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Autore: Bale    01/02/2013    1 recensioni
"Sentiva ancora il respiro di Katherine sulla pelle.
Non aveva neanche fatto la doccia, come per paura di lavare via quei ricordi, quelle sensazioni.
Non voleva dimenticare, non poteva lasciare che lei uscisse completamente dalla sua vita"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Libri e Ricordi








Noah salì in macchina. Si sforzò di sorridere mentre si voltava verso la sua autista per rivolgerle un saluto.

-Buongiorno-   disse guardandola bene in viso.

Aveva qualcosa di diverso. Decisamente. Sembrava quasi un’altra persona.

Noah notò ben presto il leggero trucco che aveva sugli occhi. Inoltre aveva sciolto i capelli, lasciandoli ondeggiare liberi sulle sue spalle.

Il suo volto e la sua espressione, però, non erano cambiati. Non c’era l’ombra di un sorriso su quel viso. Non sembrava affatto felice di vederlo, proprio come la sera precedente.

Rispose al suo saluto con un distratto cenno della mano, poi mise la marcia e ripartì.

Raggiunsero la libreria in pochi silenziosi istanti.

Si trattava di un piccolo negozio nascosto in un vicoletto. La posizione era molto caratteristica.

Noah adorava quel tipo di negozi. Profumavano di libri nuovi, i proprietari erano sempre degli anziani con mille episodi da raccontare. Erano negozi con una storia, niente a che vedere con quegli impersonali megastore che stavano spopolando ormai in tutto il mondo.

Si lasciò precedere dalla sua accompagnatrice che spalancò la porta facendo tintinnare il campanellino posto proprio al di sopra di essa.

Lui la seguì immediatamente, tuffandosi in un mondo in cui poteva veramente essere se stesso. Quello era decisamente il suo ambiente naturale.

Dimenticò, per un attimo, tutti i dolori, le sofferenze. Abbandonò i brutti ricordi prima di farsi largo tra la folla e andare a sedersi al tavolo che avevano preparato per lui.

Olga Ranieri lo guardò attraversare la libreria con aria attonita.

Non aveva aspettato le sue istruzioni, aveva fatto tutto da solo.

In fondo, lei non era stata proprio ciò che si può definire un buon chaperon. A pensarci bene non gli aveva neanche chiesto come era andato il volo la sera prima e non aveva neanche detto buongiorno quando lui era salito sulla sua macchina con un sorriso dipinto sul volto.

Non ce l’aveva proprio fatta. Lo detestava. Lo considerava solo un ometto saccente, convinto di poter dire al mondo come si vive davvero.

La sera prima, nel letto di casa sua, aveva letto diversi capitoli del suo nuovo libro e si era ritrovata ad odiarlo sempre di più. Quell’uomo aveva scritto cose impossibili, troppo idealistiche e utopistiche.

Il protagonista del suo libro rifiutava di fare un lavoro che andava contro i suoi principi morali e si era licenziato senza troppe remore.

Secondo Noah Gallagher la gente comune doveva compiere azioni come quelle per poter essere considerata grande?

Olga scosse leggermente la testa e chinò lo sguardo.

No, non era affatto d’accordo con quell’insulso ometto che stava iniziando a parlare proprio in quel momento.

“La gente grande è quella che si alza presto tutte le mattine, quella che anche quando una cosa non è perfetta ingoia il rospo e va avanti. La gente grande è quella che trova la forza di vivere in un mondo infamante e oltraggioso come il nostro”   pensò mentre tornava a guardarlo.

Due o tre ragazzette erano sedute in prima fila e pendevano dalle sue labbra. Annuivano ad ogni sua parola e lo guardavano con aria sognante. Come diavolo facevano? Come poteva quell’uomo avere degli ammiratori così assidui e così numerosi?

Era senza dubbio un uomo molto interessante. Quella sua barba incolta e l’aspetto leggermente trasandato gli attribuivano un fascino del tutto particolare.

Olga prese ad osservarlo attentamente, come per analizzarlo bene.

Indossava un paio di pantaloni grigi, una camicia dello stesso colore ed un gilet nero.

La camicia era leggermente aperta sul petto, lasciando intravedere un ciondolo con una strana forma appeso al collo. Era una pietra nera con dei fili d’argento tutti intorno. Olga, per un attimo, si chiese cosa significasse.

All’improvviso fu sopraffatta dai ricordi. Fu riportata indietro al lontano 2006.

Era sera, una piacevole serata d’estate. Lei era seduta su una panchina e aspettava Andrea. Il suo sguardo era sognante, il suo cuore batteva forte.

Aveva indossato il suo vestito più bello, si era fatta truccare e pettinare da sua sorella.

Aveva messo al collo il ciondolo che lui le aveva regalato e se lo rigirava tra le mani impaziente.

Ci aveva pensato su mille volte, ma alla fine aveva deciso di andare. Andrea era un uomo incredibilmente bello, con gli occhi azzurri e i capelli color cioccolato. Le era piaciuto fin da subito, aveva risvegliato in lei strane sensazioni. Lei lo aveva amato, forse per poco, ma lo aveva amato sul serio. Si era lasciata coinvolgere. Gli aveva permesso di portarla sulla luna, per poi cadere giù toccando violentemente il suolo.

Andrea, quella sera, non si era presentato. Non l’aveva neanche chiamata dopo. Non l’aveva degnata di una spiegazione. Semplicemente era finito tutto lì, su quella panchina di quel parco chissà dove.

Olga si era sentita sperduta e alla fine era diventata ciò che era in quel momento. Era diventata fredda, glaciale. Si era costruita un muro tutt’attorno. Si era chiusa in un guscio impenetrabile.

Gli applausi la riportarono al presente, mentre le tre ochette della prima fila si alzavano in piedi con i loro volumi tra le mani, pronte a chiedere l’autografo del signor Gallagher.

Lei rimase lì a guardare per qualche minuto, poi estrasse dalla borsa un libro.

Era vecchio e consumato. Si trattava del primo romanzo di Noah. Era l’unico che le fosse mai piaciuto.

Non aveva molta voglia di ammetterlo, ma alla fine si fece coraggio e, con un sospiro, si mise in fila.

Girò il libro e passò una mano sulla copertina.

“Nuvole e Caffè”   diceva il titolo.

Olga si era identificata in ogni capitolo con la protagonista. Rachel era esattamente come lei. Tenera e morbida dentro, ma ben corazzata fuori.

Era una donna impaurita dal mondo, una donna che ha timore di mostrarsi per quello che è davvero. Era fragile, sensibile. Era una donna vera, con delle paure vere. Era una donna del tutto umana, faceva pensieri spontanei e naturali e aveva il coraggio di non vergognarsene mai. Aveva commesso errori, peccati, si era lasciata abbagliare dal luccichio del mondo. Era una donna stanca, provata, ma che, nonostante tutto, non perdeva la forza e continuava a stringere i denti in attesa di ciò che la vita le avrebbe riservato.

Olga chinò lo sguardo e, per un instante, si chiese cosa il destino aveva in serbo per lei.

   
 
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