Tutti siamo costretti, per rendere sopportabile la realtà,
a tenere viva in noi qualche piccola follia.
Marcel Proust
Meraviglioso.
Passava le ore a fissarlo.
Semplicemente stupendo.
Il tempo correva e lei non se ne accorgeva.
Sublime.
Era in estasi.
Si riscosse. Da quanto tempo era lì? Troppo. ma era in contemplazione. E di cosa, poi? Di qualcosa di così poeticamente banale.
Un bicchiere di succo d’arancia.
Un liquido rosso come sangue fresco che le colava lungo le braccia, le imbrattava le dita. Era così sporco, su di lei.
Eppure, pensava fissando il bicchiere colpito da un raggio di sole, lì dentro quel liquido era così immobile, sembrava tanto puro....ma come poteva una stessa cosa cambiare specularmente di significato, a seconda del modo in cui si presentava?
Era possibile, certo. Bastava guardarsi intorno, ormai. Tutto era falso, le menzogne erano le fondamenta del mondo moderno, ma come le bugie prima o poi vengono smentite, così tutta la costruzione sarebbe crollata. Il mondo sarebbe imploso, risucchiando nel suo fulcro il suo stesso caos.
E poi sarebbe stato il nulla.
Il liquido rosso la chiamava, invitante...e nella sua mente non era più il succo di una semplice arancia, ma l’essenza stessa della vita. Il sangue di milioni di uomini che avevano lottato contro quella prigione di vetro che li teneva rinchiusi, una prigione di pregiudizi, d’inerzia.
Avrebbe davvero bevuto il sangue di altri uomini? Avrebbe lasciato uscire il mostro affamato che la divorava dall’interno? In effetti, un po’ di sangue sano non le avrebbe fatto che bene...
Ma no, quel bicchiere conteneva solo lacrime, lacrime rosse. Non avrebbero potuto in alcun modo aiutarla nella battaglia contro il mostro, semmai renderla solo più debole e triste.
Il bicchiere si riempì di gocce scarlatte, ma questa volta non provenivano da un’arancia: era lei stessa a produrle, altri frammenti di sé che l’abbandonavano spietati. Ma sapeva che quella era l’ultima volta.
Il liquido puro e perfetto si mischiò al suo sangue marcio. L’aveva contaminato per sempre, e provava un piacere perverso nel sapere intaccato qualcosa di sano.
Con le ultime forze, prese il bicchiere e mandò giù in un sorso il liquido ormai impuro. Poi si accasciò sul tavolo inerme, il bicchiere cadde a terra.
Il vetro si spezzò e i frammenti schizzarono via, tingendosi di rosso.
Il mostro aveva preso il sopravvento, era riuscito a raggiungere il suo cuore. Era riuscito a morderlo, a fermarlo con le sue mani adunche.
Alla fine, era stato tutto inutile.
Alla fine, aveva vinto lui.
Ciao gente! aggiorno in continuazione, fra tutte e 3 le storie...spero faccia piacere! ok, questo capitolo è la conferma del fatto che sto male. cioè, puoi scrivere una storia su un bicchiere di succo d'arancia?? certo che la gente sta proprio male! so che non c'entrava granchè e che spesso i protagonisti di questa raccolta muoiono alla fine del capitolo (ma il tema comune è la pazzia no? quindi non cercate una logica), ma avete capito cos'è il "mostro" che costringe e alla fine uccide la protagonista? fatemi sapere! |