Spero che fin qui vi sia piaciuta. Volevo solo ringraziarvi tutti per le recensioni, e spero che gradiate che dopo aver interrotto per così tanto tempo la pubblicazione, adesso la stia postando tutta di seguito... a volte ci sono dei problemi di internet qui :)... Per quanto riguarda una certa vostra antipatia per Malfoy, vedo che sono riuscita a fare quello che volevo fare... hihihi... ma continuate a leggere!! Uff. con questo html sto facendo un gran casino... :)
Capitolo 7
D’amicizia e di fiducia
Al mattino dopo, quando si svegliarono, erano ancora gasati per la
vittoria. A colazione Malfoy non s’azzardò nemmeno ad avvicinarsi al
quartetto…anche perché dopo la sfuriata di Eleanor era diventato un po’
più…timoroso.
Uscendo di Sala Grande videro un cartello, attaccato alla bacheca.
“ Aperto il Club Dei Duellanti”. Insegnante: Valenta Riley. Chi vuol
iscriversi segni il proprio nome qui sotto. Le lezioni cominceranno lunedì alle
18:00“
Harry, Hermione e Ron avevano già partecipato ad un Club dei Duellanti.
Ma l’insegnante era quell’incapace di Allock e avevano imparato solo come far
cadere le bacchette, da lui. Invece la professoressa Riley era un’insegnante
molto valida. Eleanor prese la penna e s’iscrisse. Hermione fece lo stesso,
seguita da Ron ed Harry. Videro che anche Malfoy s’era iscritto.
- Speriamo che stavolta non ci sia Piton a far da assistente. – sospirò
Hermione. – non vorrei ritrovarmi di nuovo con Millicent Bulstrode. –
- Già…e io con Malfoy. L’ultima volta fu un disastro. –
- Perché? – chiese Eleanor. I 3 ragazzi le raccontarono tutto quel che
era accaduto il 2° anno.
- Tu sei un Rettilofono, Harry? – chiese sorpresa. Il ragazzo annuì.
- Già – rispose – Silente mi ha spiegato che quando mi fu inferta questa
– e indicò la cicatrice – una parte delle sue capacità passò in me…tra cui la
capacità di parlare il Serpentese. –
- Ah…anche io lo parlo. – disse Eleanor, come se fosse la cosa più
naturale del mondo. Hermione e Ron furono colti alla sprovvista da questa
dichiarazione. Vedendo le loro facce Eleanor disse:
- Beh, sono sua figlia, è logico che lo sappia parlare. – Hermione e Ron
annuirono, rendendosi conto dell’ovvietà della situazione.
Il giorno dopo, alle 18:00 in punto, quasi tutti gli studenti si
ritrovarono in Sala Grande. Esattamente come 3 anni prima, i tavoli erano stati
spinti alle estremità, ma non c’era nessun palco dorato (per fortuna! Ci
sarebbe mancato solo un altro Gilderoy! NdComy^^)). La professoressa Riley era
in piedi ad attendere che tutti si sistemassero. Accanto a lei c’era l’ultima
persona che Harry, Ron ed Hermione si sarebbero aspettati di vedere: il
professor Remus J. Lupin.
- Salve a tutti, ragazzi. – disse la professoressa. – credo conosciate
quasi tutti il signor Lupin, visto che è stato vostro insegnante 2 anni fa.
Diciamo che ho approfittato della sua presenza per fini dimostrativi. Oggi,
infatti, si apre il Club dei duellanti: vi insegnerò quello che serve per un
duello regolamentare. – fissò tutta la platea con lo sguardo, poi, fatto un
cenno a Lupin, si misero in posizione. Si inchinarono, e cominciarono.
- Expelliarmus! – gridò Lupin.
- Locomotor Mortis!
– disse, di rimando, la Riley dopo aver schivato. Lupin si ritrovò le gambe
legate dall’incantesimo della pastoia e cadde a terra, non prima, però, di
esser riuscito a disarmare la Riley. Valenta sciolse l’incantesimo della
Pastoia, e aiuto Lupin ad alzarsi.
- Questa è una semplice dimostrazione: sono incantesimi che siete tutti
in grado di usare. Ho messo i vostri nomi in questa ciotola – disse poi. – li
estrarrò due a due e così si formeranno le coppie. – pescò con la mano nella
ciotola – Granger e Bell. Thomas e Finnigan. Weasley Fred e
Weasley George (Yuhuu! Gridarono
i gemelli, contenti di potersi sfogare l’un con l’altro nelle maniere più
“cattive” possibili!), Weasley Ron e Potter…- continuò ad assegnare le coppie
quando – Riddle e Malfoy. – completò con altri nomi. Le coppie così selezionate
si misero l’una davanti all’altra.
- Non lanciate maledizioni è l’unica regola, per il resto potete usare
quel che volete. – disse la Riley – cominciate. –
Malfoy scrutò a lungo Eleanor. La ragazza aveva accolto con grande
delusione l’estrazione, ma non poteva tirarsi indietro.
- Bene, bene…Eleanor. –
- Draco. –
- Sai cosa pensavo? –
- Tu pensi? – disse, sarcastica. Malfoy la ignorò.
- Pensavo che potresti non essere così male. In fondo, quel che ti
rovina, sono solo le amicizie. Il tuo sangue è purissimo e discende da
Serpeverde in persona. Mi chiedevo perché non fossi stata assegnata alla nostra
casa. Ne saresti stata la regina. – Malfoy aveva cambiato tattica: visto che
non poteva sconfiggerla, aveva deciso di farsela amica.
- Meglio ultima in Grifondoro che prima in Serpeverde. – rispose lei,
sprezzante.
- Ma perché, Eleanor? – stavano girando in tondo, controllando l’uno le
mosse dell’altra, aspettando il momento in cui uno dei due avrebbe abbassato la
guardia, per poter attaccare.
- Vuoi sapere perché, Malfoy? Perché sono figlia di un piano ben
congegnato, che però andrà a rotoli per il fatto che mio padre non ha tenuto
conto della mia volontà –
- Non ne sarei tanto sicuro. Mi sarebbe piaciuto averti in Serpeverde.
Potremmo andare d’accordo, se tu seguissi la tua…sete di sangue. –
- Io non ho sete di sangue. –
- Oh, sì, invece. L’ho visto quando mi hai affrontato l’altro giorno. I
tuoi occhi ardevano di sete. –
- No! – Eleanor abbassò la guardia e Malfoy ne approfittò.
- Expelliarmus! – Eleanor fu colpita abbastanza forte, e buttata a
terra. Ma non perse la bacchetta. Da terra, ancora semi distesa, del tutto
accecata dall’ira, urlò
- Stupeficium! – e colpì Malfoy in pieno. Il ragazzo finì lungo disteso,
schiantato. Era riverso a terra, con la bacchetta tirata diversi metri più in
là, e si era creato attorno ai due un vuoto. Eleanor era ancora fuori di sé, si
era rialzata e guardava storto chiunque le si avvicinasse. Harry, Hermione e
Ron si erano avvicinati al limite della folla, e quando videro la scena
rimasero più che male. Lupin e la Riley corsero dal ragazzo. Eleanor aveva
mandato uno Schiantesimo di inaudita potenza. Quando si rese conto
dell’accaduto, la ragazza si accasciò a terra. Lupin fece riprendere i sensi a
Malfoy.
- Lo sapevo! – sussurrò il ragazzo, ancora un po’ inebetito. – il sangue del Signore Oscuro è forte e tu
sei tanto simile a lui! Vedrai, riuscirà nel suo piano: tu sei la sua creatura
e tale rimarrai. - poi si riaccasciò indietro,
tossendo.
Eleanor cominciò a piangere. Tutti la guardavano con paura e timore. Si
rialzò e corse fuori di Sala Grande. Harry stava per rincorrerla, quando la
professoressa Riley lo fermò.
- Vieni con me, Silente vuole te e i tuoi amici Granger e Weasley. –
- Ma Eleanor…-
- Lascia che si sfoghi. Poi la potrai andare a cercare. – il tono della
professoressa non ammetteva repliche, e così, anche se di malavoglia, Harry,
Hermione e Ron la seguirono. Entrarono nell’ufficio di Silente. Harry vide che
non era solo: c’erano anche Remus Lupin e un grosso cane nero.
- Tartufo! – esclamò. Silente disse:
- Ora siamo tutti, Sirius, ti puoi anche ritrasformare. – il cane nero
ridivenne l’uomo alto che era Sirius Black, il padrino di Harry.
Harry lo abbracciò: non lo rivedeva dal giorno dopo la finale del torneo
Tremaghi.
- Adesso sedetevi, vi prego. – disse Silente. Poi fu Valenta Riley a
parlare.
- Signor Potter, signorina Granger, signor Weasley, vi abbiamo convocati
qui a causa degli ultimi avvenimenti. Voldemort sta diventando sempre più
forte, e temiamo che i fatti ci sfuggano di nuovo di mano. Vedete, Eleanor
Caroline Riddle non è solo la figlia di Voldemort: è anche il mezzo attraverso
cui il Signore Oscuro vorrebbe perpetrare alcuni dei delitti più atroci. La
madre di Eleanor insegnò alla ragazza a controllarsi, ma quando perde il
controllo di sé…beh, quello successo oggi con Malfoy è solo una delle
possibilità. Per questo vi chiedo di raccontarci, ancora una volta, tutto
quello che successe ad Halloween. – Harry, Hermione e Ron rimasero basiti dopo
aver sentito il discorso. Poi acconsentirono alla richiesta, e Harry cominciò a
raccontare quello che avevano visto, integrato da Hermione e Ron nei punti dove
non ricordava bene.
- La ragazza subisce molto l’influsso di Voldemort. – disse Sirius.
- Vorrei anche vedere! – esclamò Hermione – è sua figlia! –
- Non è quello che intendevo. È solo che, crescendo la forza di
Voldemort, cresce anche l’influenza che lui ha su di lei. Forse Malfoy ha
ragione a dire che dovete stare attenti. – i tre ragazzi non potevano credere
alle loro orecchie. Eleanor era davvero così pericolosa per loro? Eppure…non
poteva essere, cioè; era una Grifondoro, non avrebbe mai tradito i suoi amici.
Silente sembrò leggere nei pensieri dei tre ragazzi.
- Non tradirebbe mai di sua volontà, ma l’influenza di Voldemort è
forte. –
- Io…io non voglio credere che lei possa essere un pericolo. È solo una
quindicenne, come me! – protestò Hermione.
- Non potete continuare a rifiutare di vedere la realtà, ragazzi. –
disse Lupin – Eleanor è pericolosa solo perché è figlia di Voldemort, non
perché è Eleanor. Non lo è certo di sua volontà. –
- Io…io non posso…accettare questo fatto. – disse Ron. – Noi siamo suoi
amici, e questo è quanto: non possiamo abbandonarla. –
- Non è quello che vi si chiede di fare. – disse la Riley. – quello che
vi si chiede è di riferirci ogni comportamento strano. –
- Adesso basta con questi discorsi. – sbottò Harry, largamente stufo –
La state trattando come se fosse una…una…una spia, come se fosse una
Mangiamorte! E Eleanor non lo è. Eleanor è esattamente come me, Ron ed
Hermione. Non c’è alcuna differenza! Quella volta, ne sono sicuro, Voldemort
usò una qualche formula, aveva una coppa, in mano, mentre parlava con lei, e ne
aveva riversato il contenuto a terra, prima di sparire. E adesso chiedo scusa,
ma c’è una persona che ha bisogno dei suoi amici. – i tre ragazzi si alzarono,
aprirono la porta e uscirono, lasciando gli insegnanti del tutto spiazzati.
Quando la porta si fu chiusa, l’espressione sui volti degli insegnanti
cambiò:
- Esattamente quel che avevamo previsto. – disse Silente. – La loro
amicizia è salda: possono aiutare Eleanor. –
- Zio. – disse la Riley. – pensi che dovrò intervenire di nuovo, come 11
anni fa? –
- Forse no, Valenta, forse no. –.
Harry, Ron ed Hermione perlustrarono tutto il dormitorio di Grifondoro
alla ricerca di Eleanor, senza successo. Poi si divisero, per cercarla nel
parco. Il sole era tramontato da un pezzo, erano le 19 e la cena era già
servita in Sala Grande. Di Eleanor, però, nessuna traccia. Si rincontrarono al
campo di Quidditch, senza averla trovata.
- Lumos. – disse Hermione. La punta della sua bacchetta s’illumino e
sparse un po’ di chiarore sui visi dei tre amici.
- Non l’avete vista da nessuna parte? – chiese ai due ragazzi.
- No. Ho anche chiesto in giro ai ragazzi che incontravo, ma nessuno
l’ha vista. – disse Ron. – e Hagrid nemmeno.
- A questo punto c’è solo un posto dove non abbiamo controllato…- disse
Harry.
- La Foresta Proibita. – finirono in coro Hermione e Ron. Prima di
avventurarvisi, presero i mantelli. Faceva molto freddo. Hermione prese anche
quello di Eleanor. Non l’aveva preso, e probabilmente stava tremando di freddo.
Harry aveva preso anche il mantello dell’invisibilità di suo padre. Non si
sapeva mai
- Non separiamoci. – disse Hermione – la foresta è troppo pericolosa per
andare da soli. -
- Ok. – risposero gli altri. Badarono che non ci fosse nessuno in vista,
e si inoltrarono nella foresta, per la seconda volta in meno di due settimane.
Utilizzando la Lumos fecero in modo di rischiararsi il terreno. Ad un
tratto un fruscio li fece sobbalzare. Spianarono le bacchette innanzi a loro.
Era un centauro.
- Fiorenzo! – esclamò Harry. Era il centauro che 4 anni prima lo aveva
salvato dalla morte.
- Harry Potter! Che piacere vedere che sei ancora vivo. – una frase del
genere, che detta da un umano poteva essere del tutto malaugurale, detta da un
centauro era molto più un “che piacere vederti”. Strani esseri, i centauri.
- Che ci fai qui, Harry Potter? –
- Sto cercando una persona. È alta come la mia amica Hermione – e indicò
la ragazza – coi capelli lunghi bianchi e neri. –
- La figlia di Tom Orvoloson Riddle. – commentò Fiorenzo. – perché la
cerchi? –
- Perché è una nostra amica,
siamo preoccupati per lei. – rispose Ron, spazientito.
- Allora, Fiorenzo, l’hai vista? –
- Sì. O meglio, l’ho intravista. Stava scappando in quella direzione. –
e indicò la sua destra.
- Grazie, Fiorenzo. – disse Harry.
- Di niente, Harry Potter. – e scappò via. Harry, Hermione e Ron presero
il sentiero
indicato loro dal centauro.
Camminarono per una buona mezzora, stando ben attenti a tenere gli occhi
aperti: la foresta Proibita era davvero molto pericolosa. Ad un tratto Hermione
li trattenne per una manica. Vicino ad una grande quercia, che aveva almeno 2 o
300 anni, era accovacciata una figura che sembrava umana. La luna calante,
prima dell’ultimo quarto, fino ad allora coperta, sparse i suoi raggi per le
fronde e attraverso i fori in alto, anche sul terreno. Un raggio colpì i
capelli di Eleanor, il bianco più che mai risaltava sul nero. Tremava, Hermione
non sapeva se dal freddo o dalla tristezza. Si fecero avanti lentamente, senza
far rumore. La ragazza era accucciata a piedi della quercia, con le braccia che
cingevano le ginocchia e la testa appoggiata su di esse. Le arrivarono da
dietro e Hermione le mise il mantello sulle spalle.
- Chi c’è? – chiese, voltandosi. – Hermione, Ron…Harry. – disse poi,
vedendoli.
- Ciao Eleanor. – le disse Hermione – non ti faceva freddo? –
- Sì, grazie per avermi portato il mantello. – disse. Una lacrima le
scivolò sulla guancia, impiastricciandole i capelli sul viso. Aveva una mano
escoriata.
- Che hai fatto alle mani? – chiese Ron, accucciandosi davanti a lei, e
prendendole le mani.
- Sono inciampata e volata per terra. Ma non mi fa male. –
- Sono ore che ti cerchiamo, lo sai? – le disse Harry, mettendosi
accanto a lei. – ci hai fatto prendere un colpo, quando sei scappata così. –
era tranquillo, e la voce, pacata, non nascondeva rimproveri.
- Scusate, ma…dopo quello che ha detto Malfoy…-
- Quello apre bocca e le da fiato, non pensa mai a quello che dice. – le
disse Hermione.
- Sì, ma gli ho mandato uno Schiantesimo fortissimo…per un attimo ho
temuto di averlo fatto fuori. –
- Non sarebbe stata una gran perdita…- commentò Ron sottovoce.
Eleanor lo guardò. Vide dal viso che stava solo scherzando, perché una
smorfia birichina gli apparve sul volto.
- Non te ne devi preoccupare. – disse Hermione – In fondo, non c’era una
regola che vietava gli Schiantesimi, no? È colpa tua se lui non l’ha schivato?
–
Eleanor recuperò un vago sorriso.
- Perché ti sei avventurata fino qui? Lo sai che è pericoloso. – le chiese
Harry.
- Sì, lo so…ma almeno qui non avrei incontrato nessuno che non m’avesse
cercato. –
Harry si alzò da terra. Le tese la mano.
- Su torniamo al castello. Dobbiamo ancora cenare e il mio stomaco fa
già i capricci. – le disse, con un sorriso. In quel momento lo stomaco di Ron
lanciò un gorgoglio disperato, che scatenò l’ilarità di tutti.
Si rialzarono e si incamminarono verso il castello. Sulla porta c’erano
Lupin e Tartufo.
- Harry. – disse
Lupin.
- Scusi, professore, per prima. Ma i discorsi di quel genere mi fanno
quell’effetto. –
- Abbiamo notato. – disse. – Adesso andate a mangiare. Miss Riddle, sta
bene? –
- Po…potrebbe evitare di chiamarmi per cognome? Sono Eleanor Caroline, e
basta. –
- Va bene, Eleanor Caroline. Come vuole lei. – strizzò l’occhio ai 4
ragazzi. Tartufo si fece accarezzare a turno da tutti e quattro e gratificò
Harry con uno sguardo d’intesa. Salutarono il quartetto e se ne andarono.
Portarono Eleanor a farsi curare in infermeria le mani, e quando madama Chips
le ebbe disinfettate e guarite, andarono a mangiare.
Sala Grande era deserta. Cosa normale, visto che erano quasi le 21. Al
tavolo di Grifondoro c’erano ancora pietanze fumanti, pronte per i 4 amici.
Si servirono abbondantemente, vista la fame, e anche Eleanor mangiò di gusto.
Poi, ad un tratto, si fermò.
- Harry, di che stavate parlando, prima, col professor Lupin? –
Harry la fissò, poi passò uno sguardo ai due amici, che annuirono. Il
ragazzo le raccontò quello che era accaduto nell’ufficio del Preside. Eleanor
per poco non si mise a piangere di nuovo, ma Harry le disse:
- Noi sappiamo che tu sei perfettamente in grado di resistergli. E non
ti abbandoneremo. – Eleanor cacciò le lacrime indietro. Alle 22 rientrarono in
dormitorio. I ragazzi di Grifondoro erano ancora piuttosto sospettosi e
diffidenti nei confronti di Eleanor. Solo Fred e George (come al solito) non
avevano preso la cosa tanto sul tragico, e quando il quartetto fece il suo
ingresso in Sala Comune, cominciarono ad applaudire freneticamente al suo
indirizzo, seguiti a ruota da Lee Jordan.
- Grande! – esclamarono – Malfoy se l’è proprio meritata! È una cosa che
andava fatta molto tempo fa…mi chiedo perché non ci abbiamo pensato noi… –
Eleanor sorrise, confortata da queste dimostrazioni di solidarietà. In camera,
però, Lavanda e Calì erano diventate, se possibile, ancor più paranoiche. E la
mattina, oh gioia, le aspettava una lezione della Cooman, che era stata
rimandata per “influenze negative”.
Hermione cominciò a spazzolarle i capelli, che erano ancora pieni di
foglie e rametti. (insomma, sembrava lei stessa un arbusto…eheh NdComy^^)
- Sei caduta proprio male, ma come hai fatto? –
- Sono inciampata su un sasso…stavo piangendo e non vedevo dove andavo.
–
- Adesso a letto. Un buon sonno e quel che ci vuole…a tutt’e due. –
disse.
- Ma i tuoi capelli...–
- Oh, le tue mani non stanno ancora bene, perciò devono riposare. –
- Ma…-
- La dottoressa Granger ha parlato così. E ora a letto. – le sorrise e
si ficcarono sotto le morbide coperte rosse e oro, il baldacchino semi aperto.
Harry e Ron si erano addormentati appena messa la testa sul cuscino.
Eleanor, invece, non riusciva a dormire: aveva gli incubi. Decise di leggere un
po’, così pronunciò la Lumos e iniziò a leggere. Era un vecchio libro di
favole, leggende e profezie che le aveva regalato sua madre tanti anni prima, e
che adorava leggere allorché aveva gli incubi. Le figure, animate, delle
illustrazioni, mostravano cavalieri al salvataggio di principesse in balìa di stregoni neri, streghe e maghi impegnati in lotte
per liberarsi di un mostro, e tutto ciò che la fantasia di un bambino può
apprezzare e assimilare. Sapeva a memoria la gran parte di esse, ma ce n’era
una che non osava mai leggere, infatti, narrava di una profezia. Essa diceva
che il Signore Oscuro avrebbe vinto se la sua discendenza gli fosse stata
fedele. E Eleanor sapeva che Voldemort, suo padre, era disposto a tutto pur di
avere la sua fedeltà. Con sua madre era fuggita per anni dai Mangiamorte che
volevano prenderla per allevarla secondo le loro regole. Per anni aveva temuto
che ciò si avverasse. Specialmente quando di notte sognava di segrete umide e
puzzolenti, dove uomini alti e vestiti di nero, incappucciati, l’avevano
obbligata a usare le formule più abbiette. Erano solo incubi, ma alcuni di essi
erano così nitidi da sembrare reali. Si svegliava sempre di soprassalto, sudata
e impaurita. Finché sua madre era in vita andava a cercare il suoi abbraccio,
ma ora, l’unica cosa che poteva ricordarglielo era quel libro.
Riuscì a riaddormentarsi, col libro sul petto. Al mattino fecero tutti
molta fatica a svegliarsi, specialmente pensando che avrebbero avuto lezione
con la Cooman.
Si incrociarono, assonnati, in Sala Comune, e poi scesero in Sala
Grande, a fare colazione.
- Uff…che incubo. – sospirò Eleanor.
- Hai avuto un incubo? – le chiese Hermione.
- No: è un incubo il modo in cui mi fissano. -
- Su, prima o poi smetteranno. – disse Ron. – Comunque l’incubo deve
ancora arrivare:: stamani abbiamo la Cooman. – sospirò.
- Ugh…non so se sarò in grado di sopportarlo,
oggi. – disse Eleanor – e poi chissà che razza di predizioni ci farà fare. Si
scatenerà, con tutto quello che è successo ieri. –
- Davvero non capisco perché non l’abbiate mollata…- disse Hermione.
- Perché l’alternativa sono materia troppo impegnative: già facciamo
fatica così. – rispose Ron – Non siamo mica dei geni come te. –
Finirono la lauta colazione, poi si divisero, Hermione andò ad
Aritmanzia mentre Harry, Ron ed Eleanor salivano su, verso la torre Nord.
Entrando nella stanza, l’atmosfera sembrò loro ancora più opprimente. Il fuoco
scoppiettava, con le erbe aromatiche dentro che spandevano un odore pungente.
Le finestre erano coperte dalle solite tende rosse, e la luce era così soffusa
che dubitavano di riuscire a vedere qualcosa, anche con l’Occhio interiore.
- Salve, ragazzi. – disse la professoressa, sbucando fuori alle loro
spalle – Buongiorno. –
si andò a sedere sulla sua poltrona, seguita da Calì e Lavanda, che si
sistemarono davanti a lei.
- Oggi voglio che leggiate i tarocchi, però ognuno li leggerà a sé
stesso. Prendete gli arcani completi e usate la smazzata che preferite. Io
passerò tra i banchi a controllare che stiate leggendo in modo corretto. –
Harry e Ron sbuffarono, recuperarono il mazzo dalla pila che c’era
nell’armadio, e cominciarono. Eleanor prese il suo mazzo personale, e cominciò
a mescolarle.
Cominciò a tirare fuori le carte, una ad una. Era un’azione meccanica
per lei, come leggerle. Ad un tratto aggrottò la fronte a lei s’avvicinò la
Cooman
- Cara, ma che carte sfavorevoli…non è una bella smazzata…mi spiace. –
Harry e Ron si voltarono verso l’amica per dirle di non farci caso, ma
l’espressione corrucciata di Eleanor fece capire loro che, una volta ogni
tanto, la Cooman aveva ragione.
- Eleanor, tutto ok? – chiese Ron.
- No. Le carte dicono che la morte s’avvicina a me. Ma non mi dicono se
mi toccherà o se mi lascerà. Inoltre dicono che i miei amici saranno in
pericolo. – si prese la testa fra le mani. – Tanto va sempre a finire così:
sono un pericolo per chi mi sta accanto. –
Harry s’alzò e si avvicinò a Eleanor. Le posò una mano sulla spalla.
- Dai, su: qualunque cosa sia non sei sola: ci siamo anche io, Ron ed
Hermione. –
Eleanor si voltò verso di lui.
- Grazie. –
Harry finì la sua lettura in grande stile: inventando disgrazie su
disgrazie, così come Ron. La Cooman, soddisfatta, li lasciò andare, alla fine
dell’ora, senza compiti.
Arrivarono a Trasfigurazione, dove si riunirono a Hermione. Eleanor non
volle far parola con lei della lettura.