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Autore: _Elli    30/01/2013    6 recensioni
Nel libro Prim viene sorteggiata e Katniss si offre volontaria al suo posto.
E se succedesse il contrario? E se fosse Prim a sacrificarsi per salvare la vita di sua sorella?
Cosa succederebbe se una bambina che non riesce nemmeno ad uccidere un animale senza provare rimorso, venisse catapultata in un gioco spietato e violento come gli Hunger Games?
Rimarrebbe la dolce bambina che è sempre stata o l'intinto di sopravvivenza prenderebbe il sopravvento, trasformandola in un altra persona?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 La mietitura.

Quando mi sveglio i miei occhi si posano immediatamente sul letto di Katniss, che ovviamente è vuoto.
Si sarà svegliata come al solito di buon ora per andare a caccia. Lo fa tutti i giorni.
Quando andiamo a scuola, si sveglia alle cinque e torna in tempo per le 7:30, pronta per le lezioni. Dopo scuola torna nei boschi per altre tre, quattro ore e poi si dirige al Forno. Il Forno è un ex-deposito di stoccaggio del carbone che adesso, dato che non è più utilizzato per quello scopo, è diventato il luogo di un commercio illegale a cui mia sorella partecipa quotidianamente.
La carne che lei si procura nei boschi non è sufficiente per le nostre vite. Abbiamo altre esigenze: ci servono scarpe, vestiti e tutto il resto. E l’unico modo per procurarsi tutto questo è barattare la carne con altri beni.
Da quando mio padre è morto mia sorella si è presa carico della famiglia. Ci ha salvato la vita e continua a farlo tuttora. Mi sento in colpa ogni volta che la vedo perché so che non mi sto’ rendendo utile. Non la sto aiutando per niente. Una volta ha provato a insegnarmi a cacciare, ma io non sono stata in grado di uccidere un animale. Nemmeno se stavo morendo di fame.
Così, il giorno del mio compleanno, mi ha comprato una capra. Non una normale. Una capra malata!
Per me è stato il regalo migliore del mondo. Se mi avesse semplicemente comprato una capra, sarei stata felice. Comprandomene una malata, invece, mi sono sentita importante, soddisfatta e orgogliosa perché sono stata in grado di guarirla. Quando, dopo ore di cure, ha aperto gli occhi, ho pianto di gioia. E’ stato bellissimo e non ringrazierò mai abbastanza mia sorella. Chissà quanto ha speso per farmi quel regalo. Chissà di quanto cibo si è privata per rendermi felice.
Io mungo quotidianamente la mia capra e trasformo una parte del latte in formaggio, tuttavia questo non è niente comparato a quello che fa Katniss. Lei però continua a dirmi di non preoccuparmi, che a lei piace cacciare. Io però riesco solamente a pensare che quello che fa è contro la legge e che se dovessero arrivare dei pacificatori meno indulgenti di quelli che abbiamo tuttora, lei sarebbe condannata a morte.
 
Oggi le ho preparato una piccola forma di formaggio di capra più che sufficiente per due persone: Lei e Gale, il suo migliore amico. E’ il mio regalo per la mietitura e ora, mentre guardo sul tavolo e scopro che quel formaggio non c’è più, sono felice di scoprire che ha accettato il regalo.
Oggi è la mia prima mietitura e sono sicura che lei sarà preoccupata per me, ma non ne ha motivo.
Il mio nome è presente solo una volta perché Katniss non mi ha permesso di prendere nemmeno una tessera, nonostante io volessi farlo. Per me, quindi, non c’è quasi nessun rischio, mentre lei… lei ha sedici nomine ed io sono terrorizzata. Non posso perderla.
Quando mio padre è morto, lei è diventata più di una sorella per me. È diventata un genitore.
Ho iniziato a confidarmi con lei, ad andare nel suo letto quando avevo troppa paura per dormire. Ho cominciato a raccontarle i miei incubi e ho scoperto che erano simili ai suoi. È stata la mia guida quando la mamma era troppo distrutta dalla morte di mio padre per prendersi cura di me. Il nostro rapporto, che già prima era ottimo, si è rafforzato ancora di più e adesso io non posso fare a meno di lei.
«Prim?» La voce di mia madre mi costringe a tornare alla realtà.
«Si?» Quando mi giro scopro che tiene in mano una gonna e una camicetta che qualche anno fa ha indossato mia sorella per la mietitura. Adesso lei è troppo grande per entrare in quei vestiti, ma per me sono quasi perfetti.
Mia madre me li porge, io li prendo e vado in bagno a cambiarmi. Nonostante tutte le nomine di mia sorella, non posso fare a meno di avere paura per me. Non voglio morire.
Alzo lo sguardo e vedo il mio riflesso sullo specchio; lo stesso specchio che pulisco ogni giorno perché su di esso si deposita uno strato di carbone che mio padre non sopportava. Il riflesso mi mostra una ragazza spaventata, così mi tiro un ceffone per ricordarmi che io non corro nessun rischio.
Nello stesso istante in cui esco dal bagno Katniss apre la porta di casa.
Mi abbraccia, sussurra un“andrà tutto bene, vedrai” e va a vestirsi anche lei. Mamma le ha preparato uno dei suoi migliori vestiti. Da quando è morto mio padre Katniss rifiuta ogni offerta di aiuto di mia mamma, perché si sente delusa dal fatto che lei ci ha praticamente abbandonate a noi stesse, ma sono sicura che questa volta non rifiuterà. I vecchi vestiti sono molto importanti per mia mamma e Katniss lo sa.
Entro in camera e trovo ranuncolo appollaiato sul letto. Mi siedo e lo abbraccio.
«Potrei non tornare in questa casa. Potrei non tornare mai più. Oggi è il giorno di cui ti ho parlato tanto. Ho paura ma continuo a ripetermi che non devo averne. Andrà tutto bene»
So che parlare con un gatto è una cosa stupida, ma lui sembra ascoltarmi davvero e poi io ho bisogno di sfogarmi. Parlavo con lui quando mio padre non era ancora morto e non avevo un rapporto così stretto con Katniss. Adesso che ho lei che mi aiuta ho smesso di parlarci, ma oggi farò un’eccezione perché lei è abbastanza preoccupata per se stessa e non voglio peggiorare la situazione.
«Se non tornerò… promettimi che ti prenderai cura di Katniss. Anche se la odi, promettimi che durante la notte ti raggomitolerai tra le sue braccia per farla sentire più sicura. Non devi farla piangere, d’accordo?»
Sento mia sorella uscire dal bagno e scendo subito dal letto. Non deve accorgersi che stavo parlando con Ranuncolo altrimenti dovrò confessarle che sono terrorizzata.
Mia sorella mi guarda e fa una faccia preoccupata, come se stesse cercando di calmarsi.
«Tieni dentro la tua coda, paperella» Dice aggiustandomi la camicetta.
«Quack!»
«Quack!» Ripete lei ridendo. Per un secondo sembra un giorno come tutti gli altri quando all’improvviso suona la campana. Quella campana che ci avvisa che dobbiamo andare in piazza per registrarci e sentire i nomi. Katniss smette subito di ridere, mi bacia e mi afferra per mano.
Insieme ci avviamo verso la piazza, che pian piano comincia a riempirsi di gente. Comincia a riempirsi di bambini. Ci registriamo e poi io lascio la mano di Katniss e mi dirigo verso i ragazzi della mia età. Lei mi guarda preoccupata, poi si gira e inizia a camminare.
Sul palco ci sono tre sedie. Due di queste sono occupate da Effie Trinket, una donna che viene da Capitol City e che ogni anno presenta gli Hunger Games. Odio quella donna, secondo il suo cervello malato partecipare agli Hunger Games è un onore. Probabilmente non ha ancora capito che siamo esseri umani e non bambole. Mi sono sempre chiesta se ha figli. Sono convinta che, se gli Hunger Games fossero obbligatori anche a Capitol City, lei soffrirebbe a vederli così, allineati come bestie da macello pronti per far parte di un gioco malsano. Forse mi sbaglio, magari non c’è più niente di umano in lei. Magari li costringerebbe a offrirsi volontari.
La seconda sedia è occupata dal sindaco. Katniss gli vende le fragole ed io conosco di vista sua figlia, Madge. È un brav’uomo. Non è esaltato dai giochi come lo sono i cittadini di Capitol city, lo si può notare dalla sua faccia preoccupata che in questo momento sta osservando Madge. Anche lei ha una sola nomina. Non corre nessun rischio.
Sulla terza sedia si siede in questo momento un uomo alto, con la pancia e la faccia rossa. Si chiama Haymithc ed è il mentore dei tributi. Lui ha vinto gli Hunger Games 24 anni fa e ora il suo compito è di dare consigli di sopravvivenza ai tributi del distretto dodici. È sempre ubriaco, quindi credo che nessuno abbia mai ricevuto il suo aiuto. Da quando lui è diventato mentore nessuno ha più vinto, ma questo succedeva anche prima. Solo due persone del distretto dodici hanno vinto gli Hunger Games. Due in settantatré anni.
Tutti lo odiano perché credono che la colpa del fallimento dei tributi del dodici sia sua, ma io non penso sia così. Forse è perché non riesco a odiare le persone, ma se quell’uomo passa la sua vita annebbiato dall’alcool un motivo ci dev’essere. Chissà quanto ha sofferto.
Effie Trinket si avvicina al microfono.
«Benvenuti, benvenuti. Felici Hunger Games e… possa la fortuna sempre essere a vostro favore»
Sullo schermo che è stato istallato pochi giorni fa nel distretto, compare lo stesso filmato che ci fanno vedere tutti gli anni. Un filmato che mira a confonderci e a farci sentire in colpa. La prima volta che lo vidi mi ero quasi convinta che questa punizione fosse corretta. Che in fondo gli Hunger Games ce li siamo meritati. Se mia sorella non mi avesse aiutato a farmi credere il contrario probabilmente mi avrebbero fatto il lavaggio del cervello. Forse è proprio a questo che mirano; controllano le menti dei giovani per assicurarsi che una volta diventati adulti non creino problemi.  Anche a scuola, due volte alla settimana, dobbiamo assistere a un’ora di lezione in cui ci spiegano quanto generosa è Capitol City e ci costringono a fare temi in cui noi dobbiamo dimostrare di essere d’accordo con quest’idea. Il problema è che all’inizio scrivi ciò che gli insegnanti vogliono leggere, fai vedere che sei d’accordo quando in realtà non è vero, ma poi dopo un po’ che scrivi le stesse cose inizi a convincerti che quella è la verità. È come quando un bambino fa un errore di grammatica e lo obbligano a scrivere cento volte quella parola. I temi che ci danno sono quasi tutti uguali e alla fine quelle frasi ti entrano in testa ed è difficile convincersi che sono una menzogna.
Il filmato parte e sopra alcune immagini che mostrano la guerra, si sente la voce del presidente:
 
«Guerra, terribile guerra. Vedove, orfani, figli senza madre. Questo fu la rivolta che sconvolse la patria. Tredici distretti si ribellarono contro il paese che li nutriva, li amava, li proteggeva. Finché nulla rimase. E poi venne la pace; combattuta, conquistata. Il popolo si risollevò dalle ceneri e una nuova era vide la luce. Ma la libertà ha un prezzo. Giurammo insieme che mai più avremmo conosciuto un simile tradimento. Perciò fu decretato che ogni anno i distretti di Panem avrebbero offerto in tributo un giovane uomo e una giovane donna per un combattimento mortale in una gara di onore, coraggio e sacrificio. L’unico vincitore, coperto di ricchezze, avrebbe testimoniato la nostra generosità e il nostro perdono. Così ricordiamo il nostro passato, così salvaguardiamo il nostro futuro.»
 
«e ora è arrivato il momento di estrarre un giovane uomo e una giovane donna, che avranno l’onore di rappresentare il distretto dodici ai settantaquattresimi Hunger Games. Come sempre… prima le signore!»
Sento il mio cuore che batte forte, la testa che pulsa, le gambe che tremano. La mia prima mietitura.
Andrà tutto bene, andrà tutto bene. Trattengo il respiro e chiudo gli occhi, in attesa che Effie pronunci il nome di colei che dovrà affrontare una morte lunga e dolorosa.
«Katniss Everdeen!»
Apro gli occhi all’improvviso. Non è possibile. Non lei.
La vedo avanzare verso il palco con movimenti rigidi, sicuramente si starà sforzando di sembrare più normale possibile, di non far trapelare nessun sentimento sulla sua faccia. Starà cercando di non far capire quanto è impaurita, non darebbe mai al pubblico questa soddisfazione. È una cosa che non posso sopportare.
Mia sorella, la mia sorellona, colei che ha preso il posto di mio padre e di mia madre. Non è solo mia sorella ma anche la mia migliore amica. Il pensiero che nel giro di una settimana potrebbe essere morta mi fa avanzare verso la stradina che conduce verso il palco.
Era arrivata quasi al primo gradino quando urlai:
«Mi offro volontaria!»

Fine del primo capitolo.
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Ciao a tutti/e
Questa è la mia prima fanfiction. Ho sempre desiderato scriverne una ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Così oggi ho deciso di tentare.
Vi chiedo scusa per gli eventuali errori di grammatica e per la mia inesperienza nella scrittura.
Ho intenzione di pubblicare un capitolo a settimana (se non è sufficiente ditemelo! non ho la minima idea di quali siano i normali tempi di pubblicazione).
 
Se questo capitolo vi è piaciuto o se la trama vi incuriosisce, per favore commentate!
Come ho già detto non ho mai scritto una fanfiction quindi i commenti per me sono molto importanti. 
Ho bisogno di sapere se devo continuare questa storia o se devo abbandonarla perché non piace. 
Ovviamente accetto anche le critiche. vi chiedo solo di essere gentili nel farle ç.ç 
 
Grazie per avere letto questo capitolo! 
Ciaooo :3 
  
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