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Autore: Nunki    22/08/2007    26 recensioni
ATTENZIONE: Considerevoli spoiler del settimo libro.
La mia visione di un sabato pomeriggio in famiglia... non dico di più perché diventerebbe spoiler!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Attenzione: considerevoli spoiler sul settimo libro. Se non lo avete ancora letto vi consiglio di non continuare.

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Una sciocchezza breve, senza scopo finale e senza morale, scritta di getto appena la scena mi è apparsa nella mente. E'così che immagino Ron padre! Spero vi piaccia!

 

 

“Cavallo… in avanti a destra”

Ron scosse la testa.

Hugo fermò il suo pedone prima che compisse la mossa richiesta e lo fece tornare indietro.

“A sinistra?”

Ron scosse la testa più forte.

“Indietro a destra?” chiese ancora Hugo, suonando sempre più incerto.

Il padre fece ancora cenno di no con il capo.

“Cambio pezzo?” continuò a domandare con la sua voce acuta e sottile, guardando il padre in attesa.

Questa volta Ron annuì.

“Alf – TORRE!” si corresse entusiasticamente il bambino ad un cenno di Ron.

Lui sorrise.

“In avanti. Due caselle… ok, una!” concluse infine, guardando il suo pedone avanzare come richiesto.

“Finalmente!” protestarono un paio di pedoni di Ron.

“Zitti voi, sta ancora imparando!” li ammonì lui, facendoli borbottare in riposta.

Hugo sorrise ampiamente e guardò il padre con occhi orgogliosi, fiero che riuscisse ad avere tutto quel potere sui vari pezzi degli scacchi.

“Occhi sulla scacchiera, Hugo, sto per muovere” disse Ron, allungando una mano verso il suo alfiere e allontanandolo dal Re.

Hugo studiò per un po’ i vari pedoni in attesa sulla scacchiera, molti iniziarono a mormorare, stanchi, poi protese una manina verso un proprio pezzo, ritirandola subito dopo. Lanciò uno sguardo al padre, sperando che lo aiutasse anche questa volta e lo vide guardare fisso un punto della scacchiera. Abbassò lo sguardo per capire cosa stesse guardando e notò il Re del padre scoperto e che tremava. Cercò attentamente intorno, già sapendo cosa cercare e trovò un proprio pedone nella posizione giusta per poter attaccare il Re. Gli chiese di muoversi e poi rimase fermo ad aspettare che qualcosa accadesse, alzando lo sguardo su suo padre. Quando vide Ron fissarlo in attesa, tornò a guardare la scacchiera e, sorpreso urlò, “Scatto matto!”

“Olè… per la terza volta di fila!” disse allegramente Ron, passando velocemente una mano tra i capelli rossiccio-castani del figlio.

“Però la prossima volta prometti di non aiutarmi?” chiese Hugo, iniziando a riporre nuovamente i pedoni nelle loro posizioni.

“Promesso!” acconsentì Ron con un occhiolino e, lanciando uno sguardo alle spalle di Hugo, si alzò dal cuscino sul quale era stato seduto fino a quel momento sul pavimento e sorrise divertito.

“Non vuoi più giocare?” chiese Hugo, tristemente.

Ron si inginocchiò accanto a lui e gli sussurrò piano, “Che ne dici di giocare a spaventa-la-mamma- e-Rosie?”

Gli occhi di Hugo si allargarono e luccicarono enormemente, la sua testa iniziò ad annuire follemente. “Come?” chiese.

“Tu comincia ad andare silenziosamente dietro il divano” bisbigliò Ron, “ti raggiungo subito.”

Hugo fece un ulteriore cenno deciso di assenso e poi si fissò intorno per notare se la madre lo stesse guardando.

Ron gli sorrise e si alzò. Camminò accanto al divano, sul quale sua moglie era stesa, con un libro in mano a leggere una Favola di Beedle il Bardo alla loro primogenita. Sorrise dolcemente verso Hermione, conquistando la sua attenzione e, con la coda dell’occhio, vide Hugo sgattaiolare alle spalle di sua moglie. Allargò ancora di più il sorriso e Hermione gli rispose con altrettanto calore, ancora ignara di cosa stava per accadere.

Ron si diresse in cucina da dove riusciva a vedere perfettamente suo figlio dietro il divano che sghignazzava nella sua direzione. Cacciò un cilindretto rosso con tre “W” incise sul dorso da un cassettino nella credenza e lo agitò nella direzione di Hugo, il bambino annuì come una matto con la testa. Lui gli sorrise ancora una volta e sfilò la propria bacchetta dalla tasca dei pantaloni, posò un dito contro naso e bocca, in segno di fare silenzio a suo figlio e in un veloce gesto si rese invisibile con un incantesimo.

Hugo portò le mani alla bocca, improvvisamente sorpreso.

Ron si avvicinò lentamente e senza alcun rumore al divano, si acquattò al fianco di suo figlio che stava ancora guardando la porta della cucina e poi ritornò visibile.

Hugo cacciò un soffocato gemito di spavento che, fortunatamente, venne coperto dalla voce di Hermione che era passata a leggere un’altra storia.

Ron passò il piccolo cilindro a Hugo che lo afferrò; tra le sue mani sembrava enorme.

“Io lo innesco tu lo lanci, ok?” bisbigliò Ron.

“Ok” mormorò Hugo.

Sorridendo, Ron puntò la bacchetta ad una sottile cordicella che usciva da una delle due estremità del cilindro e velocemente lo fece scintillare di fiamme fredde.

Hugo lo lanciò immediatamente dall’altra parte del divano e subito lo sentì emettere un lieve scoppio.

Hermione e Rose cacciarono un forte urlo e gli altri due si alzarono per assistere alla scena. Decine e decine di topolini bianchi iniziarono a correre dappertutto, circondandole e iniziando a squittire rumorosamente.

“Mamma… mamma!” urlò Rose, stringendosi alla madre ed iniziando a piangere.

Hermione puntò la bacchetta verso i vari topini e formulò un incantesimo congelante ma quelli, invece di fermarsi, scoppiarono in centinaia di scintille colorate e si trasformarono in farfalle dai mille colori che subito volarono via da uno spiraglio di finestra aperta.

Rose iniziò a ridere tutto d’un colpo, gettandosi nuovamente sul divano e mantenendosi la pancia per le forti risate.

Dall’altra parte del lungo sofà, Hugo stava rotolandosi a terra, anche lui preso da forti risa e Ron lo guardava dall’alto con un ampio sorriso divertito sulle labbra.

“Chi di voi due è stato?” chiese minacciosamente Hermione, posando le mani sui fianchi e fissando alternativamente Ron e Hugo.

“Lui!” dissero i due all’unisono, indicando l’altro, Hugo ancora disteso a terra e Ron in tutta la sua altezza. Hugo saltò prontamente in piedi guardando il padre, scioccato.

“Ronald Weasley!” ringhiò Hermione, girando dall’altra parte del divano e avvicinandosi a lui con intimidatoria calma.

Hugo e Rose zittirono all’istante e fissarono i due genitori in attesa.

“Perché io? È stato lui a lanciarlo!” protestò Ron, indicando nuovamente il figlio e ridendo senza alcuna paura verso sua moglie.

“Non è vero… l’idea l’hai avuta tu!” bisbigliò lentamente Hugo, abbassando subito dopo lo sguardo quando Ron gli lanciò un’occhiataccia.

“Hugo, quante volte devo dirti di non dire bugie!?” lo riprese Ron con ancora quel divertito sorriso sulle labbra.

“Ma io-” cercò di dire Hugo ma Hermione lo bloccò.

“Non preoccuparti, so che non mi hai detto una bugia. Papà è la persona più bambina in questa stanza” disse Hermione, posando una mano tra i capelli di Hugo in una carezza e avvicinandosi ancora più pericolosamente a Ron.

Lui non si mosse nemmeno di un millimetro, non affatto impressionato dall’intimidatoria vicinanza di Hermione cosa che stupiva sempre i suoi figli.

“Credi di più a lui che a me?” chiese Ron.

“Lui mi ha sempre dato dimostrazione di fiducia… tu no!” spiegò Hermione, sorridendogli malignamente.

“Dai mamma… era solo un gioco, è stato divertente!” disse Rose, inginocchiata sul divano, guardandoli preoccupata.

“Grazie per l’aiuto Rosie” iniziò Ron, sorridendole e facendole luccicare gli occhi. Per lei Ron era sempre stato un eroe. “Ma so come farmi perdonare” aggiunse, alzando provocatoriamente le sopracciglia verso sua moglie.

“Ah sì? Io non-”

Senza consentirle di continuare, Ron l’afferrò per la vita e l’attirò a sé. Posò velocemente le labbra su quelle di Hermione e la baciò con così tanta passione che sarebbe dovuta essere stata vietata a quell’ora del pomeriggio. Hermione lo baciò in risposta, accarezzandogli tutto il petto.

Rose e Hugo arrossirono su tutto il volto. Si guardarono ed iniziarono a sghignazzare tra le mani.

“La mamma ha perdonato papà!” avvertì Hermione, allontanandosi dalle labbra di Ron, guardandolo negli occhi e scuotendo la testa, rassegnata. Ron le sorrise maliziosamente.

“Adesso dobbiamo andare a letto?” chiese con una voce abbattuta Hugo.

Hermione e Ron si voltarono velocemente, ancora abbracciati.

“No! Sono solo le cinque di pomeriggio, perché?” disse lei, non riuscendo a comprendere la domanda del figlio.

Rose e Hugo si scambiarono un altro sguardo imbarazzato.

“Perché ci mandate sempre a letto dopo che vi siete baciati in quel modo” spiegò Rose.

Hermione arrossì e Ron rise sonoramente.

“Pare che Rosie abbia afferrato il punto!” bisbigliò lui all’orecchio della moglie.

Hermione gli assestò una gomitata nello stomaco mentre si voltava.

“Beh… oggi non accadrà!” disse Hermione, dirigendosi verso il divano e chiudendo il libro che fino a poco prima stava leggendo a Rose.

“Allora possiamo andare a giocare in giardino?” chiese allegramente Hugo.

“No” disse Ron.

Rose e Hugo si rattristirono velocemente e Hermione si voltò verso Ron per capire perché avesse proibito loro di giocare ma, quando incrociò il suo sguardo, lui le fece un occhiolino divertito.

Quando i due bambini stavano per voltarsi e salire nelle loro camere, Ron fece una corsa verso di loro e si caricò Hugo su una spalla e Rose in braccio.

“Oggi giro sulla scopa con il papà più bello che avete!” urlò Ron.

Hugo e Rose urlarono contemporaneamente un gioioso e prolungato “Sì!” e Rose gli lasciò un sonoro bacio sulla guancia, allacciando le braccia intorno al suo collo mentre lui li trasportava nell’ampio giardino, poi si fermò poco prima della finestra che conduceva fuori e si voltò.

“Se la mamma vuole seguirci, le faremo vedere qualcosa di altamente pericoloso” scherzò Ron, lanciandole un sorriso istigatore e affrettandosi oltre la finestra.

“Sììì… la Finta Wrinssciii” arrivò il felice urlo di Hugo da fuori.

“Wronski, Hugo!” lo corresse Ron.

Hermione strabuzzò gli occhi e corse nel giardino: non si poteva mai sapere quel bambinone di quasi due metri fino a che punto potesse spingersi.

   
 
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