Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: _Frency_    29/01/2013    1 recensioni
Provate a immaginare una Elizabeth stanca di aspettare il suo amato, un capitan Jack Sparrow in cerca di avventure e una fonte che non aspetta altro che essere trovata. Aggiungete un Will Turner che vive da tempo in una tormentata conflittualità interiore. Immaginate un gioco di complicati equilibri, che si muovono a tempo con la marea. E se i loro destini si scontrassero una volta ancora? Ma si sa, il gioco è bello finché corto, quindi saranno in grado di mettere la parola “Fine” alla loro comune avventura?
Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Joshamee Gibbs, Will Turner
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buondì ciurmaglia!

Ci sono due paroline da dire su questo capitolo, che è molto, molto introspettivo. Ho cercato di analizzare con sottigliezza la situazione, scavando nei pensieri del nostro capitano preferito. Ho fatto un piccolo tuffo nel suo passato, cercando e trovando spunti interessanti. Spero che non risulti noioso, bensì mi auguro che lo troviate interessante!
Altra cosa importante: con questo capitolo si inizia la seconda parte del nostro viaggio, il ritorno. Ecco allora che non è più la Fonte della Giovinezza l'obiettivo da raggiungere, ma gli orizzonti si aprono un'altra volta. Cosa riserverà il futuro per i nostri pirati? Solo un indizio: dai prossimi due o tre capitoli rientrerà in gioco una vecchia conoscenza. Non aggiungo altro!

Come sempre ringrazio chi preferisce, segue, ricorda e recensisce.


Buona lettura! :)


Capitolo 15: Pensieri


La Perla Nera era salpata due giorni dopo, le vele scure rattoppate che si gonfiavano alla prima brezza mattutina. Il sole velato da una cortina di nubi rendeva il clima meno
torrido, e di conseguenza più sopportabile il viaggio a bordo della nave. Jack fissava l’orizzonte con aria assorta; la macchia verde dell’isola che man mano di allontanava
dalla loro vista. Una malcelata preoccupazione adombrava l’animo del capitano, che stringeva in una morsa d’acciaio il parapetto di legno sul castello di prua. Il viaggio di
ritorno non era iniziato bene, non era iniziato bene per nulla. Elizabeth aveva pianto. Disperata e felice allo stesso tempo. Aveva serrato le labbra ostinatamente, come una
bimba capricciosa. Eppure nel suo gesto non c’era alcun capriccio: c’era paura. Nervosismo. I suoi occhi inizialmente si erano riempiti di terrore, poi di desolazione. E il vuoto,
il nulla più totale*, aveva inghiottito tutto. Aveva smesso di parlare con l’equipaggio e con lo stesso Jack, che vanamente ogni sera si recava nella sua cabina, abbracciandola
gentile, premuroso. Si era rinchiusa in un ostinato silenzio. Se Jack avesse saputo che quelli sarebbero stati gli effetti “collaterali” dell’immortalità probabilmente avrebbe
impedito alla ragazza di imbarcarsi in quel viaggio. In effetti, era quasi felice di essere un comune mortale. Quasi.

Mentre il vento gli scompigliava i rasta scuri e i vari gingilli che aveva tra la folta chioma, il pirata cercava di venire a capo di quella ingrata situazione. Metà del suo
equipaggio (quella metà che con lui era sceso) era praticamente morta. Appena tre corsari erano sopravvissuti del gruppo, Il Guercio, Serpente e Joe. Erano tre uomini

valorosi, che corrispondevano perfettamente ai canoni del pirata ideale: Il Guercio era cieco da un occhio, ma era il miglior tiratore di tutta la Perla. Nessuno sapeva come
aveva perso l’occhio sinistro, e molti vi favoleggiano intorno. Certo era che l’atteggiamento del diretto interessato non faceva che alimentare queste leggende. Serpente era
appena un ragazzo, magro, dinoccolato, sinuoso come un serpente, e come la straordinaria capacità di contorcersi nelle maniere più improbabili. Jack sapeva bene che quello
sarebbe stato un bell’acquisto, di fatti si era rivelato sin da subito un ragazzo sveglio e coraggioso. Joe era un vecchio commilitone del capitano da quando quest’ultimo
prestava servizio nella Compagnia delle Indie Orientali. Erano divenuti amici poco prima che Jack decidesse di disertare, e quando questo era accaduto egli l’aveva seguito.
Sparrow era rimasto parecchio colpito dalla decisione del compagno a suo tempo, ma ora comprendeva quella scelta: erano troppo ribelli, troppo liberi, per essere legati ad
una qualsiasi bandiera che non fosse quella nera, che orgogliosamente sventolava al sole.

Pensandoci, Jack era assai felice che quei tre non avessero subito la stessa sorte dei compagni. In genere egli cercava di non affezionarsi troppo alla sua ciurma, poiché “La
ciurma non è che un mezzo per giungere al proprio fine, la ciurma è traditoria. La ciurma cambia, si rinnova: non vi ci si può affezionare. La ciurma è al servizio del capitano,
ma stranamente la ciurma non serve il capitano: la ciurma serve se stessa.” Ecco il pensiero del pirata a proposito dei suoi compagni. Probabilmente certi pensieri erano
dettati anche da avvenimenti passati, eppure nel caso di Gibbs e dei tre nominati prima non aveva potuto che fare un’eccezione. Loro erano la sua unica, vera, ciurma. A loro

si era affezionato, e tanto anche. Erano i compagni di mille scorribande. Ovvio, vi erano anche altri, come Marty e Mr. Cotton, Pintel e Raghetti, ma con loro vi era un rapporto
diverso. Tralasciando il fatto che gli ultimi due gli si erano addirittura ammutinati contro, quelli erano amici, certo, ottimi per salvare donzelle in pericolo e recuperare tesori
perduti, ma non avrebbe lasciato mai la sua vita in mano a uno di quei quattro. Non era questione di intelligenza, secondo il capitano, saper riconoscere a prima vista a chi
poter affidare la propria vita. Era questione di pelle, di sensazioni. Certo, a volte ci si poteva anche sbagliare, e questo lo aveva imparato a sue spese. Per un attimo provò a
pensare se, a Lizzie, lui avesse dato quella sensazione di totale fiducia che lei aveva dato a lui. Perché sì, Jack Sparrow si fidava ciecamente di Elizabeth, e questo non
riusciva a spiegarselo visto che lei l’aveva dato in pasto al Krachen. L’aveva… ucciso.


Se lui le avesse dato quella sensazione, forse, lei non sarebbe rimasta chiusa in quell’odioso silenzio. Si sarebbe fidata, appunto, e gli avrebbe parlato, gli avrebbe fatto
capire cosa c’era che non andava. Anche se aveva la brutta sensazione di saperlo. Eppure, Lizzie aveva scelto di non morire mai piuttosto che osare una vita mortale.
Era codardia o furbizia la sua?, pensava il capitano, la fronte aggrottata davanti a quei pensieri. Un angolino della sua mente – quella parte razionale, piccola e praticamente
insignificante, che però ultimamente si faceva sentire, e spesso anche – gli diceva che sì, quella era codardia e non furbizia. Assolutamente. Eppure, quella parte della sua
coscienza che da sempre lo guidava gli stava urlando che la ragazza trasudava coraggio allo stato puro, che era esattamente come lui, che invano aveva cercato a lungo la
vita eterna. Anche perché ammettere che era vero il contrario equivaleva ad ammettere che lui era un codardo. Un codardo con i fiocchi, fatto e finito.



Spazio dell'Autrice:

Ebbene sì, sono riuscita anch'io a scrivere due righe sotto la storia, che soddisfazione! Evidentemente ho qualcosa da dire, eheheh! ;)

- * Piccola citazione da "La Storia Infinita" di cui consiglio la lettura a chi non ne avesse ancora apprezzato la meraviglia.

- E per concludere, ci tenevo a sottolineare che Il Guercio, Serpente e Joe sono personaggi di mia invenzione, di cui è assolutamente vietato il plagio!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: _Frency_