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Autore: AnnieLeto22    31/01/2013    1 recensioni
La nostra Annie, per inseguire il suo sogno di attrice, si trasferisce a Los Angeles con la sorellina Sophie, amante di una band, i 30 Seconds to Mars, che Annie non conosce. Ma quando sua sorella la convincerà ad andare un giorno in montagna a sciare, un incontro cambierà la sua vita....Prima in peggio, ma poi decisamente in meglio ;D ... Ricco di colpi di scena, alternanza di momenti felici e tristi, vi consiglio di leggerla ;) Spero vi piaccia!!! :D
Queste sono alcune frasi che ritroverete nella mia prima FF che abbia mai scritto.
*- Però ricorda…Segui i tuoi sogni, non importa cosa, puoi fare tutto se lo vuoi. Buona fortuna Annie -
*…Quando si voltò, il mio cuore saltò un battito. Era lui. Era proprio lui.
*- Scusate, mia sorella Sophie è una vostra grandissima fan e…-
- Echelon, non fan…Siamo una famiglia -
*- Ecco, Annie, io ti ho invitato a ballare ma devo ammettere che…sono una frana -
- Non importa, lascia che la musica ti guidi -
*- Quando vi ho ascoltato…Ho provato delle emozioni forti…Non so come spiegartelo…-
- Così? - e appoggiò le sue morbide labbra sulle mie.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso infinitamente per avervi fatto attendere molto per questo capitolo. Purtroppo il mio computer non funzionava più e non ho potuto pubblicare niente!! :(  Adesso l'abbiamo riparato e spero di non avere più problemi!! Fatemi sapere cosa ne pensate!! Enjoy!! :)

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CHAPTER 28 – SMASH-UP – L’INCIDENTE

 

JARED


Stavo bevendo troppo e lo sapevo, ma non riuscivo a smettere. Pensavo stupidamente che bevendo avrei dimenticato quei bei ricordi che mi tenevano legato a quella donna che ora stava davanti a me e mi sorrideva.

Ero ubriaco e ridevo senza motivo; dovevo darmi una regolata, così misi giù il bicchiere definitivamente e non lo ripresi più.

-Allora, non ti ho ancora chiesto perché sei venuta – tentai di fare un discorso sensato.

-Beh, vedi, sono venuta qui a Los Angeles perché volevo fare una vacanza…Ed essendo sola, ho pensato di venire a farti visita, per parlare un po’…E poi… - Sorrise maliziosa, e iniziò… Beh, ecco, iniziò ad accarezzarmi. Prima la guancia, poi la spalla, dopo giù sul busto e la gamba…Non sapevo se anche lei avesse bevuto, ma sicuramente era più sobria di me. Si alzò dal divano e si venne a sedere sulle mie gambe, quindi prese a sfiorarmi il collo con le labbra. Ho capito dove vuole arrivare…

-…Sapendo che sei solo anche tu… - continuò.

-Ehm, mi dispiace, ma guarda che io sono impegnato… - la informai.

Lei sgranò gli occhi e spalancò la bocca: la sua meraviglia era evidente. – Oh, ma davvero? E chi sarebbe la fortunata? –

-Non sono affari che ti riguardano – dissi un po’ scontroso.

-Dimmi almeno il suo nome – insistette lei.

-...Annie - 

- Annie…Non mi pare di conoscerla. Comunque non lo verrà di certo a sapere… - mi sussurrò in un orecchio.

- Cameron, davvero, io… - farfugliai, ma lei non si fermava, e io ero molto ubriaco e i ricordi…Dannati ricordi…

Insomma, alla fine, non so e non ricordo come, ci ritrovammo nell’ingresso di casa, in piedi, io contro un muro e lei davanti a me che mi baciava, semisvestiti. Mi prese per la cintura dei pantaloni (non per la maglietta perché non l’avevo più) e mi tirò verso le scale. Voleva portarmi su, il motivo era ovvio.

Proprio in quel momento un rumore metallico ci fece girare di scatto verso la porta d’ingresso. Una chiave che girava in una serratura. Non c’era tempo per rivestirsi o nascondersi, rimanemmo così, lei in reggiseno e mutande, io con solo i pantaloni.

La porta si aprì ed Annie comparve sulla soglia. Appena ci vide spalancò la bocca e dopo neanche un secondo i suoi occhi si riempirono di lacrime. Mi ero completamente scordato che dovesse venire a casa mia. Come se fossi tornato sobrio per un attimo, mi ricordai tutto e capii la gravità della situazione. Cosa stavo facendo?! Io avevo già una ragazza, che mi amava e con cui stavo bene. Ma purtroppo adesso le cose sarebbero cambiate…

Infatti Annie lasciò cadere a terra la rosa rossa che teneva in mano, le sue labbra si mossero nel tentativo di dire qualcosa, tuttavia non emise alcun suono.

-Annie, posso spiegarti, davvero… - tentai di giustificarmi. Che idiota che ero, quella era la solita frase che dicevano tutti quando erano colti con le mani nel sacco e che non veniva mai creduta. Annie non faceva eccezione, infatti scosse la testa e riuscì solo a mormorare: - Sei uno str**zo… - e corse via.

Non l’avrei lasciata andare in quel modo, quindi andai a recuperare la mia maglietta, me la infilai, feci lo stesso col cappotto e, lasciando Cameron dov’era, mi misi a correre per raggiungere Annie.

Aveva ragione ad avermi risposto duramente e adesso rischiavo di perdere l’unica persona con cui, per una volta nella mia vita, mi ero veramente sentito…vivo.

 

ANNIE


Come aveva potuto farmi una cosa del genere? E io che come una stupida avevo creduto che la nostra storia potesse durare in eterno, che fosse basata su un forte amore reciproco che non potesse essere spezzato…Probabilmente quel sentimento lo sentivo solo io. Non so come, ma in quel momento, mentre correvo nella notte con le lacrime agli occhi che mi impedivano la vista, mi ricordai la storia di Cenerentola, che aveva ballato col suo bel Principe, credendosi anche lei una principessa, ma che poi era tornata la poveretta che era costretta a lavorare. Mi ritrovavo in lei, perché stando con Jared mi ero sentita davvero ricca, ricca dentro, nell’animo. Ma, a differenza di Cenerentola che alla fine si era sposata con il suo amato, la mia meravigliosa storia con Jared era finita. Lui non mi amava, mi aveva illusa, e io gli avevo creduto, sperando…Sperando in cosa? Ero stata seriamente convinta di poter vivere con lui per sempre, felice e contenta come nelle fiabe? Forse avevo fantasticato un po’ troppo.

Ero disperata, non sapevo cosa fare, continuavo solo a correre mentre il fiato veniva a mancarmi e le gambe iniziavano a farmi male; di tanto in tanto sentivo la voce lontana di Jared che urlava il mio nome, ma io non lo ascoltavo, non volevo ascoltarlo.

-Vattene!!! – urlai senza voltarmi, sperando che mi lasciasse stare.

Arrivai in strada e continuai a correre, tuttavia sentivo che le forze venivano a mancarmi. Quindi mi girai per un istante, approfittandone per riprendere fiato: Jared era ad una decina di metri da me, mi avrebbe raggiunta. Ripresi a correre. Le strade erano deserte, la città era immersa nel buio se non ci fossero state alcune luci provenienti dai bar e dai locali lì vicino.

-Annie, ti prego, aspetta!! –

- Lasciami stare!! Vai via!! –

Perché non lo capiva?! Le lacrime continuavano a sgorgare incessantemente dai miei occhi, facendomi vedere tutto sfuocato.

Attraversai una strada e delle luci mi accecarono improvvisamente. Capii perfettamente cosa stava succedendo e urlai come non avevo mai fatto prima in vita mia, tanto da sentire un dolore atroce alla gola, come se qualcosa si fosse teso troppo e rovinato. Sentii Jared gridare a sua volta, poi persi i sensi e tutto quello che vidi in seguito fu solo buio. Totale.

 

 

-Ehi, ragazzi!! Si sta risvegliando! – disse una voce femminile. Mi sembrava familiare ma non mi ricordavo chi fosse. – Annie?! – mi scosse leggermente. – Annie, come stai? –

Aprii gli occhi molto lentamente e questo semplice gesto mi fu davvero difficile. Mi guardai intorno. Ero in un letto di ospedale, una luce debole entrava dalla finestra e illuminava la piccola stanza. Di fianco alla brandina c’era qualcuno seduto che mi fissava, una ragazza, il volto teso per la preoccupazione.

La riconobbi. Era Sophie, mia sorella.

Aprii la bocca per chiederle cosa fosse successo, ma tutto quello che uscì fu un suono flebile. Mi spaventai moltissimo. Perché non riuscivo a parlare?!

Un dottore entrò nella stanza, seguito da altre persone. Riconobbi anche loro: Vicki, Tomo e Shannon.

Cercai di salutarli, di dire qualcosa, ma di nuovo non ci riuscii. La gola era secchissima, avevo una gran sete.

-Non si sforzi, signorina – disse il dottore con aria seria – Purtroppo non riuscirebbe a parlare comunque –

Che cosa?! Che intendeva dire??

Sophie mi passò un foglio e una penna. – Scrivi qui quello che vuoi dirci – mi incitò, cercando di sorridere.

Questa faccenda non mi piaceva proprio per niente…

Avevo così tante domande da fare…Decisi di iniziare con “Cos’è successo?”

L’uomo col camice lesse il messaggio e mi rispose lentamente. – Ecco…Ha avuto un incidente ieri notte, un’auto le è venuta addosso. Ha molte fratture in diverse parti del corpo, è un miracolo che lei sia ancora viva. –

In quel momento ricordai ogni cosa…Jared e Cameron…Tentai di reprimere la rabbia che mi crebbe dal profondo del cuore.

Scrissi subito dopo: “Perché non riesco a parlare?”

Il medico guardò negli occhi tutti i presenti, serio, poi tornò a fissarmi e mormorò: - Le sue corde vocali si sono rovinate irrevocabilmente…Ci sono davvero poche speranze che lei possa ritornare a parlare…E’ una cosa che succede molto raramente, che si rovinino in quel modo a causa di un urlo…Mi dispiace –

Anche se avessi potuto parlare, non l’avrei fatto comunque. Le mie lacrime spiegarono tutto. Gli altri rimasero in silenzio, guardando per terra. Probabilmente ne erano già stati informati. Sophie non resistette e si mise a singhiozzare forte, così Vicki la portò fuori in corridoio.

-L’unica cosa che possiamo fare noi medici è un intervento…Ma è molto delicato, spetta a lei decidere –

Fin da piccola avevo avuto una paura tremenda degli interventi, il solo pensiero mi dava i brividi. Pensai immediatamente al mio lavoro. Recitare era una delle cose che mi rendeva più felice, e adesso non avrei potuto più farlo.

Il mondo parve cadermi addosso, avevo perso l’amore della mia vita e adesso anche il lavoro. Forse per sempre. Feci cenno a tutti di uscire, volevo rimanere da sola.

Piansi fino a quando un terribile mal di testa prese il sopravvento e mi addormentai, tra gli incubi.

  
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