Film > Megamind
Segui la storia  |       
Autore: Kiarachu    30/01/2013    2 recensioni
AU: e se Megamind, Minion e Wayne fossero fuggiti dai loro pianeti, per trovarsi a Londra nell'epoca Vittoriana?
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Al centro c’era un tavolo di legno con le gambe che terminavano con zampe di leone.
Dietro al tavolo c’era una stufa a legna incassata nel muro.
Alla sinistra e destra della stufa c’erano due mobili con vetrine, con vari utensili da cucina, piatti, posate, pentole e quant’altro.
Alla destra della porta c’era infine un moderno lavandino di pietra, collegato con i tubi dell’acqua.
 
“Wow…è davvero molto bella questa cucina, e vedo che ha tutte le comodità moderne. Ehm…non vorrei sembrare uno screanzato, ma mi pare di capire che lei sia una persona benestante, vedendo questa casa e sapendo che possiede anche un’altra casa. So, grazie alle informazioni raccolte dai miei robocervelli, che non tutti hanno la possibilità di possedere una casa come la sua, men che meno due!” Eiyuu spiegò al direttore Baker.
 
“Grazie mille, Eiyuu, e sì, hai ragione…sono una persona benestante. Forse ti chiederai anche perché ho lo stesso cognome della via, vero? Beh, posso dirti che io discendo da William Baker, chi costruì questa strada, e con i soldi guadagnati fece costruire queste due case, per ospitare la sua numerosa famiglia”.
 
“Nel corso degli anni la mia famiglia ha edificato altre case, qui e anche su altre vie, ed io ho ereditato questa casa perché era quella dove vivevo con i miei genitori, e quella vicina perché era un possedimento di mio padre, ma da anni era rimasta disabitata perché i miei genitori non avevano avuto la possibilità di venderla”.
 
“Continuo a pensare che sia stata una fortuna incontrarvi, sia perché mi avete salvato la vita, che perché, finalmente, quella casa avrà degli inquilini. Ora direi che è meglio mangiare, io ho fame, e voi?”, il direttore Baker finì di dire ai due alieni.
 
Meen-yawn ed Eiyuu annuirono, e il piccolo genio si sedette su una delle sedie poste vicino al tavolo, mentre il pescioide rimase in piedi, perché sapeva che avrebbe rotto una delle sedie, se si fosse seduto.
 
Il direttore prese delle uova da una credenza, del bacon dalla ghiacciaia, ed Eiyuu, vedendo questo, si disse che la sua prima creazione da condividere con i londinesi fosse il frigorifero.
Poi prese una pentola e dello strutto per friggere le uova e il bacon.
Intanto che questi friggevano e un buon profumino si spargeva nella stanza, tagliò tre fette di pane rustico, mettendole in tre piatti.
 
“Oh…Minion, tu mangi quello che mangiamo noi? Mi ero dimenticato di chiederlo, e giacché sei un pesce, magari mangi…mh…cose da pesce”, chiese Gordon all’ittioide.
 
Il pesce alieno fece una faccia stupita sia per come l’aveva chiamato il direttore, che per quello che gli chiedeva.
 
“Direttore, il mio nome è Meen-yawn, ma se non riesce a pronunciarlo, non è un problema. In ogni caso, sì, mangio quello che mangiate voi, ho visto dai filmati e foto dei robocervelli quello che mangiano i pesci terrestri, e no grazie, vermi e alghe non sono il mio genere”, finì di dire ridendo, mentre il direttore poneva il piatto con il pane, le uova e la pancetta davanti ai due alieni, e si sedeva di fronte ad Eiyuu.
 
“Son curioso di vedere questi…filmati? Sono le foto in movimento che mi dicevi, Eiyuu, giusto? Voi due siete una continua fonte di meraviglia, per me”, Gordon finì, e poi cominciarono a mangiare la colazione.
 
Il direttore si stupì nuovamente, vedendo Meen-yawn mangiare inserendo i vari cibi da un’apertura quasi invisibile posta in cima alla cupola.
Eiyuu emetteva dei mugolii di apprezzamento, e quando ebbe finito disse, “Era tutto buonissimo! Sa cosa? Ho pensato che la prima invenzione che potrei condividere con voi londinesi: è il frigorifero, vedendo la ghiacciaia. Però prima devo trovare che tipo di energia usare, perché so che l’elettricità non è ancora stata usata nella maniera che la usiamo noi, in quest’epoca. Forse col vapore…ma devo vedere”, disse tra se e se.
 
Gordon reclinò la testa, perplesso da quello che il giovane alieno stava dicendo.
 
“Frigorifero? Son curioso…che cos’è? Mi rendo conto che voi avete una tecnologia superiore rispetto a quella che c’è in quest’epoca, vero? Conosco l’elettricità, per aver letto alcuni articoli su essa, ma non pensavo che si potesse usare per alimentare invenzioni come questo…frigorifero”, disse, pensando che avrebbe fatto molte domande al piccolo genio, quella sera, quando sarebbero andati all’astronave.
 
Eiyuu annuì, e cominciò a spiegare: “Il frigorifero è una ghiacciaia alimentata dall’elettricità, che conserva i cibi a varie temperature. Sul nostro pianeta l’elettricità era generata usando l’energia del sole, del vento o dell’acqua. Soprattutto quella del sole: era la più pulita, e i nostri scienziati avevano trovato modo di creare degli accumulatori d’energia – delle capsule dove immagazzinavano la carica in eccesso – da usare in caso di nuvolo”.
 
“So che qui usate ancora illuminazione a gas o ad olio, ma con l’elettricità è possibile alimentare delle lampadine per illuminare case, strade ed altri luoghi. Penso che userò la potenza del vapore come fonte d’energia, ma poi vedrò se si può implementare l’elettricità in tutta la città ed anche in Inghilterra, per migliorare la vita di tutti”, finì, con gli occhi che luccicavano, pensando alle invenzioni che avrebbe fatto.
 
Gordon poi sparecchiò la tavola, e lavò i tre piatti nel lavandino, mentre i due alieni lo osservavano incuriositi.
 
“Ehm…se mi è permesso chiederlo, è per via del suo lavoro che è scapolo, direttore? So che di solito mansioni del genere sono fatte da donne. Ed ho anche notato che, nonostante lei sia benestante, non ha una domestica”, disse il piccolo alieno blu al curatore della prigione.
 
Gordon sorrise sotto i baffi, scosse il capo e rispose, “Sei davvero curioso, Eiyuu, ma so che è una delle caratteristiche di una mente geniale. In ogni caso, sì, hai centrato in pieno. Prima di cominciare a fare il lavoro di direttore della prigione ero fidanzato con una ragazza molto bella e dolce, o almeno così sembrava”.
 
“Solitamente non racconterei questa storia a un ragazzino di dieci anni, ma mi rendo conto che tu sei più maturo rispetto all’età che hai. Emily ed io ci amavamo tanto, e lei aveva anche confezionato quel copriletto che c’è nella stanza dove hai dormito”.
 
“Dopo cinque anni che stavamo assieme, le ho chiesto se voleva sposarmi, e lei mi ha detto sì. Io ero al colmo della felicità, ma poi le cose son cominciate a precipitare, quando le ho detto che sarei andato a lavorare come guardia alla prigione”.
 
“In pratica ho scoperto che all’inizio lei mi voleva bene per quello che ero, poi aveva scoperto la mia ricchezza ed era diventata molto possessiva, e voleva sposarmi solo per i miei soldi. Lei proveniva da una famiglia di campagna, ma quando siamo stati assieme, le ho insegnato come stare in società, ed è rimasta inebriata dal potere che ne derivava”.
 
“Quando le ho chiesto di sposarmi, lei pensava che avrei fatto un lavoro in linea con quelli della mia famiglia: banchiere o avvocato, ma io ero – e sono – un uomo molto più pratico e avevo dei contatti con il direttore della prigione”.
 
“Gli avevo chiesto se potevo entrare a far parte del suo personale, magari come guardia, e lui aveva accettato, dicendomi che, in effetti, gli servivano uomini del mio stampo, che la maggior parte delle altre guardie erano dei lazzaroni scansafatiche”.
 
“Avevo intenzione di comunicare la lieta notizia a Emily dopo il nostro fidanzamento, pensando che lei ne sarebbe stata contenta. Oh…come mi sbagliavo.
Me lo ricordo ancora, nonostante siano passati molti anni: io avevo un sorriso fiducioso, e lei invece aveva un’espressione orripilata dipinta sul volto”.
 
“Dichiarò che non voleva crederci, e che se era uno scherzo, era veramente pessimo. Quando le dissi che era la verità, lei fece un’espressione arrabbiata, si sfilò l’anello di fidanzamento dalla mano inguantata e lo gettò a terra, per poi uscire piangendo e gridando da questa stessa casa”.
 
“Quell’anello era un gioiello storico della mia famiglia, appartenuto a mia madre, e prima ancora a mia nonna e così via. Era l’anello ufficiale di fidanzamento della mia famiglia. Io stavo piangendo, e raccolsi quell’anello, per portarlo dov’era conservato in precedenza”.
 
“Per farla breve, andai da lei per parlarle e farla ragionare, ma lei aveva già preso la sua decisione: non voleva stare più con me. Peggio ancora, mi disse che avrebbe cominciato a frequentare uno dei miei amici scapoli che le avevo presentato qualche anno prima”.
 
“Dichiarò che quest’uomo era più adatto alle sue attese, e che le aveva detto che sarebbe stato molto felice di stare insieme con lei, se non fosse stata già impegnata con me. Così cominciò a frequentare questo mio amico, e dopo un paio d’anni si fidanzarono, mentre io mi ero rassegnato a rimanere single”.
 
“L’anno in cui si fidanzarono, io ero passato da guardia a direttore della prigione, perché il precedente curatore aveva deciso di ritirarsi, poiché era anziano e quel lavoro era particolarmente stressante e pericoloso, come hai potuto vedere anche tu”.
 
“Io fui invitato alla festa di fidanzamento e volevo quasi rifiutare l’invito, ma sapevo che sarebbe stato sgarbato. Così andai, e scoprii che Emily non era contenta nemmeno con Edward, perché era saltato fuori che lui era interessato a lei solo economicamente”.
 
“Devi sapere che Emily era figlia di gente che abitava in campagna, poco fuori Londra, e la compagnia d’Edward voleva acquistare il terreno dei genitori di Emily, ma loro non volevano cedere. Qualche mese prima che Emily ed Edward si fidanzassero, i suoi genitori erano morti, lasciando terreno e casa in eredità a lei”.
 
“Edward le fece firmare il contratto di fidanzamento, come di consuetudine, ma lei non lo lesse. Solamente che in quel contratto c’era scritto che tutti i possedimenti della fidanzata divenivano in automatico proprietà del fidanzato, così Edward conquistò il terreno senza spendere un penny”.
 
“Lei lo amava, ma lui aveva fatto tutto per soldi. Un anno dopo si sposarono, ed Edward aveva già cominciato a costruire magazzini ed una fabbrica in quell’area. Ora Emily è ancora sposata con lui, ma ho sentito che si tradiscono a vicenda, una cosa molto riprovevole. Ma è anche una cosa che succede molto spesso alle persone dell’alta società, ed è molto triste”.
 
“Io mi son sentito doppiamente tradito, da Emily ed anche da Edward, perché non avevo idea che fosse un tipo così subdolo. Ho smesso di frequentarli, ed adesso poso dire di essere in qualche maniera felice”.
 
“Per quel che riguarda la domestica, oggi è il suo giorno di riposo. Fortunatamente è una donna che viene dalla campagna, e non si spaventa per nulla. Dovrebbe rientrare domani mattina presto, e penso che le dirò di voi, se non vi dispiace. È una gran chiacchierona, ma sa anche mantenere un segreto”, Gordon finì, facendo l’occhiolino ai due alieni che lo stavano osservando, rapiti dal suo racconto.
 
Eiyuu fu il primo a riprendersi, sorrise e disse, “Accidenti! Mi dispiace per lei, quest’Emily pareva proprio essere giusta per lei. E per quel che riguarda la domestica, va bene, glielo dica pure. Basta che mantenga il segreto, anche se vorrei farmi conoscere dai londinesi, soprattutto essere temuto dai criminali. Infatti, spero che quella banda diffonda la voce di un ragazzino dalla pelle blu con un’arma terribile”, il piccolo genio affermò, con un sorriso furbetto sulle labbra.
 
Gordon rise a quell’affermazione, e pensò che il ragazzo sarebbe stato un ottimo detective, perché sapeva che alcuni di essi avevano dei metodi che, molte volte, non erano proprio legali, e spesso si ritrovavano a dover avere contatti con la malavita per informazioni od altro.
 
“Beh, son sicuro che non passerai inosservato, senza offesa ovviamente. Anche se cercherai di camuffarti, sarà molto difficile nascondere certe tue caratteristiche. Adesso voi rimarrete qui in casa, perché tra un po’ devo andare a lavorare. Oggi comincio all’una del pomeriggio, ma fortunatamente finirò verso le sette di sera”.
 
“Verrò qua e preparerò la cena. Al momento sentitevi liberi di girare per casa, ed osservarla, mi fido di voi. Venite, devo farvi vedere una cosa”, il direttore disse loro, andando verso la scala all’ingresso.
 
Salirono tutti e tre sulle scale, fino al secondo piano, e poi salirono altre scale, per arrivare in soffitta.
Arrivati lì, il direttore aprì una porticina e invitò i due suoi ospiti speciali a seguirlo.
Entrarono in un’altra soffitta, che era ancora intera, ma molto polverosa.
 
“Ecco…adesso siamo dentro la vostra futura casa. I miei genitori hanno fatto costruire quel passaggio nella speranza che io potessi abitare con Emily l’altra casa, ed essere comunque in contatto con mia madre e mio padre”, Gordon raccontò ad Eiyuu, guardando la soffitta polverosa con tristezza.
 
“Lei è venuto qua recentemente, vero, direttore?” chiese il piccolo alieno all’uomo baffuto.
 
Il direttore Baker inarcò le sopracciglia, e rispose, “Sì, come fai a saperlo? Son venuto perché mi era venuta improvvisamente voglia di dare una controllatina”.
 
Il futuro detective indicò il pavimento impolverato della soffitta e disse, “Ho notato quelle impronte sul pavimento, ed ho dedotto che erano recenti. Guardando le sue scarpe, soprattutto la loro forma, ho capito che era stato lei a lasciare quelle tracce, ed inoltre…”, disse annusando l’aria, “…sento il profumo della sua acqua di colonia che si è sicuramente depositato sulla polvere”.
 
L’uomo baffuto spalancò gli occhi, sorpreso dalle capacità deduttive di quel ragazzino.
 
“Ma è incredibile! In effetti, indossavo queste scarpe quando sono entrato qua, e mi ero appena messo la mia acqua di colonia. Levami una curiosità, io son venuto qua una settimana fa, e non sento nessun odore, com’è che tu, invece, lo senti?” lui chiese, cercando di capire come avesse fatto a scoprirlo.
 
Eiyuu sorrise, e rispose così: “Grazie per il complimento, direttore. Per le scarpe ed impronte, possiedo un senso innato della misura, e a colpo d’occhio sono in grado di vedere la corrispondenza tra due cose. E per la colonia, la mia razza ha un senso dell’olfatto MOLTO più sviluppato rispetto ai terrestri, e quindi sono in grado di sentire odori che gli umani non sono in grado”.
 
“Il mio senso dell’olfatto può essere paragonato all’incirca a quello di un cane o un gatto. E tutto grazie a questo mio cervello più sviluppato, e con molte più connessioni neuronali rispetto a quello umano. Non ho ancora capito perché la mia specie si sia evoluta in questa maniera, ma devo ancora studiare alcune informazioni archiviate nel computer della nave”, il giovane alieno finì di spiegare al curatore della prigione.
 
Gordon lo stava guardando stupefatto, e quando ritrovò la voce, disse, “Avevo intuito che hai un cervello più avanzato del nostro, ma addirittura avere dei sensi come un animale! Ah…non ti paragono ad un animale, sia ben chiaro: sei una persona incredibile, e credo che fare il detective per te sarà facilissimo. Sia per i tuoi sensi sviluppati che per la tecnologia che hai a portata di mano”.
 
“Hai parlato d’evoluzione…e questo mi ha ricordato Charles Darwin, e il suo libro “L’Origine della Specie”, e penso che sia un libro che ti piacerebbe leggere. Io sono uno dei pochi fortunati che possiede quel libro, dopo te lo darò, così potrai leggerlo questo pomeriggio, se ti va. E son curioso di sentire la tua opinione a riguardo, poiché sei un uomo di scienza, vero Eiyuu?” il direttore chiese al giovane alieno, sorridendo.     
 
Il piccolo genio s’illuminò, appena sentì parlare di quel libro e del suo scrittore. Li conosceva poiché aveva ricevuto informazioni tramite i robocervelli, ma non aveva avuto modo di leggere il libro, poiché era stato stampato in poche copie, e in ogni modo non voleva abbassarsi a farlo rubare dai cyborg, per poterlo leggere.
 
“Ho presente il libro e so chi è Darwin, poiché ho ricevuto informazioni tramite le sonde – i robocervelli – ma non ho letto l’opera, e quindi sarei molto felice di poterlo guardare, grazie mille”, Eiyuu affermò, con un sorriso stampato sulle labbra.
 
Gordon annuì, e scesero tutti e tre, andando nella biblioteca.
Il bambino spalancò la bocca a quella vista: era una stanza rettangolare, con tre tappeti finemente lavorati, con motivi di fiori e foglie, che gli ricordavano sempre la sua pistola.
 
Al centro c’era un tavolino di forma ottagonale, di legno e con un ripiano di marmo, con le gambe a croce sul pavimento, e le “colonne” che salivano da metà “croce” fino al tavolino.
Su ogni lato c’erano dei cassettini con maniglie d’ottone e chiudibili con una chiave.
Sopra il tavolino c’era una lampada ad olio, che serviva ad illuminare la stanza quando veniva buio.
 
Tutt’intorno alla stanza c’erano vetrine piene di libri, ed in alcune c’erano oggetti in ceramica, finemente decorati.
Vicino ad una vetrina c’era un divano di legno, finemente decorato, e tappezzato con una stoffa con disegnate delle rose rosse.
Vicino alla porta c’era un orologio a pendolo, utile per vedere l’ora.
 
L’orologio era semplice ma molto bello: di forma rettangolare, con base a trapezio rovesciato, alto, e cima della stessa forma ma più fina.
Sotto la cima aveva una decorazione ondulata che riproduceva un ramo di qualche pianta, tipo edera o vite, con foglie alternate sul ramo.
 
Il quadrante aveva numeri romani e lancette che terminavano con un cerchio, prima della punta.
Il pendolo era fatto così: in fondo aveva un “piatto” circolare, che stava attaccato all’asta con una decorazione a forma di lira.
L’asta era piatta e larga, e formata da cinque “righe” sporgenti.
Sul vetro della portina c’era la scritta “Standard Time”.
 
Il ragazzo era ancora perso a guardare quella meraviglia architettonica, ed a osservare quanti libri possedeva il direttore.
Si riscosse dalla sua trance quando Gordon gli porse il libro di Darwin.
 
“Oh…scusi…mi ero incantato a guardare questa bellissima stanza. Grazie, lo leggerò e poi le farò sapere che ne penso. Ah…devo dirle che sono un “veloce lettore”, quindi volevo chiederle se posso permettermi di leggere altri libri questo pomeriggio”, Eiyuu disse sorridendo al curatore della prigione.
 
Il direttore Baker annuì e sorrise, non stupendosi del fatto che il giovane alieno volesse leggere altri libri.
 
“Ma certamente, ragazzo mio! Qui c’è la chiave per aprire le vetrine, e qui la scala per raggiungere i ripiani più alti. Alcuni di questi libri sono molto vecchi, quindi ti chiedo di fare attenzione, per favore”, Gordon spiegò, appoggiando la chiave sul tavolino ottagonale ed indicando una scala con ruote appoggiata alla libreria.
 
Eiyuu annuì, capendo perfettamente, e pensando di scansionare o ricopiare a computer qualcuno di quei libri, o prendere appunti e poi annotarli sia su carta sia su computer.
 
“Per caso ha qualche foglio di carta, dove annotare informazioni? O un taccuino?” il piccolo genio chiese.
 
L’uomo baffuto annuì, e tirò fuori un piccolo taccuino con pagine bianche da una sezione della libreria.
Eiyuu notò che aveva parecchi di quei notes nella vetrina e si chiese perché.
 
“Come mai ha così tanti taccuini, direttore Baker?” il curioso bambino chiese all’uomo.
 
“È perché mi piace prendere appunti quando leggo un libro, e non voglio rovinarlo scrivendo annotazioni su di esso”, Gordon rispose semplicemente, sorridendo.
 
L’alieno blu annuì, capendo perfettamente. Anche lui avrebbe fatto così.
 
Era quasi ora di pranzo, così il giovane genio mise il libro sul divano e ritornarono in cucina, dove il direttore preparò un pranzo veloce, prosciutto arrostito e un’altra fetta di pane, giacché entrambi non avevano molta fame.
 
Mangiarono con calma, e poi il direttore parlò così: “Tra un poco devo tornare al lavoro. Come vi ho detto prima, sentitevi liberi di girare in casa, ed anche nell’altra abitazione, vi assicuro che è strutturalmente sicura, da quello che ho visto. Vi do anche il permesso di guardare negli armadi e bauli in soffitta, ci sono dei miei vecchi completi ed altri vestiti che magari potrebbero andarti bene, una volta adattati”. 
 
“Ci sono alcuni mobili che hanno bisogno di una pulita, nella vostra casa, ma penso che siano ancora usabili, in ogni caso vedete voi. Io finirò alle sette di sera, quindi sarò qui più o meno per le sette e mezzo, massimo sette e tre quarti”.
 
I due ospiti annuirono, e lo ringraziarono ancora. Il direttore mise la sua giacca di velluto marrone ed uscì dalla casa, chiudendo la porta a chiave.
Eiyuu e Meen-yawn decisero prima di esplorare un po’ quella casa e anche la loro nuova abitazione.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Megamind / Vai alla pagina dell'autore: Kiarachu