogno di me per eliminarlo… Mi ha dimenticata… Mi ha totalmente cancellata dalla sua vita…” e se fino a quel momento il pianto di Buffy era stato contenuto, ora esplose nei frenetici singhiozzi di un cuore nuovamente spezzato.
“Buffy, sono convinta che le cose non stanno così” cercò di consolarla Willow, ma dopo un istante decise di prendere la palla al balzo: “E se anche fosse dovresti fartene una ragione. Angel ti ha lasciata e, per quanto possa farti male la cosa, credo che abbia fatto la scelta giusta. Ora tu devi riprendere la tua vita e fare il modo che sia il più normale possibile, almeno il vostro sacrificio non sarà stato inutile. E poi mi sembra che anche tu abbia fatto già qualche passo in quella direzione…”.
“Se ti riferisci a Parker, sappi che è tutto fiato sprecato”.
“Parker è un cretino che non vale neanche un’unghia del mignolo del tuo piede sinistro, e non è a lui che mi riferivo, ma ad un certo Riley Finn: biondo, occhi azzurri, alto e ben piazzato, assistente della professoressa Walsh, cotto e stracotto per te… Ti dice nulla tutto questo?”.
Negli occhi di Buffy si accese un’impercettibile scintilla di divertimento. “Non posso proprio nasconderti niente!” esclamò.
“Già, mi chiamano Sherlock Willow: mi mancano la pipa, il violino e il cappello con il              para-orecchie e poi sarei perfetta!” sentenziò orgogliosamente la strega.
Buffy sorrise ancora, ma poi una patina di tristezza le velò di nuovo gli occhi, e le raccontò tutto quello che era accaduto la sera prima.
“Capisci Willow: mentre baciavo Riley era il volto di Angel quello che vedevo… che volevo. Riley mi piace, inutile che lo neghi, ed è proprio per questo che non posso prenderlo in giro…ma non è Angel…” aveva aggiunto quelle ultime quattro parole in un sussurro.
Willow la abbracciò e la sentì rilassarsi un pochino stretta nel suo abbraccio. Quindi sospirando le chiese: “E io adesso cosa devo dirgli?”.
Questa volta Buffy non capiva veramente: “Dire cosa a chi?” chiese all’amica.
“A Riley. Mi ha chiesto di incontrarlo perché deve parlarmi… e ora credo di sapere cosa voglia chiedermi. Cosa gli devo dire se mi chiede di Angel?”.
“Digli la verità… magari tralasciando il piccolo particolare che è un vampiro… ma per il  resto digli la verità”.
Willow annuì con un’espressione comprensiva; quindi le due ragazze si separarono.

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Erano già le cinque e un quarto e Willow stava correndo come una disperata per raggiungere il bar dove aveva appuntamento con Riley. Quando finalmente ci arrivò, cinque minuti dopo, era completamente senza fiato, tanto da non averne neanche per tirare un sospiro di sollievo: il ragazzo era ancora lì.
“Scusami Riley, ma ero in biblioteca e non mi sono proprio accorta che fosse così tardi. Sono veramente mortificata” si scusò.
“Non ti preoccupare, Willow, sono arrivato un po’ in ritardo anch’io” mentì spudoratamente: lui era arrivato con almeno un quarto d’ora d’anticipo, ma non voleva farlo pesare troppo alla ragazza… in fondo era l’unica che potesse aiutarlo.
“Scusa se vengo subito al sodo, ma ho una domanda che mi ronza in testa da ieri sera: chi è Angel?”.
Willow non gli rispose immediatamente (Buffy aveva detto di dirgli la verità, ma non era facile), il che diede a Riley il tempo per notare che non c’era delusione nello sguardo della sua interlocutrice. Prese allora a respirare più liberamente: Willow non aveva frainteso il motivo di quell’appuntamento.
“Era il suo ragazzo” disse Willow, distogliendo Riley dai suoi pensieri. “E’ stata una storia importante, terminata per…cause di forza maggiore. Lei è ancora piuttosto sofferente per la fine di questa relazione, ma è decisa a voltare pagina: se Buffy ti interessa veramente devi avere solo un po’ di pazienza. So che le piaci, me lo ha detto lei stessa, ma… ancora non è riuscita a dimenticarlo del tutto… Abbi pazienza e sarete felici in due” concluse la giovane strega.
Riley aveva ascoltato le sue parole senza mai interromperla, immagazzinando nella sua mente analitica tutte quelle informazioni. “Mai una cosa semplice!” scherzò quando Willow finì di parlare; quindi, rifacendosi serio, aggiunse: “Ma le sfide mi sono sempre piaciute”.
“Se per te Buffy è solo una sfida, un gioco, un’altra tacca sul tuo personale palmares, lasciala stare. Ha già sofferto abbastanza senza che ti ci metta anche tu” lo interruppe sulla difensiva Willow.
“No” la rassicurò Riley, “Per me Buffy non è nulla di tutto ciò. E’ solo una splendida ragazza che ha catturato il mio cuore e la mia mente dal primo istante che l’ho vista, anche se aveva tentato di ammazzarmi a colpi di libri in testa… Non ho nessuna intenzione di farla soffrire… anzi”.
“Bene, ma sappi che se stai mentendo poi te la vedi con me…” disse Willow con tono scherzosamente minaccioso.
“Non c’è che dire: Buffy è fortunata ad avere amici come te”. Quindi, come colpito da un’improvvisa folgorazione, aggiunse: “Scusami Willow, sono stato veramente un maleducato galattico: posso offrirti qualcosa?”.
“Un cappuccino con molta schiuma, grazie”.
Restarono a parlare del college ancora per un’altra mezz’ora, quindi i salutarono, dandosi appuntamento per il giorno dopo alla lezione di psicologia.
Mi piace. Non sarà Angel, ma mi piace e credo che lui e Buffy staranno bene insieme” pensava Willow mentre rientrava al suo dormitorio. Buffy era già in camera (Giles aveva interrotto prima l’allenamento supplicando pietà) e, cosa incredibile, stava studiando.

  
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