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Autore: virgily    30/01/2013    5 recensioni
(prima fan fiction che scrivo sui Black Veil Brides, Enjoy!)
-Non ho la piú pallida idea di quello che ti sia successo peró una cosa é certa...- cominció sollevandole il viso per il mento, tenendolo con il pollice e l’indice. Inizió a tamponarle dolcemente la stoffa sulle guance e sotto l’occhio, asciugandole le lacrime
-Non mi piace vederti piangere- sospiró infine fissandola intensamente dritta negli occhi,mentre il suo viso cominciava a farsi maledettamente paonazzo. Dal canto suo Caris, apparte il bollore alle guance, sentí un nodo allo stomaco. Era freddo, e molto distaccato; eppure sembrava cosí... Dolce.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era trascorsa appena mezz’ora da quando Andy aveva lasciato il suo appartamento. Era agitato, e si vedeva. Pallido, disorientato… Distratto. Christian quasi non lo riconosceva più. Certo, con una ragazza carina come Caris Foster dentro casa, anche lui ci avrebbe fatto qualche pensierino prima di decidersi ad uscire. Eppure c’era qualcosa di strano in lui. Una sorta di preoccupazione incessante che perfino il batterista riuscì a sentire a pelle. Infatti, pur essendosi preso le giuste precauzioni, Andy non poteva far a meno di pensare al fatto che lei era da sola e “loro” sapevano dove si trovava. Più camminava assieme al suo amico per i corridoi dello studio discografico, più si rendeva conto, maledicendosi, che doveva rimanere a casa. Quasi pateticamente, controllava ogni cinque minuti il suo cellulare, sperando di non trovare messaggini minatori o chissà quale chiamata persa.
“Per qualsiasi cosa, per l’amor di dio Caris, chiamami…” le aveva detto. E lei gli aveva sorriso, e probabilmente non aveva capito il perché delle sue premure. Era così dolce, e ingenua. Non poteva sapere che stando al suo fianco in realtà, piuttosto che al sicuro, era in pericolo.
-Sicuro che tutto vada bene?- dandogli una pacca sulla spalla, CC lo fece tornare con i piedi per terra. Lo scrutò appena in viso, poi diede un leggero scossone al capo, scacciando via tutti quei brutti pensieri che da una notte a quella parte non riusciva a far a meno di immaginare.
-Si, si tutto bene- rispose entrando nell’ufficio del loro produttore dove tutti si erano dati appuntamento. Jake e Jinxx seduti sulla poltrona di pelle, stavano conversando tra loro, sfottendo sottovoce il loro bassista, che in completa solitudine, leggeva. Oh si, teneva un vero libro tra le mani, e non una rivista di Play boy. Il giovane vocalist e il suo batterista esterrefatti da quella surreale figura, rimasero in silenzio senza dire una parola. Impietriti, sconvolti. Immediatamente, i due chitarristi scoppiarono a ridere per quel loro espressioni seriamente contrite
-Allora non siamo gli unici a pensare che sia grave!- ridacchiò Jinxx lanciando un ultimo sguardo a Purdy, che sbuffando sollevò lo sguardo dalla sua profonda lettura
-Mi dite, brutti stronzi, qual è il vostro problema? Adesso non posso neanche mettermi a leggere un libro in santa pace?- ghignò guardandoli uno ad uno in cagnesco
-Ma è proprio questo il punto Ash!- disse CC –Io neanche sapevo che fossi in grado di leggere!-
-Ah-Ah. Spiritoso- bofonchiò Purdy facendogli una smorfia prima di gettarsi nuovamente a capofitto tra le pagine del suo amato libro
-Dicci almeno di che cosa parla no?- domandò Jeremy, facendo posto sul divano anche ai due componenti appena arrivati, che nel frattempo, erano rimasti in piedi. Sbuffando nuovamente, il bassista neanche si degnò di guardarli
-È un thriller- disse scocciato senza distogliere lo sguardo –C’è un serial killer tipo Jack lo squartatore-
-Ma è figo almeno?- ridacchiò Pitts
-Molto figo. Considera che per entrare nelle case delle sue vittime organizza i travestimenti più impensabili…-
-Del tipo?-
-Chiunque. Per esempio, fa scattare la corrente e si finge l’elettricista. Poi la strangola con i cavi…- sogghignò malevolo il giovane bassista. Fu in quel momento che Andrew, che era rimasto in silenzio a fissare il vuoto, tornò sulla terra con un brivido lancinante che gli tormentò la colonna vertebrale. Sollevò di scatto lo sguardo, impietrito. Fissò intensamente Ash, che solo in un secondo momento si rese conto di essere osservato. E infatti, gli occhi grandi e magnetici del suo vocalist lo stavano scrutando agitati e smorti. Trasudavano ansia ad ogni suo battito di ciglia
-Che cosa hai detto?- domandò netto e deciso, prendendolo in contro piede. Ashley rimase disorientato
-Cosa?-
-L’assassino, nel libro… cosa hai detto che fa?-  si spiegò spazientito. Aveva perfino cominciato a torturarsi le mani con carezze che tentavano di dargli conforto. Mai aveva visto Biersack ridotto in quello stato:
-Ho detto che dopo aver fatto scattare la corrente, si è infilato nell’appartamento della vittima fingendosi l’elettricista. Ma che hai fatto? Sembra che tu abbia quasi visto un fantasma-
Andrew prese un respiro profondo, sentendosi tutto un fremito. Poi, si morse con forza il labbro inferiore. Scattò in piedi, guadagnandosi le occhiate torve e incuriosite del suo compagni. Ma non gli diede peso, aveva la mente offuscata da altri pensieri, e senza dire una parola, se ne andò. Inizialmente, con passi svelti, ampie falcate. E mano a mano la sua andatura divenne un crescendo sempre più nervoso, trasformandosi quasi in una folle corsa.
-Andy! Andy cazzo fermati!- era Ash. Lo stava rincorrendo. Aveva i lineamenti del viso contriti. E come biasimarlo? Il suo amico era strano, e stava letteralmente scappando senza motivo. Era arrabbiato, confuso, e più lo seguiva e lo chiamava ad alta voce, più il moro sembrava non voler smettere di correre. Aumentò il passo, divincolandosi abilmente dalle persone che caoticamente si spostavano da un ufficio all’altro, e soltanto quando finalmente giunse all’uscita dello studio, Purdy ebbe finalmente l’occasione perfetta per raggiungerlo. Lo prese saldamente per un braccio, bloccandolo. E si stava dimenando, come un animale selvatico appena catturato. Aveva il fiatone, parlava velocissimo e sembrava vaneggiare. Spazientito allora, il bassista lo prese per le spalle, scrollandolo con forza, ringhiandogli quasi contro
-Calmati cazzo!- e finalmente Andy si zittì. –Mi dici cosa diavolo ti è preso? Non puoi andartene così!- continuò riprendendo lentamente la calma
-Non capisci Ash. Devo andare…- non riusciva a parlare, era frenato. Qualcosa lo bloccava. Qualcosa di grave.
-Dove? Andy, calmati!- i due si fissarono intensamente negli occhi -non ti mando da nessuna parte in questo stato-
-Caris…- un sussurro quasi impercettibile che scosse i pensieri del bassista
-Che ha fatto?-
-Non c’è tempo. Vieni con me- ringhiò il moro prendendolo per un braccio, trascinando il suo compagno via con sé. Non aveva tempo. Ne aveva già perso troppo, e non poteva rischiare ancora. Ash si decise a seguirlo, lasciandosi trainare nella sua follia, confuso più che mai
-Non riesco a capirti…- affermò montando a tempo record in macchina con il suo vocalist, il quale infilando convulsamente la chiave nel cruscotto, mise in moto quasi sgommando
-Caris. È in pericolo. Che idiota! Sono un coglione!- imprecando ad alta voce, quasi meccanicamente il piede gli scivolò con forza sul pedale dell’acceleratore. Incassato nel sedile del passeggero, Purdy osservò con occhi sbarrati il conta chilometri che aveva appena superato la velocità massima consentita per quella zona. Preferì non parlare, a constatare dai suoi respiri pesanti e dallo sguardo omicida che gli incendiava le iridi pensò bene di non metterlo ulteriormente sotto pressione. Tuttavia, non riuscì a togliersi dalla testa la sua affermazione: “Caris. È in pericolo”
Certo, aveva sempre trovato quella ragazza piuttosto strana; avvolta da un’aria di mistero quasi inquietante. E Andrew doveva sapere cose che non poteva neanche immaginare. Parcheggiando alla buona, i due scesero di tutta fretta dalla vettura, e camminando a passo svelto verso il portone d’ingresso al condominio, finalmente Andy trovò il coraggio di parlare:
-C’era un tipo sospetto qui davanti questa mattina…-
Facendo sbattere il possente portale di metallo contro il muro d’ingresso, Ash si limitò a seguire il suo amico che aveva già cominciato ad avviarsi per gli scalini del primo piano. Svoltando l’angolo, gli occhi chiari del vocalist si puntarono contro la piccola porticina in legno del suo appartamento. E fermandosi appena, giusto il tempo di riprendere fiato, notò con allarmante sconforto che questa era socchiusa. Immediatamente, il cuore gli andò in gola, soffocandolo.
-Caris! Caris!!!- senza pensarci spalancò con impeto la porta, osservando con occhi sbarrati l’inconsueto caos che aleggiava per il suo appartamento: i mobili rovesciati a terra, lo specchio appeso nel corridoio spaccato in piccoli frammenti. Non era stata solo un’impressione allora.
-Oh cristo…- la voce di Purdy giunse altrettanto preoccupata alle sue spalle. Era come nel suo libro. Mancava soltanto un… Corpo. Con la tachicardia che gli faceva esplodere il cuore nel petto, i due cominciarono ad entrare in quel vero e proprio inferno. Ash si diresse verso la camera da letto, trovandola disfatta; con le lenzuola sfilate e riversate sul pavimento dove una modesta chiazza di sangue si distendeva quasi a macchia d’olio
-Dio mio. I-Io chiamo la polizia!- balbettò afferrando tremante il cellulare dalla tasca dei jeans stretti. Respirando profondamente invece, Andy entrò in cucina, facendosi letteralmente prendere dal panico.

***

Di buon mattino, dopo essere riuscita finalmente a dormire, Caris si era svegliata nel grande letto vuoto. Uno strano odore aleggiava per l’intero appartamento, e infilandosi tra le sue narici, quasi di rimando il suo stomaco aveva risposto brontolando furiosamente. Dopotutto, si poteva ben dire che il giorno precedente avesse digiunato. Stropicciandosi gli occhi, la bruna scese dal giaciglio avviandosi con passi lenti e zombificati sino al salotto, ove poteva osservare con sua sorpresa che il suo Andy stava “cucinando”. Non voleva crederci, eppure stava armeggiando con una padella davanti i fornelli, con il petto nudo e lo sguardo concentrato per non bruciare quelle poche uova che era riuscito a trovare nel suo povero frigorifero.
-Oh mio Dio…- disse piano, con gli occhi sgranati da quella seducente visione. E voltandosi di scatto, il vocalist la guardò quasi sbavare. Probabilmente era la fame, o forse era per il fatto che le stesse preparando la colazione mezzo nudo. “Teoricamente, alle ragazze piace” si disse sorridendole sghembo.
-Beh? Mai visto un ragazzo preparare due uova?- e detto da Andrew Biersack, era un vero e proprio miracolo. La ragazza sogghignò, avvicinandosi a lui di soppiatto, dando una sbirciatina al contenuto dell’ampia padella. Doveva ammetterlo, avevano proprio un bell’aspetto.
-Wow…-
-Sappi che è tutto ciò che mi vedrai cucinare- affermò burbero il moro, impiattando
-Tranquillo. Mi accontento. Al resto ci penso io, piccolo ometto- sorrise la giovane abbracciandolo da dietro, lasciando l’impronta di un bacio invisibile tra le sue scapole. Un brivido caldo scosse la mente e il corpo del ragazzo, che voltandosi la strinse al suo petto, appropriandosi delle sue labbra.
Consumarono la loro prima colazione, in silenzio, fissandosi intensamente. Era strano. Come se si fossero appena sposati, impreparati alla vita di casa insieme, euforici di ogni minimo gesto, anche il più banale, dell’altro. Un silenzio sottile e disarmante li avvolse completamente.
-Hai da fare con i ragazzi oggi?- domandò improvvisamente la giovane, cominciando a sparecchiare
-Dovrei incontrarmi con gli altri allo studio discografico- disse Andy –Ma non ci vado…- affermò secco.
-Perché no?-
-Beh…- cosa doveva dire? Di sicuro non “mah, sai cosa? Gli assassini di tua sorella sanno che sei qui con me quindi non voglio correre rischi”. Così optò per un –Non voglio lasciarti sola- semplice, coinciso e , tecnicamente, era la verità. Un risolino divertito si dipinse sulle labbra di Caris, che abbracciandolo amorevolmente disse:
-Grazie- sogghignò sfiorandogli la punta del naso con il suo -Ma dubito che i ragazzi saranno d’accordo…- scompigliandogli la folta chioma corvina, Caris si lasciò avvolgere a sua volta dalle braccia tatuate del giovane. Non aveva tutti i torti. Doveva andare. Ma non voleva proprio. Non poteva. Sbuffò, scocciato. Alla fine il lavoro ebbe la meglio. Si vestì molto alla buona, svogliato. Poi, scrivendo una piccola sequenza di numeri accostati assieme, Andy affidò il suo piccolo foglietto tra le mani della ragazza.
-Non aprire a nessuno e questo è il mio numero. Per qualsiasi cosa, per l’amor di dio Caris, chiamami…- disse seriò, affogando nel suo sguardo verdognolo e limpido. La bruna sorrise, rubandogli un soffice bacio a fior di labbra
-Sai…- soffiò sulle sue labbra- Quando vuoi, sei il ragazzo più dolce che abbia mai conosciuto- Andrew sorrise, mordendole dispettosamente le labbra
-Scema- fece una pausa -Ti…- ma si bloccò di colpo. Lo stava dicendo davvero? Impetrò, e deglutì silenziosamente.
-T-Ti voglio bene…- abbassò violentemente lo sguardo, per la prima volta in preda ad una vergogna spietata. Caris ebbe un sussulto. Cosa stava per dirle? Non quelle “due parole famose” vero?
Ed era così tenero, con lo sguardo schivo, fuggente. Con le punta delle dita gli sollevò il volto per il mento, cercando il suo sguardo per perdervici al suo interno
-Ti voglio bene anche io- lo assecondò, mettendolo a suo agio. Andrew inarcò amareggiato l’angolo delle labbra e la salutò lasciandole un ultimo bacio sulle labbra.
Si chiuse la porta alle spalle, e cominciando a camminare verso la sua macchina costeggiata al fianco della strada, Andrew notò un uomo, non troppo giovane, con rughe marcate sul contorno occhi e i capelli brizzolati, che sostava non molto distante dal suo condominio. Indossava una salopette di jeans, con una maglietta giallastra con impresso lo stemma di una agenzia elettrica.
“Strano…”si disse “non mi sembra che ci siano stati problemi di corrente ultimamente”.

***

Ed eccolo lì, l’uomo misterioso che aveva visto quella stessa mattina. Giaceva a terra, privo di sensi. Seguì una piccola scia di sangue che portò il suo sguardo impaurito verso una grande padella ancora unta e sudicia. E proprio all’angolo della modesta cucina, accovacciata al suolo con il viso nascosto tra le ginocchia nude, riconobbe immediatamente la giovane tremante.
-Caris- con ampie falcate il ragazzo s’inginocchiò al suo fianco, dando un’ultima controllata all’uomo giacente non molto distante da lì. Pur avendola chiamata, la brunetta non osò sollevare lo sguardo. Andy ebbe allora maggior accortezza: l’ampia maglia marroncina che usava come pigiama era sfilacciata, macchiata di sangue; lungo le sue braccia e sulla schiena vi erano molteplici tagli che correvano lungo la sua candida pelle. Le prese una mano chiamandola piano, con dolcezza. Fremeva, debole come una foglia.
-Hey, piccola guardami… Sono io-  lentamente, timida e piena di vergogna, la giovane alzò il capo. Andrew rabbrividì: l’ovale pallido presentava dei segni lividi, un labbro spaccato e una  piccola ferita all’angolo della fronte. Era ridotta male, ma i suoi occhi, pur essendo vistosamente lucidi e arrossati, brillavano.
-V-Voleva portarmi via…- singhiozzò con voce strozzata –Ma non gliel’ho permesso…- ringhiò guardando fisso nel vuoto.  Con delicatezza, evitando di toccarle la dove potesse recarle dolore, Andrew l’abbracciò dolcemente.
-È tutto finito…- le sussurrò baciandole appena la tempia. Si maledì nuovamente. Nascose il viso nella sua folta chioma, sentendo gli acidi conati di vomito corrodergli l’esofago a causa di quell’odore acre e disgustoso che lo nauseava. Silente, una lacrima rigò il suo viso. E Inevitabilmente, Andy si sentì morire.   

*Angolino di Virgy*
Sono fiera di me! In primis perchè il capitolo precedente vi è piaciuto, e in secundis perchè ho pubblicato presto! Che soddisfazione!
Ho voluto provare questa "cosa" del FlashBack perchè nella mia testa donava una giusta atmosfera inquietante e ansiosa.
Spero che vi sia piaciuto. Al prossimo capitolo.
Un bacione
-V- 
  
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