Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Enid    22/08/2007    1 recensioni
Due parole sulla trama: a Hogwarts c'è un nuovo arrivo, anche se tardivo: è Eleanor Caroline Riddle (appunto, ecco il titolo :P). Alcuni dei segreti che si nascondono dietro di lei, li ignora lei stessa, e sarà Eleanor a dover decidere cosa fare: nascondersi o lottare? Beh, credo che qualcuno di voi che frequentava Ioscrivo e FF.it già conosca questa storia, visto che l'avevo già postata in quei luoghi^^... beh, ora c'è anche in EFP, che oltretutto è un sito molto ben fatto^^... Ciao a tutti! Enid/Niobe/MammaCo
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 9

Di segreti ricordi e laceranti oblii

 

Dopo il rientro a scuola la bufera annunciata durante quelle giornate si scatenò con una violenza inaudita. Il freddo penetrava nelle ossa e le lezioni all’aperto erano state sospese a causa del maltempo. A Pozioni faceva anche più freddo del solito e tutti si stringevano attorno ai calderoni, per scaldarsi. Madama Chips dovette curare un’epidemia di raffreddori in tutta la scuola, che colpì anche molti insegnanti. Un giorno a lezione di Incantesimi, il professor Vitious era talmente raffreddato che ogni starnuto che lanciava rotolava giù dalla pila di libri, con grande ilarità repressa degli studenti, e procurandosi una serie di bernoccoli, tanto che alla fine si decise a mettere dei cuscini per terra.

La professoressa Mc Granitt, invece, ad ogni starnuto che faceva con la bacchetta in mano trasfigurava qualcosa come quando trasfigurò il suo cappello in un gatto (bellissimo, sì, ma così poco funzionale da tenere in testa), tanto che per un paio di lezioni dovette fare assenza (caso più unico che raro all’interno della sua carriera di insegnante ad Hogwarts.) La professoressa Riley, invece, non s’ammalò. E continuò a far lezione, anche con la classe decimata dall’influenza. Madama Chips ebbe il suo bel daffare. Perfino Piton dovette disertare un paio di lezioni (con gran gaudio di Harry e dei suoi amici, e profondo scorno di Malfoy…), a causa di una forte febbre. Insomma, passarono 2 settimane senza che in Hogwarts si potesse trovare uno studente completamente sano. Eleanor, addirittura, prese la febbre alta, e fu costretta in infermeria 2 giorni, prima di poter tornare in dormitorio.

Adesso era in Sala Comune, davanti al camino, a smaltire i postumi di quella che le era sembrata una sbronza, e invece era la febbre, ricamando.

- Come ti senti, Eleanor? – chiese Ron.

- Ora bene, grazie. Mi gira ancora un po’ la testa, ma prima o poi riuscirò a scendere da questa giostra. –

- Cosa? – chiese Ron.

- Niente, è solo l’influenza che mi fa brutti scherzi…-

- Sì, mi sa anche a me. – disse Ron.

- Eleanor, Madama Chips ha detto che non ti devi affaticare: sei ancora debole, la febbre è arrivata anche a 40, lo sai? –

- Sì, lo so, sarà la quattordicesima volta che me lo dici, Hermione, ma non mi sto affaticando. –

- Stai ricamando, e non dovresti fare assolutamente niente. –

- Però mi rilassa. Su, sono “fuori pericolo” ora. –

- Sarà, ma riguardati. –

- Sì, sì…- pensò la ragazza, grata, sì, delle premure degli amici, ma anche stufa di stare malata. Ormai si sentiva in forma, e aveva recuperato le forze. Per paura di un’influenza di Voldemort, Hermione l’aveva vegliata tutto il tempo che era rimasta in infermeria, dandosi il cambio con Harry e Ron di giorno. Quando madama Chips gliel’aveva detto Eleanor aveva dato loro dei paranoici, ma era contenta che le fossero rimasti accanto.

Posò il lavoro di ricamo, lo ripose nel cestino, e si stiracchiò, sulla poltrona, facendo schioccare la schiena. Poi si mise a ravvivare il fuoco del camino quando ad un tratto le venne in mente una cosa:

- Ragazzi, quando è il prossimo Weekend a Hogsmeade? –

- Mmm…tra due settimane, perché? –

- Ho bisogno del filo…l’ho quasi finito. E poi devo prendere un po’ di lucido per bacchette: si sta opacizzando tutta e non va bene. – tirò fuori la sua bacchetta. Era tutta di Ebano, anche il manico, ed era bella scura.

- Che cos’è la tua bacchetta, Eleanor? – chiese Ron.

- Legno di Ebano, 9 pollici, sangue di Unicorno. –

- Sangue di unicorno? Ma non si può usare il sangue di Unicorno per le bacchette! –

- Lo so, ma qui ce ne è solo una goccia, che l’Unicorno depose sulla mia fronte appena nata. Era di mia madre, e lo volle con sé mentre partoriva. Nacqui, e, prima che mio padre potesse anche solo toccarmi, lo splendido animale mi diede una goccia del suo sangue, posandola sulla fronte. È ancora vivo, tranquilli! Mia madre lo fece riportare nella Foresta Scozzese quando fummo in salvo. Probabilmente è una delle cose che mi ha salvato da mio padre. Poi mia mamma lo raccolse in una boccetta e pregò Ollivander di farne una bacchetta, spiegandogli da dove venisse. Quando arrivò la presi in mano e reagì subito: uso questa bacchetta da quando ho 9 anni. 

- Wow, affascinante. – disse Hermione.

- È vero. – ammise Ron. – Aveva un nome quell’Unicorno? – chiese poi.

- Lo chiamavamo Yulien. Era un cucciolo argentato all’epoca. Ora sarà un bell’adulto bianco. –

Nei giorni seguenti, rientrata l’epidemia, la scuola tornò lentamente alla normalità. Le lezioni si susseguivano faticosamente e inesorabili, e i ragazzi imparavano, o almeno ci provavano. Edvige non era ancora tornata con la risposta di Sirius, e Harry cominciava a preoccuparsi. Una mattina, mentre facevano colazione, il bel volatile bianco atterrò davanti ad Harry, stremata.

- Edvige! – aveva con se la lettera di risposta, ma Harry si preoccupò prima di liberarla dal fardello e di darle da mangiare, che di leggere la lettera. Edvige ringraziò con un buffetto sulla mano, e Harry le diede il suo bacon e la fece bere. Poi, visto che era solo affamata, prese la lettera. Era firmata, davanti, con una zampata a mo di sigillo: era di Sirius. Il suo volto si illuminò.

- Ragazzi, è di Tartufo. – disse.

Fecero colazione velocemente e, prima di andare in classe, si misero in un angolino della Sala Comune. Harry aprì la lettera e la lesse a voce alta:

“ Caro Harry,

Io sto bene. Siete stati molto fortunati con quel Mangiamorte, e tu sei stato molto avventato. Non so chi fosse, però Silente potrebbe aver chiesto a Piton, magari lui lo sa. Ma non chiedetelo a Piton, chiedetelo a Silente. Hermione, Ron e Eleanor stanno bene? Spero di sì, specialmente dopo tutto quel che è successo. Io sono con Remus e gli altri, cerchiamo di organizzarci per fermare Voldemort, ma da cane non è semplice, comunque, con l’aiuto di Silente, ce la facciamo abbastanza bene. State attenti e guardatevi alle spalle, mi raccomando.

Con affetto

Sirius. “

- È il tuo padrino, vero, Harry? – chiese Eleanor

- Sì. Potrei andare a vivere con lui, se solo avessimo le prove che Peter Minus è vivo. Lo sai, no, è ricercato e dovrebbe essere ad Azkaban. –

- Lo so bene. Mi dispiace. –

- Di più a me che devo ancora vivere con i Dursley. La vita a Privet Drive è quanto di peggio un mago o una strega possano immaginare. –

Passò anche l’altra settimana, e, finalmente, arrivò il weekend di Hogsmeade. Eleanor prese la borsa e la bacchetta, che non scordava mai. Mise un incantesimo al suo baule, perché non s’aprisse, e non venisse portato via il carillon, e se ne andò, con Hermione, Harry e Ron, al villaggio.

Arrivati là, dopo la doverosa sosta a Mielandia a far rifornimento di dolci, Eleanor trovò il negozio di merceria, e prese quel che le serviva. Ad un tratto si ritrovò, da sola, davanti ad un uomo.

- Vieni con me. – le disse.

- No. – rispose lei, calma. L’uomo indossava un mantello nero col cappuccio, aveva una voce melliflua, che la ragazza aveva già sentito.

- Vieni con me! – le disse di nuovo.

- No. – Eleanor si mosse indietro, per sfuggirgli, ma l’uomo la trattenne per il braccio. – Mi lasci! – disse.

- Tu ora vieni con me! – Eleanor fece sì che mollasse la presa. Poi scappò velocemente, e ritrovò i suoi amici.

- Eleanor, che è successo? Sei tutta pallida? – le disse Hermione.

- Un uomo, voleva che andassi con lui…non…non so chi fosse. Mi ha afferrata, ma io l’ho mollato e sono scappata. –

- Cosa? E chi? –

- Dalla voce…mi pareva di conoscerlo. Era…ma sì! Era Lucius! –

- Lucius? Lucius Malfoy? –

- Sì, lui. Ora ci provano anche così! Ma ci mancava solo il padre, ora, non bastava il figlio a rompere le scatole? -  

- Andiamo ai Tre manici di scopa, intanto, almeno ci scaldiamo e beviamo una Burrobirra in pace, mentre ci racconti tutto per bene. –

Arrivarono al pub gestito da Madama Rosmerta e trovarono un tavolo libero. Si sedettero, e Eleanor raccontò loro quel che era accaduto nei minimi particolari.

- Ma ora ci provano anche in pieno giorno! –

- Sì, ma mi prenderebbero solo se non facessi troppo rumore. – disse.

- Già, altrimenti non ti avrebbe lasciata andare così. –

- Ma perché! Adesso non mi lasciano in pace nemmeno qui! Ma credono davvero che mio padre non sarebbe capace di venirmi a prendere da solo? Solo che se io non ci voglio andare, nemmeno lui mi può obbligare a stare dalla sua parte. –

- Noi lo sappiamo, Eleanor. Ma loro no. –

- Già. Ma lo scopriranno. Lo scopriranno. – Eleanor bevve la sua Burrobirra furiosamente, come se cercasse sfogo con qualcosa di inanimato. Uscirono, poi, tutti insieme, per tornare al castello. Avevano preso quello che interessava loro, e Eleanor aveva di nuovo il filo che le serviva, più qualcosa extra per le emergenze. Le piaceva cucire, perché le dava la possibilità di rilassarsi.

Tornati al dormitorio, Eleanor trovò un gufo ad aspettarla. Portava una lettera con sé, con un sigillo che non era quello di Hogwarts. La aprì, mentre era da sola, e la lesse.

“ Stanotte alle 2 nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Le devo parlare, miss Riddle, è una cosa della massima importanza. Venga sola.

Valenta Riley. “

Cosa poteva volere la professoressa Riley da lei, a quell’ora della notte, poi. E da sola.

Già, quelle due parole la mettevano a disagio. Lei, da sola, non ci voleva stare. Decise che, questa, non era cosa da poter dire ad Hermione senza spaventarla ancor di più. Perciò mentre stava giocando a scacchi con Ron, prese da una parte Harry e gli fece vedere la lettera.

- Che vuole, lo sai? – chiese Harry.

- Non lo so. – disse, scotendo la testa. – ma voglio che tu mi accompagni. –

- Se saremo in due non parlerà, immagino. –

- Se ci vede in due. –

- Vuoi dire che dovrei…-

- Ti prego. Mettiti il mantello dell’invisibilità e accompagnami… non me la sento d’andar sola. – Harry fissò i suoi occhi verdi in quelli blu di Eleanor. Era spaventata da quello che era accaduto il pomeriggio, e anche se non sapeva che rischi avrebbe potuto correre con la Riley, decise che l’avrebbe accompagnata anche solo per tranquillizzarla.

All’una e mezza si alzò e, dopo essersi sistemato accuratamente il mantello dell’invisibilità, attese Eleanor in Sala Comune. La ragazza arrivò.

- Harry? – chiese sussurrando. Il ragazzo fece vedere una mano, poi la infilò di nuovo sotto, e uscirono dalla porta.

Arrivarono all’aula di Difesa contro le Arti Oscure. Eleanor deglutì un paio di volte a vuoto. Harry le mise una mano sulla spalla, in un gesto di muto conforto. La ragazza bussò.

- Avanti. – disse una voce femminile all’interno. Eleanor aprì la porta. Stette ferma sull’ingresso (giusto il tempo per far passare Harry) e poi, ad un gesto della professoressa, entrò.

- Voleva parlarmi, professoressa? –

- Sì, signorina Riddle. Scusi l’ora tarda, ma era necessaria la segretezza. Però, le avevo chiesto di venire sola. –

- E lo sono. –

- Non è così. Comunque può rimanere, signor Potter, se proprio desidera. – Harry si tolse il mantello, era proprio accanto a Eleanor.

- Come ha fatto a vedermi? –

- Oh, non l’ho vista, signor Potter. Non con l’occhio normale, almeno. È solo che facendo l’Auror, uno si abitua a vedere anche quello che non c’è, e bisogna sempre sapere con quante persone si ha a che fare. E magari, un paio di lenti magiche non guastano. – infatti aveva un paio di occhiali sul naso, anche se normalmente non li portava.

- Capisco. –

- Comunque, ormai può rimanere. Però la prego, mi faccia finire di parlare. –

- Certo. –

- Bene. Eleanor, l’ho fatta chiamare perché ritengo necessario metterla a parte di un avvenimento che la riguarda. O meglio, che l’ha riguardata in passato. Non so se sogna mai di strane e oscure stanze…-

- Sì, sono i miei incubi peggiori. A volte sono così intensi…che sembrano reali. –

- Lo sai perché sembrano reali? Perché lo sono state. – la notizia, data con queste parole, fece traballare Eleanor, che si dovette tenere a Harry. Non aveva mai raccontato ai suoi amici i suoi incubi. E ora, sapere che erano davvero avvenuti la… sconvolgeva.

- Avevi 4 anni quando una squadra superstite di Mangiamorte ti rapì a tua madre. Ti volevano addestrare alle Arti Oscure per poterti poi restituire a tuo padre pienamente consenziente, quando sarebbe tornato. Ti cercammo per 2 mesi, due mesi fosti dispersa. I Mangiamorte ti insegnarono magie terribili. Il fatto che tu sappia usare l’Avada Kedavra non dipende solo dal sangue che ti scorre nelle vene. Ti è stata insegnata e ti hanno costretto ad esercitarti. –

Eleanor stava cercando di non piangere. O meglio, stava cercando di non singhiozzare, perché le lacrime scendevano imperterrite, annebbiandole la vista. Harry era sconvolto, completamente annichilito. Fissava la professoressa Riley come un bambino che avesse visto un mago che avesse appena tirato fuori un coniglio da un cappello.

- Professoressa Riley, che vuole dire? – fu Harry a parlare al posto di Eleanor.

- Vedete, ragazzi. La tua memoria, bambina, fu modificata, perché all’epoca eri troppo piccola. Ma ora è ora che tu sappia, quel che è successo. I Mangiamorte ti hanno addestrata, in quei due mesi, a fare tutto ciò che anche loro sapevano fare. Inoltre non erano gentili nei tuoi confronti. Fui io stessa a dirigere l’inchiesta e le ricerche. Fui io stessa a venirti a recuperare, schiantando un sacco di persone che ora sono ad Azkaban. E mi ricordo come stavi, quando ti ho preso in braccio: piangevi perché ti stavano gridando contro. E eri spaventata, non potevo avvicinarmi perché mi puntavi la bacchetta contro. Riuscii a portarti via solo facendoti addormentare. Eri talmente spaventata che avresti usato la magia contro di me. –

- Professoressa, basta ora. La prego. – disse Harry. Eleanor piangeva a dirotto, ormai.

- Ho finito, Potter, tranquillo. – Harry abbracciò Eleanor, perché sapeva che la ragazza aveva bisogno di essere consolata.

- Io me lo sentivo. Io me lo sentivo…- disse la ragazza, piangendo sulla spalla di Harry.

La professoressa stava uscendo dall’aula.

- Professoressa Riley. –

- Sì, Eleanor? –

- Grazie, per avermi salvata. –

- Mi hai già ringraziata. 11 anni fa, quando ti sei risvegliata mentre ti portavo via e ti dicevo che presto avresti rivisto la mamma, tu mi hai detto: “Grazie per avermi portata via da quelli là.” – la signora uscì.

- Eleanor, tutto bene? –

- Harry, meno male che sei venuto con me. –

- Non c’è problema. Come stai? –

- Sto un po’ meglio. Grazie. –

- Su, torniamo in dormitorio. Hai bisogno di dormire. –

- No. Voglio fare due passi. Abbiamo il mantello, andiamo, ti prego. – Harry sospirò.

- Va bene. – disse – ma andiamo in un posto dove non ci trovino. –

- Ok. – si infilarono il mantello dell’invisibilità e, dopo aver controllato d’essere ben coperti, uscirono dalla scuola di soppiatto. Si fermarono vicino al lago, dietro agli alberi.

Si sedettero alla base dell’albero. Eleanor iniziò a giocherellare con un filo d’erba.

- Vuoi parlarne? – si aspettava una risposta negativa.

- Sì. – Harry si voltò sorpreso. – Da piccola, ero una bambina strana. I miei ricordi non vanno più in là dei 4 anni e mezzo o giù di lì. Io ridevo e scherzavo come tutti i bambini, ma avevo una smodata paura del buio. E poi, ad ogni rumore sinistro, iniziavo a piangere o, peggio, ad urlare. Come ha detto la professoressa, mi hanno dovuto cancellare la memoria. Lo sai, Harry, perché ho avuto paura, quando la professoressa mi ha chiesto le maledizioni senza perdono? Perché una volta, una delle prime volte che avevo la bacchetta, la mia bacchetta, in mano, ho usato, inavvertitamente, l’Avada Kedavra. Per fortuna non ho colpito nessuno, ma avrei ucciso, se avessi colpito, e mi avrebbero dovuto spedire ad Azkaban, anche se all’epoca avevo…6 anni. Te la immagini una bambina ad Azkaban? – Harry rabbrividì alla notizia. Davvero così a fondo le erano incisi quelle violenze?

- Eleanor, ma poi tu non…-

- Mia madre decise che sarebbe stato bene non darmi la bacchetta finché non avessi avuto più autocontrollo. E all’età di 9 anni mia madre riuscì a insegnarmi il controllo completo. Per questo, poi, mi diede la bacchetta. –

- Sono così mortificato, io…non sapevo niente. –

- Nessuno lo sa. Forse solo Silente e la Riley. Nemmeno la Mc Granitt, e mi devi promettere che non ne parlerai con Hermione e Ron. Almeno finché non deciderò di parlare con loro. –

- Va bene. Torniamo a Grifondoro? –

- Sì. Ora mi fa freddo. Ma avevo bisogno del freddo perché mi schiarisse le idee. –

si rialzarono, e Harry sistemò il mantello dell’invisibilità perché non fossero visti. Riuscirono a rientrare nel castello senza farsi vedere. In Sala Comune Harry tolse il mantello dell’invisibilità.

- Sei sicura di stare bene, ora? –

- Sì! È la milionesima volta che te lo dico! –

- Ok. Va bene. Ma se hai bisogno, chiedi. –

- Mi hai detto un milione di volte anche quello. Buonanotte. –

- Buonanotte. – Eleanor sparì per le scale del dormitorio femminile. Anche Harry tornò in camera sua. Si mise a letto, e fissò il soffitto. Non avrebbe mai creduto che Eleanor nascondesse ancora tanti segreti. E una voce, nel fondo, gli diceva che non erano finiti. 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Enid