Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: needsrauhl    31/01/2013    4 recensioni
«-Ascolta ragazzo, devi stare alla larga da lei, chiaro? -Io la amo. -Non mi interessa, so che tipo di persona sei, ero come te alla tua età, ma mia figlia è tutto per me e non deve essere vicino a persone come te, non voglio che le accada nulla. -Lei non mi conosce. -E non è mia intenzione conoscerti, ora sali su quella macchina,sparisci e non tornare mai più, perché se lo farai, sarà molto pericoloso per te. -Che avrà intenzione di fare? -Ucciderti. »
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5.

"Hai paura, Cooper?" bisbligliò portando il suo viso a pochi centimetri dal mio e lasciando scivolare la sua mano lungo il mio braccio.
Sentire la sua mano accarezzarmi la pelle in quel modo mi fece salire i brividi lungo tutta la schiena.
Spostai gli occhi portandoli alla sua tasca, notando che possedeva ancora quel coltellino che aveva le sera in cui mi ero persa.
Capì cosa stavo guardano e si spostò subito. Entrò in classe e io lo seguì.
Si mise seduto in un banco in fondo a sinistra, io mi misi in prima fila.
"Sappi che io non ho paura di te." misi fine al silenzio, il mio tono era fermo e sicuro.
In realtà un po' di paura c'era sempre, ma dovevo mostrarmi forte, non dovevo essere fragile o sarebbe stato ancora peggio.
Sentii la sua sedia spostarsi e i suoi passi avvicinarsi al mio banco.
"Se mi vuole uccidere? Ha ancora il colettino, Dio ti prego no." non feci altro che pensare a questo, so manetere il controllo di me stessa, ma dentro di me ero terrorizzata.
Iniziai a picchiettare la penna sul banco, continuando a tenere lo sguardo fisso sui miei quaderni.
Mi fermai appena Justin posò il coltellino sul mio banco, sotto i miei occhi. 
Il viso di Justin era proprio accanto al mio, senti il suo respiro sul mio collo. Il mio sangue diventò un fiume gelido.
"Dovresti averne." sussurrò al mio orecchio.
Il cuore iniziò a battere più velocemente, i miei occhi si sgranarono del tutto.
Non riuscii a parlare, per qualche secondo non respirai.
Feci la prima cosa che mi venne in mente: andarmene.
Non volevo restare un'attimo di più in quell'aula, da sola, con un assassino che probabilmente avrebbe voluto uccidermi.
"Vado in bagno." dissi velocemente, schiarendo la voce e  spostando in dietro la sedia.
Si allontanò di poco e riprese il suo coltellino, rimettendolo in tasca.
"Vai, attenta a non morire." disse ironicamente.
La cosa non mi faceva ridere, non era divertente, ma a lui piaceva, a lui piaceva spaventarmi.
Mi alzai e, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, me ne andai velocemente da quelle quattro mura che sarebbero potute essere l'ultimo posto che avrei visto.
Il corridoio era completamente deserto, si sentiva solo il rimbombare dei miei passi, mi stava salendo l'ansia. Camminai velocemente, senza guardarmi intorno.
Spinsi la porta del bagno con una mano e prima di entrare accesi le luci. Entrai camminando lentamente, guardandomi intorno. Tutto normale.
Feci un respiro di sollievo e iniziai a sentirmi un po' più al sicuro.
Tutta questa ansia mi aveva fatto venire il bisogno di fare pipì e dato che mi trovavo nel posto giusto nel approfittai.
Finii di fare quello che dovevo fare e andai a lavarmi le mani, iniziai a fischiettare tranquillamente, ma fui interrotta quando le luci si spensero di colpo e si riaccesero qualche istante dopo. Successe una seconda volta, una terza.
Mi allontanai dal lavandino e andai nel centro della stanza, guardandomi intorno, spaventata.
Le luci si rispensero nuovamente, sta volta però non si riaccesero.
"Chi c'è?!" urlai spaventata. Nessuna risposta.
Andai subito alla porta, cercai di aprirla, ma era chiusa. Continuai ad agitare la maniglia, a fare forza, ma niente, ero chiusa lì dentro.
Indietreggiai allontanandomi dalla porta.
All'improvviso delle mani si posarono sopra la mia bocca, emisi degli urli, ma che risultarono sono insulsi versi.
"Shh, è inutile che urli." era lui, di nuovo lui, ancora lui. 
Non volevo morire, non quel giorno almeno, strizzai gli occhi, sperando che quello fosse solo un incubo.
Continuò a tenermi la bocca tappata con una mano, mi spinse aggompagnandomi all'indietro con l'altra e mi fece appoggiare con la schiena al muro. 
Tolse la sua mano dalla mia bocca e inizia ad urlargli contro, nonostante non riuscivo a vederlo bene a causa del buio.
"IDIOTA!" urlai.
Mi afferrò il mento tra il pollice e l'indice. Fece una mezza risata.
"Fammi uscire subito!"  tolsi la sua mano dal mio mento, e girai la testa.
"Non fare la dura, caschi male con me." disse a tono basso sogghignando una risata, 
"Lasciami." scandii sillaba per sillaba.
"Altrimenti?" disse lui, afferrandomi il viso con una mano e stringendomi le guance. 
Altrimenti cosa? Cosa avrei potuto fargli? Qualsiasi mia mossa sarebbe stata un pericolo per me stessa, lui aveva il controllo, lui aveva un coltellino non io.
"Sei tanto sexy quanto stupida."  lasciò la presa e si allontanò da me. Accese le luci.
Mi trovava sexy? Pensava che io fossi sexy? 
Mi toccai la guancia, mi aveva stretta davvero forte e mi aveva provocato dolore.
Restai appoggiata al muro e mi lasciai scivolare per terra, lui andò ad aprire la porta del bagno poi si voltò verso di me.
"Sappi che non voglio ucciderti."

Recensioni?

Ciao a tutte,
ecco il capitolo cinque.
Ultimamente ho la memoria senza fantasia,
sto cercando di fare le cose con calma.
Spero vi soddisfi.
Grazie ancora per le recensioni nei capitoli precedenti. :)
-Sara.

                                                            
  
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