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Autore: ciocco    20/08/2007    0 recensioni
C'è Vittoria, maschiaccio dai capelli corti e gli abiti larghi, arrabbiata con il mondo e con un'insospettabile cotta; c'è Federica, allegra, solare, piena di voglia di vivere e d'avventura, compagna di sbronze notturne e maratone di rock; c'è Stefano dai lunghi capelli, innamorato della sua città, della musica e di quella che a parer suo potrebbe essere la donna della sua vita; c'è Ginevra, dark, terribilmente affasciante ma dal cuore incapace d'innamorarsi; c'è Giulio, l'eterno bambino distratto, che pensa solo a giocare e a divertirsi, e poi c'è Filippo, cupo, misterioso, dalla barba incolta e la voglia di ritrovare una misteriosa ragazza. Ci sono le vite di sei ragazzi, diversi tra loro ma amici, talmente amici da condividere praticamente tutto. Ci sono i loro amori, le loro gioie, i loro dolori. C'è la loro musica, la birra, le notti stellate e i viaggi.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Una proposta di viaggio

 

Altro giorno di scuola al liceo Giacomo Leopardi. La professore d’inglese, la madrelingua Eleanor Thomas, è assente per problemi personali, e probabilmente lo sarà per il mese successivo. I problemi personali che il preside non ha specificato riguardano sicuramente, Federica ne è convinta, il suo recente divorzio dal prof di matematica e la sua fuga d’amore con quello di educazione fisica. Il loro liceo, da questo punto di vista, è veramente interessante. La Fede ridacchia, avvicinandosi al banco di Stefano per rubargli il solito mp3.

" Fede, ma quando ti deciderai a comprartene uno?"

" Finché c’è il tuo non ne vedo il bisogno, Ste"

Il ragazzo sbuffa, allungando però all’amica le cuffiette nere, non senza avvertirla di non scaricargli la batteria. Fede lo rassicura, e torna al suo posto, sotto lo sguardo inquisitore di Ginevra.

" Che c’è?"

La Fede sa quando Ginevra trama qualcosa, e in quel momento il suo sguardo le dice che non solo sta tramando qualcosa, ma lo sta facendo con qualcosa di piuttosto importante.

" Niente. Guardavo te e Stefano. Sareste carini insieme, sai?"

Federica dispensa alla dark la sua migliore occhiataccia. L’unica cosa che non vuole sentirsi dire, al momento, è proprio quella.

" Io non direi affatto, invece. Come diavolo ti è venuta quest’idea?"

" Così. E’ solo un’idea comunque, no? Tanto a te di Stefano non importa niente…Giusto?"

Federica deglutisce impercettibilmente.

" Giusto"

" Assolutamente niente"

 

Ginevra sa riconoscere quando qualcuno è innamorato. E’ una dote innata la sua, esercitata per anni, e che, unita ad un continuo studio delle persone che la circondano, le permette di indovinare senza alcuna difficoltà quando qualcuno è in preda ad un certo tipo di sentimenti.  Lo sa fare così bene che adesso, per esempio, potrebbe dire esattamente chi, all’interno della classe, è innamorato, chi finge di esserlo – e potrebbe anche dire il perché – e chi è lontano anni luce da quest’ emozione. E, è pronta a giurarlo, Federica è innamorata. Così come Stefano. E’ palese la loro attrazione, è una bomba innescata pronta a scoppiare all’improvviso.  Resta solo far rendere conto ai due che questa loro attrazione fatale è pienamente corrisposta dall’altro. Ed è lì che viene il difficile.

 

Filippo è appena uscito dalla classe per andarsi a fumare una sigaretta in santa pace nel luogo preferito dai fumatori del liceo, le scale antincendio – paradossale, vero? Si appoggia alla ringhiera, alzando lo sguardo al sole settembrino e godendosi il vento fresco autunnale. Ieri sera lui e Stefano hanno davvero esagerato: è tornato a casa, completamente ubriaco, all’una del mattino, si è messo a letto ed è crollato, per poi rialzarsi in preda a conati di vomito alle sei. Filippo socchiude gli occhi: è proprio vero, gli amici si riconoscono nel momento del bisogno. E Stefano è decisamente uno di loro. Ha accettato – senza alcun tentennamento – di accompagnarlo a Perugia durante il week-end, per aiutarlo a cercare quella ragazza conosciuta al concerto. E conoscendo l’avversione di Stefano alla fatica e la sua attitudine alla pigrizia, Filippo non può far altro che esser grato in eterno all’amico capellone. La troveranno, quella ragazza, ne è sicuro.

 

Vittoria segue con lo sguardo Filippo mentre sta uscendo dalla classe. Ha una faccia ancora più sbattuta del solito, quella mattina, segno evidente della sbronza della sera prima. Vittoria ha detto più volte a Stefano di impedire a Filippo di bere – fumare, dormire, farsi le canne – così tanto, ma non ha mai ottenuto risultati soddisfacenti. Certo, deve ammettere che il fascino da ragazzo selvaggio di Filippo pare trarre giovamento da questa vita scellerata che il ragazzo conduce insieme al suo migliore amico, ma crede anche che la salute di Filippo non ne sia altrettanto giovata.  Vittoria si alza, decisa ad andare a parlare con Filippo: prima o poi dovrà far valere il suo ruolo di amica, no? O valgono come amici solo quelli che lo accompagnano a sbronzarsi?

 

" Non dovresti bere così tanto, sai?"

Filippo abbassa lo sguardo, fisso fino ad un attimo prima su un gruppetto di ragazze in cortile, e guarda il suo interlocutore. O meglio, la sua interlocutrice. Vittoria infatti lo sta fissando, le mani appoggiate sui fianchi, l’aria inquisitoria, e un piede che tamburella rumorosamente sul gradino delle scala.

" Lo so"

" Perché lo fai allora?"

Filippo sospira, finendo la sua sigaretta e schiacciandola con la suola della scarpa. Non ha molta voglia di parlare dei suoi problemi con Vittoria.

" Perché mi và. Non c’è una ragione precisa"

Vittoria inarca un sopracciglio: non se l’è bevuta. Filippo deve essere molto più bravo, se vuole tentare di rifilarle una scusa.

" Non ci credo. Avanti, dimmi la verità"

Filippo si gira completamente verso la ragazza che gli sta di fronte. Vittoria non è antipatica, per niente, ma certe volte vuole sapere un po’ troppe cose. Come in quel momento.

" Viki, non ho voglia di parlarne"

" Ma ti farebbe bene!"

" Lo so, ma non ne ho voglia comunque"

Filippo gira le spalle a Vittoria, scombinandole i capelli corti con un rapido gesto della mano, lasciando la ragazza sulla scala antincendio, a scuotere la testa in un gesto sconsolato e rassegnato.

 

 

Giulio è seduto sul suo banco, una gamba penzoloni e l’altra ripiegata sotto di lui, e guarda il panorama delle colline umbre che si stagliano sopra di loro. Adora il mese di settembre. E’ calmo, fresco, tranquillo, esattamente come lui. E’ il mese ideale per dormire, riposare, leggere, ascoltare musica, fumare all’ombra degli alberi. Giulio non lo direbbe mai ad alta voce, ma il mese di settembre gli piace a tal punto da commuoverlo.  Il tutto si ferma, aspettando di assopirsi completamente con l’inverno, proprio come fa lui ogni anno. All’arrivo dell’inverno si assopisce, resta calmo e tranquillo fino all’arrivo della primavera, quando sembra svegliarsi tutto d’un tratto. Il problema vero però – pensa Giulio – è che lui quest’anno non può permettersi di passare l’inverno a dormire. O meglio, non può permettersi di passare l’inverno a dormire da solo. Sa perfettamente con chi vorrebbe passarlo.  Giulio dirige il suo sguardo davanti a sé, dove la Fede sta pisolando con il solito mp3 nelle orecchie piene d’orecchini. Giulio si sofferma su uno di quelli: un quadrifoglio verde smeraldo, piuttosto piccolo, tant’è che la Fede non la porta al primo buco, ma al quarto. L’ha regalato lui alla Fede quell’orecchino, in ricordo del loro mitico viaggio in Irlanda di un anno prima, e, a quanto ne sa lui, lei non l’ha mai tolto da allora. Forse un pizzico di speranza c’è, pensa Giulio. Forse.

 

 

Stefano è sempre più sicuro che Fede sia la donna giusta per lui. L’ha deciso ieri, dopo le prove, mentre lei prendeva la lattina di Guiness dalle sue mani e l’apriva, mentre lo ringraziava con un sorriso – uno di quelli belli, luminosi, che solo lei sa fare. Mentre guardava lei che dava il primo sorso alla birra ha capito che si, le sue ipotesi erano giuste. La Fede era quella giusta.  Ecco perché oggi non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Non riesce a smettere di guardare i suoi capelli dai ricci perennemente scombinati, la sua treccia rasta – ricorda quanto l’ha fatta, lui era presente – il suo anellino al naso, i jeans leggermente strappati sulle ginocchia – merito di una caduta in scooter di qualche mese prima – la magliettina stretta, color viola melanzana. Sa che non è così, ma in quel momento la Fede gli pare perfetta esattamente com’è. In fondo, si dice Stefano, dove la trovi una ragazza capace di bere tre pinte di Guiness senza vomitare – ubriacarsi, andare a letto con il primo che passa, cantare senza maglietta sui tavoli – e di cantare i Led Zeppelin senza renderli - e rendersi – ridicoli? Fede è un vero mito, almeno per quanto lo riguarda. Non è la solita gatta morta che pensa solo a come le sta un vestito addosso o una ragazzina tutta casa e chiesa. E’ una vera tosta. Ed è esattamente quello che ci vuole per lui.

*

La Fede, comodamente sdraiata sul letto di Ginevra, agita la testa come una pazza, lasciando che i capelli le vadano davanti al volto, arruffandosi ancora di più di quanto non siano già normalmente arruffati.

" Alza il volume Gin, i Guns vanno sentiti al massimo!"

Ginevra ridacchia, alzandosi dalla sua poltrona preferita per alzare il volume dello stereo, mentre dalla porta della sua camera entra una Vittoria dall’aria completamente depressa.

" Dico che la mia camera è triste, ma non pensi di esagerare con quella faccia, Viki?"

Fede ride alla battuta della dark: in effetti la faccia di Vittoria sembra più adatta ad un funerale che ad un pomeriggio tra amiche.

Vittoria si lascia cadere sul letto, sfilandosi l’enorme felpa rossa che porta sopra una maglietta – di almeno due taglie più grandi della sua – completamente nera.

" Spiritosa. Io intanto mi sento uno schifo"

La Fede e Ginevra si guardano, preoccupate: Filippo deve aver colpito ancora.

" Cos’è successo, stavolta?"

Vittoria si sdraia, appoggiando la testa sulle gambe di Federica, e racconta brevemente la conversazione avuta con il ragazzo durante la mattinata. A fine racconto la Fede comincia ad accarezzare l’amica sui capelli, con gesti lenti e dalla sequenza causale.

" Beh, mi pare che fosse solo molto scazzato. Non prendertela, Viki, sai com’è fatto Filippo"

" So come è fatto Filippo, ma non mi pare una giustificazione convincente per il suo comportamento da cafone"

" Vittoria…sei sicura che ne valga la pena?"

Ginevra interroga l’amica con uno sguardo obliquo negli occhi blu, uno sguardo che cerca quasi di suggerirle la risposta.

" Fino a qualche tempo fa ti avrei risposto di si, Gin, ma adesso…Adesso non lo so più"

 

Filippo si accende l’ennesima sigaretta della giornata. Accanto a lui Stefano e Giulio brindano con due belle birre chiare, mentre si dividono le cuffiette dell’mp3 di Stefano. Sono seduti sul dondolo dietro il giardino di Filippo, all’ombra di un albero di melograni, a godersi il fresco d’inizio autunno.

" E così Perugia…"

" Già"

Filippo annuisce, e si appoggia meglio contro lo schienale di legno scuro del dondolo, allungando un piede per spingersi.

" Chi viene?"

" Beh, sicuramente noi tre…poi non so, con le ragazze non ho ancora parlato"

" La Fede sarà sicuramente dei nostri. Non perde l’occasione di andare fuori città, quella"

Stefano sorride nel sentire l’affermazione di Giulio. Stava per dirlo lui, ma è contento di sapere che non è l’unico ad aver pensato alla Fede per quel viaggio.

" Infatti. Anche se sarebbe bello andare tutti e sei insieme. Non abbiamo mai fatto una cosa del genere"

" Come no? E Rimini due anni fa?"

" Lì mancava Ginevra. Era tornata in Inghilterra quell’estate, ricordi?"

Filippo annuisce di nuovo, tornando con le mente per un attimo a quell’estate di due anni prima.

Gli era mancata Ginevra, gli era mancata parecchio.

" Vorrei che ci fossimo tutti stavolta, per quanto breve sarà il week-end…Chissà, magari Perugia mi porterà fortuna"

" Fortuna con cosa, Giu?"

" Niente, Ste, niente…Pensavo ad alta voce"

 

*

La Fede è entusiasta dell’idea: un intero week-end a Perugia, con tutti i suoi amici, senza preoccupazioni, senza programmi, all’avventura più completa. Non ha ancora smesso di saltellare da quando, un quarto d’ora prima, Stefano le ha raccontato l’idea di Filippo, è troppo eccitata.

Stefano la sta guardando, seduto su un muretto all’ombra di una quercia, e sorride, fumando una sigaretta. E’ proprio buffa, la Fede, mentre saltella urlando entusiasta, con quella sua treccia rasta che le và su e giù, i ricci sparsi sul viso, arruffati, un enorme sorriso e la voce squillante. Tra un saltello e l’altro a Federica viene in mente che, però, la ragione del viaggio non è ancora molto chiara. Non che le serva saperla, partire senza programmi e senza scopi è la cosa che le riesce meglio – e che le piace di più – ma sa che in realtà una ragione deve esserci per forza. Allora si siede, si sposta qualche ciuffo di capelli dal viso, e sorride al ragazzo seduto a gambe incrociate vicino a lei.

" Allora Ste…Mi dici il perché di questo viaggio?"

Stefano sorride, spegnendo la sigaretta ormai terminata. Sapeva che la Fede non si sarebbe accontenta della semplice proposta buttata lì.

" Filippo deve cercare una ragazza che ha incontrato quest’estate"

Federica annuisce. Immaginava qualcosa di simile.

" E ha quindi pensato di farsi aiutare da noi"

" Esatto. Il problema adesso però è…"

Stefano e Federica si guardano.

" Vittoria"

 

 

Giulio e Filippo sono ancora sul dondolo, nel giardino di quest‘ultimo. Le bottiglie vuote di birra si sono moltiplicate ai loro piedi, come i mozziconi spenti di sigarette nei posacenere appoggiati sulle braccia del dondolo di legno.

" Dì la verità, Filippo, perché vuoi ritrovare a tutti i costi questa ragazza?"

Filippo finisce l’ennesima sigaretta e la spegne nel posacenere. Poi si gira, e guarda l’amico dritto negli occhi azzurro spento.

" Non lo so. Il fatto è, Giu, il fatto è che mi ha colpito da morire. Mi si è piantata nel cervello, capisci?"

Giulio muove la testa a titolo affermativo. Sa perfettamente cosa intende Filippo: la sta provando anche lui quella sensazione, e sa quanto può diventare persistente e fastidiosa.

" Ma l’hai conosciuta? Le hai parlato, anche solo per poco?"

" Si, le ho chiesto una sigaretta durante il concerto, ma niente di più"

Giulio si passa una mano sugli occhi. Sarà più difficile del previsto ritrovare questa tipa.

" Almeno sai come si chiama?"

Filippo si accende un’altra sigaretta, l’ultima del pacchetto.

" Cassandra"

 

 

Vittoria è sdraiata sul letto di Ginevra, nella stessa identica posizione di qualche ora prima.  Non si è ancora mossa da lì, nonostante ormai sia ora di cena e lei debba andare a casa. Ginevra ha acceso l’incenso, e la stanza è ormai pervasa dal suo profumo intenso, sonnolento, indolente. La dark è a gambe incrociate sulla sua poltrona, e fissa Vittoria con una sigaretta accesa tra le labbra scarlatte.

" Viki, si è fatto tardi. Tua madre ti ha già chiamato due volte, ti ammazza se non torni a casa subito"

Vittoria apre gli occhi, guardando Ginevra con uno sguardo smarrito nei grandi occhi castani.

" Mi ucciderà la fatica di raggiungere casa mia in ogni caso, quindi tanto vale aspettare un altro po’"

" Come vuoi tu. Cerca solo di non addormentarti"

" Si, tranquilla…"

Vittoria sbadiglia, allungandosi un po’ di più sul letto. L’incenso è così rilassante….

 

In cielo inizia a spuntare qualche stella, ma la Fede e Stefano sono ancora su quel muretto, a dividersi una bottiglia di birra scura e qualche sigaretta.

" Ci pensi mai ad andare nello spazio?"

Stefano guarda la Fede incuriosito. Come diavolo le vengono in mente certe idee?

" In realtà no. Perché me lo chiedi?"

" Perché penso che deve essere bellissimo poter vedere la Terra da lassù, vederla come una palla appena schiacciata, coperta dalle nuvole e dagli oceani, e pensare che i tuoi amici o lì, a milioni di anni luce di distanza, e c’è tutto il tempo del mondo a separarvi, e ci sono altri pianeti, e migliaia e migliaia di stelle, di nubi…"

" Si, sarebbe veramente bellissimo, ma pensi che riusciresti a stare a milioni di anni luce di distanza dalla Terra per settimane, mesi, anni?"

" Penso di no. C’è troppo a cui tengo, qui giù, anche se a volte vorrei fuggire per non tornare mai più. Ma vedere la Terra da lì, immaginare in quale minuscola parte siete voi, oltre quale nuvola, tra quali montagne…beh, quello mi piacerebbe farlo"

Stefano sorride, e tira leggermente la treccia alla Fede, in un piccolo gesto d’affetto.

" Beh, Fede…puoi accontentarti di fare il contrario"

" Cioè?"

" Cioè puoi sdraiarti qui, alzare lo sguardo e guardare le stelle, immaginando quale sia la più bella, quale sia quella più lontana, quella più vecchia, quella più luminosa…"

Federica sorride. Stefano sa rendere tutto migliore soltanto con qualche parola.

" Facciamolo allora"

La Fede scende dal muretto, prende Stefano per la manica della sua felpa nera e lo trascina sull’erba a qualche metro dal muretto.

" Guardiamo le stelle"

Stefano sorride. Federica sa rendere tutto migliore soltanto con qualche semplice gesto.

 

 

Ginevra guarda Vittoria addormentata sul suo letto. Sembra una bambina. Una bambina spaventata. Ed è strano pensare a Vittoria in quel modo. Vittoria sembra sempre così sicura, così determinata, così forte. E invece non lo è per niente. Ginevra si alza, aggiusta la coperta all’amica. Vuole pensare che quello che le sta succedendo non sia colpa di Filippo. Non ha mai creduto che la cotta dell’amica potesse trasformarsi in qualcosa di serio, e non ha mai creduto che – ricambiata o no – potesse portare a qualcosa di buono. Filippo non va bene per Vittoria. Filippo non va bene quasi per nessuno, tantomeno per qualcuno come Vittoria – ragazzina inesperta, semplice, dai vestiti maschili e la faccia infantile. E Vittoria non va bene per Filippo – anima solitaria, dai toni oscuri, bui, complicati, dalla vita incasinata.  Ginevra guarda l’incenso che brucia lentamente, spandendo per la stanza un odore dolciastro, sonnolento. Poi squilla il telefono.

" Pronto? Si Giulio, dimmi"

Ascolta per un attimo quello che le dice il ragazzo, in silenzio. Poi annuisce, anche se lui non può vederla farlo.

" Si, ne parlo io a Vittoria. Ah, Giulio? E’ un’ottima idea"

 

 

  
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