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Autore: Chiaronzics    31/01/2013    1 recensioni
"I suoi occhi. Non sapevo quale fosse il suo nome, ma i suoi occhi. Diavolo, erano davvero stupendi. In quel momento avrei voluto soltanto restare a guardarla per sempre. Occhi Di Ghiaccio. Quello sarebbe stato il suo nome nei miei sogni"
Londra. Un anno a disposizione. Cinque Ragazzi. Una ragazza. Due cuori che si uniranno, due anime simili, eppure così diverse.
Amicizia e Amore. Quale conterà di più?
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Claire

La scuola era ricominciata da un pezzo, era il 24 Ottobre. Era una giornata speciale per me, e solamente io ne conoscevo il significato. Durante l’ultima ora di letteratura inglese non riuscivo a stare attenta alla spiegazione dell’insegnante, che non faceva altro che parlottare in inglese con frasi senza senso. Guardai l’ora sul mio Iphone, le 12.57. Mancava molto poco all’uscita da scuola. Feci un sospiro di sollievo e continuai a giocherellare con il ciondolo che Zayn mi aveva regalato il Natale precedente. Ebbi qualche fugace flash di Parigi, i ragazzi, le ragazze, Zayn, la neve, i baci, poi i pensieri andarono alla serata sulla spiaggia, al 24 Ottobre di un anno prima. Nonostante avessi imposto a me stessa di non pensarci, era più forte di me, non potevo evitare i ricordi, seppur stupendi, non sapevo che reazione avrebbero provocato in me. I pochi minuti rimasti passarono a gran velocità, sentii la campanella suonare, raccolsi le mie cose ed uscii dall’edificio che assomigliava così tanto ad un ospedale. Sentivo il chiacchiericcio allegro della folla attorno a me, erano tutti euforici per l’inizio del weekend. Avevo programmato quel giorno e mezzo di libertà con molta cura, sarei rimasta a casa con i miei genitori a guardare qualche vecchio film che piaceva loro, avrei letto un libro e magari avrei scritto una mail a tutti i miei amici londinesi. Il mio imperdibile sabato cominciava in quel preciso istante. Alzai gli occhi verso il cortile, esterno dal cancello della scuola, e riconobbi un volto familiare. Due occhi scuri che cercavano i miei, un naso regolare, un sorriso che toglieva il fiato, dei capelli arruffati. “Zayn?” Sussurrai come se stessi parlando a me stessa. Credevo stessi sognando. Poteva essere soltanto il subconscio che mi regalava queste angeliche visioni. “Claire.” Disse, avvicinandosi. No, non era una visione. Era proprio lì, in piedi di fronte a me. Prese il mio volto tra le mani e mi baciò dolcemente. “Che cosa ci fai qui, Zayn?” Chiesi, staccandomi di malavoglia dalle dolci labbra del ragazzo.  “Sono qui per te, Claire. Sono qui, in Italia, a chilometri di distanza dalla mia vita, per te. Sai, ho cercato di farcela da solo. Ho provato a dimenticarti, ma non ci sono riuscito. Ho scritto un mucchio di stupide lettere per convincerti a restare, o meglio, per convincere me che restare fosse la cosa giusta per te, ma non è così. Il tuo posto è con me, con noi.” Avevo sognato quel momento per quasi due mesi e, nonostante avessi provato quella scena tutte le notti, quella reale non poteva competere neanche con quelle che avevo in testa. “Zayn, vorrei tornare. Lo sai bene, ma qui ho la scuola, ho la mia vita, ho i miei genitori…” Prese nuovamente il mio viso tra le mani e mi baciò, nonostante attorno a noi ci fossero genitori, insegnanti e alunni della mia scuola. “La tua vita non è la stessa se io non ne faccio parte. Non posso esserci solamente per scherzo. Ho intenzioni molto serie questa volta, e non farò il coglione di nuovo. Non permetterò che tu rimanga qui, senza un valido motivo. Potrai dirmi quello che vuoi. Dimmi che sono uno svitato casinista, dimmi che non ti ascolto mai, dimmi che non sono il ragazzo giusto per te, ma non rifilarmi la solita scusa dei tuoi genitori.” Rimasi in silenzio mentre elencava quelle che riteneva fossero i suoi difetti, mentre in realtà era completamente l’opposto. Non avrei mai trovato un altro ragazzo in grado di capirmi come faceva lui, non avrei mai trovato un ragazzo così dolce e sensibile, eppure così uomo, tanto da oltrepassare mezza Europa soltanto per venire a prendermi, perché avevo una paura fottuta di innamorarmi seriamente. Sì, quello che mi bloccava era la paura. “Sono qui perché ti amo, sono qui per portarti di nuovo a casa, con me.” Alzai la voce. Perché non riusciva a capire? “Zayn, per te sarà tutto così facile. Sei un uomo, ormai ventunenne. Non temi nulla, neanche di perdere il lavoro per dedicarti ad una ragazzina, perché sono questo. Non ho neanche il coraggio di seguirti e di affrontare tutte le conseguenze che ne deriverebbero.”  Non infierì, perché si accorse che le lacrime stavano rigando il mio viso. Mi diede, anzi, un bacio sulla fronte e sussurrò “Adesso ci sono io con te.”

 

-Zayn

Avevo avuto quella folle idea di volare da Claire proprio il giorno in cui dovevamo festeggiare un anno insieme. Odiavo quelle stupide frasi di circostanza ‘Un anno di noi.’ Le ritenevo troppo superficiali per contenere il sentimento tra due persone in un arco di tempo passato insieme. Avevo parlato con i miei amici, che mi appoggiavano in quella folle avventura in Italia, poi avevo deciso di dedicarmi al confronto con qualcuno con più esperienza. Mentre mia madre preparava il polpettone per la cena, mi misi a sedere accanto a lei e cominciai ad esaminare ogni suo gesto. “Tutto okay?” Chiese, accorgendosi che avevo bisogno di parlarle. In fondo era mia madre e sapeva che era un mese che ero quasi un ameba, non avevo più quella spinta che mi dava Claire, avevo perso il sorriso. Come poteva un amore così bello fare così male? “Voglio andare in Italia a trovarla, per riportarla qui.” “E’ quello che vuoi?” Chiese senza neanche sollevare lo sguardo dal piatto che stava preparando. Conosceva già la risposta. “Sì.” Alzò la testa e ribatté “Allora vai, portala qui, falle capire che la ami e che faresti qualsiasi cosa per lei. Non serviranno scene teatrali, ma la costanza e la perseveranza nel farle capire che ci sarai sempre per lei, qualsiasi cosa accada e in qualsiasi stato tu dovrai abitare.” Sorrisi dopo aver udito quelle parole così preziose. “Ti consiglio di fare anche una chiacchierata con i suoi genitori. Chiedi ad Anne, lei dovrebbe avere i numeri di cellulare.” Sorrise anche lei e mi fece l’occhiolino. “Va’.”

 

 

Una volta atterrato mi tremavano le gambe. Avevano chiesto tutti se fosse il caso di accompagnarmi, ma avevo risposto che era una cosa che dovevo fare da solo. Avevo preso il cellulare, composto il numero di Pamela, la madre di Claire e le avevo detto che avrei riportato io la figlia a casa. “Ti serve un posto dove dormire, immagino.” Aveva risposto con un accento che doveva aver ripreso dalla madre Lylian, di cui Claire mi aveva tanto parlato. “La risposta sarà negativa solamente se sua figlia non vorrà più vedermi, dopo quello che le avrò detto.” “Ti preparo il divano letto.” Aveva risposto quelle poche parole e immaginai che stesse sorridendo, non sapevo per quale motivo, ma sentivo che era felice.

Dopo qualche istante squillò il cellulare, era un SMS della stessa Pamela, nel quale era scritta la via della scuola di Claire, con allegato l’orario delle lezioni del sabato. Qualcosa mi diceva che era davvero felice per quell’incontro. Letto il messaggio sorrisi e mi avviai, con la macchina a noleggio, verso la scuola che mi era stata indicata.

 

Non raccontai a Claire delle conversazioni con le nostre rispettive madri lungo il tragitto per riportarla a casa. Mi tenne la mano e non mi perse un attimo di vista, come se temesse che da un momento all’altro potessi evaporare o scappare via. Aveva paura di una delusione, glielo leggevo negli occhi, che ormai erano un display molto chiaro per tutto quello che provava. Le passai un braccio attorno al collo, non appena fummo scesi dall’auto, diretti verso la sua abitazione. Le diedi un bacio sui capelli profumatissimi, come si fa con le bambine per rassicurarle, ed oltrepassammo il cancello della casa. La villetta non molto grande sviluppata su due piani era quasi al centro della città, a soltanto cinque minuti di auto dalla scuola della ragazza. Non appena entrammo alzò lo sguardo verso di me, e le feci un grande sorriso. “Sei nervoso?” Mi chiese, stringendomi la mano. “Per niente.” Sorrisi di rimando, sebbene avessi un nodo allo stomaco le avevo mentito, dovevo essere forte e deciso per farle prendere la giusta decisione. Sentii dei passi provenire da quello che sembrava il salotto e trattenni il fiato. “Ciao, Zayn.” “Salve, signor Grimaldi.” Guardai l’uomo in piedi di fronte a me. Aveva l’aria dura, di qualcuno che avrebbe potuto distruggere una montagna se solo si fossero avvicinati a sua figlia, ma non avevo intenzione di mollare. Non l’avevo mai visto di persona, soltanto in foto, quelle che erano sul comodino di Claire a Londra. Non si assomigliavano molto, ma i loro occhi erano identici. “Zayn, è un piacere conoscerti. Abbiamo sentito molto parlare di te.” Disse una donna, che riconobbi subito dalla voce. “Sono la mamma di Claire, Pamela.” “Il piacere è tutto mio.” Risposi mostrando il migliore dei miei sorrisi.

 

 

-Claire

La tensione tra mio padre e Zayn era palpabile. Seduti attorno al tavolo da pranzo mangiavamo quasi in silenzio, fino al momento in cui mio padre prese la parola e cominciò a fare alcune domande al ragazzo. “Allora, cosa fai da queste parti? Non credo fossi proprio di passaggio.” Cominciò l’uomo, facendo ironia. “Sono qui per dare una lettera a Claire e, ovviamente per lei.” Disse, ammiccando verso di me. Lo guardai con aria interrogativa. “Credo sia giunto il momento di darle quello che devo.” Si alzò da tavola e guardai i miei genitori, che sembravano essere perfettamente al corrente di tutto. “Ecco, tieni.” Disse Zayn, porgendomi una grande busta bianca. “City University London.” Lessi a voce alta, scandendo le parole. “Aprila.” Disse il ragazzo, mettendosi a sedere accanto a me. Obbedii e, con le mani tremanti, aprii la busta. Lessi a caratteri più scuri.

 

Siamo lieti di accettare CLAIRE GRIMALDI alla facoltà di GIORNALISMO della City University London.

 

“Come è possibile?” Balbettai, guardando tutti i presenti.  

“E’ stato lui a fare la richiesta d’iscrizione.” Spiegò mio padre, prendendo la parola. “Puoi andare, se vuoi. Noi siamo d’accordo. Vogliamo soltanto il tuo bene…” “E ovviamente quello di Zayn.” Aggiunse mia madre. Guardai il ragazzo, poi corsi tra le sue braccia. “Verrai con me, non è vero?” “Prepariamo le valigie.” 

-Zayn 

Entrammo nella sua camera, e Claire non smetteva un secondo di guardarmi e sorridere. Sarebbe stato tutto perfetto, tutto era stato risolto e non avevo più paura di nulla. La ragazza prese la valigia, che doveva essere preparata. Prese tutto quello che poteva servirle, abiti, scarpe, libri, la macchinetta fotografica... "Hai già prenotato una stanza al campus? Altrimenti dovrò farlo subito." Disse, dirigendosi verso la scrivania dove era poggiato il computer. "Campus? Perché mai dovresti voler abitare in un campus? E' abbastanza stupido, dato che ho comprato una casa solamente per noi due." Vidi i suoi occhi illuminarsi. "Una casa?" Ripetè, per convincersi che fosse vero, e in effetti lo era. "Per questo ci ho messo tanto per venire da te." Sorrisi, e le diedi un bacio, con la consapevolezza che non ci saremmo lasciati, poi continuai. "Come potevi solamente pensare che ti avrei lasciato qui, in Italia, senza di me? Non avrei potuto farcela. Tu sei molto più forte di me. Puoi vivere benissimo senza stare con me, ma io no. Non posso. Non più."

  
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