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Autore: Aquarius no Lilith    01/02/2013    2 recensioni
Questa storia è frutto di un sogno che ho fatto circa un anno fa e che ho voluto sviluppare.
La storia è ambientata in un ipotetico post Hades e vede tutti i gold saint tornati in vita, grazie alla dea Atena. La protagonista è Yume, cavaliere d'argento di Cassandra ed ex allieva di Saga dei Gemelli. Ella fa ritorno al Santuario dopo due anni passati a Delfi ad allenarsi alla fine dell'ultima guerra sacra. Si troverà così a dover affrontare la nuova guerra sacra contro la dea Artemide, che metterà a dura prova la sua fedeltà alla dea Atena e il suo amore per Milo dello Scorpione, minacciato da un lontano passato di cui lei non ha colpa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
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A un certo punto nello stato di torpore in cui mi trovavo, sentii una voce a me conosciuta dire:
<< Mi occuperò io di curare le ferite di Yume, quindi state tranquille.
E poi, essendo io il suo ragazzo, potete fidarvi >>.
Sentii poi qualcuno rispondergli, ma dopo un po’ di tempo cominciai a udire un certo brusio di voci, che non mi permise di sentire altro.
Allora aprii molto lentamente gli occhi, poiché avvertivo in me una grande stanchezza, dovuta allo scontro che avevo sostenuto.
Osservando così la camera dove mi trovavo, mi accorsi di essere nella stanza di Milo, all’ottava casa.
Deve avermi portato qui dopo lo scontro, grazie alla sua velocità pari a quella della luce, pensai mentalmente.
Mi sentivo tutta intorpidita e non appena cercai di muovere il braccio destro, una fitta di dolore lancinante percorse tutto l’arto e se non urlai, fu solo grazie alla mia grande soglia di sopportazione del dolore.
Volgendo nuovamente lo sguardo all’ambiente circostante, vidi la mia armatura semi- distrutta, posata in un angolo e nel vederla ridotta così, mi si strinse il cuore.
In fondo erano ormai molti anni che la indossavo per combattere e quindi, mi ero in un certo senso affezionata a lei.
Mentre la continuavo ad osservare, sentii la porta della camera aprirsi e, voltandomi con molta calma, vidi Milo entrare.
<< Ti sei svegliata Yume, per fortuna.
Mi è quasi venuto un colpo quando, dopo esser sceso alle pendici del Santuario, dove ti avevo lasciato, ti ho visto ferita in così tante parti e stesa a terra in un’enorme pozza di sangue >>.
<< Grazie, per esserti preoccupato, ma lo sai che, essendo io un cavaliere di Atena come te, posso anche rischiare la vita in combattimento >>, gli risposi, cercando di sorridere.
Lui sbuffò e poi disse: << Comunque quella Danae doveva essere veramente forte, per essere riuscita a ridurti in questo stato.
Ti ho già curato le ferite più gravi, che si trovano sulle braccia e sulle gambe, però la ferita che più mi preoccupa di più è quella alla gamba destra, poiché è molto profonda >>.
<< Me la caverò, come sempre Milo, quindi tranquillizzati >>.
<< No che non mi tranquillizzo, Yume >>, disse lui visibilmente adirato.
<< Non puoi immaginare l’angoscia e l’ansia che mi hanno travolto, quando non ho più sentito la presenza del tuo cosmo >>.
<< E invece posso ben immaginare, perché se non te lo ricordi, tu sei già morto una volta in passato.
E quando è successo, ho rischiato di cadere nell’abisso della disperazione più profonda, perché sapevo di averti perso per sempre >>, gli risposi a mia volta, incavolata nera.
<< Scusami, Yume, ma non riesco anche solo a immaginare di poter vivere senza di te >>, rispose, quando si calmò.
<< Comunque Yume, hai un po’ di gente fuori dalla porta che vorrebbe parlarti, li faccio entrare o no? >>.
<< Certo, ma prima ridammi la mia maschera >>.
A quelle parole Milo si fece scuro in viso e, disse: << Yume, la tua maschera è completamente crepata e purtroppo ora è inutilizzabile >>.
Quelle parole mi lasciarono allibita, ma quando Milo mi porse quella che un tempo era stata la mia maschera, mi resi conto che purtroppo aveva ragione e una lacrima di tristezza, mi cadde spontanea sulla guancia destra.
La mia maschera, infatti, purtroppo era attraversata da una profonda crepa che la divideva esattamente in due parti uguali e che a un occhio attento, avrebbe potuto rivelare alcuni lineamenti del mio volto.
Allora, rivolgendomi a Milo, dissi: << D’accordo ho capito.
Puoi procurarmi un‘altra maschera, allora ?>>.
<< Eccola qui >>, disse Milo, porgendomi una nuova maschera che però, per me, non aveva alcun significato.
Milo, capendo il mio stato d’animo, mi venne vicino e mi abbracciò per farmi forza, facendo però attenzione a non stringermi troppo.
Come la indossai, Milo aprì la porta e vidi entrare Marin accompagnata da Aiolia, Shaina e Camus.
Erano tutti e quattro ancora rivestiti delle proprie armature, che recavano ancora i segni del recente scontro sostenuto ed erano chi più chi meno, fasciati sia sulle braccia sia sulle gambe.
Marin fu la prima a parlare: << Yume come stai?
Eravamo preoccupate, perché quando ti abbiamo trovato io e Shaina ai piedi del Santuario eri immersa in un’enorme pozza di sangue >>.
<< Marin, mi sento come chi ha subito un attacco composto solo da fulmini, che mi hanno attraversato tutto il corpo >>.
<< Ha ragione, Marin.
La tua domanda non è stata una di quelle più adatte.
Comunque quelle guerriere erano molto forti e hanno combattuto accanitamente, tanto che anche i cavalieri d’oro, non sono usciti indenni dagli scontri >>, disse Shaina, indicando le fasciature presenti su entrambe le braccia nella parte non coperta dall’armatura di Milo e Aiolia.
<< Quella guerriera contro cui mi sono scontrata io era molto forte e mi ha dato parecchio filo da torcere, ma come vedete, alla fine sono riuscita a batterla, anche se a prezzo di molte ferite >>, affermai io.
Marin e Shaina annuirono con la testa e quest’ultima disse: << Ora ce ne andiamo, perché devi riposare.
Torneremo però a farti visita, nei prossimi giorni >>.
Detto questo Aiolia, Marin, Shaina e Camus mi salutarono, quest’ultimo però indugiò ancora un attimo nel corridoio, per parlare con Milo.
Essendo la porta della camera chiusa, mi tolsi la maschera e mi ricacciai sotto le coperte, per potermi riposare un po’.
Come mi assopii, le visioni avvolsero nuovamente la mia mente, facendomi provare sentimenti molto contrastanti tra loro.
La prima visione che ebbi, era ambientata ai piedi del Santuario, dove mi vidi dirigermi verso il bosco, ancora coperta di fasciature sulle gambe, sul petto e sulle braccia.
Arrivata poi nella radura, dove solitamente incontravo Milo, mi ritrovai davanti una persona coperta da un lungo mantello nero.
Quando ella però fece per toglierselo, la mia visione svanì nel nulla.
La seconda visione invece, era ambientata in un luogo che non conoscevo, anche se, però mi sembrava terribilmente familiare.
Ero davanti alla porta di un enorme palazzo, che aveva davanti a sé un grande lago, circondato da una foresta molto fitta e oscura.
Guardandomi attorno vidi colei che era stata una mia reincarnazione precedente, che si chiamava Cassandra e che avevo già visto molte altre volte nelle mie visioni.
Essa mi sorpassò a passo veloce e con una chiara espressione di rabbia sul volto.
La seguii all’interno dell’edificio e dopo essere passate per un numero enorme di corridoi, ella si fermò davanti ad una porta di legno chiusa con ai lati due ragazze armate di lancia.
<< Sono Cassandra e richiedo un colloquio immediato con la nostra dea Artemide >>, disse con fare risoluto.
<< Entrate pure, nobile Cassandra, infatti, la dea Artemide vi stava aspettando >>, le rispose una delle ragazze e subito dopo aprirono il portone, per poi richiuderlo alle nostre spalle, quando entrammo nella sala.
Quella sala era per grandezza notevolmente superiore a quella, dove la dea Atena e il gran sacerdote ricevevano coloro che chiedevano di parlare con loro.
Un grande trono d’oro era posto in mezzo alla sala ed era ornato con fregi assai graziosi, rappresentanti animali selvatici, scene di caccia, fiori e il simbolo distintivo della dea Artemide: la luna crescente.
Sul trono era seduta la dea Artemide: era una donna dall’aspetto maturo e severo, che ispirava rispetto e timore allo stesso tempo.
Aveva capelli di colore argentato che le arrivavano sotto le spalle e due occhi di una tonalità marrone, molto scuro.
Mentre io osservavo tutto ciò, Cassandra si era inchinata davanti alla dea Artemide.
<< Dea Artemide >>, esordì lei, << sono qui per chiederle per favore, di spiegarmi come mai ha deciso di rompere l’alleanza con sua sorella, la dea Atena e perché ha dato l’ordine di radere al suolo tutti i villaggi alleati della stessa, e di ucciderne tutti gli abitanti >>.
<< Lo sai Cassandra vero, che una domanda del genere potrebbe costarti la vita? >>.
<< Sì lo so, mia dea.
Però, essendo io il collegamento tra noi e il Santuario della dea Atena, credo di aver diritto a saperne qualche cosa di più, rispetto alle altre mie compagne guerriere >>, disse lei, visibilmente ansiosa di ricevere una risposta.
Quando la dea Artemide fece per risponderle però, mi sentii scossa da numerose fitte di dolore che tutte assieme, mi causarono un dolore talmente tanto forte da farmi svegliare, urlando.
Come misi a fuoco la stanza, cercai di arginare quel dolore che mi pervadeva tutta e che sembrava non volermi lasciar andare, per niente al mondo.
Poco dopo entrò Milo, che probabilmente aveva sentito il mio urlo e si sedette subito accanto a me, sulla sedia vicina al letto.
<< Yume che cos’hai?
Che ti succede? >>, disse lui con tono preoccupato e apprensivo allo stesso tempo.
<< Stavo avendo una visione in sogno, ma prima che essa finisse, mi sono sentita attraversare da fitte dolorosissime in tutto il corpo, che in questo modo hanno interrotto la mia visione e mi hanno svegliato >>, gli risposi, trattenendo a fatica un’espressione di dolore.
<< Allora ti darò un’altra dose massiccia di anti- dolorifico, per calmare il dolore >>, mi rispose con tono serio.
Uscì dalla camera e tornò poco dopo con un bicchiere d’acqua e due pastiglie, che ingoiai rapidamente e subito dopo bevvi l’acqua.
Mi rimisi così a letto, stringendo la mia mano destra in quella di Milo e in questo modo mi addormentai.
I successivi sei giorni furono terribili, infatti, non riuscendo a muovermi in tutta autonomia, avevo Milo che mi accudiva in ogni modo e maniera.
Non che mi dispiacesse, ma mi faceva sentire un po’ a disagio e quando glielo avevo fatto notare, lui mi aveva risposto, sorridendo:
<< Sono il tuo ragazzo quindi, quando starai male io ti accudirò, sapendo che tu farai lo stesso con me, qualora mi trovassi in una situazione simile >>.
Non riuscivo poi, a capacitarmi di aver danneggiato così la mia maschera in quello scontro, infatti, nonostante io avessi sostenuto altri duelli in precedenza, non si era mai crepata e poi il vederla così malridotta, mi faceva stare male, poiché era l’unico oggetto in mio possesso a ricordarmi il mio primo maestro, cioè Saga.
In quei giorni inoltre, le visioni che di solito tormentavano i miei sogni erano sparite nel nulla, lasciandomi avere finalmente dopo molto tempo un sonno tranquillo.
Per quanto fosse una bella cosa, però, avevo una forte inquietudine che mi pervadeva tutta, poiché non mi capitava ormai da moltissimi anni di non avere visioni nel sonno per tanto tempo.
Quando mi svegliai la mattina del settimo giorno, sentii chiaramente di stare un po’ meglio e tentai di alzarmi dal letto.
Il primo tentativo fallì, ma al secondo riuscii almeno  a sedermi sul letto e allora molto lentamente, feci per scendere.
Trattenni a fatica un’esclamazione di dolore quando mossi la gamba destra, infatti, la ferita più grave che avevo riportato, era proprio su quella parte del corpo.
Dopo un po’ mossi anche la gamba sinistra, che però non mi provocò un dolore così acuto nel muoverla, come l’altra.
Poggiai dunque lentamente le gambe a terra e feci per alzarmi. Mi tirai su, tenendomi alla sponda del letto ed evitando di pensare al dolore, avanzai lentamente per la stanza e mi appoggiai al muro e quando capii di avere abbastanza forza da reggermi in piedi, cominciai a muovermi senza appoggi.
Camminavo molto lentamente, trascinandomi però un po’ la gamba destra, che ogni tanto mi mandava delle fitte di dolore più o meno grandi.
Lasciai stare la mia nuova maschera sul comodino e aprii la porta della camera.
Passando per il corridoio che separava le stanze, m’incamminai verso la cucina, dove trovai Milo intento a cucinare.
<< Ciao Milo >>, esordii io.
Milo si girò di scatto e, guardandomi con uno sguardo stupito e incavolato allo stesso tempo, mi rispose:
<< Yume, non pensavo che ti riuscissi già ad alzare da letto nelle tue condizioni.
Puoi dirmi però, perché l’hai fatto?
Non lo sai forse che, se ti sforzassi troppo, le ferite alle gambe potrebbero riaprirsi ? >>.
<< Sì che lo so, Milo.
Non ne potevo più però, di dover stare a letto e di non potermi muovere da sola >>, gli risposi, sbuffando.
<< Vabbè lasciamo stare, perché sei troppo cocciuta e non ho voglia di litigare.
La prossima volta però che ti muovi dimmelo, così se avrai dei problemi, avrai qualcuno subito pronto ad aiutarti >>.
<< Sì, mamma >>, ribattei io.
Lui, a quella battuta, sorrise e, guardandomi con intensità, disse: << Possibile Yume, che tu ti comporti sempre in questo modo?
Perché non vuoi che qualcuno si preoccupi per te? >>.
<< Perché non voglio essere di peso a nessuno, soprattutto alle persone cui tengo di più >>, risposi, sorridendo a mia volta.
Poco dopo mi mise la colazione davanti e si sedette sulla sedia accanto alla mia.
A un certo punto della mattinata, quando mi ero distesa sul divano in sala, dissi a Milo che mi si era seduto accanto e che mi faceva da appoggio:
<< Sono un po’ inquieta, Milo ... >>.
<< Come mai, Yume? >>, mi rispose, dopo aver distolto gli occhi dal libro di poesie, che mi stava leggendo.
<< Perché sono sette giorni che le mie capacità divinatorie non si mostrano in alcun modo >>, gli risposi, preoccupata.
<< Probabilmente >>, disse, << questa cosa è dovuta alle ferite che hai riportato nello scontro contro Danae, che hanno molto debilitato lo stato del tuo fisico >>.
<< Potresti avere ragione, ma c’è anche un’altra cosa che mi preoccupa... >>.
<< E cosa sarebbe, amore mio? >>.
<< Quello che Danae mi ha detto durante il nostro scontro... >>.
<< Non prestare fede alle sue parole, perché non possiamo sapere se sono veramente attendibili.
Io comunque, ti vorrei fare una domanda >>.
<< A proposito di cosa? >>, gli risposi, preoccupata per l’espressione che gli si era dipinta sul viso, mentre parlava.
<< La cicatrice che avevi sulla schiena prima del combattimento con Danae, chi te l’ha procurata ?>>.
<< Ti ho già detto che per essere riconosciuta come cavaliere di Cassandra ho dovuto superare una prova finale, vero ? >>.
<< Sì >>, rispose Milo, annuendo con la testa.
<< La prova che ho dovuto superare è stata il dover auto infliggermi il mio fantasma di morte e sopravvivergli >>.
<< C- come?
Hai dovuto auto infliggerti quel colpo e sei riuscita a sopravvivere? >>, mi rispose sconvolto per le mie parole.
<< Sì, Milo.
Se ho superato quella prova però, è stato soltanto grazie al mio grande amore per te e alla mia ferma volontà di tornare per mantenere la promessa che ci eravamo scambiati, quando mi avevi dato l’anello di fidanzamento.
Questa cicatrice che ora ho sulla schiena, è rimasta a farmi da testimone del fatto che, ho superato quella prova >>, gli risposi, con tono fermo.
<< E chi fu a provocarti una ferita del genere? >>.
<< Il cavaliere d’Atteone, ma sono solo riuscita a capire che doveva essere una persona molto importante per me, in quel tempo >>.
<< Allora >>, disse Milo, sorridendo malignamente, << gliela farò pagare personalmente e non gli permetterò di avvicinarsi a te, per nessun motivo, neanche di mezzo metro >>.
Dopodiché mi diede un bacio a fior di labbra, come per sigillare quella promessa, attento però a non appoggiarsi troppo a me, rischiando di farmi male involontariamente.
Otto giorni dopo questa conversazione, finalmente riuscii a muovermi senza troppi problemi, poiché le mie ferite sulle gambe e sulle braccia si stavano rimarginando.
La pace che regnava, però sul Santuario era solo apparente: infatti, tutti ci aspettavamo da un momento all’altro un nuovo attacco della dea Artemide e delle sue guerriere.
Inoltre ricevetti una lettera dalla mia allieva Aglae, che mi annunciava il suo imminente ritorno al Santuario, mentre la sorte di Dafne, restava avvolta nell’oscurità.
Anche le mie visioni erano tornate, ma erano troppo confuse, per essere ben interpretate.
Il sogno però con la donna incappucciata era tornato e decisi dunque, di andare al più presto nel luogo della visione da sola, per vedere chi fosse quella persona e che cosa centrasse con il Santuario e la nuova guerra sacra appena iniziata.  


Nota dell'autrice: ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite:  2307Gemini_No_SabrielIshy_samamilly_fra_salvatorescacrivalepassion95   e milly fra salvatore per averla messa tra le preferite.
E grazie anche a tutti coloro che recensiscono o leggono solamente.
Questo è un capitolo di transizione e spero che non sia troppo noioso.
Il prossimo invece sarà un capitolo importante per la storia e spero vi piacerà.
  
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