Capitolo 8
La Madre
Passarono le settimane, e Hogwarts, una mattina, si svegliò sotto una
fitta coltre di neve, che ovattava tutti i rumori esterni. Faceva molto freddo,
e i ragazzi, ogni volta che uscivano, si avvolgevano nei mantelli,
stringendoseli addosso.
- Brrr…quest’anno sembra più freddo degli anni scorsi. – disse Ron.
- Già…mamma mia. – disse Hermione, stringendosi ancora di più il
mantello addosso, mentre una folata di vento li faceva rabbrividire. In quelle
condizioni le lezioni di Cura delle Creature Magiche erano quasi un supplizio.
Arrivarono alla capanna di Hagrid, quando videro che nel recinto c’erano delle
Salamandre.
- Salve, ragazzi! – disse Hagrid tutto allegro. – Oggi, visto che fa
così freddo, ho preparato le Salamandre…bella idea, eh? – Harry, Hermione, Ron
ed Eleanor lo guardarono allegri.
Malfoy si avvicinò al quartetto, accompagnato, come al solito, da Tiger,
Goyle e Pansy Parkinson. Pansy fissò Eleanor, riavvolta nel sul mantello, con
aria sprezzante. Tiger e Goyle avevano sempre la solita faccia ebete e Draco
Malfoy fissava con il suo sguardo d’acciaio la ragazza.
- Riddle. Devo parlarti, vieni con me. – afferrò il braccio della
ragazza e la trascinò ben lontano. Harry e Ron stavano per portarla indietro,
ma Eleanor disse:
- No, va bene. Mi so difendere, ragazzi. –
- D’accordo. Ma se hai bisogno basta che chiami. –
- Lo so. – seguì Malfoy fino ad uno degli alberi più esterni della
Foresta proibita. Hagrid l’aveva guardato storto, ma le parole di Eleanor erano
rivolte anche a lui, e la lasciò fare.
- Allora, Malfoy, che vuoi? – chiese la ragazza, appoggiandosi
all’albero.
- Ti chiedo di unirti al Signore Oscuro, come sarebbe tuo preciso
dovere. – Malfoy le si avvicinò.
Eleanor cominciava a spazientirsi. Un ragazzo di 15 anni fissato con
questa storia…le venne un dubbio.
- Malfoy, tu sai cosa vuole da me Voldemort? – lo fece apposta a
pronunciare il nome, voleva controllare la reazione del ragazzo. Anche se solo
impercettibilmente il ragazzo tremò e si allontanò un po’.
- No…-
- Beh, se Voldemort mi avesse al suo fianco, di mia volontà, ovviamente,
l’intero mondo dei maghi verrebbe sconvolto. Gli omicidi, sia tra i maghi che
tra i Babbani che odi tanto, diventerebbero inquantificabili, per non parlare
dei Dissennatori che prenderebbero piede in tutto il globo. Puoi immaginare uno
scenario peggiore? Io no. A Voldemort non interessa nemmeno il potere in sé,
quello a cui mira è il poter sfogare tutta la sua vena di crudeltà. Ha
accumulato tanto di quell’odio che se ne avrà la possibilità, distruggerà anche
coloro che gli sono accanto. E questo IO non posso permetterlo. –
- Se non ti unirai a lui ti distruggerà, lo sai? – si avvicinò di nuovo.
- L’unica cosa che può ancora distruggere di me è la vita, per il resto
ha distrutto mia madre e …solo il fatto di essere sua figlia è per me una mezza
distruzione. – lo fissò negli occhi.
- Tu sei pazza…-
- No, Malfoy. Pazzo è chi lo appoggia, solo perché spera di raggiungere
posizioni di potere: finché la persona gli farà comodo andrà tutto bene, ma
quando avrà preso il potere completo, non esiterà a eliminare tutti coloro che
non gli vanno più a genio. –
- Non ti capisco, potresti ereditare tutto il suo potere, una volta che
l’avesse conquistato. –
- Io non voglio il potere. Solo i folli desiderano il potere. –
- No, Riddle, la folle sei tu, il potere va conquistato e solo chi lo
vuole può conquistarlo. –
- Vedo che con te è inutile parlare, Malfoy. Mi dispiace, ma finirai
male, se continui così. –
si scostò dall’albero e si riavviò verso il resto della classe. Malfoy
la trattenne per un braccio.
- Tu non sei più forte del Signore Oscuro: ti avrà, e sarai la Nostra
Signora dell’Oscurità. –
- Piuttosto la morte. –
Staccò il braccio dalla presa di Draco e tornò dagli altri.
- Tutto ok, Eleanor? – chiese Ron.
- Io sì. Ma se becco chi ha fatto il lavaggio del cervello a quel
ragazzo…-
- In che senso? –
- Nel senso che è davvero convinto che Voldemort li favorirà. Oh,
scusate. – disse poi, vedendo Ron ed Hermione rabbrividire.
- Malfoy è un pazzo, tale padre, tale figlio. - commentò Harry.
- Ragazzi, adesso tutti qui! Oggi ci dobbiamo togliere le squame morte.
Prendete i guanti in pelle di Drago e fate come me. – Hagrid afferrò una
salamandra per la coda, la stuzzicò, e, con un piccolo scalpellino, cominciò a
togliere le squame più scure. La salamandra stette buona, tra le mani di
Hagrid. Quando ci provarono gli studenti fu un po’ meno semplice. La maggior
parte delle salamandre non si faceva nemmeno prendere. Eleanor ne afferrò una
con fare deciso e la ripulì dalle squame morte con consumata abilità.
- Hey, Eleanor, ci sai fare! – le disse Hagrid.
- Mamma me lo faceva fare sempre quando abitavamo vicino all’Etna. –
- Sei stata in Italia? – le chiese Hermione.
- Per qualche mese soltanto. Poi siamo tornati in Inghilterra. –
- Ah. E com’è? –
- La Sicilia e afosa. Fa molto più caldo che qui. In questo freddo mi
manca. –
- Sì, vorremmo esserci anche noi! –
L’ora finì e, finalmente, i ragazzi poterono rientrare al castello. Il
guaio, nel castello, era che se Sala Grande, Dormitori e la maggior parte delle
aule erano riscaldate a puntino, i corridoi e l’aula di Pozioni non lo erano.
Era l’ultima lezione del pomeriggio, e i ragazzi poterono rifugiarsi a tempo di
record in Sala Comune. Eleanor, Harry, Hermione e Ron si avvicinarono al
camino, e vi rimasero finché non passò loro il freddo.
- Ma è proprio necessario fare Cura delle Creature Magiche anche con
questo freddo? – si lamentò Ron.
- Meno male che ora siamo al caldo, non ne potevo più di star là fuori.
– sbuffò Hermione.
- E per fortuna che Hagrid ha tirato fuori le salamandre. – disse Harry.
Una volta riscaldati, i quattro amici si sedettero ad uno dei tavoli.
Sala Comune era molto affollata, e piuttosto rumorosa. Anche perché i gemelli
Weasley stavano dando corpo, insieme a Lee, ad uno dei loro spettacolini.
Mentre Fred e George collaudavano le loro bacchette magiche finte, Harry, Ron
ed Hermione chiesero a Eleanor:
- Allora, che voleva Malfoy da te? – la ragazza raccontò loro quello che
era successo prima della lezione.
- Non capisco come possano esistere persone tanto ingenue. – disse
Eleanor
- Eleanor, “ingenuo” non è proprio l’aggettivo che userei a proposito di
un Malfoy. – le disse Hermione.
- O ingenui o folli, in ognuno dei due casi, sarà ciò che li condurrà
alla morte, se non ora, poi. Come si può anche lontanamente pensare che Lui non
farà fuori tutti, una volta raggiunto il suo scopo. Se mi unissi a lui, forse
sarei l’unica a salvarmi, e l’unico motivo è perché devo proseguire la stirpe!
–
- Su, Eleanor, non è il momento di pensarci. – le disse Hermione.
- Sì, hai ragione. Ora l’unica cosa di cui sarà meglio che mi preoccupai
sono i compiti di trasfigurazione, altrimenti domani la Mc Granitt ci fa neri.
–
- Già. E poi dobbiamo anche completare i compiti di Pozioni. –
- Brrr…ci mancavano solo i sotterranei freddi e umidi, con questo gelo!
– uscì Ron.
- Sì, e con Piton che rende l’atmosfera ancora più glaciale. –
Si misero a fare i compiti, anche se un po’ svogliati, fino all’ora di
cena, quando scesero in Sala Grande. Poi, di nuovo in Sala comune, finirono
quelli rimasti e poi se ne andarono a letto.
Natale si avvicinava a lente falcate. La seconda settimana di dicembre
la professoressa Mc Granitt fece il giro del dormitorio per sapere chi sarebbe
rimasto. Sia Harry che Ron che Hermione che Eleanor firmarono. Un giorno,
svegliatisi, trovarono la scuola semi deserta.
L’anno prima, a causa del torneo Tremaghi e del corrispettivo Ballo del
Ceppo, moltissimi studenti erano rimasti, ma quell’anno ne rimasero forse meno
che negli altri 3. Per Harry, Hermione, Ron, Eleanor, Fred, George e Ginny era
una pacchia starsene in panciolle tutto il tempo in Sala Comune, senza tanta
gente e con i posti migliori (quelli vicino al camino, ovviamente) liberi. Si
scatenarono in partite di Spara-Schiocco e a scacchi dei Maghi, nel quale Ron
era il più bravo di tutti.
La mattina di Natale Eleanor si svegliò per prima. In fondo al suo letto
vide dei pacchi.
- Hermione! È Natale! – disse. Hermione si svegliò in fretta, e cominciò
a prendere i regali in fondo al suo letto.
Eleanor guardava sorpresa il cumulo in fondo al letto.
- Ma…sono per me? –
- Beh, direi di sì, visto che sono in fondo al tuo letto, no? –
- Già! – Prese il primo. Era da parte di Hermione ed era un libro
(strano!) sui vulcani e sugli animali che li popolano.
- Grazie, Hermione! – disse, abbracciandola.
- Di niente! – il secondo pacco era da Ron, ed era un pacco di Api
Frizzole. Da Harry ricevette una confezione di Cioccorane. Anche Hagrid le
aveva mandato un regalo: un drago intagliato nel legno. In fondo al letto, ora,
c’era rimasto solo un regalo.
Si chiese di chi fosse. Lo prese e lo scosse, poi lo aprì. Ne uscì fuori
un carillon di legno scuro, con le decorazioni in intarsio e in inclusione di
legno più chiaro. Girò la chiave e l’aprì. Al centro, una ballerina vestita
d’azzurro ballava magicamente sulle note di una canzone che Eleanor conosceva
bene: era esattamente quella che sua madre le cantava prima di dormire.
C’era solo un biglietto, accanto al pacco. E c’era scritto:
“ Auguri di Buon Natale, Eleanor. Questo l’aveva commissionato tua madre
per te, prima di morire, io te l’ho solo fatto avere.
Nasconde un segreto, e solo tu lo puoi svelare, fanne buon uso.”
Non c’era la firma. Lo fece vedere ad Hermione che disse:
- Non so di chi possa essere. Possiamo chiedere a Ron ed Harry, no? –
- Sì, quando scendiamo a colazione glielo chiedo. –
In camera loro, Harry e Ron avevano già finito di scartare i regali.
Entrambi avevano già indosso il maglione fatto dalla signora Weasley, e
gustavano le leccornie arrivate loro. Erano di ottimo umore.
Scesero a far colazione, incrociando Hermione e Eleanor in Sala Comune.
- Sapete mica di chi è questa calligrafia? – chiese la ragazza porgendo
il biglietto agli amici. Ron lo prese e lo fissò. Poi disse:
- No, non mi pare. – lo prese Harry. Osservò attentamente la calligrafia
allungata e sottile, in inchiostro verde. Aveva già visto quella scrittura. Ci
pensò un attimo e poi gli tornò in mente: il biglietto che accompagnava il
mantello dell’invisibilità!
- Eleanor…potrebbe essere quella di Silente. Devo controllare con
un’altra cosa che ho in camera, dopo colazione lo faccio, ok? –
- Grazie, Harry. –
Al tavolo di Grifondoro Fred, George e Ginny stavano facendo colazione,
scherzando e ridendo.
- Buon Natale! –
- Buon Natale anche a voi. – ricambiò Eleanor.
- Come si sta bene qui a Natale…da soli! – disse George.
- E soprattutto, quando non c’è Malfoy. – sussurrò Hermione a Eleanor.
Infatti, per quel Natale, Draco Malfoy era andato a casa.
Harry fece colazione, poi se ne tornò di corsa in dormitorio. Gli altri
si stavano alzando, ma lui fece loro segno di non seguirlo. Entrò in camera e,
nella scatola dove teneva i biglietti d’auguri ricevuti (peraltro non molti,
perché né riceveva solo dal primo anno di Hogwarts, quando aveva trovato degli
amici veri) e tirò fuori quello che stava insieme al Mantello
dell’invisibilità. Prese dalla tasca quello di Eleanor. Li confrontò. Ed erano
la stessa calligrafia. Il biglietto di Eleanor era di Silente. Come aveva
immaginato.
Stava per tornare in Sala Grande, quando sentì uno strano rumore
provenire dal dormitorio delle ragazze. Lì per lì credette fosse solo una sua
impressione, ma poi lo risentì. Era un grattare, uno smuovere, non capiva esattamente
cosa. Allora credette fosse Grattastinchi. Ma era accoccolato pigramente sulla
poltrona vicino al fuoco, in Sala Comune. Si avventurò, dunque, lentamente,
sulle scale del dormitorio femminile. Il rumore veniva proprio dalla camera di
Hermione ed Eleanor. Avanzò in punta di piedi e con la bacchetta spiegata. Il
fascio di luce che veniva dalla finestra gli illuminò il volto, saltando sui
suoi occhi verde brillante come pagliuzze dorate. La porta era socchiusa, Harry
si affacciò. C’era qualcuno, qualcuno che stava armeggiando con un carillon.
Era vestito di nero. La finestra alle sue spalle era aperta. Ad un tratto si
accorse che sull’avambraccio sinistro c’era qualcosa. Aguzzò di più gli occhi,
e vide. Vide una cosa che gli gelò il sangue nelle vene: il Marchio Nero.
Spalancò la porta d’istinto, senza nemmeno pensare a quel che faceva, ed entrò.
- CHE COSA STAI FACENDO?! – l’uomo alzò gli occhi, mollò il carillon e
se ne andò, però, Harry lo sentì gridare, spianando la bacchetta
- Morsmordre! – Harry conosceva quella formula: era quella che serviva a
richiamare il Marchio Nero. E infatti il Marchio si firmò nella stanza, sul
soffitto.
Harry si gettò alla finestra, ma davanti a lui, ora, c’era solo un
avvoltoio.
- Accidenti! – Harry scese a tempo record giù di sotto, incrociando per
le scale Hermione, Ron ed Eleanor.
- Harry! Ma che succede? – chiese Hermione.
- Da Silente, ragazzi, dobbiamo andare da Silente…è successa una cosa,
prima…un Mangiamorte. – ansimava, tentando di parlare.
- Un Mangiamorte? – chiese Eleanor, impallidendo.
- Sì, ma andiamo da Silente! –
Li precedette per la via, correndo. Mentre stavano per arrivare
incrociarono la professoressa Mc Granitt.
- Ragazzi, che succede? Perché state correndo? –
- Professoressa, un’emergenza…- ansimò Harry – Un Mangiamorte in camera
di Hermione e Eleanor. –
- Cosa? Potter, ma cosa dici? –
- Dico che c’era un Mangiamorte che armeggiava con un carillon in camera
di Hermione ed Eleanor, e che ha lanciato il Marchio Nero quando sono entrato,
e poi è scappato! –
La professoressa Mc Granitt, Eleanor, Hermione e Ron fissarono Harry
basiti, increduli.
- Professoressa – riprese Harry – la prego, chiami il professor Silente.
–
- Sono qui, Harry. Chiunque ti avrebbe sentito gridare. –
- Signore! Venga! – Harry si diresse verso camera di Eleanor e Hermione.
Il Marchio Nero era ancora lì, e, per fortuna, anche il carillon.
- Il mio regalo! – esclamò Eleanor, correndo a prenderlo.
- L’ha rovinato? – chiese Harry.
- No, per fortuna. – adesso il Marchio Nero troneggiava esattamente
sopra di lei: infatti era stato messo sopra il suo letto apposta.
Il Marchio Nero…il simbolo del più grande mago Nero d’ogni tempo,
Voldemort, il padre di Eleanor. Il Marchio Nero significava morte. In passato,
prima che la sua avanzata fosse fermata da Harry, chi trovava il Marchio Nero
troneggiare sopra casa sua tremava, perché sapeva cosa vi avrebbe trovato
all’interno: morte, distruzione, sofferenza. Tante erano state le famiglie
distrutte dalla furia selvaggia di Voldemort e dei suoi Mangiamorte. E ora,
quello stesso simbolo che aveva terrorizzato centinaia di persone, troneggiava
in camera di Eleanor, sopra la sua testa.
- Eleanor, non hai… paura di… quello? – chiese Hermione, indicando il
Marchio.
- Hermione, la paura è un sentimento che non sempre mi posso permettere,
e avere paura di un’immagine è una delle cose che non mi posso permettere. –
- Harry, hai visto in faccia quell’uomo? –
- No, preside, aveva il cappuccio. Si è buttato dalla finestra, dopo
aver lanciato il Marchio Nero, però quando mi sono affacciato ho visto solo un
avvoltoio. –
- Un avvoltoio, Harry? –
- Sì, professore. –
- Ma qui non ci sono Avvoltoi, è troppo freddo…- disse Hermione. – Ma
allora…-
- Era un Animagus! – esclamò Harry.
- Già. –
- Harry, ha detto qualcosa? –
- No, a parte pronunciare l’incantesimo. Era una voce roca, grattata,
acida. –
- La conoscevi? –
- No. –
- Va bene. –
- Professor Silente, signore. – disse Eleanor – Che cosa potevano voler
dal mio carillon? –
- Non lo so, Eleanor. Forse tua madre ci ha inserito qualcosa che
potrebbe dargli fastidio. – nel dirlo le strizzò l’occhio.
- Albus, puoi togliere il Marchio Nero dal dormitorio delle ragazze? –
chiese la professoressa Mc Granitt.
- Oh, sì, Minerva. –
- Aspetti, preside, ci penso io. – disse Eleanor – Delete
signum! – un raggio rosso scattò dalla bacchetta e si
depositò sul Marchio, assorbendolo e facendolo scomparire.
- E tu come conosci la formula di contro incantesimo? – chiese la Mc
Granitt.
- Mia madre. Come al solito, il simbolo ci perseguitava, e lei lo doveva
cancellare sempre. Quando sono diventata un po’ più grande ho imparato anche
io. –
- Capisco. – disse la Mc Granitt.
- Minerva, per favore, provvedi a quello di cui abbiamo parlato stamani,
ti dispiace? –
- No, va bene. –
- Io faccio solo altre 2 chiacchiere con i ragazzi, poi torno giù:
volevo giusto prendermi una cioccolata calda. –
La professoressa Mc Granitt uscì dalla stanza. Il preside cambiò
espressione e si rivolse ai 4 ragazzi.
- La faccenda è seria. Io non so davvero cosa contenga di speciale quel
carillon, per mandare un Mangiamorte a prenderlo, però deve essere qualcosa di
importante, perciò vi consiglio di scoprirlo. In secondo luogo, fate molta più
attenzione, d’ora in poi, va bene? –
- D’accordo, preside. –
- Bene. Ora, devo andare. – disse, riprendendo un’aria svagata – ho
delle commissioni da sbrigare. – e così uscì dalla stanza, lasciando i quattro
ragazzi abbastanza confusi, nel dormitorio femminile. Scesero in Sala Comune e,
accanto al fuoco, si misero a parlare. Eleanor aveva con sé il carillon.
- Secondo voi cosa cercava? – chiese Ron. – Cioè, cosa cercava di
prendere o di ricavare dal carillon? –
- Non lo so…- disse Eleanor, pensierosa. Girò la chiavetta e lo aprì,
spandendo nella sala la musica.
- Che bella melodia. – disse Ginny, che era lì a leggere, sollevando gli
occhi dal libro.
- È la ninna nanna che mia madre mi cantava sempre. Le parole
dicevano…Un giorno saprai, cos’è avvenuto davvero, intanto dormi, e sogna
tranquilla/ la mamma è qui e danza con te / anche quando sembra che non c’è/ le
parole magiche devi dire/ e gli incubi vedrai sparire/ ex speculo ad oculum, in punta di bacchetta, e la verità appare e arriva
in gran fretta. – Eleanor aveva cantato sulle note della melodia con voce calda
e sottile. Poi alzò le sopracciglia, spalancando gli occhi. – Non era solo una
ninna nanna! Era la chiave per aprirlo! –
- Beh, sembra proprio di sì. Com’è che dice? Ex speculo ad oculum, in punta di bacchetta, giusto? – chiese Hermione.
- Sì. – rispose Eleanor.
- Beh, allora proviamo. Fallo tu, Eleanor. – disse Ron.
- Cosa? – chiese.
- Usa la formula Ex speculo ad oculum. – le
disse Ron, ancora.
- Ma a che servirà? – chiese Harry.
- Beh…vuol dire dallo specchio all’occhio, in latino, perciò…credo che
tua madre abbia lasciato qualcosa nello specchio. – spiegò Hermione.
- Proviamo. – Eleanor prese la bacchetta, la puntò sullo specchio su cui
ballava la ballerina e disse:
- Ex Speculo Ad Oculum! – un sottile raggio
argento si diresse sullo specchio, increspandolo. Poi si sollevò e avvolse
Eleanor. Non se n’era accorto nessuno, stranamente. Davanti a lei era tutto
bianco, bianco come il latte, tanto bianco da accecarla.
Chiuse gli occhi, per il bruciore. Poi un’ombra davanti a lei smorzò la
luce. Aprì gli occhi: c’era sua madre.
- Mamma! – disse in un soffio, gettandosi tra le sue braccia.
- Eleanor, bambina mia! –
- Mamma! – Eleanor piangeva come una fontana – Mi sei mancata tanto! –
- lo so, bimba mia, lo so. Ora smetti di piangere. – Eleanor si staccò
dalla madre e si asciugò gli occhi.
- Vedo che lo zio Albus ti ha dato il carillon, Ellie. – Ellie…solo sua
madre la chiamava così. E le mancavano molto i soprannomi della madre: la
facevano sentire sicura.
- Sì, me lo ha consegnato oggi, che è il giorno di Natale. –
- Davvero…azzecca sempre i tempi, lo zio Albus. Senti, se tu sei qui,
significa che io sono morta. –
- Ma tu sei qui e…-
- No, Ellie…io sono una parte di me stessa. Sono una specie di ricordo
senziente. E sono qui perché sapevo che avresti avuto bisogno di me soprattutto
dopo la mia morte. Presumo che tuo padre si sia già fatto vivo. –
- Sì. – Eleanor aveva lo sguardo a terra.
- Lo immaginavo. E che ti ha detto? –
La ragazza raccontò alla madre la conversazione con Voldemort nella
foresta proibita.
- Capisco. E così lui ti ha detto che non fui nemmeno in grado di
oppormi alla Imperio, eh? –
- Sì. –
- Non è vero. Io scelsi di lasciarlo fare. – la dichiarazione lasciò
Eleanor di stucco.
- Tu cosa? –
- Scelsi di lasciarlo fare. –
- E perché? – Eleanor stava diventando furente.
- Avevo avuto una premonizione: se avessi dato un figlio a Voldemort,
questo figlio sarebbe stato in grado non solo di resistergli e tenergli testa,
ma anche di dimostrargli che l’odio non è la via giusta. Forse non l’avrebbe
cambiato, ma l’avrebbe indebolito. E così sei nata tu. Ti ho amata dal primo
momento in cui ti ho vista. –
- Mamma…perché gliel’hai fatto fare? –
- Te l’ho detto: era una premonizione, ho seguito l’adito. –
- Tu fai sempre così, segui le tue premonizioni…non ti potevi rifiutare?
–
- No. Se mi fossi rifiutata avrebbe scelto qualcun’altra, e magari
l’avrebbe uccisa dopo il parto, prendendosi il bambino. Invece non poteva
uccidere me. –
- Perché? –
- Non poteva perché gli servivano le mie predizioni. E non gli sarebbero
servite più solo se fosse riuscito ad uccidere tutti i Potter. Ma Harry è vivo,
e la sua vita è stata la sconfitta di Voldemort una volta…e probabilmente lo
sarà ancora, in futuro. Ma tu, figlia, lo devi aiutare: tu sei sua amica e come
amica dovrai comportarti. –
- Mamma…-
- No, ascolta bimba mia. Harry è davvero in grave pericolo, stavolta,
forse più grande delle altre. Se tuo padre potrà averti dalla sua parte, ti
obbligherà ad ucciderlo come prova di sangue. Tu non dovrai in nessun modo
allearti con tuo padre. –
- Mamma, lo so! Non ho nessuna intenzione di farlo! –
- Lo so, bimba mia, che non lo farai mai di tua spontanea volontà. Ma
non lo devi fare neanche per salvare qualcun altro, hai capito? –
- Mamma che vuoi dire? –
- Voglio dire che in nessun caso devi abbassarti ad accettare un suo
ricatto. –
- Mamma, hai una premonizione? –
- Forse, ma è confusa: troppi eventi la possono modificare. In ogni
caso, qualunque cosa accada, ci sono altre strade da seguire. Non cedere mai ai
ricatti. –
- Piuttosto la morte. –
- Nemmeno! Devi vivere se vuoi essere d’aiuto ad Harry e al mondo. Non
puoi permetterti di lasciarti alla Morte. –
- Ma mamma…-
- No, piccola, cerca di capire. – Caroline aveva le lacrime agli occhi.
– Tu hai un grande potere, la tua forza è in grado di contrastare quella di
Voldemort, e questa forza non può essere perduta: coloro che lo combattono
hanno bisogno di te, e hai degli amici che non
puoi lasciare, mi capisci? –
- Sì, mami. –
- Brava piccola. Ellie, ora devi tornare, l’incantesimo non dura a
lungo…-
- Ti potrò rivedere? –
- Questo specchio funziona una volta soltanto, però puoi richiamare la
mia immagine nel tuo cuore. Io sarò sempre lì, bambina mia, non ti ho lasciata
sola. – Eleanor si strinse forte alla madre, piangendo ancora. Poi la luce
svanì, e lei si ritrovò di nuovo in Sala Comune, con le lacrime agli occhi.
- Eleanor, che è successo? – chiese Hermione preoccupata.
- Mia…mia madre…- poi abbracciò il carillon e si mise a piangere.
- Eleanor, stai bene? – chiese Harry, preoccupato.
- Sì, sì…scusate. – disse, tirando su col naso e asciugandosi gli occhi
con una manica. – quanto sono stata via? –
- Via? Sei rimasta sempre qui. Hai pronunciato la formula e poi ti sei
messa a piangere. – rispose Hermione.
- Beh, allora il tempo è trascorso in modo diverso. –
- Raccontaci quello che è successo. – le esortò Ron.
- Ok. – narrò della luce bianca, di sua madre e di quello che le aveva
detto. Non omise niente.
- Perciò…tua madre non ha resistito a Voldemort apposta? – chiese Harry.
Eleanor annuì.
- Ve l’ho detto: ha avuto una premonizione e ha visto che se avesse
rifiutato lei avrebbe preso qualcun’altra, che poi avrebbe ucciso subito dopo.
Invece necessitava delle premonizioni di mia madre. anche se sospetto che
qualcuna gliel’abbia data sbagliata. – un leggero sorrise le si disegnò sulle
labbra. Aveva smesso di piangere.
- Sì, probabilmente sì…visto che tua madre era parente di Silente. – il
gruppo si fece scappare una leggera risata, e Eleanor la gradì molto.
Scesero il Sala Grande per il The natalizio, e poi, sazi, tornarono a
Grifondoro. La giornata era stata estenuante e non riuscivano più a tenere gli
occhi aperti. Se ne andarono in camera, a dormire. Il giorno dopo sarebbe stato
tutto molto più chiaro.
E invece no. Perché il cielo era color del piombo e non faceva presagire
bel tempo. Forse ci sarebbe stata addirittura una bufera. Il freddo entrava
peggio che mai dentro le mura del castello, e tutti i ragazzi (pochi) rimasti
ad Hogwarts per natale erano a riscaldarsi ai fuochi nelle Sale Comuni. Harry e
Ron stavano giocando agli scacchi dei maghi, di fronte al fuoco, mentre
Hermione studiava ancora una volta il registro degli Animagi per sapere chi
fosse il Mangiamorte del giorno prima. Eleanor aveva ripreso in mano un lavoro
di ricamo su cui non metteva mano dalla morte della madre, mentre Fred e George
facevano casino giocando a Spara-Schiocco e Ginny tentava di leggere (cosa non
facile, vista la verve dei fratelli.)
- No, niente…non è registrato! – disse Hermione, dopo aver scorso tutto
il registro dall’inizio del secolo ad oggi.
- Questo ministero fa acqua da tutte le parti. – disse Ron, poi abbassò
il tono per non farsi sentire – Prima Tartufo, Minus e tuo padre, Harry. Poi la
Skeeter. Adesso anche un Mangiamorte! –
- Non è molto efficiente davvero. – commentò Harry. Hermione, intanto,
sconsolata, s’era alzata. Andò a vedere che stava facendo Eleanor.
- Che è? – chiese.
- Un ricamo. Mi ha insegnato la vecchia signora Figg, era la nostra
ultima vicina di casa. Veramente io
abito ancora là, a meno che il professor Silente non mi faccia trasferire.
–
< O che a mio padre non venga la bella idea di ammazzarmi prima >
A Harry venne un coccolone.
- La Signora Figg che abita all’angolo con Privet Drive a Little Whinging? – chiese.
- Sì. – rispose Eleanor.
- Ma tu abiti vicino a casa mia! – disse.
- Cosa? –
- Io abito al numero 4 di Privet Drive. –
- Ma lì ci sono i Dursley, quella sgradevole famiglia di Babbani. Ogni
tanto, mi ha raccontato la signora Figg, le mollano il nipote quando vanno in…O
mio Dio…sei loro nipote? – Harry annuì, con il viso sconsolato.
- Già, che sfiga, eh? –
- Non ti do torto. Una volta il signor Dursley mi ha vista girellare
attorno al quartiere, con già i capelli bianchi e neri, e mi ha lanciato uno
sguardo come dire “ questa idiota dove va? “ –
- Sì, tipico di Zio Vernon…- sospirò Harry.
- Harry, ma così…avremo una base per vederci! – disse Hermione.
- Aspetta a cantar vittoria, Hermione. – le disse Eleanor. – Magari
Silente vorrà che mi trasferisca. –
- Ah, già…peccato però non averlo saputo prima…- disse Ron.
- Prima cosa? Che sono la figlia di Voi-Sapete-Chi? Vi sareste
allontanati come la peste. –
- Non è detto. –
- Bah, è inutile pensarci: quel che è successo è successo. Però chiederò
al professore se mi lascia a vivere là, ok? –
- Sì! – Eleanor si rituffò nel ricamo, immensamente sollevata. Stava,
con punti piccoli e precisi, riempiendo il petalo di un fiore. Il ricamo
rappresentava un prato con farfalle, fiori e piccoli scoiattoli. Hermione si
sedette accanto a lei, per terra.
- Vuoi provare, Hermione? –
- Mi piacerebbe, ma non so se sono brava come te: non ci ho mai provato.
–
- È questione di esercizio, niente di più. Nel mio cestino ci sono aghi,
filo e un pezzetto di stoffa abbastanza grande per una prova. Prendili. –
- Grazie. – Eleanor smise un po’ il suo lavoro, insegnando a Hermione
come infilare l’ago e come fare i punti più semplici, a cominciare dal punto
erba. Hermione disegnò il musetto stilizzato di un gatto e cominciò a riempirlo
con il rosso.
- Fai Grattastinchi? –
- Sì. – il gatto, come ad averlo chiamato, scese giù per la scale, e si
accoccolò tra le ragazze, a godersi il calduccio del fuoco e le coccole.
Alla sera, Harry, prima di andare a letto, scrisse una lettera a Sirius.
“ Ciao Sirius,
Come stai?
Qui sono successe un sacco di cose…” nella lettera raccontava tutto
quello accaduto il giorno prima. Aveva voluto aspettare un giorno, per
raccogliere meglio le idee. Lo disturbava che Sirius ritenesse Eleanor una
persona da cui guardarsi, però era sempre il suo padrino, e si preoccupava per
lui. E comunque, lui sapeva che Eleanor era fidata, e tanto bastava.
Andò in Gufiera a prendere Edvige. Il tempo era calmo, per il momento, e così riuscì a convincere la civetta a partire, anche se a forza di moine. Le raccomandò di stare attenta al temporale e la lanciò in aria. Se ne tornò in camera, sprofondando, dopo il gelo della Gufiera, nel caldo rassicurante delle coperte.