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Autore: Alexiel_Slicer    01/02/2013    3 recensioni
"Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un soffitto bianco, al cui centro troneggiava una lampada al neon circolare che emetteva una luce talmente bianca da accecare i suoi occhi appena svegli da quel sonno che sembrava fosse durato un'eternità.
Nell'aria si sentiva l'inconfondibile odore di medicina, mista ad alcol tipica degli ospedali.
Si guardò attorno vedendo le pareti ricoperte a metà da piastrelle di una azzurro-verde pallido. Si, era in un ospedale, ma che ci faceva lì? L'unica cosa che ricordava era quel super evento in una delle discoteche più in voga di Los Angeles.
Cercò di sollevare il busto dal meterasso per osservare meglio l'ambiente che lo circondava. A quel gesto avvertì la sensazione che il suo corpo fosse diventato stranamente pesante e leggero al contempo. Sentiva come se gli mancasse qualcosa, qualcosa che gli rendeva difficoltoso quel movimento." [...]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VI


Bill quel giorno era particolarmente motivato. Dopo che aveva ottenuto quell'inaspettato miglioramento non aveva più intenzione di farsi dare dell'handicappato ancora.
Andò in bagno e liberò dell'asciugamano il portasciugamani di ferro che usciva dal muro e iniziò a sollevarsi sorreggendosi con esso. Ricadde a sedere più e più volte, ma interstadito si rialzava ancora più determinato di prima. Non riusciva ancora a muovere le gambe, ma almeno voleva riuscire a rimanere in piedi per più di un secondo.
Tom che dalla stanza accanto sentiva lo stridio delle giunture metalliche della sedia a rotelle, accompagnate da lamenti per lo sforzo ad un certo punto si spazientì. Ok, la determinazione, ma adesso, secondo i suoi gusti, stava esagerando. Era inutile torturarsi in quel modo.
Spalancò la porta del bagno "Ne hai ancora per molto? O finirai quando di te rimarrà solo una poltiglia d'ossa?".
"Abbiamo tre bagni se non ricordo male, usa un altro cesso".
"La vuoi smettere di torturarti? Che la paghiamo a fare la fisioterapeuta se poi devi distruggerti così?".
"Non sei tu quello che dal pisello in giù non sente niente".
Tom corrugò la fronte serio "Cosa vuoi dire con questo? Credi che a me faccia piacere vederti in questo stato?".
"Sinceramente non lo so a che pensare. So solo che se avessi al cuore la mia situazione non mi staresti interrompendo".
Il fratello fece un mezzo sorriso sarcastico "Ti sto interrompendo? Tsè" con il pollice fiorò la punta del naso "Lo sai Bill, delle volte sei proprio un idiota".
"Sono pur sempre tuo fratello gemello...".
"Già, il gemello stupido".
Bill lanciò un'occhiataccia a Tom "Sai che ti dico? Meglio che me ne vado, perchè oggi non riesco proprio a sopportarti".
Il ragazzo lo lasciò passare mettendosi ad un lato della porta, poi il fratello uscì di casa.
Dove stesse andando non lo sapeva neanche lui con certezza. Cercava un posto tranquillo, un posto dove non doveva preoccuparsi degli sguardi altrui, un posto che lo facesse sentire normale e in cui continuare il lavoro che aveva lasciato in sospeso a causa dell'interruzione di Tom.
Pensò subito a Vivienne, ma poi una ruga gli attraversò la fronte. Erano quasi l'una e a quell'ora sicuramente non l'avrebbe trovata.
Ormai era fuori, però, e di ritornare a casa per il momento non ne voleva sapere, così decise di andare ugualmente da lei, magari era fortunato.
Arrivò all'edificio e andò nella sala dove vi erano gli attrezzi per la riabilitazione. Era semibuia e Vivienne era proprio lì, avvolta dal tintinnio del folto mazzo di chiavi che teneva in mano e con cui stava chiudendo una porta.
Bill entrò e si avvicinò a lei. "Ciao" disse.
La ragazza si voltò e vedendolo rimase di stucco "Bill, ciao...ma che ci fai qui? Oggi non avevamo il nostro incontro...".
"Lo so..." mormorò lui "Stai andando via?".
"Si, sto chiudendo tutto e stavo per andare a casa...".
"Ti dispiace rimandare e rimanere ancora un pò? Sai ho avuto un piccolo litigio con mio fratello e per il momento non mi va di tornare a casa...sempre se a te non dispiace...".
"N-no...no, ok tengo aperto un altro pò, allora" sorrise dolcemente ed andò verso una delle grandi finestre dove alzò le veneziane facendo entrare la forte luce del mezzodì inoltrato.
Bill andò verso le sbarre di ferro al muro e si alzò.
Era strano vedere quell'enorme sala deserta. Quella prima ed unica volta che vi aveva messo piede era stata piena di persone indaffarate nei loro esercizi e Vivienne correva da una parte all'altra per aiutarli, correggerli e semplicemente osservarli. Adesso che era il suo solo paziente e lei stava lì, con occhi solo per lui a guardarlo avvertiva una strana sensazione.
"Riesci a stare un pò di più in piedi sto notando..." osservò lei compiaciuta.
"Si, ma le gambe non ne vogliono sapere di muoversi...".
"Bill ogni cosa ha il suo tempo".
Il ragazzo fece una smorfia "Io non voglio più aspettare, un altro mese così e rischio di impazzire. Io voglio muovere le gambe, voglio muoverle..." si sforzò "perchè non vi muovete?!".
Ci mise tutto se stesso, tutta la sua forza, tutta la sua determinazione e tutta la sua mente ed improvvisamente ecco che una sua gamba tremolante fece un passettino avanti, di all'incirca due centimetri.
Vivienne spalancò gli occhi sbalordita "Bill..." mormorò con un filo di voce.
Lui teneva gli occhi chiusi, come se avesse paura che riaprendoli si sarebbe reso conto che in realtà fosse tutto un sogno e che lui non stesse davvero muovendo le gambe.
"Io voglio che vi muoviate. Dovete muovervi!" disse tra i denti che teneva stretti sforzandosi di prevaricare il dolore.
"Bill apri gli occhi. Bill guardati".
"No, se li apro tutto finisce".
"No, Bill non finirà".
Bill aprì gli occhi e vide che si trovava di qualche passo più lontano dalla sedia a rotelle e più vicino a Vivienne che gli tendeva le mani.
"Vieni" lo spronò lei.
Lui mosse un altro piccolo, quasi impercettibile passo, ma subito dopo rischiò di perdette l'equilibrio a causa delle sue gambe che avevano distrutto il miracolo.
Il ragazzo cadde in avanti, tra le braccia tese di Vivienne che andò a finire contro il muro.
Bill stava quasi completamente accasciato su di lei attaccata alla parete.
"Scusami...ti sei fatta male?" mormorò lui.
"No...solo che pesi un pò...".
I loro occhi improvvisamente si incontrarono. Bill cercò di scaricare il suo peso attraverso una mano che teneva sul muro e con l'altra sfiorò il viso di Vivienne. Accorciò la distanza che divideva i loro visi, ma ad un tratto una voce dietro di lui lo fece sobbalzare e crollare a terra, davanti agli occhi della ragazza che cercò invano di acciuffarlo.
"Bill, immaginavo di trovarti qua. Su, torniamo a casa. Mi dispiace". Era Tom che quando lo vide cadere lo aiutò a rialzarsi.
"Tutto ok?".
Il ragazzo annuì.
"Torniamo a casa, va bene? Puoi fare quello che vuoi, da ora in poi non ti romperò più. Scusami...".
"Va...va bene" balbettò il fratello ancora con gli occhi fissi su Vivienne.
"Mi scusi per il disturbo..." disse poi Tom rivolgendosi alla ragazza.
"S-si figuri, nessun disturbo".
Lui annuì e la salutò.
"Ciao..." disse Bill.
"Ciao e a domani..." rispose lei. 
  
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